Svezia

Enciclopedia Dantesca (1970)

Svezia

Paolo Ravacchioli

Per le notizie che D. poteva avere sulla situazione politica della S. (nazione in quanto tale mai ricordata dal poeta) e in genere sull'ambiente svedese, v. SCANDINAVIA.

Fortuna di Dante in Svezia. - Se il nome di D. era già noto in S. da parecchio tempo, la prima testimonianza di una diretta conoscenza delle sue opere risale al 1788, allorché il poeta Bengt Lidner citò Pd XXIII 35-39 in italiano. Tale testimonianza è però isolata, e solo due decenni più tardi il circolo uppsaliense di giovani romantici, che si erano battezzati " Vitterhetens vaenner " (Amici delle Lettere), cominciò a studiare seriamente la Commedia, che fu oggetto di diversi dibattiti in seno al circolo stesso.

Uno di questi giovani, Lorenzo Hammarsköld (1785-1827), amico dei fratelli Schlegel, tradusse in terzine e pubblicò nella propria rivista " Läsning i hvarjehanda " (1810) l'episodio di Paolo e Francesca. In questa e in altre occasioni egli sostenne che D., insieme con Petrarca, era stato l'iniziatore della poesia romantica, e non esitò a istituire paragoni fra la Commedia e i poemi scandinavi medievali.

Più profondi studi a D. dedicò uno dei maggiori poeti romantici svedesi, Per Daniel Amadeus Atterbom (1790-1855), che nel corso del suo viaggio in Italia (1818-19) acquistò e lesse la Commedia (come testimoniano le sue lettere, in cui non mancano citazioni dantesche in italiano) e più tardi s'ispirò alla figura di Beatrice per la Svanvit di Lycksalighetens ö (L'isola della beatitudine). Dopo di lui si può dire che nessun letterato svedese ignori più Dante. Esaias Tegnér (1782-1846), uno dei maggiori poeti svedesi di tutti i tempi, s'ispirò a D., specie all'Inferno, ed ebbe per primo l'idea, poi non attuata, di tradurre in svedese l'intera Commedia e redasse inoltre un particolareggiato abbozzo di un poema sul Limbo, sul Purgatorio e sul Paradiso, in cui sarebbero dovuti apparire personaggi contemporanei. Il genero di Tegnér, Carl Vilhelm Böttiger (1807-1878), poeta e critico letterario, s'ispirò a D. nelle sue poesie d'argomento italiano e gli dedicò diversi saggi, fra cui Om Dantes lif och skrifter (Sulla vita e sugli scritti di D., 1865) e Dantes Commedia divina (1875). Dal 1842 al 1853 egli aveva già tradotto e pubblicato in dispense tutto l'Inferno, con testo a fronte e con note esplicative. La sua traduzione inversi sciolti fu ben presto superata da quella rimata e completa di Nils Lovén (v.).

Il più celebre fra i lettori di tale traduzione fu senza dubbio August Strindberg. Egli, pur emettendo su D., in Il figlio della cameriera, un giudizio esageratamente polemico (" D. era una personalità di quasi nessuna importanza... era ignorante... i suoi pensieri erano insabbiati nelle visioni... era un figlio veramente idiota del suo tempo "), in realtà lo ammirava sia pure soltanto come il poeta realista dell'Inferno, nonché come libellista (" D. era uno scandalista perfetto, che mandava i suoi nemici all'inferno e pubblicava i loro nomi ", scrisse in Simile e dissimile). Nel settembre del 1896 il drammaturgo rilesse tutto l'Inferno e ne trasse, oltreché motivi ispiratori, anche il titolo Inferno (la parola ‛ inferno ', introdotta nella lingua svedese dai dantisti, sta a designare una situazione o uno stato d'animo particolarmente difficile, mentre l'Inferno vero e proprio è designato con il termine indigeno helvete) dato al suo libro di confessioni, in cui D. è apertamente nominato più volte. Anche nelle Stanze gotiche (1904) il nome di D. ritorna in un esplicito richiamo a If XXIV, e in tutto il libro, così come in Bandiere nere (1907), è ben palese l'ispirazione tratta dalla prima cantica della Commedia.

Ma dopo il 1890 si era avuta in S. una reazione contro l'impegno sociale e il realismo programmatico in letteratura, di cui Strindberg era stato l'esponente più in vista. La nuova generazione di poeti neoromantici ritornò all'ammirazione senza riserve per D. e non limitò il suo studio alla Commedia, bensì l'estese anche alla Vita Nuova e alle Rime.

Del 1897 è la versione della Vita Nuova di Wulff (v.), ma già da un decennio uno dei maggiori poeti di questa generazione, Oscar Levertin (1862-1906), aveva trovato in D. una fonte d'ispirazione e un oggetto di lunghi e amorosi studi. Levertin intitolò Beatrice una poesia, dedicata alla moglie prematuramente scomparsa, il cui schema metrico è una riproduzione abbastanza fedele di quelli di Ballata, i' voi che tu ritrovi Amore; per la poesia Ithaca s'ispirò direttamente a If XXIV, e parafrasò varie volte l'episodio di Paolo e Francesca. Dopo un viaggio in Italia (1901) Levertin tenne diversi corsi su D. all'università di Stoccolma e si diede a raccogliere il materiale per un grosso volume sul poeta, che però la morte improvvisa gl'impedì di redigere. Ma il suo saggio sulla traduzione della Vita Nuova di Wulff e soprattutto le sue lezioni contribuirono grandemente alla conoscenza e alla comprensione di D. in Svezia.

Nel Novecento apparvero nuove traduzioni della Commedia in svedese: quella in versi sciolti di Edvard Lidforss (1902-1903; 1962-1965), accompagnata da un ampio commento; quella non rimata di Sven Casper Bring (1913; 1928), quella rimata di Arnold Norlind (Inferno 1921, Purgatorio 1930), cui si deve pure una versione della Quaestio, accompagnata da un ampio commento, nonché un'importante monografia (Dante, 1925). Abbiamo inoltre le traduzioni di Ernst Carlsson Bredberg (Sonetti a Beatrice, 1948; Vita Nova, 1961).

Questo fervore di opere testimonia quanto grande sia stato l'interesse per D. nelle ultime generazioni. Conobbero le opere dantesche e ne trassero ispirazione più volte Verner von Heidenstam (1895-1940), che dichiarò D. superiore a Shakespeare; Selma Lagerlöf (1858-1940), Hjalmar Bergman (1883-1931), Per Hallström (1886-1960); Bo Bergman (1869-1967), che evocò la figura di D. nella poesia En florentinerfantasi (Una fantasia fiorentina, 1917); Vilhelm Ekelund (1880-1949), che intarsiò nei propri aforismi numerose citazioni dantesche; Hjalmar Gullberg (1898- 1961), che nelle sue Terziner i okonstens tid (Terzine del tempo senz'arte, 1958) e in Ögon, läppar (Occhi, labbra, 1959) non solo adoperò magistralmente il metro della Commedia, ma ne parafrasò diversi passi, e nella poesia Insnöad (Sepolto sotto la neve) nominò D. e il suo poema.

Fra i viventi che hanno letto e si sono ispirati a D. ricordiamo gli accademici di S., Pär Lagerkvist, Harry Martinsson, Gunnar Ekelöf e il poeta Olof Lagerkrantz, autore dell'impegnativo saggio dantesco Fraan helvetet till paradiset (Dall'Inferno al Paradiso, 1964), che ha scritto in una poesia della raccolta Linjer (Linee, 1962): " Nel mezzo del cammin di nostra vita / fui io, e il regno sotterraneo / attraversai con il Maestro a fianco ", eloquente esempio dell'attualità di D. nella S. dei nostri giorni.

Bibl. - A. Lombard, D. in S., in D. nel mondo, a c. di V. Branca ed E. Caccia, Firenze 1965; AA. VV., D. i Sverige, Stoccolma 1965; G. Andersson, La Commedia di D., ibid. 1965; G. Freden, D., ibid. 1965; E. N. Tigerstedt, D., ibid. 1967. Si veda inoltre: C. Fehrman, D. in S., in " Il Veltro " 2-3 (1966) 191 ss.

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