HAYTER, Stanley William

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1992)

HAYTER, Stanley William

Alexandra Andresen

Pittore e incisore inglese, nato a Londra il 27 dicembre 1901, morto a Parigi il 4 maggio 1988. Compie gli studi in chimica e geologia presso il King's College di Londra (1917-21) e inizia a lavorare in questo campo (1922-25), coltivando contemporaneamente il suo interesse per l'arte, cui decide di dedicarsi, poi, completamente. Trasferitosi a Parigi (1926), studia all'Académie Julian dove incontra A. Gross, Balthus e J. Hecth che diverrà suo maestro di bulino; si lega ad A. Giacometti, A. Calder e J. Miró; espone le sue opere al Salon d'Automne.

Nel 1927 inaugura il laboratorio d'incisione e sperimentazione grafica, frequentato soprattutto da astrattisti e surrealisti, Atelier 17 (così intitolato, dal 1933, in riferimento al numero civico della primitiva sede, in rue CampagnePremière), che diviene uno dei più vivaci luoghi d'incontro d'idee e d'esperienze, e alla cui prima mostra collettiva (1934, Parigi e Londra) parteciparono, tra gli altri, M. Ernst, A. Masson, J. Miró. Dalla tragedia della repubblica spagnola scaturisce la pubblicazione delle cartelle Solidarité (1938, incisioni di H., Y. Tanguy, J. Miró, A. Masson, P. Picasso, ecc.) e Fraternity (1939, incisioni di H., W. Kandinskij, Miró, ecc.). Nel 1940 H. si stabilisce a New York dove allestisce un nuovo laboratorio d'incisione, importante punto di riferimento per gli artisti europei in esilio e per gli esponenti della nascente Scuola di New York, fra cui R. Motherwell e più tardi M. Rothko e J. Pollock. Nel 1950 torna a Parigi e riapre l'Atelier 17. Negli anni successivi espone regolarmente al Salon de Mai e rappresenta la Gran Bretagna, con W. Scott e K. Armitage, alla Biennale di Venezia del 1958, vincendo il premio per la pittura. Nel 1960 gli è conferito il Gran Premio Internazionale per la Grafica alla seconda Biennale di Tokyo; nel 1972 riceve il Grand Prix de la Ville de Paris. Dopo la sua morte, l'Atelier 17, che assume il nuovo nome di Contrepoint, è diretto da H. Saumier e J. Muñales.

Dopo un esordio pittorico in stile cubista, attratto dal tema dell'inconscio e dell'automatismo, H. si accosta, nei primi anni Trenta, al surrealismo di Masson e Miró con opere in cui sperimenta costruzioni di spago su una superficie monocroma (Composizione con spago, 1934). Nel contempo esplora le potenzialità espressive dell'incisione con una continua sperimentazione tecnica e grafica (morsura aperta; stampa a più colori ottenuta simultaneamente dall'intaglio e dal rilievo; uso di pellicole e pennarelli acido-resistenti, ecc.). Negli anni Cinquanta, la caratteristica figurazione di H. diviene più aperta e fluida, i colori meno stridenti e l'imagerie cambia considerevolmente; scompaiono le precedenti figure intrappolate e agitate (Combat, 1936), mentre emerge (Poisson Rouge, 1957, o Night Sea, 1963) l'attenzione per le forze della natura e il movimento. Negli anni Settanta, l'interesse di H. si volge alla scienza ottica e alla struttura dei colori con una serie di dipinti e incisioni basati sull'intreccio di sottili fasce di colore in lente spirali che rivelano all'interno le tinte brillanti degli inchiostri fluorescenti (Voyage, 1971; Albatros, 1973). Con un approccio creativo sempre rinnovato, le opere degli anni Ottanta − acrilici e stampe a colori, in cui riaffiorano elementi schiettamente figurativi − presentano una straordinaria esuberanza di colore e luminosità unita a un'imprevedibile ricchezza di trame, dal segno vigoroso ed energico.

H. è inoltre autore dei volumi New ways of gravure (1949; ed. riv., 1981) e About prints (1962). Vedi tav. f.t.

Bibl.: Hayter and Studio 17, in Museum of Modern Art Bulletin, xii, 1 (n. monografico), agosto 1944; D. Moorhead, S. W. Hayter, catalogue of prints, Londra 1991. Cataloghi di mostre: G. Reynolds, The engravings of S. W. Hayter, Londra 1967; B. Robertson, S. W. Hayter, ivi 1975; T. Nakasjima, S. W. Hayter, Kobe 1985; J. Russel, S. W. Hayter, Parigi 1986; The renaissance of gravure. The art of S. W. Hayter, a cura di P. M. S. Hacker, Oxford 1988; Hayter e l'Atelier 17, a cura di C. Esposito, Roma 1990.