SUMERI

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

SUMERI (XXXII, p. 990)

Giorgio Raffaele CASTELLINO

L'origine dei S. è tuttora avvolta nel mistero. Immigrati dal di fuori, si è pensato che siano giunti nella bassa Mesopotamia dal sud (Golfo Persico), ovvero da oriente (Īrān), oppure ancora dal nord (Caucaso). Gli elementi di giudizio (lingua, archeologia, antropologia, storia) non sono sufficienti a chiarire il problema. La lingua è tuttora isolata, non attribuibile a nessun gruppo con certezza (vol. XXXII, p. 990). L'archeologia (v. mesopotamia, in questa App.) serve a determinare l'inizio della loro presenza in Babilonia, ma tace sul luogo d'origine. L'antropologia si è rivelata uno strumento di difficile maneggio con risultati in contrasto, almeno apparente, con le raffigurazioni dei monumenti. Mentre infatti questi riproducono un tipo brachicefalo, i reperti antropologici paiono dare una maggioranza di dolicocefali. Il problema, molto discusso nei passati decennî, sulla precedenza dei Semiti o dei S. in Babilonia, ha perso ora molto del suo interesse per il complicarsi dei dati, e i S., sebbene non i primi in Babilonia, sono in genere considerati gli iniziatori della civiltà in Mesopotamia.

Gli importantissimi scavi tedeschi a Warka, l'antica Uruk (Erech di Genesi X, 10), in corso da oltre un trentennio, hanno permesso di fissare nel periodo corrispondente agli strati IV-VI (3000-2800 a. C.) lo sbocciare e il rapido fiorire della civiltà sumera. Esso è segnato dall'invenzione della scrittura cuneiforme e dalla costruzione di grandiosi edifici religiosi di consumata tecnica artistica. Glittica, manufatti, strumentì, ecc. attestano l'alto grado raggiunto. Quel primo periodo di creazione e di affermazione fu seguito da una fase, detta di Gemdet Nasr (2800-2600), di produzioni più modeste, ma in compenso di espansione a largo raggio. Solo nel periodo successivo, che s'estende fino all'avvento della dinastia semitica di Akkad (Protodinastico in tre fasi), affiorano il primo nome e i primi documenti di carattere storico: Mesilim (circa 2600), il quale dedica una mazza di guerra al dio Ningirsu e celebra le sue costruzioni. A lui succede la prima dinastia di Ūr, nota principalmente per i nomi di Mesanipadda e di suo figlio Aannipadda, il quale a el-Obeid (al-‛Ubaid) costruisce un tempio alla dea Ninkhursag. Ma contemporaneamente, a Lagash, una serie più lunga di governatori ci è resa nota dalle iscrizioni, le quali narrano le rivalità delle due città di Lagash e Umma, a proposito del canale divisorio sul cui decorso aveva già arbitrato Mesilim di Kish. Alla situazione di città indipendenti e rivali cerca di metter fine circa il 2360 Lugalzaggisi di Umma, che tenta e realizza l'unificazione del paese con una guerra spietata e violenta. Ma il trionfo e la conquista gli è quasi strappata di mano dal fondatore della prima dinastia semita (2350-2150) Sargon di Akkad, che sconfigge Lugalzaggisi e raggiunge nelle sue campagne militari il Mediterraneo, fondando un grande Impero. Tra i suoi successori solo il nipote Narām-Sin riesce a tener alta la dinastia, la quale in due secoli si esaurisce, rendendo facile ai barbari Guti, scesi dalle montagne d'oriente, il rovesciarla definitivamente. Circa un secolo dura lo scompiglio portato dalla distruzione dei Guti, finché circa il 2060 Utukhegal di Uruk, ribellandosi, riesce ad abbattere il dominio barbarico. A sua volta però un suo intraprendente generale, Urnammu di Ūr, rendendosi indipendente, prende nelle mani il potere di Sumer e fonda una nuova dinastia (la III di Ūr). Già Ūr-Nammu, ma specie il figlio Shulgi nel suo lungo regno, si danno alla ricostruzione del paese, cominciando dai templi e dalla riforma della giustizia, facendo rifiorire l'agricoltura e l'industria, portando Sumer al più alto grado di benessere. In questo periodo la civiltà sumerica tocca il suo apogeo, da cui poi decade rapidamente, terminando sotto i colpi degli invasori elamiti: Išbi-erra contro Ibbī-Suen. Il dominio politico viene diviso tra le due dinastie di Isin (1970-1935) e di Larsa (1960-1698), ancora sumeriche di civiltà e di lingua, ma già in gran parte semitiche nei capi e in strati della popolazione. Spostandosi un po' più a nord il centro dell'autorità passa definitivamente nelle mani di una nuova dinastia di Amorriti, infiltratisi da occidente verso il Medio Eufrate e stanziatisi a Babel, che diventa capitale (1830-1530). I S., come nazione, scompaiono dalla scena politica.

Per quanto concerne la religione e l'organizzazione, il Pantheon sumerico comprendeva, nella sistemazione definitiva, una triade cosmica, formata di An, Enlil e Enki (o Ea), i quali avevano come sfera d'azione una porzione del cosmo, considerato come una costruzione a tre piani: il cielo, l'atmosfera, la terra con le regioni sotterranee. An godeva altresì dell'autorità di dio supremo, ma Enlil, il cui santuario principale era a Nippur (Ekur, "casa della montagna"), andò poi guadagnando autorità e prestigio, sicché venne quasi a soppiantare An come dio supremo, e il suo santuario divenne il centro religioso riconosciuto di tutta la regione di Sumer. Ea, o Enki, abitando le profondità a contatto dell'Absū (abisso), era il dio della sapienza e dell'astuzia, il dio della magia e degli scongiuri; la sua sede principale era a Eridu. Oltre a questa triade cosmica, esistevano altre divinità mascali e femminili, venerate come divinità principali o secondarie nei varî centri, e altre divinità considerate come dèi personali da questo o quel governatore o monarca. Così a Lagash presiedeva Ningirsu, figlio di Enlil, e tra le divinità femminili emergevano Baba (Bau) sua sposa e Gatumdug la "Madre della Città". Utu, corrispondente al semitico Shamash (Sole), era venerato in modo particolare a Sippar; Nanna (Sin, Luna) a Ūr, e Inanna, corrispondente alla Ishtar dei Semiti, aveva il suo santuario principale, l'Eanna, a Uruk. A Lagash si veneravano ventuno divinità, tra maggiori e minori. Nel periodo di Ūr III il Pantheon sumerico comprendeva più di seicento divinità. Agli dèi si attribuiva la creazione, o almeno, l'organizzazione del mondo. Dal caos primitivo preesistente, Enlil, per esempio, secondo qualche mito, aveva tratto il mondo attuale, separando il cielo dalla terra. La terra poi era stata organizzata creando il territorio di Sumer e le regioni circostanti, creando i fiumi Tigri e Eufrate, e poi, via via, le case, i villaggi e le città, l'agricoltura con il relativo bestiame, le singole attività, cui erano state poste a presiedere divinità secondarie. Ogni attività terrena era regolata dagli archetipi celesti i me, noti agli uomini come le "ordinanze" e i "decreti" o "destini" degli dèi. L'uomo era stato creato esclusivamente per il servizio degli dèi, i quali erano gelosi di questo loro privilegio e punivano infallibilmente chi lo avesse anche per poco trascurato, con malattie e disgrazie. Queste potevano pure venir causate da elementi ostili o da demoni, sempre pronti a insidiare gli incauti che non sapessero difendersi con amuleti, talismani e scongiuri.

La duplice concezione del mondo come opera degli dèi e loro dominio assoluto e degli uomini come servi degli dèi era a base della struttura sociale in Sumer. Il dio principale di ogni villaggio e di ogni città era considerato il padrone di tutto. Persone e beni senza distinzione gli appartenevano e tutti i cittadini erano considerati personale di servizio alla divinità. Chi stava a capo, naturalmente l'autorità religiosa (ensi), rappresentava nel tempio la divinità, e godeva anche dell'autorità politica e amministrativa. L'ensi organizzava, dirigeva, controllava tutta la vita, religiosa, politica, agricola, artigiana, sociale. Con un sistema accuratissimo di amministrazione, sfruttando tutte le energie a uno scopo comune, le città sumere raggiunsero ben presto una situazione di benessere che facilitò l'accumulamento di ricchezze e lo sviluppo della tecnica e dell'arte, come è testificato dai ritrovamenti delle celebri tombe "reali" di Ūr (ca. 2500 a. C.). La necessità di difesa e, qualche volta, la volontà di preminenza e conquista, portarono a creare accanto al rappresentante religioso anche l'autorità di carattere politico-militare, dapprima come ufficio temporaneo in funzione di en ("signore"), e poi più specificamente in qualità di lugal ("re"), con la tendenza a rendere la carica permanente ed ereditaria. Di questa evoluzione sono manifestazione e documento i "palazzi" reali che sorgono nel periodo protodinastico, e in seguito l'identificazione del re con Dumuzi e la conseguente "deificazione" del re dopo morte e anche in vita, con i riti della "ierogamia". Autorità secondarie presiedevano e controllavano i singoli istituti sociali e le varie attività agricole e artigiane.

Passando alla letteratura, essa si rivela di grande importanza, perché la prima in ordine di tempo dell'evo antico, perché copiosa nelle sue produzioni, perché rivelatrice del mondo sumerico, perché fornitrice dei modelli alla letteratura babilonese direttamente o, indirettamente, ad altre letterature orientali, e non senza influsso su quelle classiche. La letteratura mitologica comprende una ventina di miti sulle origini e sull'organizzazione del mondo, la creazione dell'uomo, la preminenza di una città sulle altre per intervento di qualche divinità, la nascita e gli sposalizi di dèi e di dee, le imprese eroiche, ecc. Tra i miti d'azione si possono nominare: il mito del diluvio (regalità discesa dal cielo, fondazione delle cinque città antidiluviane, avvento del diluvio), Enki e Ninkhursag (sulle vicende dell'isola di Dilmun, la nascita di Utu e le maledizioni di Ninkhursag contro Enki per aver egli divorate delle piante); il viaggio di Nanna-Sin a Nippur; la discesa di Inanna agli Inferi; lo sposalizio di Inanna con Dumuzi; lo sposalizio di Martu, ecc. Rispecchiano piuttosto l'organizzazione miti come: Enki e l'ordine del mondo; Inanna e Enki, in cui si parla del trasferimento delle arti e della civiltà da Eridu a Uruk; Enlil e la creazione della zappa, strumento primo dell'agricoltura. Di testi epici, celebranti le imprese di eroi e semidei, se ne conoscono attualmente una diecina, raggruppabili in tre cicli distinti: di Enmerkar (Enmerkar e il Signore di Aratta; Enmerkar e Ensukushsiranna); di Lugalbanda (Lugalbanda e Enmerkar; Lugalbanda e il monte Khurrum); di Gilgamesh, l'eroe dell'omonimo grande poema babilonese (Gilgamesh e la terra del vivo; Gilgamesh e il Toro celeste; Gilgamesh e Agga; Gilgamesh e il Diluvio; la Morte di Gilgamesh; Gilgamesh, Enkidu e gli Inferi). La letteratura religiosa innica è rappresentata da numerosi testi di varia ampiezza e valore: inni celebrativi di dèi e di re; inni eseguiti nella festa di inaugurazione dei templi (come l'importante testo "Enki e Eridu" che celebra l'inaugurazione del tempio É-engurra di Eridu) e in occorrenze varie (come la estesa "liturgia" di Inanna e Iddin-dagan). Per lo più sono stilati secondo canoni fissi, che permangono quasi immutati attraverso i secoli e vengono copiati o imitati da Babilonesi e popoli confinanti. Di vario tipo, possono suddividersi in classi, a seconda dei termini specifici con cui vengono designati dai Sumeri stessi e degli artifici letterarî usati: ritornello, strofa, ripetizioni, ecc. Un genere speciale è costituito dalle lamentazioni sulla distruzione di città più o meno importanti e da quelle che piangono la scomparsa di Dumuzi. Tra le prime è da ricordarsi la grande lamentazione sulla distruzione di Ūr. Anche la letteratura sapienziale è risultata molto ricca, mentre fino a pochi anni fa la si considerava una specialità dell'Egitto e della Palestina (Antico Testamento). Si può distinguere anzitutto il genere delle "tenzoni" o gare tra due contendenti, in cui ognuno vanta i vantaggî che egli apporta e alla fine un dio interviene a pronunciare la sentenza finale: Armento e Grano; Uccello e Pesce; Estate e Inverno; Vanga e Aratro, ecc. Un secondo genere è costituito dai "proverbî" (e favole), di cui sono state individuate una dozzina di raccolte diverse. Finalmente, per la storia dell'educazione, si ha una mezza dozzina di testi che riguardano la scuola (é-dub-ba = casa delle tavole) e l'educazione (Lo scriba e il suo figlio scapestrato). Anche le scienze furono coltivate dai Sumeri, come l'astronomia (con intento astrologico), la matematica (equazioni, geometria, teorema di Euclide), la medicina, la chimica (più spesso per scopi magici), ecc.

Bibl.: S. N. Kramer, Lamentation over the destruction of Ur, Chicago 1940; H. Schmökel, Das Land Sumer, 2ª ed., Stoccarda 1956; id., Geschichte des alten Vorderasien (Handbuch der Orientalistik), Leida 1957, pp. 1-84; A. Moortgat (A. Scharff), Aegypten und Vorderasien im Altertum, pp. 220-284; H. Frankfort, The birth of civilization in the Near East, New York 1956; V. Gordon Childe, New light on the most ancient East, New York 1952; Th. Jacobsen, Early political development in Mesopotamia, in Zeitschrift für Assyriologie, nuova serie, XVIII (1957), pp. 91-140; A. Falkenstein-W. von Soden, Sumerische und Akkadische Hymnen und Gebete, Zurigo-Stoccarda 1953; S. N. Kramer, From the tablets of Sumer, Indian Hills, Colorado, 1956, trad. ital., I Sumeri agli esordi della civiltà, Milano 1958; G. R. Castellino, Urnammu, three religious texts, in Zeitschrift für Assyriologie, nuova serie, XVIII (1957), pp. 1-54; ibid., XIX (1958), 108-132; id., Inno alla dea Inanna e a Isme-dagan, in Rivista degli studî orientali, XXXII (1957), pp. 13-30; E. I. Gordon, Sumerian proverbs, Filadelfia 1960.

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