Stratificazione sociale

Dizionario di Storia (2011)

stratificazione sociale


Espressione di cui classe sociale è una sottocategoria che si riferisce, per consenso pressoché generale degli studiosi di scienze sociali, alla distribuzione differenziale, su scala di superiorità o inferiorità relativa, delle unità dei sistemi sociali, siano questi società nel loro insieme o varie altre categorie sociali. Queste unità possono essere individui considerati in quanto membri della società o di gruppi, oppure sottogruppi o sottocollettività di molti tipi diversi. Il concetto di «prestigio» relativo costituisce il termine di riferimento più generale per questa distribuzione differenziale degli status. Il prestigio può essere, a sua volta, rapportato alla stima socialmente diffusa, al conseguimento di particolari risultati, a posizioni relative di responsabilità e potere nell’organizzazione della collettività (in particolare dello Stato), all’appartenenza a determinati gruppi (come ministri del culto, artisti, scienziati e simili), al grado di ricchezza, con la relativa possibilità di accedere a certi modelli di consumo prestigioso, a opportunità di varia natura e simili. Le più importanti forme di s.s., almeno al livello della società nel suo insieme, sembrano essere state quelle in cui la differenziazione delle popolazioni in strati di prestigio, prerogative, privilegi e responsabilità differenti si basava sulla continuità intergenerazionale, quelle cioè in cui uno status superiore e/o inferiore era, in misura determinante, socialmente ereditato attraverso la consanguineità e la parentela. Il termine mobilità è ordinariamente usato, da questo punto di vista, per designare i processi di cambiamento di status da parte di membri di una generazione nei confronti dei genitori e di altri ascendenti. Si può usare il termine molto generale di differenziazione di classe per designare questo tipo di stratificazione. Agli inizi del sec. 20° si è sviluppata una vivace controversia, in parte motivata da considerazioni ideologiche, intorno al problema se la s.s. si sia sviluppata attraverso la differenziazione interna di comunità già esistenti, oppure attraverso l’imposizione di una dominazione esterna. Malgrado la rilevanza storica dei casi di dominazione esterna (la Grecia antica, l’impero romano, l’India), si può comunque affermare che essa, in un grandissimo numero di casi (di ogni epoca), è l’effetto di processi di differenziazione interni e relativamente spontanei, che sembrano essersi sempre associati allo sviluppo di un qualche tipo di «centri», nel senso proposto da E. Shils, ovvero che possono avere natura prevalentemente politica o religioso-culturale, o entrambe, intimamente intrecciate tra loro. Le forme socialmente più rilevanti di s.s. variano secondo l’importanza che la società attribuisce ai «beni» le cui quote vengono inegualmente distribuite. Se il bene più ambito è la ricchezza, si parlerà di società economicamente stratificata; se le gerarchie sociali sono ordinate in base al potere o all’autorità, si parlerà di società politicamente stratificata; se i membri della società sono differenziati in gruppi professionali, a ciascuno dei quali compete una quota diversa di prestigio e di valutazione sociale, si parlerà di società professionalmente stratificata. Concretamente ogni società, in un determinato periodo storico, risulta stratificata in base a una specifica combinazione di questi tre principi. Poiché il sistema di s.s. esercita una funzione decisiva nel determinare il comportamento sociale, esso viene quasi sempre assunto nella ricerca empirica come variabile indipendente, attraverso l’individuazione di uno o più indicatori che consentano di classificare in strati la popolazione. Gli indicatori più usati nelle ricerche sulla società occidentale contemporanea sono, di solito, quelli oggettivi dell’occupazione, dell’istruzione e, qualche volta, del reddito, le cui difficoltà di determinazione sono ben note.

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