Successione polacca, guerra di

Dizionario di Storia (2011)

Successione polacca, guerra di


Conflitto scoppiato dopo la morte del re di Polonia Augusto II (1° febbr. 1733). Due erano i principali candidati alla S.p.: l’elettore di Sassonia Federico Augusto, figlio del re defunto, il quale godeva dell’appoggio sia dell’Austria, per aver riconosciuto la validità della Prammatica sanzione, sia della Russia, per aver acconsentito alla cessione della Curlandia a E.J. Biron, favorito della zarina; e Stanislao Leszczyński, già rivale di Augusto II e protetto di Carlo XII di Svezia durante l’ultima guerra del Nord, nonché suocero di Luigi XV, e quindi candidato obbligato della Francia. Quest’ultimo, il 1° sett. 1733, fu eletto dalla Dieta polacca con una maggioranza schiacciante; tuttavia la minoranza, forte del principio dell’unanimità richiesta per l’elezione, richiese l’intervento dei russi che, penetrati in Polonia, appoggiarono una seconda elezione favorevole a Federico Augusto. La Francia nell’ottobre dello stesso anno dichiarò guerra all’Austria: i suoi alleati erano il Piemonte e la Spagna, entrambi desiderosi di estendere il loro dominio nella penisola a danno degli Asburgo. Le operazioni belliche, protrattesi per un biennio (ott. 1733-ott. 1735), si svolsero prevalentemente in Italia. Le forze franco-sarde, al comando di Carlo Emanuele III, occuparono senza notevole opposizione quasi tutta la Lombardia, compresa Milano ma eccettuata Mantova. La sorte di questa fortezza rimase indecisa, perché Carlo Emanuele non intendeva partecipare energicamente alla sua occupazione, senza ottenere prima assicurazioni precise sul futuro stato politico di quella città. La Spagna, e in particolare Elisabetta Farnese, moglie di Filippo V, non soddisfatta di ottenere, in caso di esito favorevole della guerra, le Due Sicilie e la Toscana per Carlo e Filippo di Borbone, aspirava anche al possesso della Lombardia, promessa dalla Francia insieme al Mantovano (ma quest’ultimo in forma dubitativa) al re sardo. Mentre pertanto, per motivi politici, le operazioni franco-sarde stagnavano dinanzi a Mantova, gli spagnoli, sbarcati con 30.000 uomini a Livorno, entrati in Toscana e unitisi alle forze provenienti da Parma e Piacenza, al comando del conte J. di Montemar, mossero alla conquista di Napoli, che occuparono il 15 maggio 1734. Alla caduta della capitale seguì ben presto l’occupazione di tutto il regno e della stessa Sicilia. Il successo delle armi spagnole non risolse tuttavia la disputa alleata su Mantova. Ma dal dissidio sabaudo-borbonico non ottenne risultati positivi l’Austria; nel 1734 (29 giugno, battaglia di Parma) gli imperiali furono sconfitti e nel 1735 L. Königsegg Rothenfels, nuovo comandante delle loro forze, preferì ritirarsi oltre l’Adige all’avvicinarsi degli spagnoli. La situazione di Mantova assediata diventava tuttavia di giorno in giorno sempre più critica, e nel luglio 1735 l’imperatore Carlo VI, riconosciuta l’opportunità di porre termine al conflitto, propose direttamente al cardinale Fleury, responsabile della politica estera francese, l’inizio di trattative di pace; i negoziati, condotti in gran segreto a Vienna, portarono alla firma dei preliminari di pace (3 ott. 1735) e il 1° dic. del medesimo anno a Mantova fu stipulato un armistizio tra le forze imperiali e quelle francesi. All’accordo intervenuto tra le due potenze tradizionalmente rivali dovette piegarsi Carlo Emanuele III, costretto a rinunciare alle sue pretese su tutta la Lombardia; e infine anche la Spagna si rassegnò al fallimento del suo piano egemonico in Italia (febbr. 1736). La pace definitiva fu conclusa solo due anni dopo a causa della controversia sorta tra Parigi e Vienna sul trasferimento della sovranità della Lorena a Stanislao Leszczyński, cui era destinata in vitalizio a norma dei preliminari di Vienna; la diplomazia francese ne richiedeva l’immediata esecuzione, mentre quella austriaca lo subordinava alla morte dell’ultimo Medici, evento che avrebbe permesso a Francesco di Lorena la permuta automatica della Lorena con la Toscana. La morte di Gian Gastone de’ Medici, sopravvenuta nel 1737, rese possibile l’immediato insediamento sia di Stanislao che di Francesco. Il 18 nov. 1738 a Vienna fu firmata la pace definitiva. Stanislao, pur rinunciando alla Polonia, conservò il titolo di re e ricevette, vita natural durante, Nancy, il ducato di Lorena e la contea di Bar, tolte al duca Francesco di Lorena, che ottenne in compenso il granducato di Toscana. Alla morte di Leszczyński la Lorena sarebbe passata alla Francia, che riconobbe anche la Prammatica sanzione di Carlo VI. In Italia l’Austria cedeva Napoli, la Sicilia e lo Stato dei Presidi a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese e duca di Parma; in compenso l’Austria riceveva quest’ultimo ducato. Carlo Emanuele III estese la propria sovranità fino al Ticino con l’acquisto di Novara e di Tortona ed ebbe inoltre i feudi delle Langhe.

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