OSLO, STATI DI

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

OSLO, STATI DI


. Il 22 dicembre 1930, cioè in piena crisi economica mondiale, il Belgio e il Lussemburgo, la Danimarca, la Norvegia, la Svezia, la Finlandia e l'Olanda firmarono una prima convenzione di riavvicinamento economico, la quale, per il luogo dove venne concordata, fu in seguito qualificata come la Convenzione di Oslo, mentre gli stati che vi parteciparono furono detti stati di Oslo. Questo gruppo di stati intravvide nei sempre più gravi ostacoli al commercio internazionale una delle cause più profonde della crisi economica di cui allora soffriva il mondo e perciò progettarono di costituire in seno ai loro territorî una specie di oasi del libero scambio, o più precisamente una zona a politica commerciale con inclinazioni liberistiche.

Quella convenzione poneva alla base della situazione degli scambî commerciali tra i paesi partecipanti una procedura di comunicazione preventiva e di negoziazioni nel caso di inasprimenti tariffarî, e un protocollo, che la completava, affermava la volontà dei paesi firmatarî di continuare la loro collaborazione nel senso e in vista di un miglioramento del regime generale degli scambî. Ma la svalutazione della sterlina, intervenuta nell'autunno del 1931, sfaldando in due gruppi gli stati firmatarî della convenzione, e cioè quelli che avevano seguito la sterlina nella sua svalutazione (Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia) e quelli che invece erano rimasti fedeli al blocco aureo (Belgio e Lussemburgo, Olanda) privò praticamente di ogni efficacia gli accordi consacrati in quella convenzione. Successivamente Belgio e Olanda tentarono nel 1932, con la cosiddetta Convenzione di Ouchy, un accordo per abbassare, anziché per aumentare come era la tendenza del momento, le tariffe doganali, ma anche questo tentativo, che venne concepito come un ostacolo alla diffusione della politica preferenziale imperiale britannica, rimase allo stato verbale per l'opposizione dell'Inghilterra, che volle vedervi un attentato ai trattati conclusi con la clausola della nazione più favorita, e anche per la svalutazione monetaria belga intervenuta successivamente (31 marzo 1935).

Tra il 1936 e il 1937 una serie di fattori economici e politici (svalutazione monetaria olandese, ripresa economica, atteggiamento conciliante dell'Inghilterra nel settore economico per ottenere l'appoggio di questo gruppo di stati nel settore politico, progressi del germanesimo, ecc.) attenuarono le opposizioni alla "direzione preferenziale" della politica commerciale degli stati di Oslo e fu in tal modo resa possibile la convocazione di una conferenza di questi stati, precipuamente per iniziativa del primo. ministro olandese e di quello belga e del ministro degl Esteri della Svezia. Il compito di questa conferenza risulta precisato assai chiaramente nel comunicato finale di una conferenza preparatoria degli esperti dei paesi interessati tenutasi a L'Aia fra il 3 e il 7 marzo 1937. Tale comunicazione diceva che in un rapporto finale da loro redatto per essere sottomesso ai rispettivi governi "era stato considerato quale seguito poteva essere dato all'iniziativa del primo ministro olandese per un miglioramento degli scambî economici internazionali. In questo rapporto gli esperti, pur stimando nella loro giusta portata le difficoltà esistenti, considerano realizzabili certe possibilità d'allargamento degli scambî economici, nel quadro di un accordo plurilaterale e di sistemazioni bilaterali complementari".

La conferenza così delineata ebbe luogo a L'Aia tra il 24 e il 28 maggio 1937 ed essa non sboccò, data la situazione di scarsa complementarità delle economie dei paesi del gruppo, in nessun sistema preferenziale di carattere regionale, e ciò per evitare rappresaglie degli altri stati. Sulle basi delle esistenti convenzioni internazionali, e quindi del rispetto degl'impegni assunti, sono stati studiati i mezzi per intensificare i reciproci rapporti e anche per creare le condizioni di un più ampio sviluppo di rapporti commerciali con gli stati estranei alla convenzione. Tenuto conto del fatto che gli stati partecipanti alla conferenza si possono distinguere, in relazione agl'indirizzi adottati di politica economica, in due gruppi: l'uno con dazî doganali di carattere protezionistico al quale appartengono la Svezia, la Danimarca, la Norvegia e la Finlandia, e l'altro con dazî doganali di carattere fiscale oppure con speciali misure di contingentamento, al quale appartengono l'Olanda, e l'Unione doganale del Belgio-Lussemburgo, la convenzione stabilì due serie di obblighi. Gli stati del primo gruppo si impegnarono a noi inasprire i dazî doganali su una serie di articoli specificati nel trattato, a non applicare dazî su articoli ora esenti da imposizioni e a non gravare l'importazione con carichi speciali; gli stati del secondo gruppo si obbligarono a consentire la libera importazione, con l'esenzione dall'obbligo della richiesta di permessi speciali, di una serie di articoli di sicura provenienza dagli altri stati partecipanti alla convenzione. Inoltre si sono impegnati a non inasprire in nessun modo le tariffe doganali esistenti.

Una conferenza di studio degli stati del gruppo tenutasi tra il 17 e il 19 gennaio 1938 ha rinsaldato questi vincoli di reciproco buon trattamento economico e ha studiato particolarmente il modo di favorire nelle aste pubbliche dei singoli stati le industrie degli altri stati del gruppo in concorrenza con quelle di stati ad esso estranei.

Dal punto di vista economico, gli accordi tra questi stati hanno un'efficacia relativa come stimolo a un maggior reciproco intercambio commerciale, poiché ognuno degli stati aderenti dipende, nei suoi rapporti economici con l'estero, in misura preponderante dal commercio con stati estranei al gruppo. Infatti, per esempio, la Danimarca, che esporta in prevalenza prodotti agricoli, ha il suo maggior cliente nella Gran Bretagna; lo stesso dicasi della Finlandia la quale esporta invece in massima parte prodotti forestali. L'esportazione norvegese, che è data da prodotti della pesca, è rivolta verso gli altri stati dell'Europa continentale e verso l'Inghilterra, quella svedese si volge principalmente verso la Germania (minerali di ferro) e l'Inghilterra (prodotti forestali e agricoli). Scambî assai variati hanno poi l'impero olandese e quello belga. Ma, pur limitato in questo modo il loro apporto collaborazionistico, accordi di questa natura formano la base di una disposizione cooperazionistica che non può non manifestare gradatamente conseguenze positive di carattere economico, specialmente rinforzando nelle competizioni economiche internazionali l'importanza di ciascuno stato del gruppo, il quale si sente aiutato dall'appoggio degli altri stati.

Dal punto di vista politico, questa disposizione alla collaborazione economica forma il substrato di un comune atteggiamento nelle varie questioni politiche internazionali, comune atteggiamento che l'esperienza di questi anni ha oramai saggiato. Questa comune disposizione politica è favorita da una similarità di condizioni sociali, economiche e culturali in modo tanto evidente da fare ormai apparire questa collaborazione del tutto naturale e per nulla frutto di artificiose combinazioni politiche. La collaborazione fra gli stati di Oslo, anche nel campo politico basata sulla comune tendenza, in seguito agli eventi dell'ultimo periodo, dal conflitto italo-etiopico, a salvaguardare la propria neutralità nei conflitti fra le grandi potenze, ha avuto pieno rilievo nella conferenza di Copenaghen, chiusasi il 25 luglio 1938. In essa i ministri degli Esteri delle sette potenze, pur confermando la loro collaborazione alla Società delle nazioni, hanno deciso di ritenere il sistema sanzionistico "come non più avente carattere obbligatorio".