BRANCACCIO, Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 13 (1971)

BRANCACCIO, Stefano

Georg Lutz

Nacque il 18 genn. 1619 a Napoli da Carlo e Mariana de Pisa y Osorio. Destinato alla carriera ecclesiastica, ancora in giovane età si trasferì a Roma, dove studiò sotto la tutela dello zio, il cardinale Francesco Maria Brancaccio, e nel 1640 si addottorò in diritto civile e canonico. Con il favore dello zio entrò al servizio della Curia e fu nominato referendario delle due Segnature (è attestato con queste funzioni nel 1642-1643). Successivamente ricoprì la carica di governatore in alcune città dello Stato della Chiesa: Cesena, Spoleto, Camerino, Iesi, Perugia. All'inizio di dicembre del 1654 fu nominato da Innocenzo X inquisitore di Malta, ma non assunse la carica: sulla via di Malta si fermò a Napoli, da dove, dopo la morte del papa, nella primavera del 1655 rientrò a Roma. Assistente della cappella pontificia, il 5 maggio 1660 fu nominato da Alessandro VII arcivescovo di Adrianopoli e il 6 giugno dello stesso anno nunzio a Firenze, dove risiedette fino al 1666.

Arrivò a Firenze il 19 giugno 1660 e due giorni dopo ebbe luogo la sua prima udienza a corte. Disturbati solo da piccole tensioni diplomatiche per questioni attinenti al regime delle acque nei territori di confine con lo Stato della Chiesa e da violazioni toscane dei diritti di immunità ecclesiastica, i suoi rapporti con la corte fiorentina furono buoni. Senza successo restarono però i suoi sforzi per indurre il granduca Ferdinando II a sostenere Roma diplomaticamente di fronte alle minacce francesi degli anni 1662-1664. Neanche gli riuscì di ottenere, in caso di un attacco francese allo Stato pontificio, la promessa di rifiutare il libero passaggio alle truppe nemiche attraverso il territorio toscano. Nelle trattative franco-pontificie che portarono nel 1664 alla pace di Pisa il B. non ebbe alcuna parte attiva. Grande posto occupa nella sua corrispondenza diplomatica, accanto a tale questione politica centrale, le vicissitudini della vita coniugale dell'erede dei Medici (Cosimo III) con Margherita Luisa, cugina di Luigi XIV.

Trasferito alla nunziatura di Venezia il 9 giugno 1666, il B. prese possesso della nuova sede il 19 agosto. Nel corso della sua nunziatura, nel 1667 ebbe a trattare la questione dei sussidi finanziari e del sostegno militare concesso dal neoeletto pontefice Clemente IX a Venezia per la lotta contro i Turchi e la difesa di Candia. Nel clima di buoni rapporti diplomatici che esisteva tra Roma e Venezia grazie al generoso aiuto del papa contro i Turchi, il B. poté assolvere in un primo momento i suoi compiti di nunzio senza alcuna difficoltà, fino a quando nel marzo del 1668, in conseguenza di un'improvvisa provocazione veneziana ai confini di Ferrara, si venne da entrambe le parti alle minacce, alle proteste, ai preparativi di guerra. Al B. riuscì, con l'aiuto diplomatico delle potenze straniere, di comporre la crisi che minacciava di disturbare le imprese comuni degli Stati europei contro i Turchi e di indurre la Repubblica alla ritrattazione e alla presentazione delle scuse formali. Subito dopo, il 29 apr. 1668, lasciò Venezia. Sembra che Clemente IX con il richiamo del B., che si era molto esposto nel corso del conflitto, abbia voluto dare soddisfazione ai Veneziani.

Dopo il suo rientro a Roma, al B., che nel corso del conclave del 1669-1670 si era adoperato invano per l'elezione dello zio al soglio pontificio, furono affidati incarichi di Curia: esercitò funzioni di consultore nella Consulta, presso il Santo, Uffizio, come pure nelle Congregazioni "de visitatione apostolica in urbe", e "super statu regularium". Fu inoltre segretario delle Congregazioni "de concilio" e "de residentia episcoporum". Il 2 giugno 1670 Clemente X gli trasferì il vescovato di Viterbo e Toscanella, dove il B. assunse la successione dello zio Francesco Maria, che però all'atto della sua volontaria rinuncia si era riservato la maggior parte delle entrate. Inaugurò la sua attività pastorale con la promulgazione di una Epistola pastoralis stampata a Viterbo nel 1670. Successivamente fece restaurare a sue spese il duomo e lo dotò di alcune entrate.

Fu elevato al cardinalato da Innocenzo XI il 1º sett. 1681. Il 22 settembre ricevette il titolo di S. Maria della Pace, ma appena un anno dopo morì, nella città di Viterbo, l'8 sett. 1682.

I suoi eredi eressero a lui e allo zio un monumento sepolcrale nella chiesa di S. Angelo in Nido a Napoli. Il 29 ott. 1690 nell'edificio attiguo a questa chiesa fu aperta, in conformità con le disposizioni testamentarie di Francesco Maria e Stefano Brancaccio, la Brancacciana, prima pubblica biblioteca di Napoli. I suoi fondi erano costituiti dalle ricche raccolte librarie dei due cardinali.

Fonti eBibl.: Biblioteca Apostolica Vaticana, Fondo Barberini, 8692, ff. 114, 234, 272; 9893, f. 168; Archivio Segreto Vaticano, Segreteria di Stato,Firenze, voll. 41-49, 197, 197 A, 198, 257; Venezia, voll.103, 104, 106, 107, 287, 300, 301; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, coll. 1423 s.; Bibliothecae S. Angeli ad Nidum ab inclyta Brancatiorum familia constructae et ab aliis deinceps auctae Catalogus, Neapoli 1750; L. Cardella, Mem. storiche de' cardinali, VII, Roma 1793, pp. 245 s.; E. Ricca, La nobiltà delle Due Sicilie, I, 5, Napoli 1879, pp. 296-302; C. Terlinden, Le pape Clément IX et la guerre de Candie d'après les Arch. secrètes du Saint-Siège, Louvain-Paris 1904, pp. 65, 75-77, 79-81, 85; C. de Bildt, Christine de Suède et le conclave de Clément X, Paris 1906, pp. 86 s.; L. v. Pastor, Storia dei Papi, XIV, 2, Roma 1932, p. 303; P. Gauchat, Hierarchia catholica..., IV, Monasterii 1935, p. 68; P. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, pp. 11, 417; R. Colapietra, Vita pubblica e classi politiche del viceregno di Napoli (1656-1734), Roma 1961, p. 66; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., X, col. 389.

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