STERPONI, Stefano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

STERPONI, Stefano (Filopono)

Giorgio Piras

– Nacque verso il 1493 a Pescia, da Francesco, appartenente a un ramo collaterale della famiglia Simoni, alla quale talvolta Sterponi viene associato.

Molte delle notizie sulla sua vita e la sua attività si ricavano dal manoscritto 911 della Biblioteca Riccardiana di Firenze, che conserva una consistente raccolta di opere (orazioni ed epistole) di Sterponi, indicato come Stephanus Philoponus Pisciensis o, semplicemente, Stephanus Pisciensis. Il codice, in gran parte probabilmente autografo o comunque risalente all’ambiente dell’autore, è appartenuto al suo allievo Benedictus Casalensis (c. 1r) e successivamente ai fratelli Anton Maria e Salvino Salvini. Copia settecentesca è il codice B.VI.41 della Biblioteca Marucelliana di Firenze. Il manoscritto si apre con un’epistola di Sterponi del 13 marzo 1513 celebrativa dell’elezione di papa Leone X (cc. 3r-11v), cui seguono le orazioni funebri per la morte di Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino (la lettera prefatoria è datata 27 maggio 1519), e Alessandro Pucci (cc. 11v-26r), la Oratio habita in Academia Florentina de virtutum ornamento et commodis, anteriore alla morte di Lorenzo de’ Medici (cc. 26v-34r) e una Oratio in Coena Domini (cc. 35r-38v).

Numerose le lettere di Sterponi contenute nel codice, composte tra il 1512 e il 1528, talvolta anche con la copia di qualche risposta. Tra i corrispondenti sono Bartolomeo Panciatici, Neri Nerli e suoi familiari (su queste ultime lettere v. Tournoy, 1974, pp. 266-269), Niccolò da Lonigo, Francesco Onesti, cui invia una lunga descrizione del gioco del calcio (cc. 63v-65r, a stampa in Il giuoco del calcio: lettera del Filopono a Francesco Onesti, per nozze Rostagno-Cavazza, a cura di C. Nardini, Firenze 1898), Francesco Cattani da Diacceto, Pietro e Braccio Martelli, Marco Antonio Antimaco, Giovanni Maria Cattaneo, Giulio e Francesco di Raffaele de’ Medici, Lorenzo Benivieni, Bernardo Vettori. Oltre a opere altrui (Francisci Zephyri Emp. Oratio in Coena Domini, cc. 39r-42v), compaiono anche testi scritti da Sterponi per altri (Gratulatio perbrevis pro A. N. ad Clementem VII. Pont. Max. nuper electum, c. 34v), in particolare epistole (per Panciatici, Ioannes Chavalchantes Praepositus et Canonicus Miniatensis).

Allievo a Pescia del maestro Francesco Onesti (cfr. la lettera a lui indirizzata nel Ricc. 911, c. 80r, inc. Mi honeste honestissime praeceptor), Sterponi studiò greco a Ferrara (c. 34r) e filosofia a Bologna (c. 66r). Niccolò da Lonigo è infatti definito praeceptor meus in un’orazione pronunciata nell’Accademia Bolognese da uno Stefano da Pescia probabilmente nel 1531 e a Sterponi chiede nel febbraio del 1517, per conto di Marcello Virgilio Adriani, un parere sulla traduzione latina di Dioscoride di quest’ultimo (cc. 59v-60v).

Nel 1513 si trovava a Ferrara, sotto la protezione del potente giudice dei Savi Antonio Costabili, publico docendi munere conductus (ibid., c. 11r; cfr. anche la lettera da Ferrara del 1° novembre 1512, c. 66rv). Nel 1515 accettò l’offerta del municipio di Volterra di insegnare pubblicamente latinae litterae, graecae et philosophorum praecepta (ibid., c. 59rv). Nel 1518 divenne lettore di poetica e oratoria presso lo Studio fiorentino, ottenendo nel 1519 a suo dire, sul punto di lasciare Firenze per un incarico di insegnamento a Ferrara, un incremento significativo del salario (c. 65v: «iuventutem Florentinam publice doceo tum moralem philosophiam tum oratoriam facultatem»; di tale cambiamento di insegnamento e salario non v’è però traccia nei documenti d’archivio). In questo periodo legge il De officiis e le Tusculanae di Cicerone e l’Eneide di Virgilio. L’incarico non gli fu rinnovato nel 1520 quando, non ancora ventottenne (c. 77r), lasciò Firenze per Bologna con un miglioramento delle condizioni economiche (c. 77v: «nos hinc discedimus hoc temporis puncto Bononiam profecturi, ut illic publice doceamus magno salario acciti»), lamentandosi con il curatore dello Studio fiorentino, Iacopo Salviati, di essere stato allontanato dall’insegnamento.

A uno Stefano da Pescia sono in effetti attribuite alcune orazioni tenute nell’Accademia Bolognese e le traduzioni latine di tre discorsi di Isocrate stampate assieme a Bologna tra la fine del 1531 e i primi mesi del 1532. Le tre orazioni presentano il colophon «Impressum Bononiae apud haeredes Hieronymi Benedicti, MDXXXI Die XX Decembris», le tre versioni latine di Isocrate «Impressum Bononiae apud Haeredes Hieronymi Benedicti, Anno Domini MDXXXII die XXIII Februarii», ma l’Errata posto in fine di quest’ultimo colophon considera tutti e i sei testi, assicurando che si tratta di una pubblicazione unitaria.

La prima orazione (Oratio habita in celeberrima Academia Bononiensi ad Philippum Phasianinum a secretis) è un discorso «de literis [...] Graecis earumque dignitate, usu, ac fructu cum ad latinam linguam, tum ad bonas artes perdiscendas nobis admodum necessariis hodierna die» (c. Aiiv), pronunciato poco dopo il conferimento del publicum docendi munus nello studio di Bologna (c. Aiir) e dedicato a Filippo Fasanini, lettore a Bologna di retorica e poesia e di litterae humanitatis, morto il 4 novembre 1531. Seguono due orazioni dedicate a Giovanni Capponi, maestro dell’ospedale di Altopascio (Stephani Pisciensis Orationes duae habitae in celeberrima Academia Bononiensi ad Ioannem Capponium patritium Florentinum Altipassi dignissimum magistrum, la dedica è datata 1° dicembre 1531). La prima è un discorso de studiis bonarum artium che contiene un riferimento a una precedente orazione pronunciata octavo prope mense, probabilmente l’orazione a Fasanini, che sarebbe quindi dell’aprile dello stesso anno. Il secondo discorso dedicato a Capponi (Praefatio [...] in Demosthenem et Homerum) è invece l’orazione inaugurale del corso annuale che Stefano da Pescia aveva stabilito di tenere sulle orazioni De corona e Contra Aeschinem di Demostene e sull’Iliade. Veniamo anche a sapere che nell’anno precedente egli aveva trattato delle opere morali e dei Memorabili di Senofonte e aveva intenzione di occuparsi nel seguente dell’Etica nicomachea.

Troviamo quindi nel volume le traduzioni latine dell’A Nicocle e del Nicocle di Isocrate (Isocratis Oratio de regnandi modo ad Nicoclem Cypri regem Stephano Pisciense interprete; Altera Isocratis Oratio de modo parendi cognomento Nicocles vel auxiliaris, Stephano Pisciense interprete), entrambe dedicate a Francesco Guicciardini, e infine la traduzione dell’orazione isocratea A Demonico (Isocratis Oratio admonitoria ad Demonicum, Stephano Pisciense interprete ad Albitium Adiolam bononiensem Rainaldi filium familiarem et auditorem suum), dedicata al giovane allievo Albizio Adiola.

Sterponi aveva effettivamente dedicato una traduzione dell’orazione A Demonico a Panciatici, come afferma egli stesso in una lettera del 20 dicembre 1524 (Ricc. 911, cc. 48v-50v: «munusculum quoddam graecum nuper a me latinitate donatum [...] tuoque nomine dedicatum [...] Isocratis est oratio admonitoria ad Demonicum adolescentem studiosum ac probum»). La traduzione non è conservata, ma la notizia tramandata nella lettera fa propendere per un’identificazione tra lo Stefano da Pescia attivo a Bologna negli anni Trenta e Stefano Sterponi.

Abbiamo del resto notizia di uno Stefano Salutati di Pescia lettore di literae Graecae a Bologna negli anni 1531-36. È giunta a stampa una sua traduzione latina del commento al Cantico dei cantici di Filone di Carpasia (Philonis episcopi Carpathii In Canticum Canticorum interpretatio ad Eustathium praesbyterum et Eusebium diaconum, Stephano Salutato Pisciense inteprete, Parisiis, in officina Christiani Wecheli, 1537), con epistola di dedica a Nicolaus Bargillesius praesbyter Bononiensis datata 13 agosto 1534. Oltre alla vicinanza cronologica di questa versione con lo Stefano da Pescia autore del volume di orazioni e traduzioni isocratee già citato, va rilevato che lo stesso Sterponi menziona una sua traduzione latina dell’opera di Filone di Carpasio inviata a Lorenzo Benivieni e a Bernardo Vettori: le due lettere di accompagnamento, rispettivamente del 12 gennaio e del 10 febbraio 1528, sono conservate nel Ricc. 911, cc. 90v-91r. La traduzione risalirebbe all’estate del 1527 e potrebbe suggerire l’identificazione dello Stefano Salutati lettore a Bologna con Sterponi, anche se nello stesso Ricc. 911, c. 43r, si trova un saggio iniziale di questa traduzione che mostra un testo diverso rispetto a quello stampato nell’edizione del 1537 (ma si potrebbe comunque trattare di un primo tentativo di interpretazione).

Alcune opere di Sterponi non ci sono pervenute. È perduta una sua traduzione del De liberis educandis di Plutarco dedicata a Neri Nerli nel 1516 (Ricc. 911, cc. 61v-63r, 79v), un Antivitium, completato sulla scorta di quanto cominciato dal giovane allievo Lorenzo Nerli e a lui dedicato nel 1517 (cc. 54r-56v, 70v-71v), e l’orazione introduttiva alla lettura del De officiis ciceroniano tenuta nello studio fiorentino (cc. 79v-80r: lettera di invio del dicembre del 1519 a Francesco Onesti della «orationem ipsam et quod praefati sumus in Tullium sive moralem philosophiam potius»). Altre traduzioni isocratee, oltre a quelle stampate, sono infine menzionate nella premessa all’edizione bolognese del 1532 (c. aaiiv).

Morì a Pescia il 20 maggio 1536.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Studio fiorentino e pisano (Ufficiali dello Studio), 8, cc. 88v, 95r, 135r, 136v, 175v, 178r, 179v; P. Puccinelli, Memorie dell’insigne e nobile terra di Pescia, Milano 1664, p. 365; S. Salvini, Fasti consolari dell’Accademia Fiorentina, Firenze 1717, p. 667; A.M. Salvini, Discorsi accademici, III, Firenze 1733, pp. 42 s.; [G. Lami], in Novelle letterarie, X (1749), coll. 273-276; A.M. Bandini, Collectio veterum aliquot monimentorum ad historiam praecipue litterariam pertinentium, Arreti 1752, pp. XIX s.; S. Fabbrucci, Opusculum undecimum, in Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, L, Venezia 1754, pp. 117-119 (lettera a Francesco Diacceto, 1517); Id., Opusculum duodecimum, ibid., LI, Venezia 1757, pp. 9 s.; P. Baldasseroni, Elogio di S. S., o sia Simoni detto Filopono, in Elogi degli uomini illustri toscani, III, Lucca 1772, pp. CXI-CXVII; Id., Istoria della città di Pescia e Valdinievole, Pescia 1784, pp. 296 s.; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, Firenze 1805, I, pp. 63 s., II, p. 361; G. Prezziner, Storia del pubblico Studio e delle Società scientifiche e letterarie di Firenze, I, Firenze 1810, pp. 200, 204; D. Moreni, Serie d’autori di opere risguardanti la celebre famiglia Medici, Firenze 1826, p. 330; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello studio bolognese dal 1384 al 1799, II, Bologna 1889, pp. 66, 69, 72, 76, 79; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I, London-Leiden 1963, pp. 208 s.; G. Tournoy, Sulle riduzioni e versioni umanistiche di novelle del “Decameron”. L’umanista fiorentino Neri de’ Nerli traduttore del Boccaccio e il suo epistolario inedito, in Studi sul Boccaccio, VIII (1974), pp. 251-271 (in partic. pp. 266-268); J.M. McManamon, Funeral oratory and the cultural ideals of Italian humanism, Chapel Hill (N.C.)-London 1989, pp. 161, 247, 289; D. Mugnai Carrara, La biblioteca di Nicolò Leoniceno. Tra Aristotele e Galeno: cultura e libri di un medico umanista, Firenze 1991, p. 75 e nota 165; P. Godman, From Poliziano to Machiavelli. Florentine Humanism in the High Renaissance, Princeton 1998, pp. 217 s., 246-248; Memorie di Pescia raccolte da Francesco di Ottavio Galeotti 1659, Pescia 1999, p. 224 (e p. 223 su Stefano Salutati distinto da Sterponi); Le deliberazioni del Comune di Pescia (1526-1532). Regesti, a cura di M. Braccini, Roma 2000, ad indicem.

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