STILO

Enciclopedia Italiana (1936)

STILO (stilus, graphium)

Emilio MAGALDI
Ugo BADALUCCHI

Il termine (di cui è dubbia la connessione etimologica con stinguo, stimulus; da respingere quella con il gr. στῦλος) dovette significare come prima cosa un oggetto allungato e appuntito. Columella (XI, 3, 53) parla infatti di stilus asparagi, nel qual caso stilus può rendersi con l'italiano stelo. Nel linguaggio militare si chiamavano stili le punte di ferro che si nascondevano nel terreno (caeci stili) per ritardare la cavalleria nemica. Stilo o gnomone si chiama anche l'ago della meridiana. Ma il significato più comune della parola, destinato ad avere una straordinaria fortuna, era in antico quello di strumento scrittorio. Lo stilo era un'asticella di osso, di avorio o di metallo, con una estremità appuntita e l'altra piatta; con la prima si incideva la superficie cerata delle tavolette per scrivervi, con l'altra si spalmava la cera per cancellare il già scritto; esso è spesso rappresentato in pitture pompeiane.

In parecchi luoghi di scrittori latini la parola è adoperata anche nel suo significato traslato, che prelude alla fortuna che essa avrebbe avuto in seguito.

Bibl.: G. Lafaye, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des ant. gr. et rom., s. v. Per le pitture pompeiane citate: B. Quaranta, Pitture che rappresentano alcuni istrumenti da scrivere, in Museo Borbonico, I, tav. xii e testo relativo.

La voce stilo (anche stile o stiletto) passò pure, in epoca successiva, a indicare, per la somiglianza col già descritto stilo scrittorio, un'arma bianca del genere dei pugnaletti, specialmente in uso nei secoli XVI e XVII; ha lama lunga in media cm. 15, ordinariamente triangolare, stretta, acuminata, da adoperarsi solo di punta. Il fornimento è di ferro, con piccola elsa a croce, spesso finemente scolpito e disegnato. Nel sec. XVI se ne lavorarono in Italia di bellissimi, specialmente a Firenze, Milano, Brescia. Lo stilo fu generalmente arma vietata; i bandi infatti lo consideravano insidioso per la sua piccolezza e forma, e perciò arma di sicarî, atta ad assassinare a tradimento; pene gravissime, e persino la morte, erano comminate per il portatore.

Fra le armi chiamate "stilo" è da ricordare anche lo stile da bombardiere il quale, più che arma, era veramente strumento acuto a guisa di stilo, che serviva per sgombrare il focone delle artiglierie dalle fecce e permettere di ripulire il pezzo con lo scovolo senza che il focone s'imbrattasse.