SVEZIA

Enciclopedia Italiana (1937)

SVEZIA (sved. Sverige o Sverge, in antico svedese [nel sec. XIII] Svearicke, cioè "Svearnas Rike [stato degli Svedesi]". Il nome appare per la prima volta in Beovulfo nella forma Swiorice; A. T., 61-62; 63-64)

Hans W. AHLMANN
Fabrizio CORTESI
Pino FORTINI
Delio CANTIMORI
Luigi CHATRIAN
Carlo DE ANGELIS
Anna Maria RATTI
Sture BOLIN
Giuseppe CIARDI-DUPRE'
Arthur HABERLANDT
Carl Wilhelm von SYDOW
Axel ROMDAHL
Roberto CAGGIANO
Giuseppe GABETTI
Phillips HULT

Stato dell'Europa settentrionale, che comprende le parti meridionali e orientali della penisola seandinava, le isole Gotland e Öland e altre minori nel Mar Baltico (escluse le isole Aland aggregate alla Finlandia).

Sommario. - Estensione e confini (p. 40); Coste (p. 40); Rilievo (p. 40); Clima (p. 41); Idrografia (p. 42); Flora (p. 42); Fauna (p. 43); Demografia e antropologia (p. 43); Densità della popolazione e centri abitati (p. 43); Condizioni economiche (p. 44); Commercio e comunicazioni (p. 47). - Divisione amministrativa e ordinamento dello stato: Costituzione (p. 48); Forze armate (p. 49); Culti (p. 49); Ordinamento scolastico (p. 50); Finanze (p. 50). Storia (p. 51). - Lingua (p. 58). - Etnografia e folklore (p. 59). - Arte (p. 61). - Musica (p. 63). - Letteratura (p. 63). - Diritto (p. 69). - Tavv. V-XIV.

Estensione e confini. - La Svezia è compresa tra 55° 20′ (Smyge huk) e 69° 4′ lat. N. (Cippo di Koltajaure) e tra 10° 58′ e 24° 10′ long. E. La maggior lunghezza da nord a sud è di km. 1574, la maggiore larghezza è di circa km. 500. Della superficie complessiva della Penisola Scandinava (kmq. 770.000) ne spettano alla Svezia circa kmq. 448.961, cioè pressapoco il 58% e della popolazione complessiva (9 milioni), 6,2 milioni vivono nella Svezia (70%). In conseguenza della sua posizione settentrionale, la Penisola Scandinava è in complesso scarsamente popolata, più densamente però di tutti gli altri paesi posti alla stessa latitudine. Le parti meridionali della Svezia, per quello che riguarda la coltura della terra e la densità di popolazione, possono già essere paragonate ai paesi dell'Europa centrale.

La Svezia è circondata ad E., a S. e in parte a O. da mari o bracci di mare, e cioè il Golfo di Botnia, il Baltico, il Sund (Öresund), il Kattegat e lo Skagerrak. Un confine terrestre la separa dalla Norvegia e dalla Finlandia. Come il popolo svedese possiede il privilegio di una non comune unità etnografica, così anche il paese possiede in generale dei buoni confini. La linea di confine tra la Svezia e la Norvegia (km. 1657) è in massima parte - dall'estremo N. fino alla parte più settentrionale del Värmland - un vero confine naturale che corre lungo lo spartiacque nella parte più elevata e impervia delle alteterre scandinave. Nella parte più meridionale invece il confine rappresenta il risultato di fatti storici: lungo questa linea hanno avuto luogo dai tempi più antichi vivaci relazioni tra la Svezia e la Norvegia, e il confine stesso ha subito in tempi antichi ripetuti spostamenti a favore ora dell'uno ora dell'altro dei due paesi. Il confine del regno verso la Finlandia, che misura 536 km., è costituito dal corso dei fiumi Muonio e Torne.

Coste. - Lo sviluppo costiero è, secondo le misurazioni dello Strelbitsky, di km. 7625. Le coste della Svezia sono prevalentemente caratterizzate da insenature ben individuate (in svedese fjordar e fjärdar) e da sciami di isolette (skärgårdar) in tutte le regioni nelle quali il sostrato di rocce antiche ha subito il modellamento glaciale. La moltitudine delle isolette costiere è un peculiare carattere delle provincie di Göteborg e Bohus ad ovest, di Södermanland, Uppland e Östergötland a est. Celebre per le sue bellezze naturali è specialmente la miriade di isolette dei dintorni di Stoccolma, che difendono l'ingresso della capitale.

L'attuale linea di costa del Norrland rappresenta un confine assai mutevole a causa del progressivo elevarsi della terra, in virtù del quale affiorano continuamente nuove parti del fondo del mare. Le valli fluviali si continuano sotto il livello del mare; le isole, gli sciami di isole e di piccoli scogli costieri non sono che le cime affioranti di montagne e rilievi sottomarini. Condizioni climatiche più favorevoli fanno sì che all'incirca a sud dell'Uppland da un lato e della frontiera norvegese dall'altro, le isolette meglio favorite nei riguardi del suolo ospitino una vegetazione più ricca e più variata, con alberi di alto fusto e numerosissime piante erbacee. Questo contribuisce a dare ai gruppi di isole della Svezia meridionale un aspetto più variato e spesso più gaio che a quelli del Norrland. La costa della Scania mostra una natura completamente diversa da quelle del resto della Svezia. Accanto a Gotland e Öland, la Scania e il Halland meridionale sono le sole parti del paese che non siano orlate da gruppi di isolette. La roccia in posto, a strati quasi orizzontali, scende lentamente nel mare formando una costa piatta e aperta. Lungo la costa orientale e meridionale della Scania i flutti esercitano liberamente la loro azione e hanno formato, con l'azione del vento, pittoreschi paesaggi di dune. Sull'Öresund, dove l'energia del mare è minore, il vento e le tempeste hanno accumulato lungo la costa piatta masse di sabbia e di fango argilloso, che hanno dato origine qua e là a fertili pianure.

Rilievo. - Il territorio della Svezia risulta costituito, per la massima parte, dalla sezione occidentale del grande scudo baltico (v. scandinavia), blocco di rocce primitive (gneiss, graniti e leptiti), che, ridotto a un penepiano già in epoca precambrica, subì nel Terziario varî perturbamenti tettonici, accompagnati da un generale sollevamento. A questo seguì nel Quaternario una complessa glaciazione, che diede alla topografia del paese i lineamenti caratteristici.

Pur essendo, dunque, il suolo costituito per la maggior parte da rocce arcaiche, che si stendono su quasi tutta la Svezia dal confine settentrionale alla Scania, nella quale le rocce primitive sono ricoperte da terreni mesozoici, varia è la morfologia, e in base a questa si possono distinguere quattro regioni naturali di assai diversa grandezza, suddivise poi in unità regionali minori: Norrland, Svezia centrale, Småland e Scania.

Il Norrland risulta formato da tre fasce longitudinali, all'incirca parallele le quali, a guisa di terrazze, vanno diminuendo in altezza dal confine con la Norvegia al Golfo di Botnia. Ad O. si stende per una larghezza di circa un centinaio di km. una regione montuosa, nella quale sommità quasi spianate o rotondeggianti si alternano a cime acute con caratteri alpestri; queste ultime dove affiorano rocce più resistenti (gabbro). L'altezza di queste cime, coperte di ghiacci e del tutto prive di vegetazione, va diminuendo da N. a S., da 2123 m. nel Kebnekaise ai 1589 m. nel Mars Fjäll; una successione di laghi, formatisi in seguito a sbarramenti morenici, si stende al piede della regione montuosa, incisa da numerosi solchi vallivi, all'incirca paralleli tra loro e aventi tutti una direzione NO.-SE. La striscia successiva, la cui altitudine è compresa tra i 400 e i 500 m., abbraccia un vasto altipiano di gneiss, graniti, porfiriti e leptiti, accidentato da numerose alture e dossi rotondeggianti; uno spesso mantello morenico ricopre le rocce più antiche dell'altipiano, inciso da ampie valli che si aprono tra sterminate foreste di conifere. L'impermeabilità del suolo e il lieve pendio, ostacolando il rapido scolo delle acque, favoriscono la formazione di torbiere che oggi occupano circa il 30% dell'intera superficie.

Una pianura alluvionale costiera, che orla lungo il Golfo di Botnia i terreni arcaici, costituisce la terza fascia, la cui ampiezza varia dai 50 ai 150 km. Di recente origine - è infatti dovuta ai sollevamenti postglaciali - tale fascia rappresenta la zona di maggior popolamento del Norrland, sia perché il suolo più fertile si presta alla coltivazione, sia per l'influenza esercitata dal mare.

Una vasta regione di transizione, nella quale ricorrono ancora gli elementi topografici del Norrland, separa quest'ultimo dalle pianure della Svezia centrale; a NO. di questa il suolo, disseminato di laghetti e torbiere, è coperto da estese foreste; a NE. si continuano invece i depositi marini della fascia costiera del Norrland, che coprono anche qui l'antico imbasamento roccioso. Di particolare interesse per i ricchi giacimenti minerarî è il Bergslag, regione terminale dell'altipiano del Norrland, interposta tra i terreni gneissici del Värmland e i graniti dell'Uppland, e costituita da leptiti contenenti minerali di ferro e inoltre oro, argento, rame, ecc.

La Svezia centrale, propriamente detta, è una vasta regione pianeggiante, le cui caratteristiche topografiche attuali sono dovute alle numerose fratture e dislocazioni, in seguito alle quali si sono formate vaste aree depresse, occupate dagli ampî bacini lacustri del Mälar e Hjälmar a NE. del Vätter al centro e del Väner a NO. e da numerosissimi laghi minori.

Lo Smaland, che occupa la parte meridionale della Svezia, risulta costituito da un altipiano di rocce arcaiche, inciso e smembrato da bacini lacustri e da solchi vallivi che irraggiano dal centro dell'altipiano stesso in ogni direzione. Tale altipiano è limitato verso sud dalla Scania, costituita da terreni mesozoici, nella quale deboli ondulazioni di terreni più antichi (gneiss e graniti) si alternano ai depositi marini.

Per quanto di estensione assai limitata (11.303 kmq.), la Scania ha un'importanza eccezionale nella vita economica del paese, sia per le fertili pianure favorevoli all'agricoltura, sia per il clima mite, sia per la posizione che ne fa una regione di transito fra la restante Svezia e i prossimi stati centro-europei.

Clima. - La Svezia appartiene climatologicamente alla regione atlantica. Il Mar Baltico e la vicinanza dell'Oceano Atlantico le conferiscono un carattere climatico speciale; più coninentale dei paesi costieri dell'Atlantico, p. es. della Danimarca e della Norvegia, più marittimo della grande regione russo-siberiana. La temperatura presenta anomalie positive di 5-10°, con una temperatura media annua variabile da 7° nel sud, a −1° nel nord, naturalmente con oscillazioni notevoli da anno ad anno. L'inverno mostra le più forti anomalie, l'estate le minori; oltre a ciò le anomalie sono maggiori nelle parti più settentrionali. Regioni di carattere precipuamente continentale appaiono l'interno del Norrland, a sud e a nord della grande depressione di Trondheim (v. scandinavia) - che permette un più libero passaggio ai venti atlantici - e, in rapporto alle regioni circostanti, l'altipiano della Svezia meridionale. Un massimo assoluto di temperatura di 35° è raggiunto durante la breve estate tanto nell'interno del Norrland quanto nel resto della Svezia (la temperatura assoluta più elevata, 38° fu registrata il 9 luglio 1933 ad Ultuna, nell'Uppland). Il numero dei giorni con temperatura superiore a 25°, cioè il numero dei giorni estivi, varia da 10 a 20 ed è maggiore nell'interno della Svezia meridionale. La temperatura minima assoluta arriva nella Svezia meridionale fino a −15°-20°, nel Norrland fino a −30-40° (la temperatura minima fu registrata il 14 febbraio 1881 a Sveg, nel Härjedalen, con −49°). Il numero dei giorni con una temperatura più bassa di −10° può arrivare a 140 ed è massimo nell'interno del Norrland, dove pure è massima l'escursione annua (25°-28°); ma se si tiene conto dei minimi e dei massimi assoluti della temperatura, essa è raddoppiata. L'escursione diurna assoluta oscilla fra 15° e 20° ed è massima nell'interno del Norrland e nell'interno della Svezia meridionale, e cioè nelle regioni a carattere spiccatamente continentale. Soltanto negli inverni molto rigorosi il ghiaccio disturba il traffico marino sulle coste occidentali e meridionali della Svezia; in taluni anni, però, tutto l'Öresund e gran parte del Mar Baltico meridionale possono essere ricoperti di campi di ghiaccio (Packeis) e da ghiacci galleggianti. Nel Golfo di Botnia invece, che in generale è coperto di ghiaccio dal principio di novembre alla fine di maggio, è soltanto negl'inverni molto miti che il traffico può essere proseguito senza impedimenti. Negl'inverni molto rigidi, i mari delle Åland e di Kvarken si coprono di uno strato di ghiaccio transitabile per i veicoli. I porti della Svezia meridionale sul Baltico sono in generale chiusi dai ghiacci dalla fine di novembre al principio di maggio.

Le precipitazioni annue, molto irregolarmente distribuite, variano da meno di 400 mm. a più di 1500 mm., anzi in alcune località delle Alpi settentrionali arrivano probabilmente a più di 3000 mm. Le precipitazioni raggiungono il massimo lungo le Alpi settentrionali e lungo le pendici occidentali dell'altipiano della Svezia meridionale. Queste due regioni sono esposte ai venti pregni di umidità dell'Oceano Atlantico e le precipitazioni crescono in genere con l'altezza: nella Svezia meridionale aumentano da 100 a 150 mm. ogni 100 metri; nel nord, con molte variazioni, crescono di oltre 200 mm. per 100 metri. In complesso le precipitazioni diminuiscono verso est e sono minime nell'interno del Norrland - specialmente a nord (meno di 400 mm.) - che si trova al riparo delle piogge, nello Svealand orientale e sulla costa orientale della Svezia meridionale e anche nelle isole che sono al riparo delle piogge dell'altipiano e dove le precipitazioni non arrivano a 500 mm.

La distribuzione delle precipitazioni durante l'anno è anche molto irregolare. Da febbraio a marzo dura generalmente il periodo più asciutto, mentre luglio e agosto, e in genere l'autunno, sono i periodi più umidi. Nelle regioni a carattere continentale circa un terzo delle precipitazioni cade in luglio-agosto, e soltanto un decimo o anche meno in febbraio-marzo. La differenza è maggiore nelle regioni più continentali, e massima a Karesuando nel nord (rispettivamente 40 e 6%); nelle regioni marittime invece le precipitazioni sono distribuite abbastanza regolarmente - ai confini del regno (osservatorio nel Norrland) rispettivamente 15 e 18%.

Una parte notevole delle precipitazioni cade sotto forma di neve, e tanto più, quanto più si procede verso il nord (10% nella Scania meridionale e più del 70% nel Norrland nord-occidentale). Nelle regioni più settentrionali questa neve permane durante otto mesi, nel Norrland generalmente per sei mesi. Nella Svezia meridionale la copertura di neve dura al massimo dai due ai tre mesi.

Idrografia. - Più dell'8% della superficie della Svezia è occupata dall'acqua sotto forma di laghi e di fiumi. Questi emungono una grande quantità di bacini fluviali in genere di piccola estensione e dai confini spesso indeterminati poiché si incontrano numerose biforcazioni e gli spartiacque passano spesso attraverso vaste zone di acquitrini. Le perturbazioni del periodo glaciale hanno conferito alla Svezia la sua impronta idrografica: gl'incerti confini dei bacini fluviali, la ricchezza dei laghi, superata soltanto dalla Finlandia e dal Canadà, il profilo longitudinale imperfettamente sviluppato dei suoi fiumi, con numerose cascate e rapide che pongono la Svezia, quanto a forza idraulica, al primo posto tra tutti i paesi.

Nel bassopiano della Svezia centrale, vaste aree sono occupate dai grandi laghi, dal Väner, dal Vätter, dal Hjälmar, dal Mälar e da infiniti più piccoli in bacini rocciosi di poca profondità, in cavità tettoniche e in valli sbarrate da morene. Ricca di laghi è anche la zona marginale tra le Alpi ad occidente e l'altipiano della Svezia settentrionale, dove una fila di laghi marginali allungati, ma quasi sempre profondi dà al paesaggio un'impronta caratteristica (v. scandinavia). Una terza regione ricca di laghi è l'altipiano interno della Svezia meridionale. Povere di laghi sono soprattutto le pianure costituite da rocce primitive e le regioni cambrosiluriche e cretaciche della Svezia meridionale.

I fiumi svedesi subiscono grandi oscillazioni di portata. Poiché la neve accumulata durante l'inverno è il fattore principale di questo fenomeno, le condizioni nel nord e nel sud risultano completamente diverse. Di regola lo scioglimento delle nevi nella primavera e nella prima estate provoca uno o più periodi di piena, mentre l'autunno col suo massimo di precipitazione ne provoca uno secondario. Il tardo inverno e l'estate sono periodi di magra in conseguenza della scarsa precipitazione, della bassa temperatura invernale e dell'intensa evaporazione estiva. La magra invernale è più bassa della magra estiva e diventa relativamente più bassa verso il nord, così come la piena è maggiore nella prima estate. Il riempimento dei laghi in primavera e l'accumulo delle nevi nell'inverno agiscono da regolatori. La differenza tra piena e magra varia per i fiumi alpini del Norrland da 4 a 6 metri, ma più a sud invece è molto piccola, pur con grandi differenze tra i varî fiumi. Ad es., i fiumi della pianura della Scania mostrano un carattere spiccatamente meridionale con magra in estate e piena in inverno.

Il coefficiente di deflusso varia da 75% nel nord a 30 o 40% per i fiumi della pianura della Svezia centrale e della Scania. I fiumi alpini dell'alta Svezia hanno la massima portata d'acqua e vengono alimentati dalle grandi precipitazioni delle montagne.

I fiumi svedesi, specialmente quelli settentrionali, hanno una grande importanza come mezzo di fluitazione per il legname verso le segherie della costa. Per la frequenza dei salti e delle rapide, sviluppano una potenza idraulica che, se totalmente utilizzata, arriverebbe a 18 milioni di cavalli, dei quali l'85% nei fiumi della Svezia settentrionale. Poiché i fiumi settentrionali hanno l'inverno una magra notevole, così il riempimento dei laghi ha per essi grandissima importanza, e questo viene nel nord accresciuto e ampliato con notevoli opere di arginamento. Soltanto il 10 o il 15% dell'energia disponibile è finora sfruttato.

Flora. - In conseguenza della sua grande estensione in senso meridiano, la Svezia appartiene a diverse zone di vegetazione. La regione più meridionale appartiene alla zona medioeuropea delle latifoglie, la maggior parte della regione a nord del Dal appartiene alla zona delle conifere dell'emisfero settentrionale, mentre le regioni più elevate e le più nordiche si distinguono per una vegetazione i cui caratteri somigliano a quelli della tundra artica. In conseguenza delle differenze del clima le foreste della parte meridionale della Svezia hanno una composizione diversa da quelle del nord. Si distingue una regione del faggio caratteristica delle parti più meridionali e sudoccidentali della zona delle latifoglie (Scania, Blekinge, Halland, ecc.), una regione meridionale e una settentrionale, delle conifere, e, come zona di transizione all'alta montagna, la regione della betulla. La vegetazione d'alta montagna vera e propria, la prateria d'alta montagna, è priva di alberi. Nelle cinque regioni qui sotto elencate le differenze nel carattere della vegetazione sono così essenziali da influenzarne tutto il paesaggio. Queste sono: 1. la regione di alta montagna; 2. la regione delle betulle; 3. la regione settentrionale delle conifere; 4. la regione meridionale delle conifere; 5. la regione delle faggete.

Il limite inferiore del bosco nella regione d'alta montagna si trova nella Dalecarlia settentrionale (Dalarna) a 800-900 m. s. m., nella Lapponia settentrionale a 400-600 m. s. m. La regione delle betulle è caratterizzata da una varietà della betulla bianca (Betula odorata f. subalpina) e forma sotto alla nudità dell'alta montagna una fascia di varia profondità. Sotto la regione delle betulle comincia la regione delle conifere, nella quale dominano due alberi, il pinastro e l'abete, che prevalgono nel carattere del paesaggio svedese. La metà nord e la metà sud di questa regione sono divise tra loro da un limite naturale corrispondente al limite settentrionale della quercia (circa 60° lat.N.).

La zona settentrionale delle conifere forma la grande regione forestale della Svezia. Vi sono aree sterminate coperte di foreste e l'uniforme distesa è interrotta soltanto da isolate paludi, da fiumi e laghi. Soltanto in talune zone costiere, come nello Jämtland e nelle regioni a formazione silurica di Dalarna, la foresta ha ormai ceduto in massima parte all'agricoltura. Invece nella regione meridionale delle conifere, il poderoso mantello forestale ha dovuto cedere larghissime estensioni alle coltivazioni. Le grandi pianure argillose nel bacino del Mälar, nella depressione di Narke, le pianure del Västergötland e dell'Östergötland, originariamente coperte di foreste, si annoverano ora fra le più importanti regioni agricole del paese. Nella regione meridionale delle conifere si trovano anche una quantità di latifoglie, come querce, frassini, olmi, tigli, aceri, noccioli, prugnoli, biancospini, ecc. Per l'abete esiste un confine sudoccidentale, dovuto soprattutto a fatti di popolamento storico, che passa attraverso il Bohus meridionale, il Vastergötland sudoccidentale, l'interno del Halland, la parte sudoccidentale dello Smaland, la Scania settentrionale e il Blekinge meridionale. Di là da questa regione comincia la regione delle betulle, dove il terreno occupato dagli alberi è assai ridotto per lo sviluppo dell'agricoltura.

Le specie di Conifere più diffuse sono il Pinus silvestris e la Picea excelsa; delle betulle la Betula verrucosa e la già ricordata B. odorata. La Quercus pedunculata a S. del Dal e la Falus silvatica nelle provincie del S. e del SO. formano boschi di minore estensione misti con le Conifere. La flora dei roveti è caratterizzata da diverse specie di Salix, di Rubus, di Rosa, dal Prunus spinosa, ecc.; la flora delle paludi consta di formazioni cespugliose di Ciperacee, Graminacee e di poche altre Monocotiledoni e Dicotiledoni. Nelle lande si trovano vaste formazioni di Ericacee e specialmente di Calluna vulgaris che vi predomina; nelle praterie vivono gran numero di specie.

Nella flora svedese le Gimnosperme rappresentano la quattrocentesima parte del totale delle piante vascolari; invece abbondano le Angiosperme e il 75% di queste è rappresentato dalle Dicotiledoni. Le famiglie di Angiosperme sono 99 e le più ricche sono le Composte (specie 160), poi le Graminacee, le Ciperacee, le Crucifere, le Papilionacee, ecc., in tutto 1475 specie che sono di origine straniera, immigrate nel paese da S. a E. dopo il periodo glaciale. Di queste circa 400 si estendono fino alla regione polare e nelle regioni meridionali salgono sulle alte montagne come piante alpine; però circa 70 specie polari sono diffuse in tutto il paese. Le forme endemiche sono poche e rappresentate da varietà.

La regione delle conifere nella Svezia settentrionale è una delle più importanti della terra per lo sfruttamento dei prodotti forestali. Dalla cosiddetta valutazione delle foreste demaniali effettuata negli anni 1923-1929 per iniziativa dello stato, si possono ricavare dati molto esatti sulle foreste. Secondo questo grandioso inventario, la regione forestale del paese ascende a 23 milioni di ettari, ossia al 56,5% della superficie totale. La quantità del legname, esclusa la corteccia, ascende a 1417 milioni di mc., dei quali il 41% di pini, 42% di abeti e il 17% di latifoglie. La valutazione demaniale ha dimostrato che la superficie forestale è minore, ma la quantità di legname maggiore di quanto non si credesse prima e che l'aumento annuale corrisponde circa al consumo.

Le foreste appartenevano nel 1930 a 259.586 diversi proprietarî; i contadini ne possedevano 9,9 milioni di ettari, le società 5,9 milioni, lo stato 5,2 milioni e i latifondisti 0,7 milioni.

Fauna. - La fauna terrestre e d'acqua dolce è immigrata gradatamnente dopo il periodo glaciale in dipendenza di condizioni geografiche e climatiche. Quando la Svezia meridionale si liberò dal mantello dei ghiacci, vi penetrò dal sud una fauna artica, e tra altri animali, la renna e la pernice bianca. Quando il clima migliorò e la tundra si trasformò in foresta, questa fauna dovette cedere a un'altra più ricca di varietà che si componeva, oltre che di certi animali oggi estinti, come l'uro, il bisonte, il cinghiale, di alci, cervi, castori e altri roditori, orsi e altre fiere e di molti uccelli. La Svezia ha attualmente 54 specie di Mammiferi terrestri. Di questi il castoro è stato reimportato, la lepre, il coniglio selvatico e il daino sono stati importati a scopo di caccia. Tre specie di foche vivono lungo le coste (Halichoerus grypus, Phoca vitulina e Phoca hispida). Circa 240 specie di Uccelli nidificano regolarmente in Svezia. Di queste però soltanto 60 vi svernano, le altre emigrano totalmente o parzialmente e 20 specie circa di uccelli passano regolarmente dalla Svezia nelle loro migrazioni. I Rettili sono pochi: tre specie sole di lucertole ed altrettanti serpenti. Le lucertole di montagna e le vipere vivono fino in Lapponia. Gl'Insetti sono calcolati a 15.000 specie, di cui 4000 coleotteri. Nelle acque dolci della Svezia vivono 38 specie di Pesci. Le specie più largamente diffuse in Svezia vi vennero da epoca remota; sono la perca, il luccio, l'anguilla, lo scardone, la lasca e altri. Alcuni pesci d'acqua dolce vivono anche nel Baltico, ma i pesci marini che vi penetrano diminuiscono rapidamente nel nord a causa della diminuita salsedine. Con la manomissione della natura fatta dall'uomo, alcune specie sono state favorite, altre invece minacciate di distruzione. Negli ultimi tempi sono stati presi speciali provvedimenti protettivi della fauna. Godono dell'immunità gli orsi, le linci, le volpi polari e le aquile.

Demografia e antropologia. - Gli Svedesi appartengono al ramo germanico della famiglia indoeuropea e più propriamente alla speciale divisione che viene designata col nome di popoli scandinavi (v. anche scandinavia).

Il numero degli Svedesi del regno, come si dirà più avanti, il 1° gennaio 1934 era di 6.211.566. Il complesso del popolo svedese può essere considerato oggi come ascendente a più di 7 milioni di uomini, se si conta il milione di Svedesi che risiedono in America; ma di questi una grande parte deve avere abbandonato la lingua svedese, in favore di quella inglese. In Europa, 350.000 Svedesi vivono in Finlandia e un po' più di 100.000 negli altri stati. Tra questi (al 1° gennaio 1920) 47.216 sono in Norvegia, 36.142 in Danimarca, circa 10.000 in Germania. Poiché al di fuori della stirpe svedese non vivono in Svezia che circa 30.000 ab. di origine finlandese, circa 7000 Lapponi e circa 40.000 ab. di altre nazioni, che vi si sono stabiliti, si può dire a buon diritto che la Svezia possiede un raro e alto grado di omogeneità etnografica.

Il numero delle persone che parlano lo svedese fu calcolato nel 1921 a quasi nove milioni, dei quali 6 milioni di Svedesi del regno, 2 milioni di Svedesi-Americani, 340.000 Svedesi di Finlandia e 8000 Svedesi dell'Estonia. L'emigrazione svedese verso gli Stati Uniti d'America fu specialmente forte intorno al 1860 durante gli anni di carestia in Svezia, diminuì verso il 1870 in conseguenza delle favorevoli congiunture della Svezia e conseguì una impressionante ampiezza dal 1880 al 1895 durante la crisi agraria europea. La maggioranza degli Svedesi degli Stati Uniti vive negli stati di Illinois, Minnesota, Wisconsin, Iowa, Dakota Meridionale e Settentrionale e Nebraska.

Malgrado l'enorme emigrazione è riuscito in complesso agli Svedesi di conservare durante il sec. XIX la loro posizione. Negli ultimi decennî però l'eccedenza delle nascite è fortemente diminuita: essa era nel 1901-10 del 10,85%, nel 1933 soltanto del 3,17%.

Il popolo svedese è di alta statura (media: 1722 mm.) e relativamente dolicocefalo (indice 77,7); l'86% degli Svedesi ha gli occhi chiari (scuri soltanto il 5%), il 70% ha capelli biondi. La faccia è per lo più stretta, il naso diritto o leggermente curvo. Tutto ciò indica che il popolo svedese, pur misto di razza come tutti gli altri, in complesso ha i caratteri distintivi della razza nordica più profondamente di altri. Questo riguarda specialmente la Svezia centrale. Per l'immistione di Finlandesi (soprattutto di tipo baltico dell'est), di Lapponi ed altri, la Lapponia, il Västerbotten e l'Angermannland hanno un'impronta meno nordica.

L'indicazione, che appare in alcune carte etnografiche straniere, che tutta la parte interna della Svezia, fino al 62° grado di latitudine, sia abitata da Lapponi, è completamente inesatta. Dei 133.000 abitanti dello Jämtland, 800 solamente sono Lapponi, e nella Lapponia stessa i Lapponi non costituiscono neanche un decimo della popolazione. I 30.000 Finlandesi si trovano per la massima parte nel län di Norrbotten, dove essi formano, specialmente nella valle del Torne, una massa compatta. Nei territorî minerarî della media Svezia avvenne durante il sec. XVI e il XVII l'immigrazione di una massa abbastanza notevole di Finlandesi, i quali però sono ora completamente fusi con la popolazione svedese. Lo stesso si può dire per la colonia dei Valloni (provenienti dal Belgio), i quali furono chiamati nel diciassettesimo secolo per lavorare alle miniere di ferro intorno a Dannemora.

Densità della popolazione e centri abitati. - Il censimento del 1930 faceva ascendere la popolazione della Svezia a 6.142.191 abitanti; questa era salita, secondo l'anagrafe del 1° gennaio 1934 a 6.211.566, con una densità di popolazione di circa 15 ab. per kmq. La densità muta molto da regione a regione: la più alta è nelle pianure della Scania (nel län di Malmö 107 per kmq.), la più bassa è nel Norrland settentrionale (nel län di Norrbotten 2,1 per kmq.). Soltanto il 32,6% della popolazione viveva, nel 1930, nelle città; il 12,8% vive in minori agglomerazioni, che hanno tuttavia un carattere urbano, di modo che si può dire che all'incirca la metà della popolazione vive in centri veri e proprî; l'altra metà costituisce la popolazione della campagna. Ciò ha riscontro nel fatto che circa il 40% della popolazione vive di agricoltura, press'a poco altrettanto vive dell'industria, circa il 15% del commercio e il 5% di professioni varie, ecc.

Le regioni più densamente popolate sono le pianure della Scania, del Västergötland e dell'Östergötland, le coste della Svezia occidentale e le pianure intorno al lago Mälar. In queste regioni si trovano anche le più grandi città: Stoccolma, capitale della Svezia (521.618 ab.), Göteborg (252.721), Malmö (132.090), Norrköping (62.266), Hälsingborg (57.873), Örebro (38.483), Eskilstuna (33.368), Upsala (31.560), Västerås (31.229), Linköping (31.579), Lund (25.550), Halmstad (24.884). Alla periferia si trovano Gävle (39.099), Boras (40.580), Jönköping (32.069). Karlskrona (28.482) e Kalmar (20.410) sorgono isolate. I rispettivi län (provincie) di complessivi 84.052 kmq. - un quinto della superficie del paese - sono quelli di Stoccolma, Södermanland, Upsala, Östergötland, Kristianstad, Malmöhus, Halland, Göteborg e Bohus, Älvsborg, Skaraborg, Örebro e Västmanland. Contano 3.704.993 abitanti (quasi due terzi della popolazione) con una densità media di popolazione di circa 44 abitanti per kmq. Meno densamente abitati sono l'altipiano della Svezia meridionale, la pianura silurica dello Jämtland e le coste del Norrland, escluso il territorio molto popolato delle segherie idrauliche alle foci del Ljusnan, del Liungan, dell'Indal, dell'Ångerman e del Pite. L'interno del Norrland è un vero deserto con piccoli agglomerati lungo la nuova ferrovia interna; altrove sono abitate, e poveramente, soltanto le vallate.

Nell'anno 1570 la popolazione della Svezia, nei suoi attuali confini, fu valutata a circa 900.000 abitanti. Al principio del secolo XVIII la "grande guerra nordica" e la peste provocarono una forte diminuzione, alla quale però seguì un poderoso aumento della popolazione (con un modulo annuo di incremento del 10%), finché al principio del sec. XIX seguì una nuova diminuzione di breve durata. L'aumento di popolazione nel sec. XIX, periodo di pace ininterrotta, è stato molto grande, ma l'emigrazione, specie verso gli Stati Uniti, che incominciò verso il 1870, contribuì a diminuire fortemente il numero della popolazione. L'emigrazione che ha privato la Svezia di circa un milione di persone, raggiungeva nel 1934 la cifra di 2400 persone; il suo culmine fu toccato nel 1887 con 50.800 persone. L'emigrazione ha colpito maggiormente le regioni agricole: esse perdono anche una grande parte dei loro abitanti che trasmigrano nelle città. Al principio del sec. XIX la popolazione della città assorbiva soltanto il 10% della popolazione totale; nel 1934 ne assorbiva il 33%. Un'eccezione è rappresentata dal Norrland, con un fortissimo aumento di popolazione a spese delle coste della Svezia meridionale. Nell'anno 1751 il Norrland aveva soltanto l'8,3% della popolazione svedese; nel 1865 ne aveva il 12,2%, oggi è salito fino a raccogliere il 18% della popolazione totale. Questo grande aumento della popolazione del Norrland è stato provocato dal considerevole sviluppo dell'industria mineraria e dell'industria forestale.

Condizioni economiche. - Agricoltura e allevamento. - L'agricoltura, che potrebbe nutrire circa 2,5 milioni, ossia il 40% circa della popolazione, contro l'80% circa che nutriva alla metà del sec. XIX, dovrà, in avvenire, e malgrado la severa concorrenza dell'industria, essere considerata come base di esistenza della Svezia. Essa muta però per importanza e per caratteristiche nelle varie regioni del paese e si è notevolmente sviluppata e intensificata nell'ultimo cinquantennio. L'intensificazione è stata resa possibile dal miglioramento degli animali domestici e delle sementi e da una più diffusa conoscenza dell'economia agricola razionale. L'agricoltura ha subito pertanto una radicale trasformazione; infatti, la coltura uniforme ed estensiva dei cereali con avvicendamento doppio o triplice, esportazione di cereali e importazione di prodotti animali, si è trasformata in una coltura intensiva a rotazione con una produzione notevolmente aumentata di foraggi, che ha determinato un continuo aumento dell'esportazione di prodotti animali e dell'importazione di grano. Questo sviluppo si spiega con l'aumento della superficie coltivata (50% dal 1870), sviluppo che significa soltanto che l'antico prato naturale, che dava prima la massima parte dei foraggi, è stato trasformato in prato artificiale. Lo sviluppo è massimo nel Norrland (100%) e minimo nella Scania (25-30%), già ben coltivata fin dalla metà del sec. XIX.

Il clima della Svezia non è il più favorevole all'agricoltura: poche precipitazioni durante la prima estate, troppe nell'epoca del raccolto, breve periodo vegetativo. Tuttavia i raccolti, riferiti alla unità di superficie, sono molto notevoli in confronto a quelli di altri paesi; i massimi si hanno nelle zone costiere della Svezia meridionale, soprattutto nella Scania. Ciò si deve, oltre che a una coltura razionale, alla notevole estensione di argille marine e alla presenza di morene locali ricche di calcari (Scania e Östergötland). Principali regioni agricole della Svezia sono anche le pianure della Scania, dell'Östergötland e del lago di Mälar, e in parte anche le isole Öland e Gotland e le pianure intorno al lago di Väner.

In complesso vi è una differenza di caratteristiche molto ben definita tra l'agricoltura del Norrland e quella della Svezia meridionale con una vasta zona intermedia tra il 60° e il 61° lat. N. La differenza dipende verosimilmente dal clima: un periodo di vegetazione che si accorcia sempre più verso il N., e le gelate autunnali del Norrland che permettono solamente la coltivazione di patate, di orzo primaticcio con avvicendamento ogni 6 anni e di un poco di avena e soprattutto la produzione di foraggi su prati di otto o dieci anni (più della metà della superficie coltivata). L'agricoltura viene applicata nel Norrland a rotazione libera e il confine tra la rotazione pluriannuale e il prato naturale non è ben marcato.

Nella Svezia meridionale l'agricoltura dell'altipiano ricorda quella del Norrland; il terreno più povero e il clima più continentale favoriscono l'avena e il pascolo insieme al prato naturale. La coltivazione nella Svezia meridionale è basata quasi dappertutto sull'avvicendamento, con successioni fino di sette o otto anni e con avvicendamenti brevi e molto spazio per il grano, i foraggi verdi e i tuberi. Durante lo sviluppo, e in connessione con l'aumentata coltivazione di tuberi, il maggese è stato ridotto e raggiunge la sua maggior superficie nella Svezia centrale (10-15%) e la minore della Scania (meno del 5%). Ma qui invece i tuberi - p. es., le barbabietole da zucchero - coprono una superficie del 10% circa.

Dei cereali adoperati per la panificazione, sono specialmente coltivati il grano e la segale. La superficie coltivata a grano si è più che sestuplicata dal 1870 in poi, mentre quella della segale è diminuita del 35% circa. Ciò è da attribuirsi certo alla cresciuta predilezione per il grano (anche il consumo di ogni abitante è cresciuto sei volte), ma è stato ottenuto soltanto per mezzo dei provvedimenti di sostegno e di difesa dello stato. Vers0 il 1880 la coltivazione del grano fu salvata da alti dazî protettivi. I prezzi del grano calarono in quel periodo rapidamente sul mercato mondiale, e ciò provocò nei paesi vicini alla Svezia una sensibile riduzione della coltivazione del grano. Negli ultimi anni, l'obbligo imposto all'industria molitoria di mischiare cereali svedesi alla farina e il ritiro da parte dello stato degli altri cereali, hanno ridotto l'importazione del grano a quasi un quinto di quel che era nei primi venti anni del sec. XX (l'importazione di grano fu nel 1934 di circa 45.000 tonnellate). Un quarto del grano vien prodotto nella Scania, un terzo nell'Östergötland e intorno al lago di Mälar.

Circa un terzo della superficie coltivata della Svezia viene messa a coltura fino a Pajala a oltre 67° di lat. La segala viene coltivata fino verso tale parallelo. Essa è prodotta in eccedenza ed è distribuita assai uniformemente in tutto il paese, ma nel Norrland soltanto su piccole estensioni; è il grano dei piccoli contadini ed è destinata in generale ai terreni più cattivi e più magri, specialmente nelle vicinanze di Kristianstad e di Kalmar, dove una grande parte finisce nelle fabbriche di spirito. Nell'altipiano della Svezia meridionale, col suo terreno magro e il suo clima continentale, quella che rende relativamente di più è la coltura dell'avena. La superficie coltivata ad avena in Svezia si è un po' estesa dal 1870 in poi e il raccolto, del quale un quinto circa viene esportato, si è quintuplicato. Nel resto del paese l'avena è coltivata dappertutto e su grandi aree, anche nella zona costiera del Norrland. L'orzo è coltivato nel Norrland, nella Scania, a Öland e a Gotland; nel nord si coltiva con un avvicendamento ogni 6 anni, nel sud con un avvicendamento triennale, per la preparazione del malto.

Oltre al fieno dei prati, larghe superficie sono coltivate a cereali misti per foraggio (orzo, avena, veccia o fagioli) specie nelle regioni ad avvicendamento intensivo (Scania, Östergötland e a nord del lago di Mälar, 15-20% della superficie coltivata). A questo scopo si coltivano in queste regioni anche piante da tubero (rape e navoni), specialmente nella Scania. Nelle regioni a coltura più intensiva una grande parte dei foraggi coltivati serve anche come foraggio fresco nelle stalle o come pascolo (soprattutto nella Scania). La Svezia non solo ha più che raddoppiato la produzione di foraggi, ma ha anche aumentato l'importazione di mais, semola e pannelli oleosi, fino negli ultimi anni. Pare che la Svezia abbia ora raggiunto, dopo un mezzo secolo d'importazione una produzione sufficiente a sé stessa, non solo per il grano, ma anche per i foraggi.

L'economia della Svezia si è sempre basata in alto grado sui prodotti animali (burro, formaggio, carne bovina e suina). La produzione del burro è la più importante e dal 1880 in poi l'esportazione è molto cresciuta, da appena 5000 tonn. nel 1870 fino a più di 20.000 tonn. nel 1920 e a 23.000 tonn. nel 1934. Dal 1910 in poi la Svezia può esportare anche grandi quantità di carne di maiale (nel 1934 circa 19.000 tonn.). Il numero delle vacche è quasi raddoppiato dal 1870. Oltre a ciò, in seguito al miglioramento della razza si è quasi raddoppiata la produzione del latte, a partire dal 1890, data nella quale si iniziò il lavoro per il miglioramento degli animali domestici. La produzione di latte per ogni vacca varia molto da regione a regione: la più alta è nella Svezia meridionale, la più bassa nel Norrland. Nella Svezia meridionale, specie nella Scania, si alleva in generale la razza di pianura, ricchissima di latte, ma nella massima parte del resto del paese dominano la razza Ayrshire e la razza svedese pezzata rossa. Nel Norrland vive una razza speciale che dà poco latte, ma è molto ricca di grasso (razza Shorthorn).

Le vacche compongono ora, come intorno al 1870, i ⅔ dei bovini; il numero dei buoi la maggior parte dei quali vive nell'altipiano della Svezia meridionale, è diminuito di un decimo. Le bestie giovani e i vitelli sono considerevolmente aumentati; erano 480.000 intorno al 1870 (e cioè il 20% dei bovini) e sono oggi circa 1.000.000 (33%). Le migliori regioni agricole sono anche le più ricche di bovini. Le pecore e le capre sono diminuite della metà (nel 1932 rispettivamente circa 468.000 e 49.000); le pecore sono più numerose nell'altipiano della Svezia meridionale, le capre specialmente nel Norrland e in Dalecarlia. I cavalli (nel 1934 circa 660.000) sono adoperati prevalentemente nel Norrland e nell'altipiano della Svezia meridionale per il tiro e in queste regioni sono proporzionalmente più numerosi. Il numero dei maiali si è quadruplicato (nel 1934 circa 1.600.000).

La terra coltivata della Svezia, che è data in affitto soltanto per un quarto, è lavorata in massima parte dai contadini proprietarî. Soltanto un quinto appartiene ai grandi proprietarî (di più di 50 ettari), quasi la metà appartiene a medî proprietarî (da 10 a 50 ettari), mentre i piccoli proprietarî posseggono un terzo della superficie. I grandi proprietarî prevalgono nella Scania, nell'Östergötland e nelle pianure del lago Mälar; i piccoli proprietari specialmente nell'altipiano della Svezia meridionale e nel Norrland. Alla varia divisione della terra corrisponde un diverso tipo di produzione: i piccoli proprietarî tengono specialmente ai prodotti animali; soltanto i grandi proprietarî possono coltivare, con i loro maggiori mezzi, delle grandi quantità di cereali da panificazione, particolarmente il grano, differenza che non è dunque soltanto climatica ma anche economico-sociale.

Pesca. - La pesca non ha più, in rapporto ad altre basi della vita economica, quella grande importanza che aveva un tempo per la popolazione, in passato scarsa e dispersa su di un vasto territorio; tuttavia essa rappresenta ancor oggi una considerevole fonte di guadagno. Il suo reddito è, in conseguenza dei metodi di pesca migliorati e del più alto prezzo del pesce, in complesso maggiore di quanto non sia stato mai in passato.

L'aringa (Clupea harengus e Cl. harengus var. membras L., quella varietà più piccola che si trova nel Baltico), è il pesce più importante per l'industria svedese della pesca. Una speciale attenzione merita la pesca delle aringhe nel Bohus. Fino alla fine del secolo passato l'aringa si pescava nel län di Goteborg e nel Bohus. Intorno al 1880 sorse nelle parti più meridionali del län di Halland un importante stabilimento di pesca alle aringhe con reti galleggianti. Anche intorno all'isola di Gotland si pesca l'aringa durante l'estate. Della famiglia dei merluzzi (Gadidae) dànno una pesca redditizia il merluzzo, il nasello, il merlango, la Malva vulgaris e il gado corbonaio. Dei pleuronectidi, la sogliola comune è la più importante per la pesca. L'aragosta si pesca soltanto sulla costa occidentale, l'anguilla e il salmone si trovano tanto nelle acque dolci quanto in quelle salate. La Svezia conta circa 40 fiumi ricchi di salmone, con una lunghezza complessiva di 9000 chilometri; i più produttivi sono l'Ångerman, l'Indal, il corso inferiore del Dal, il Lagan, l'Ätran, il Göta, ecc. Importanza economica molto superiore a quella della pesca del salmone ha la pesca del luccio, del pesce persico, del lucioperca, della carpa e di altri che costituiscono la maggior parte della pesca nelle acque interne.

Nel 1933 la pesca era esercitata come occupazione esclusiva da 13.414 persone, e come occupazione secondaria da altre 10.176 persone. Il län di Göteborg e quello di Bohus hanno il più gran numero di pescatori di professione, ossia il 44,5% del totale. Il prodotto complessivo della pesca nel 1933 fu calcolato in 102.306 tonn., delle quali 100.431 di pesce e 1875 di crostacei. Più della metà della pesca consiste di aringhe grandi e piccole. La pesca ebbe nel 1933 un valore, in cifra tonda, di 25 milioni di corone.

Miniere. - L'estrazione dei minerali è in Svezia un'industria antichissima ed ha avuto una posizione preminente nella vita economica del paese. Bisogna ricercarne la ragione nelle ricche e facilmente accessibili risorse minerarie, nel ricco patrimonio di foreste, che fornivano il carbone, e nella dovizia della forza idraulica facilmente sfruttabile. Durante il sec. XVII la miniera di rame di Falun fu la più grande fornitrice del mondo (nel 1650 fornì 3088 tonnellate di rame grezzo) e durante il sec. XVIII la Svezia fu al primo posto tra i paesi produttori di ferro (nel 1740 fornì il 40% di tutto il ferro grezzo prodotto allora nel mondo). Questa posizione non poteva essere mantenuta a lungo. Oggi la Svezia deve invece importare circa 20.000 tonnellate di rame all'anno. L'industria del ferro, che oggi produce soltanto circa 3 milioni di tonnellate di minerale, è stata trasformata sempre più in produzione di materiale qualitativo, soprattutto di acciaio e di macchine. Una eccessiva produzione di minerale di ferro durante i primi venti anni del sec. XX ha infatti determinato un ammassarsi di minerale non utilizzato e queste riserve hanno appena ora cominciato a diminuire. Alla produzione di ferro grezzo del mondo, la Svezia contribuisce per 520.000 tonn. (1934), nella produzione dell'acciaio per 860.000 (1934). I minerali di ferro svedesi consistono di magnetite, di ematite o di entrambi, e si trovano soprattutto nel Norrland più settentrionale e nei cosiddetti bergslagen nella media Svezia. I minerali di ferro del Norrland hanno una percentuale molto elevata (60-70%) di metallo, ma in genere sono ricchi di fosforo (1-3%). Quelli della media Svezia sono più poveri, ma in compenso sono quasi esenti da fosforo, esclusi quelli di Grängesberg che ne hanno circa l'1%. I minerali del Norrland si estraggono in grandi quantitativi soltanto a partire dalla fine del sec. XIX; ora essi dànno i ¾ della produzione del ferro. Quasi tutta la produzione di ferro delle miniere del Norrland viene esportata, via Narvik in Norvegia o via Luleå sulla costa del Golfo di Botnia. I minerali dei Bergslagen della Svezia centrale sono sfruttati fino dal primo Medioevo. La riserva di materiale di ferro della Svezia viene calcolata a 2,5 miliardi di tonnellate, di cui circa ¾ nel Norrland, dove si trovano gl'importanti giacimenti di Kiruna, Luossa e Gällivare. Le più importanti miniere della Svezia centrale sono quelle di Grängesberg. Mentre il minerale viene in massima parte esportato, si importano invece grandi quantitativi di ferro grezzo, che spesso provengono da minerale svedese (50-100.000 tonnellate all'anno, circa la stessa quantità dell'esportazione). La ragione di questo fenomeno è da ricercarsi nel fatto che la Svezia non ha carbon fossile. Il carbone di legna e la forza idraulica, sotto forma di energia elettrica, non possono surrogare il carbon fossile, allo stato attuale dell'industria.

Tra gli altri minerali, dopo la scoperta nel 1932 del cosiddetto "campo di meteoriti", il minerale d'oro tiene il primo posto. Nel 1933 ne furono estratte fino a 366.000 tonn., dalle quali furono ricavati a Rönnskär 4228 chili di oro. L'importazione dell'oro ne fu diminuita di più del 75% rispetto al 1931 (nel 1931, 870 kg., nel 1933, 176 kg.). Di minerale argentifero e di piombo vengono estratte solo circa 12.000 tonnellate, delle quali furono lavorate nel 1933 soltanto 7,6 tonnellate d'argento. Il piombo e lo zinco non furono estratti in Svezia negli ultimi anni, ma il loro minerale fu invece esportato. Lo zinco - soltanto solfuro di zinco - proviene specialmente dalle miniere di Ämmeberg e viene estratto nella quantità di circa 50.000 tonnellate all'anno. Di rame vengono estratte soltanto quantità insignificanti; in compenso si estraggono grandi masse di pirite, specialmente nella miniera di rame di Falun, che vengono adoperate prevalentemente per la preparazione dell'acido solforico e del rosso inglese. Di carbon fossile si estraggono annualmente nella Scania circa 350.000 tonnellate, le quali però non coprono che il 7% del fabbisogno del paese; i giacimenti di carbon fossile dànno anche argilla refrattaria: infatti si presentano a strati orizzontali alternati a giacimenti di argilla refrattaria. L'industria delle cave - produzione di pietre da lastricati, pietre squadrate e pietroni, lavorazione della pietra e calcinazione - è dalla fine del 1920 in regresso.

Industria. - Dal punto di vista industriale si può dividere la Svezia in tre regioni. La meridionale, che si stende fin circa ai margini meridionali dei grandi laghi di Väner, Vätter, Mälar e Hjälmar, si distingue specialmente per la progredita agricoltura, accanto alla quale si è sviluppata una notevole industria, tanto in rami connessi con l'agricoltura (mulini, zuccherifici, distillerie) quanto in altri rami (laterizî, cemento, fiammiferi, vetri, tessili, ecc.). Nella Svezia centrale l'industria mineraria (Grängesberg e altri) con le connesse lavorazioni di metalli e di macchine (Stoccolma, Eskilstuna, Västerås, Kristinehamn e altre) formano, insieme all'agricoltura, la principale risorsa. Il ferro grezzo e gli acciai si producono specialmente a Sandviken, Domnarvet, Uddeholm e Fagersta. Nella Svezia del nord l'agricoltura è superata dalla grande industria forestale (Sundsvall, ecc.), e nell'estremo settentrione (Lapponia) da quella mineraria (Kiruna-Luossa); l'agricoltura è tuttavia molto progredita nelle grandi valli fluviali del Norrland.

Nel sec. XVIII la Svezia era come si è detto il più gran produttore d'Europa di ferro grezzo, finché non si cominciò ad adoperare per l'estrazione del ferro il carbon fossile. L'estrazione di minerale di ferro che verso il 1830-40 era soltanto di circa 0,25 milioni di tonnellate crebbe, quando si cominciarono a sfruttare le miniere del Grängesberg e della Lapponia, fino ad un massimo, nel 1929, di 11,47 milioni di tonnellate. Da poco è cominciato lo sfruttamento del ricco campo di Skellefte nel Västerbotten. Specialmente conosciuta è la meteorite che si trova in quel campo, dal quale si estrae anche una notevole quantità di oro. L'industria svedese comprendeva nel 1934 i seguenti gruppi principali:

Quel che caratterizza principalmente l'industria svedese è l'uso di un perfetto materiale e l'accurata lavorazione. Cannoni, apparecchi per fari, materiali telefonici, motori e molte varietà di macchine e apparecchi elettrici sono alcuni dei prodotti specializzati della metallurgia. Inoltre la fabbrica di porcellane di Gustavberg e Kosta e le vetrerie di Orrefors si sono fatte un buon nome nel mercato mondiale.

Commercio e comunicazioni. - Durante il Medioevo il commercio della Svezia era molto modestamente sviluppato, con una brillante eccezione: Visby. Stoccolma, che era con Visby l'unica città commerciale degna di nota nel paese, fu lungamente dominata dai Tedeschi, e per quasi tre secoli (dal XII al XIV) la Hansa padroneggiò il commercio svedese. Re Gustavo Vasa spezzò per primo queste catene e i suoi sforzi si concentrarono in pari tempo sullo sviluppo della navigazione.

I paesi con i quali la Svezia esercita un più vivace scambio di merci sono: la Germania, la Gran Bretagna, la Danimarca, la Norvegia, la Finlandia e gli Stati Uniti; vengono poi la Francia, i Paesi Bassi, il Belgio, l'Italia, la Spagna e la Russia.

L'importazione della Svezia è molteplice: dalla Germania importa carbone, prodotti chimici, filati, manufatti di ferro e di metalli varî; dalla Gran Bretagna, carbone, metalli, navi; dagli Stati Uniti, cereali, cotone e olî; dalla Repubblica Argentina cereali e pelli; dal Brasile, caffè; dalla Danimarca vegetali e olî.

L'esportazione invece è rappresentata in prima linea da legname, pasta da carta, carta, ferro, metalli e macchine. Nel 1933 i valori delle più importanti importazioni ed esportazioni, calcolati in milioni di corone, erano i seguenti:

Lo scambio di merci della Svezia con l'Italia era nel 1933: importazioni dall'Italia, 16,9 milioni; esportazione verso l'Italia, 24,9 milioni di corone. Il valore complessivo degli scambî commerciali della Svezia con paesi stranieri fu nel 1934 di 2592,4 milioni di corone, dei quali 1298,5 milioni di importazioni e 1293,9 milioni di esportazione.

Stoccolma è il più notevole porto d'importazione della Svezia, Göteborg il più grande porto d'esportazione. Stoccolma, Göteborg e Malmö sono porti franchi.

Il commercio interno della Svezia è stato sempre di grande importanza per lo sviluppo del paese. Facilitati dalle numerose vie fluviali, i rapporti fra le varie parti del paese furono sempre molto animati. Il numero complessivo dei commercianti della Svezia, che nel 1845 era di soli 7000 circa, era salito nel 1920 a 47.200; il numero del personale impiegato ascendeva a 68.700 persone. Le cooperative agricole di compra-vendita erano nel 1930, 841 con 72.500 soci, le unioni cooperative di consumo erano nello stesso anno 940 con la cifra tonda di 500.000 soci e 3500 locali di vendita.

Quanto alle comunicazioni, delle complessive linee ferroviarie della Svezia, in esercizio alla fine del 1931, km. 6753 appartenevano allo stato e km. 10.017 a privati. Tutte le ferrovie di stato e km. 6260 delle ferrovie private sono a scartamento normale. Le più importanti comunicazioni ferroviarie sono le seguenti: a) Stoccolma-MalmöTrälleborg, comunicazione principale della Svezia col continente, in corrispondenza con la diretta comunicazione marittima con la Germania via Sassnitz; da Malmö la linea ha anche la la comunicazione marittima diretta con Copenaghen: b) Stoccolma-Göteborg; c) Stoccolma-Oslo, via Laxå; d) Stoccolma-Upsala-Bräcke-BodenKiruna-Vassijaure, con proseguimento in terra norvegese fino a Narvik, sull'Oceano Atlantico; e) Sundsvall-Ånge-Trondheim: f) Trälleborg-Malmö-Göteborg-Oslo.

Le linee principali sono ora a doppio binario ed elettrificate. Negli ultimi anni le strade (lunghezza complessiva nel 1931: chilometri 76.203) sono state sempre più frequentate in conseguenza dello sviluppo dell'automobilismo, e le linee di autobus fanno ora una notevole concorrenza alle ferrovie. Nel 1933 vi erano in Svezia all'incirca 100.000 automobili private, 39.000 autocarri e 3500 autobus. Il numero di concessioni per linee di autobus era nel 1934 di 3241 per una lunghezza di km. 101.400.

Alle comunicazioni interne della Svezia provvedono in gran parte numerosissimi, ma per lo più piccoli, battelli a vapore che esercitano un traffico vivace sugli infiniti laghi e fiumi e specialmente lungo la costa, quando il ghiaccio invernale non lo impedisce, il che avviene abitualmente soltanto nel Norrland. Alcuni canali sono importanti anche per il trasporto di merci pesanti.

Il canale più importante è il canale di Göta, che congiunge la media Svezia orientale e occidentale attraverso i laghi di Vätter e di Väner. Quella parte del canale di Göta, che si chiama il canale di Trollhätta (Göteborg-lago Väner), fu, negli anni 1909-1916, ricostruita, ingrandita e provvista di nuove chiuse, così che le navi marittime con una capacità di carico fino a 1350 tonnellate di peso utile, possono raggiungere il lago Väner, superando per questa arteria il dislivello di 44 metri che vi è tra il mare ed il lago. Il canale di Södertälje, tra il Mar Baltico e il lago Mälar, fu modernizzato nel 1923 ed è di grande importanza per il traffico del Mälar, specialmente dopo che la città industriale di Västerås ha terminato nel 1925 il suo porto della profondità di 6 metri.

Marina mercantile. - Secondo il Lloyd's Register (1935-36), la marina svedese nel 1935 era costituita da 1294 navi per tonn. lorde 1.550.843; essa occupava quindi il nono posto nel mondo. In questo complesso predominano i piroscafi (930 per tonn. 947.354), ma hanno assai larga parte le motonavi: 342 per 566.536 tonn. (ottavo posto nel mondo). Nel 1901 il tonnellaggio mercantile svedese ascendeva a 1483 navi per tonn. lorde 672.219; passate a 1.047.270 nel 1913; dopo le parentesi della guerra mondiale (1919: 992.611 tonn. lorde) la marina, nel 1920, aveva già ricostituita la consistenza prebellica: 1.072.925 tonn.

Sul valore di tale flotta, adibita in buona ma non precipua parte a servizî di cabotaggio (1/7 dei noli merci introitati dall'armamento svedese ed ¼ dei noli passeggeri sono stati lucrati appunto nel cabotaggio), si hanno dati non molto recenti; dai 194 milioni di corone del 1913 esso era passato a 454 milioni nel 1929.

L'assistenza erariale alla marina si esplica sotto forma di sovvenzioni postali; di rimborso parziale dei diritti di transito via Suez (alla Svenska Ostasiatiska); di mutui all'armamento (istituiti nel 1903; un decreto 6 giugno 1920 creò, accanto a questi prestiti, anche un fondo mutui ipotecarî marittimi o Svenska Skeppshypotekskassan, capitale erariale non superiore a 100 milioni corone). Si è chiesta la creazione di uno speciale "fondo di rimodernamento" pel naviglio libero (2½ milioni corone); si è anche chiesto il divieto di acquisto di navi estere di età superiore a venti anni, per evidenti fini di ringiovanimento della marina.

Le compagnie di navigazione più importanti sono la Svenska Lloyd; la Svenska Ostasiatiska Kompaniet (traffici con l'Estremo Oriente, undici navi sulle 5-6000 tonn. unitarie e 12-14 nodi); la Svenska Amerika Linjen (con l'America del Nord; tre transatlantici sui 17-18 nodi; fra essi il Kungsholm, di 19.955 tonn. lorde, che è la più grande nave svedese; la costruzione, nel 1926, è stata parzialmente finanziata dall'erario, la nave è costata 16 milioni).

L'industria delle costruzioni navali, che si giova della importazione in franchigia dei materiali occorrenti, è molto sviluppata, data l'abbondanza in paese di ottimo acciaio e di legno e malgrado la mancanza di carbone; fra i 26 cantieri nazionali emergono il Götaverken e l'Eriksberg di Göteborg; nonché il Kockum di Malmö; oltre a costruire anche per l'armamento estero, i tre cantieri hanno, da una trentina d'anni a questa parte, prodotto tutto il naviglio da guerra svedese. Il cabotaggio è riservato alla bandiera.

Aviazione civile. - L'aviazione civile svedese è alle dipendenze del ministro delle Comunicazioni. Nel territorio esercitano i loro servizî le seguenti principali società di navigazione aerea: Air-France (Francia), K. L. M. (Olanda), Aero (Finlandia), S. A. B. E. N. A. (Belgio), Deutsche Lufthansa (Germania).

Linee aeree principali (servizî diurni): Malmö-Copenaghen-Amsterdam; Stoccolma-Helsinki-Tallinn; Malmö-Copenaghen-Amburgo-Amsterdam; Stoccolma-Visby; Göteborg-Copenaghen-Malmö. Servizî notturni, posta aerea: Stoccolma-Malmö; Malmö-Copenaghen-Hannover.

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Divisione amministrativa e ordinamento dello stato.

Amministrativamente la Svezia si divide in 24 province (Län) che hanno a capo dei prefetti nominati dal re. La capitale è amministrata da un governatore. Nella tabella che segue si dànno la superficie e la popolazione delle varie provincie.

Costituzione. - La costituzione della Svezia non è formata da un documento unico, ma da un insieme di leggi costituzionali, la principale delle quali è la Regeringsform portante la data del 6 giugno 1809; esse inoltre non hanno mai cessato da allora di venire rimaneggiate a opera del comitato permanente della costituzione previsto dall'art. 38 della seconda delle leggi costituzionali, la legge organica del parlamento (Riksdag) del 1810, rinnovata nel 1866. Gli emendamenti, innumerevoli, vengono volta per volta fusi nel testo delle rispettive leggi costituzionali, il cui corpo viene ristampato per intiero nella raccolta ufficiale delle leggi. Così la costituzione della Svezia è eminentemente elastica.

Dopo gli ultimi importanti emendamenti in senso democratico del periodo 1918-24, la Svezia si presenta come una monarchia costituzionale ereditaria, vincolata, per quanto riguarda la persona del sovrano e del suo successore, alla confessione evangelico-luterana. Il potere esecutivo spetta al re, che lo esercita per mezzo del consiglio dei ministri (statsråd "consiglio di stato"), composto da un presidente ministro di stato, di nove ministri segretarî di stato, e di tre ministri senza portafoglio con funzioni di consiglieri giuridici, tutti responsabili davanti al parlamento. Il potere legislativo spetta al re e al parlamento, che hanno diritto di veto reciproco. Per la legislazione ecclesiastica è richiesta l'approvazione del Consiglio ecclesiastico. Il parlamento è composto di due camere, la prima di 150 membri, eletti col sistema proporzionale, indirettamente, per 8 anni, fra i cittadini di 35 anni che abbiano per lo meno un'entrata di 3000 corone o un patrimonio di 50.000 corone; la seconda di 230 deputati, eletti a suffragio universale segreto diretto con il sistema proporzionale, per quattro anni, fra gli elettori (maschi e femmine). Le competenze delle due camere sono identiche: dei "comitati permanenti" composti di membri delle due camere esercitano un ampio controllo sull'attività dei ministri e dell'esecutivo in genere. Fra una sessione e l'altra (le sessioni, di quattro mesi, cominciano di regola ogni anno il 10 gennaio) il controllo viene esercitato da revisori di stato, nominati dal parlamento. Il re non è legato in teoria a seguire un voto di sfiducia del parlamento verso i ministri; in pratica segue quasi sempre l'indicazione del parlamento.

Il parlamento nomina ogni anno il justitie-ombusdman, procuratore generale dello stato, che insieme con un procuratore generale militare (militie-ombusdman) tutela la libertà personale dei cittadini, controllando le autorità amministrative e giudiziarie al fine di evitare abusi del potere esecutivo. A parte questo, e il justitiekansler che esercita le stesse funzioni per conto della corona, la magistratura e i funzionarî sono indipendenti e in linea di massima inamovibili (sono eccettuati solo gli uffici a carattere politico). Il potere giudiziario è affidato al tribunale supremo, accanto al quale vi sono tre corti d'appello, e differenti tribunali di prima istanza. I membri dell'alta magistratura formano un consiglio legislativo, che esamina la legalità delle proposte governative.

Forze armate. - Esercito. - Esercito misto di forze permanenti e di milizie. Bilancio delle forze armate (guerra, marina, aeronautica) 111 milioni di corone. Capo supremo dell'esercito è il re; organo centrale, amministrativo e di comando, il Ministero della difesa, che sovraintende a tutte le forze armate ed è coadiuvato da uno Stato maggiore generale.

Il territorio è suddiviso in: 4 regioni di divisione (del sud, ovest, est, nord), regione della brigata dell'est, settore dell'alto Norrland, regione di Gotland. Truppe e servizi vi sono variamente ripartiti.

La fanteria ha 21 reggimenti (ciascuno di due o tre battaglioni) più 1 battaglione autonomo; la cavalleria, 4 reggimenti (ciascuno di quattro o cinque squadroni); l'artiglieria, 5 reggimenti (di cui 4 divisionali) e 2 gruppi autonomi da campagna, 1 reggimento da fortezza, 1 reggimento contro aerei; il genio, 4 battaglioni autonomi; il treno, 4 reparti autonomi.

Il personale comprende, oltre le reclute, chiamate annualmente (circa 27.000), il "quadro permanente", composto di ufficiali di carriera (circa 1700), 7200 sottufficiali e militari di truppa; la "riserva speciale", costituita dagli ufficiali e dai sottufficiali che lasciano il servizio permanente; la "riserva", costituita da militari che si vincolano volontariamente a un anno di servizio, o ad alcuni giorni di servizio durante tre anni successivi. Esiste inoltre una "riserva territoriale volontaria" composta di uomini fra i 35 e i 42 anni.

Il servizio militare è obbligatorio, dal 20° al 42° anno di età. I militari di leva sono vincolati a una ferma che varia da 140 giorni per la fanteria a 200 per la cavalleria, l'artiglieria e il genio.

Gli ufficiali del servizio permanente sono reclutati attraverso la scuola militare di Karlsborg, da cui escono aspiranti dopo 17 mesi di corso; sono promossi sottotenenti dopo due anni di servizio in un reggimento. Gli ufficiali di complemento sono tratti dai diplomati delle scuole medie superiori e dalle università.

Marina militare. - La Svezia, dopo aver avuto nel passato una grande e potente marina, si limita ora a mantenere una forza piccola, bene organizzata, per la difesa delle sue coste. Questa forza comprende:

Corazzate: 1 in progetto, da 7685 tonn. e 23 nodi, armata con 4/280, 12/120 a.-a., 10/25 a.-a. e 10 mitragliere; 3 (Gustav V, Drottning Victoria, Sverige) varate nel 1915-18 e rimodernate nel 1930-35, da 6900 tonn. e 22/24 nodi, armate con 4/280, 8/152, 4/75 a.-a.: ottime navi per la difesa costiera; 7 antiquate da 3700-4600 tonn.

Incrociatori: Clas Fleming, varato nel 1912, da 1480 tonn. e 20 nodi, armato con 4/120 e attrezzato come posamine (dovrebbe essere rimodernato nel 1936); Fylgia, varato nel 1905, da 4055 tonn. e 21 nodi, armato con 8/152, 10/57 e 2 tubi di lancio subacquei da 450.

Portaerei: Gotland, varato nel 1933, da 4525 tonn. e 28 nodi, armato con 6/152, 4/75 a.-a., e 2 tubi di lancio trinati da 533, capace di portare 8 velivoli e 100 torpedini; Dristigheten, varato nel 1900 e trasformato in portaerei nel 1930, da 3218 tonn. e 16,8 nodi, armato con 4/75 a.-a. e capace di portare 4 idrovolanti.

Cacciatorpediniere: 2 (Stockholm, Göteborg) varati nel 1935, da 900-1080 tonn. e 39 nodi, armati con 3/120, 4/25 a.-a., e 2 tubi di lancio trinati da 533; 4 (Nordenskjöld, Ehrensköld, varati nel 1926, Klas Horn, Klas Uggla varati nel 1931) da 880-1050 tonn. e 36 nodi, armati con 3/120 e 2 tubi di lancio trinati da 533; 2 (Wachtmeister, Wrangel) varati nel 1917, da 460-560 tonn. e 34 nodi, armati con 4/75 e 6 tubi di lancio da 450.

Sommergibili: 1 (Sjölejonet) varato nel 1935, da 656 tonn. e 15/10 nodi, armato con 4 tubi di lancio da 533 e 1/105; 3 (Springaren, Delfinen, Nord Kaparen) varati nel 1934-35, da 490 tonn. e 15/10 nodi, armati con 4 tubi di lancio da 533 e 1/57 a.-a.; 3 (Ulven, Draken, Gripen) varati nel 1926-28-30, da 656/850 tonn. e 15/9 nodi, armati con 4 tubi di lancio da 533 e 1/75; 4 (Valen, Bävern, Illern, Uttern) varati nel 1921-25, da 430/650 tonn. e 15/10 nodi, armati con 4 tubi di lancio da 533 e 1/57; 8 antiquati, varati tra il 1914 e il 1918.

La Svezia possiede inoltre 2 mas varati nel 1925, da 12 tonn. e 36 nodi, 7 torpediniere antiquate e alcune unità ausiliarie e sussidiarie (nave-appoggio sommergibili, navi-scuola, navi-deposito, navi idrografiche e per la protezione della pesca, nonché alcuni dragamine e posamine). Gli effettivi sono di 5400 uomini, bene istruiti e moderatamente allenati.

Aviazione militare. - La forza aerea svedese è indipendente, e ha il suo proprio comandante in capo, il quale è direttamente subordinato al re. Essa consiste in Stato maggiore, Ministero dell'aria, cinque reggimenti d'aviazione, fabbriche, ecc.

Il 1° reggimento aereo è dislocato a Västerås (stazione idrovolanti e apparecchi terrestri). Il 2° reggimento ha la sua più grande stazione a Hägernäs (stazione idrovolanti di Stoccolma) e un distaccamento a Karlskrona. Il 3° reggimento è stazionato all'aeroporto di Malmen (Linköping). Il 4° reggimento è stazionato all'aeroporto e idroscalo di Frösön (Östersund). Il 1° reggimento aereo forma una forza indipendente, il secondo coopera con la marina e il terzo e il quarto con l'esercito. Il reggimento scuola di volo si trova all'aeroporto terrestre di Ljungbyhed. Le scuole di tiro in volo e bombardamento sono all'aeroporto terrestre di Rinkaby, e all'idroscalo di Fårösund. Oltre alle suaccennate stazioni permanenti, vi sono pure delle stazioni temporanee a Boden, Vännäs, Karlsborg, Gustavsvik, Vaxholm, Skillingaryd, Göteborg e Gotland.

Il personale della forza aerea è formato in parte da quello degli stabilimenti e in parte da personale temporaneamente collocato dall'esercito e dalla marina. L'addestramento iniziale dura un anno. Dopo questo periodo gli allievi vengono inviati alle diverse scuole a specializzarsi.

Gli apparecchi sono del tipo inglese (Hawker Hart e Hawker Osprey), ma costruiti per lo più in Svezia (quattro ditte costruttrici). Nella Svezia settentrionale, dove le comunicazioni, a causa delle alte montagne, sono molto limitate, l'aeronautica militare ha istituito un servizio di ambulanza in cooperazione con la Croce Rossa svedese. Sono state approntate due stazioni-ambulatorio, una a Östersund e l'altra a Boden. Entrambe sono equipaggiate con idrovolanti militari del tipo Junkers, adattati ad ambulanza. Durante l'inverno, che dura sette o otto mesi nell'estremo nord, gli apparecchi sono muniti di sci in luogo dei galleggianti. Vi è pure una stazione di idrovolanti a Hägernäs (Stoccolma) per il servizio di ambulanza nell'arcipelago di Stoccolma.

Culti. - Per l'introduzione del cristianesimo nella Svezia, come pure per le relazioni tra Chiesa e Stato nel Medioevo, per l'introduzione della Riforma e la lotta contro il cattolicismo, v. sotto: Storia. Circa la metà del sec. XII, allorché il cardinal legato Niccolò di Albano presiedette il primo sinodo nazionale di Linköping (1152), che introdusse nella Svezia l'obolo di S. Pietro, esistevano già i vescovati di Skara, Linköping, Sigtuna, Strängnäs, Närke e Västerås, e i grandi monasteri di Ardastra, Nydala, Varnhem, ecc. Poco dopo fu fondata Upsala, elevata ad arcivescovato da Alessandro III nel 1164. Il sinodo di Skänninge (1248) rese obbligatorio il celibato ecclesiastico e lo studio del diritto canonico, e accrebbe l'autorità dei vescovi, sottraendoli all'ingerenza laica. Il sec. XIII rappresenta il momento di maggior fioritura della vita ecclesiastica medievale nella Svezia, e basterà ricordare S. Brigida e il suo maestro Mattia di Linköping, nonché la traduzione della Bibbia (v. sotto: Letteratura). L'introduzione, nel sec. XV, delle dottrine conciliari, l'affermarsi del sentimento nazionale, la condotta politica e morale di molti vescovi (da ricordare però l'arcivescovo Jakob Ulfsson, che nel 1477 fondò l'università di Upsala) e in particolare dell'arcivescovo Gustav Trolle, sostenitore del re Cristiano II, spiegano in gran parte - insieme con l'azione di Gustavo I Vasa e di Olaus e Laurentius Petri e Laurentius Andreae - l'introduzione della Riforma. Si ebbe così nella Svezia una chiesa nazionale, ma tuttavia non completamente sottomessa all'autorità regia; così come continuò a sussistere l'episcopato e venne conservata, pertanto, la successione apostolica. D'altra parte, l'episcopato luterano vegliò attentamente a che non attecchissero nella Svezia le dottrine calviniste, e anche i sistemi in uso nella chiesa anglicana: tanto più le tendenze filocattoliche di Giovanni III e Sigismondo. Da allora in poi le vicende spirituali della chiesa svedese riproducono abbastanza fedelmente quelle del luteranesimo tedesco: il sec. XVII vede il trionfo dell'ortodossia luterana, rafforzata dalla legge ecclesiastica del 1686, e dall'introduzione del Catechismo e del Rituale dell'arcivescovo O. Svebilius (1681-1700) e dell'Innario (1695-1698) e della Bibbia di Carlo XII. Poi fu la volta del pietismo, contro le cui correnti radicali furono emanati provvedimenti legislativi, mentre per opera soprattutto del vescovo di Strängnäs, J. Serenius (morto nel 1776), veniva introdotta la confermazione, resa però obbligatoria solo nel 1811. Intanto erano stati creati nuovi vescovati: Visby (1645), Lund (1658; l'università nel 1666), Göteborg (1665), Kalmar (oggi Växjö, 1678), Karlstad, Härnösand (come soprintendenze, 1647; vescovati dal 1772). Gli ultimi decennî del sec. XVIII videro anche nella Svezia il trionfo dell'illuminismo, in omaggio al quale fu riconosciuto il libero esercizio di culti dissidenti agli stranieri cristiani (1781), onde nel 1783 fu creato il vicariato apostolico cattolico della Svezia, e agli ebrei (1782). Nel 1810 e nel 1811 furono riveduti il Catechismo e il Rituale, mentre penetravano nella Svezia il romanticismo e il liberalismo, con le loro conseguenze anche nel campo religioso. Nel 1860 fu concessa la libertà di culto e l'uguaglianza di diritti anche agli Svedesi non luterani, ma con limitazioni, soppresse poi in seguito, benché non completamente, sia nella legge sia nel costume. Ma, mentre da una parte attecchivano movimenti religiosi di tipo e di origine inglese (movimenti di "risveglio", evangelicalismo, società bibliche e missionarie), d'altra parte si sviluppò anche nella chiesa svedese una reazione in senso nazionale; l'organizzazione fu riformata, con l'Allmänna Kirkomötet (assemblea ecclesiastica generale) che fa posto anche ai laici e, dal 1863, si riunisce almeno ogni 5 anni. La cultura moderna e certe concezioni razionalistiche hanno potuto influire tanto più profondamente, in quanto nella Svezia gl'insegnanti dei ginnasî (a Lund e a Upsala quelli delle facoltà teologiche) fanno parte dei capitoli cattedrali; e i rapporti tra l'università e la chiesa sono strettissimi. La figura più eminente del clero svedese in questi ultimi anni è stata senza dubbio l'arcivescovo N. Söderblom (v.), grande fautore del movimento per l'unione delle chiese. Nel 1894 fu compilato un nuovo Rituale, sostituito poi da quello del 1917, nel 1921 un nuovo Innario; è da ricordare anche la nuova Bibbia svedese, o "Bibbia di Gustavo V". Nel 1904 fu fondato il vescovato di Luleå, cosicché la chiesa di Svezia comprende ora l'arcivescovato di Upsala e le diocesi di Göteborg, Härnösand, Karlstad, Linköping, Luleå, Lund, Skara, Strängnäs, Västeräs, Växjö, Visby. Secondo il censimento del 1920 si avevano:

Ordinamento scolastico. - L'insegnamento di ogni ordine e grado è in Svezia di carattere statale e confessionale: l'insegnamento elementare dipende direttamente dalle parrocchie, l'università di Upsala e quella di Lund sono controllate l'una dall'arcivescovo, l'altra dal vescovo delle rispettive diocesi. Tanto per l'educazione quanto per gli affari religiosi il ministro è unico, assistito da un consiglio superiore dell'istruzione pubblica, composto da un direttore generale e da quattordici membri. I distretti scolastici hanno una certa libertà di adattare i programmi alle esigenze locali, entro i limiti fissati dall'autorità centrale.

Le scuole elementari di primo e di secondo grado sono accompagnate da quattordici istituti magistrali (Folkskolerseminarier) con scuole di tirocinio. Le scuole secondarie sono divise in due gradi: uno inferiore, uniforme (Realskolor), della durata di sei anni, che con il Realskolexamen ammette alle professioni tecniche, e il superiore (Gymnasium) suddiviso in due branche, Realgymnasium e Latingymnasium (entrambe della durata di quattro anni). Accanto a questo tipo di scuole v'è l'altro che unisce grado inferiore e superiore in una scuola sola, detto högre allmänna läroverk. All'università si è ammessi con lo Studentexamen. Accanto a queste scuole che formano l'ossatura dell'ordinamento educativo svedese vi sono scuole comunali di supplemento a quelle elementari, una scuola normale di stato per signorine, un collegio superiore per la preparazione delle maestre, scuole pubbliche superiori di cultura popolare.

Le due università, di Upsala (fondata nel 1477) e di Lund (1666; aperta nel 1668), sono frequentate, l'una e l'altra, da una media di quasi tremila studenti ciascuna, con una certa maggioranza per Upsala. Accanto a esse vi sono le facoltà di scienze, matematica e lettere riunite a Stoccolma, dove si ha pure l'Istituto superiore Carolino, e a Göteborg una facoltà di lettere staccata (università libere). A Stoccolma ha pure sede la reale Scuola politecnica superiore che, assieme al Politecnico di Göteborg (non statale), all'Alta scuola forestale (Stoccolma) e ad altri istituti superiori specializzati, completa il quadro dell'istruzione superiore. Come si vede, a parte la scuola elementare, molto curata e a tipo "politecnico" (la legge per l'insegnamento elementare gratuito e obbligatorio data dal 1842; l'ordinamento attuale è quello fissato dalla riforma del 1921; vi sono 28.000 scuole elementari dei varî tipi; 120 scuole elementari superiori), la scuola svedese ha forte impronta umanistica.

Finanze. - Bilanci e debito pubblico. - Le principali fonti di entrata del bilancio svedese sono date dalle imposte indirette (specie tasse sui consumi e dazî doganali), da quelle dirette, e dai monopolî e aziende di stato. Tra i capitoli di spesa hanno soprattutto importanza quelli per l'istruzione pubblica e il culto, per la difesa nazionale, per la legislazione sociale e per il servizio del debito pubblico.

Al 31 luglio 1936 il debito pubblico, contratto soprattutto per scopi produttivi (inizialmente in parte anche all'estero ma gradualmente riscattato e attualmente solo in mani nazionali), ammontava a 2372 milioni di corone, di cui 407 di debito fluttuante.

Moneta e credito. - L' unità monetaria è dal 1873 la corona (krona) di 100 öre, del valore di 1 scellino e 1½ pence (pari a 18 corone e 16 öre per lira sterlina).

Sospesa, durante la guerra, la possibilità legale di ottenere biglietti contro oro e sospesa la libera coniazione delle corone mediante l'oro ottenuto dall'estero, la corona salì al disopra della parità, facendo premio anche sul dollaro, appunto in conseguenza di questo protezionismo antiaureo; nell'immediato dopoguerra, però, risentì della crisi generale e specie del dumping dei paesi a valuta deprezzata e perse valore di fronte all'oro, anche per la crisi mondiale del legno e della cellulosa che costituiscono i prodotti più importanti dell'esportazione svedese. La situazione cominciò a migliorare nel 1923 e, dopo una rapida rivalutazione, la Svezia poté il 1° aprile 1924 abolire i provvedimenti eccezionali inerenti alla difesa contro la temuta invasione dell'oro dall'estero e ritornare alla libera convertibilità - nei due sensi - del periodo prebellico. A partire dal 27 settembre 1931, in seguito alla crisi della sterlina, la convertibilità è stata poi di nuovo sospesa, data la stretta dipendenza del commercio estero svedese da quello inglese.

La circolazione è quasi esclusivamente composta di biglietti della Sveriges Riksbank, o Banca Nazionale di Svezia (fondata nel 1656), che ha il privilegio dell'emissione ed è una vera banca di stato (il consiglio di direzione è eletto per un triennio dal parlamento e il presidente ne è designato dal re). Alla circolazione fiduciaria, è posto il limite del doppio della riserva aurea aumentato di 250 milioni di corone (elevabili a 375 dietro autorizzazione del re e del parlamento) secondo la legge del 9 maggio 1930. La banca è autorizzata anche a trattare affari in divisa estera.

Al 31 ottobre 1936 i biglietti in circolazione ammontavano a 839 milioni e la riserva aurea a 437 milioni. Alla stessa data la Svezia aveva inoltre disponibilità a vista sull'estero per 287 milioni.

I principali istituti di credito sono la Svenska Handelsbank, la Skandinaviska Kreditaktiebolag, la Göteborgs Bank e la Stockholms Enskilda Bank, che insieme assommano più della metà di tutte le operazioni bancarie del paese.

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Ricordiamo inoltre le due riviste: Ekonomisk översikt e Kommersiella meddelanden; e i due annuarî: Riksgäldskontorets årsbok, 1934, e Riksräkenskapsverkets årsbok, Stoccolma 1934.

Storia.

La Svezia viene menzionata per la prima volta dagli autori romani (per la preistoria v. nordiche, civiltà). Già Tacito nomina le stirpi numerose e marinare degli Svioni; autori più tardi, come Giordane e Procopio, dànno informazioni su altri popoli del paese, fra gli altri i Gauti e gli Skridfinni. Di questi popoli, gli Svioni (Svear) abitavano la provincia di Upsala a nord del lago Mälar (essi vengono chiamati anche molto più tardi gli Svear); i Gauti (Gotar) abitavano specialmente a sud del lago Väner nella provincia Västergötland; gli Skridfinni vengono identificati con i Lapponi, non germanici, tuttora viventi nella Svezia settentrionale.

Durante il periodo delle migrazioni germaniche la Svezia era dunque popolata da diverse stirpi e si suddivideva in varî piccoli regni, indipendenti fra loro, che alle volte si combattevano. L'elemento fondatore dell'impero fu la regione degli Svear, i cui re - dei quali Adils, Ottar e Efil intorno al 500 vengono considerati storici - abitavano ad Upsala. Qui v'era un grande tempio pagano, celebre in tutto il nord. Anche l'organizzazione militare degli Svear pare formata presto: il paese era suddiviso in distretti, che fornivano equipaggi e navi alla flotta. A poco a poco il potere degli Svear si estese su tutta la Svezia; intorno al 900 essi dominavano il litorale del Mar Baltico e anche le isole baltiche; e per cert0 tempo terre dell'altra sponda del Baltico - come la Curlandia - furono sottoposte ai re degli Svear. Quando verso il 1000 la regione principale dei Gauti, la Gotlandia occidentale, riconobbe la sovranità del re di Upsala, il regno svedese può essere considerato definito.

A questo sviluppo, che della regione intorno al lago Mālar fece il centro politico di tutta la Svezia, oltre all'organizzazione militare degli Svear, contribuì certamente anche il fatto che il tempio pagano di Upsala godeva dappertutto la più grande fama e che il paese degli Svear, durante il periodo vichingo, aveva una grande importanza nel commercio internazionale. Proprio su una piccola isola del lago Mälar v'era la città di Birka, dove affluivano in gran numero Frisoni e dove sboccava la via commerciale, che andava attraverso la Russia alle capitali dei Bulgari del Volga e dei Chazari, Bolgar e Itil, e con ciò all'oriente arabo, e per il cui tramite veniva portato in Europa argento in grande quantità.

L'epoca intorno al 1000 apportò grandi mutamenti per la Svezia. Con i cambiamenti politico-commerciali, collegati con la fine delle spedizioni vichinghe, la regione intorno al lago Mälar perse la sua importanza: Birka venne abbandonata, l'afflusso d'argento dall'Oriente cessò, la Svezia cominciò a importare dall'Europa occidentale anche metalli preziosi e venne completamente incorporata nel circolo della civiltà europea occidentale, di cui rimase per lungo tempo un estremo avamposto. Il cristianesimo era stato predicato in Svezia sin dal sec. IX, prima da Ansgar; dietro sua iniziativa venne eretto un arcivescovato, con sede in Amburgo, da cui doveva essere continuata la missione nordica. Il re svedese Erik Segersäll, che aveva conquistato la Danimarca per breve tempo, deve essere stato battezzato già prima dell'anno 1000; egli deve però presto esser tornato al paganesimo. Suo figlio Olaf (Olof Skötkonung) fu il primo re cristiano della Svezia. Egli e suo figlio, Anund Jakob (morto intorno al 1050), che in alleanza con il re norvegese Olaf il Santo combatté il minaccioso predominio del re danese Canuto il Grande, erano in pieno accordo con l'arcivescovato dei Amburgo. Il fratello e successore di Anund Jakob, Emund (morto prima del 1066) cercò di organizzare una chiesa svedese indipendente e favorì a questo scopo la missione inglese in Svezia. Con Emund s'estinse l'antica dinastia svedese; dopo la morte del suo successore Stenkil, intorno al 1066, nella Svezia scoppiò una reazione pagana, che si può considerare vinta definitivamente soltanto nel 1089. Da allora la Svezia può essere considerata un paese completamente cristiano.

Allorquando la regione intorno al lago Mälar perdette la sua importanza commerciale e il tempio pagano di Upsala la sua importanza religiosa, il centro del regno svedese si spostò verso le fertili provincie gotiche della Gotlandia occidentale e orientale, dalle quali provennero tutti i re svedesi del periodo 1080-1250, che appartennero a tre dinastie diverse. Ma, in riconoscimento dell'antica supremazia politica della provincia di Upsala, nella più antica legge provinciale svedese, la legge del Västergötland, che risale al sec. XIII venne stabilito che il re dovesse essere eletto prima dagli abitanti della provincia di Upsala. L'antico predominio religioso della provincia venne poi ribadito nel fatto che, allorquando la Svezia nel 1164 ottenne un arcivescovo proprio, questi dovette risiedere a Upsala.

Il potere centrale entro la monarchia svedese era molto disorganico: si può caratterizzare il regno svedese come "Unione delle provincie". Ogni provincia aveva cioè una sua propria legge; la giurisdizione veniva esercitata dalle assemblee popolari delle diverse provincie (ting); un lagman eletto dal popolo presiedeva alle discussioni. Il potere del re era minimo e si accrebbe assai poco durante l'epoca delle controversie per la successione al trono: da quando si estinse, intorno al 1130, la dinastia del re Stenkil, combatterono per il trono i successori del re Sverker (morto intorno al 1156) durante il cui regno erano stati fondati i primi monasteri in Svezia, e quelli del poco conosciuto eroe nazionale svedese, il re Erik il Santo (morto intorno al 1160): ne derivò che membri delle due dinastie si avvicendarono regolarmente sul trono. Dopo Carlo Sverkersson (morto intorno al 1167), durante il cui regno venne eretto l'arcivescovato di Upsala, e dopo sanguinose contese per il trono, regnò il figlio del re Erik, Knut Eriksson, il primo re che introdusse nella Svezia un sistema monetario regolare. Sverker Karlsson (1195-1208) venne sconfitto nel 1203 da Erik Knutsson (1208-1216); Johan Sverkersson (1216-22) tentò di creare una politica baltica indipendente; Erik Eriksson (1222-29, 1234-50) dovette fuggire per certo tempo in Danimarca, mentre un usurpatore del partito aristocratico dei Folkungar, Knut il Lungo (1229-34), era riconosciuto re.

Mentre continuavano così le lotte per il trono, crebbe l'importanza di un'altra dignità, quella dello jarl. Originariamente lo jarl era il comandante della flotta, ma la sua importanza crebbe sempre più e già nella seconda metà del sec. XII egli pare aver occupato una carica accanto, e non al disotto del re. In realtà egli era il capo del governo svedese. I titolari di quella carica appartennero per lo più fin dal 1175 circa ad una famiglia aristocratica, che tradizionalmente, ma non esattamente, è chiamata dei Folkungar. Questa dinastia ascese nel 1250 al trono con Valdemaro (1250-76), figlio dello jarl svedese d'allora, Birger jarl; ma Birger resse il governo fino alla sua morte nel 1266; nelle contese, che scoppiarono poco dopo tra il re e suo fratello Magnus Ladulås, Valdemaro perse il regno e Magnus Ladulås diventò re (1275-1290). Come suo padre egli combatté il gruppo aristocratico dei Folkungar, e si appoggiò sulla Chiesa, che egli dotò di grandi privilegi.

L'antico obbligo dei contadini di servire nell'esercito venne sostituito allora con imposte fisse. Quelli che s'impegnavano a militare a cavallo erano esenti dalle tasse. Ciò aveva importanza in modo speciale per l'aristocrazia svedese, i cui membri erano legati al re da uno speciale giuramento di fedeltà, e fra i quali la cavalleria, come in Europa, era penetrata già sin dalla metà del sec. XIII. Durante il regno del re Magnus anche il consiglio del regno appare quale corpo ben organizzato; esso comprendeva i membri dirigenti dell'aristocrazia laica ed ecclesiastica ed ebbe in seguito una grande e duplice importanza, da un lato quale rappresentante dell'aristocrazia, e dall'altro quale cooperatore del re nel governo. Per le questioni di maggiore importanza il re si consigliava con numerose assemblee dell'aristocrazia, i cosiddetti herredag (giorni signorili). Altra novità del sec. XIII fu il fiorire delle organizzazioni municipali - Stoccolma, p. es., è nota sin dagli anni intorno al 1250 - del commercio e dell'industria mineraria.

Il periodo che segue la morte del re Magnus Ladulås è caratterizzato dalla reazione contro il suo sistema di governo. Uno dei grandi del regno, Torgils Knutsson, durante la minorità del re Birger (1290-1319), resse il governo con tendenza decisamente aristocratica e anticlericale. La politica estera svedese, rivolta verso oriente e favorita sempre particolarmente dall'aristocrazia svedese, venne condotta con energia; nuove regioni della Finlandia vennero aggiunte a quelle conquistate prima, in epoca sconosciuta. Allorquando Birger divenne maggiorenne, Torgils Knutsson cercò di continuare a governare; ma nel 1305 i fratelli del re, i duchi Erik e Valdemaro, riuscirono a detronizzare Torgils, dopo di che, in poco tempo, scoppiò una guerra civile, collegata con le guerre contemporanee tra i regni nordici. Dopo che i duchi, tra cui teneva il comando Erik, ebbero, a mezzo d'inganno, fatto prigioniero Birger nel 1306, nel 1310 si procedette allo smembramento della Svezia; a Erik toccarono le provincie occidentali. Si sarebbe potuto supporgli un brillante avvenire, quando sposò la principessa ereditaria di Norvegia. Nel 1317 Birger con inganno fece prigionieri i suoi fratelli; essi morirono in prigione. Contro Birger si ribellarono i partigiani dei duchi - appartenenti in maggioranza all'aristocrazia - ed egli dovette fuggire in Danimarca, da cui aveva sempre avuto aiuto. Da rappresentanti di tutto il regno venne eletto re il figlio minorenne del duca Erik, Magnus Eriksson (1319-63), che ereditò contemporaneamente la corona norvegese. E quando nella Danimarca sopravvenne un rivolgimento completo di tutta la situazione, le parti del regno situate all'est di Öresund, nel 1332, resero omaggio al re Magnus Eriksson: così tutta la penisola scandinava era riunita sotto lo stesso re.

Durante la minorità del re aveva governato l'aristocrazia svedese; egli invece fece una politica decisamente antiaristocratica. Frutto cospicuo del suo governo fu un nuovo codice, valido per tutto il regno. Anche la vita della città venne regolata uniformemente per tutto il regno da una legge municipale che aveva valore generale; caratteristica per la grande importanza dei Tedeschi nelle città svedesi è la disposizione, che i consigli cittadini dovessero consistere per metà di Tedeschi.

Quanto al resto, il governo di Magnus Eriksson non fu felice. Le difficoltà, con cui aveva da lottare, erano superiori alle sue forze; la situazione delle finanze pubbliche peggiorava terribilmente; la peste fenustò spaventosamente il paese. E l'opposizione aristocratica contro il re - che aveva in Santa Brigitta una eccellente rappresentante - crebbe. L'opposizione riuscì a istigare il figlio del re, Erik Magnusson (1357-59), a una ribellione; la conseguenza ne fu uno smembramento del regno tra padre e figlio. La morte prematura del giovane re non migliorò la situazione di re Magnus. Valdemaro di Danimarca conquistò nel 1360 le antiche provincie danesi, all'est di Oresund; l'aristocrazia indusse alla ribellione il figlio minore di re Håkan (1362-71) che era già stato riconosciuto prima re di Norvegia. Dopo ch'egli si fu riconciliato col padre, l'opposizione chiamò in Svezia un parente del re, Alberto di Meclemburgo (1363-89), prestandogli omaggio quale re. Nel 1365 Magnus fu fatto prigioniero; quando venne rilasciato nel 1371, Alberto venne definitivamente riconosciuto re da tutta la Svezia; Håkan rimase re di Norvegia. Il governo di Alberto significa il culmine della potenza dell'aristocrazia svedese, tra i cui membri uno, Bo Jonsson Grip, possedeva da solo, quale feudo, i ⅔ del paese. Quando questi morì nel 1386, il re cercò di impossessarsi dei suoi beni; l'aristocrazia si ribellò e chiamò nel paese la vedova di re Håkan, Margherita (1389-1412), che reggeva già il governo della Danimarca e della Norvegia. Essa, con la vittoria del 1389 su Alberto presso Falköping, diventò signora della Svezia. Con ciò tutto il nord fu riunito in un'unione (v. kalmar), che venne prolungata con l'ulteriore elezione a re dei tre regni di Enrico di Pomerania (1396-1439). Ciò che l'aristocrazia aveva negato ad Alberto dovette concedere alla regina Margherita: le vennero consegnati i possedimenti del defunto Bo Jonsson Grip, si procedette col massimo rigore a una riduzione dei beni, di cui dal 1363 si erano impossessati l'aristocrazia e la chiesa. Il potere dell'aristocrazia svedese venne anche ridotto (sotto diversi altri rapporti): tra l'altro i feudi vennero rimessi in gran parte a Tedeschi di fiducia della regina. Questa situazione continuò anche dopo la morte di Margherita (1412) e dopo che Enrico ebbe assunto da solo il governo. In Svezia c'era un gran malcontento per il sistema di governo del re dell'unione; e tra il 1420-30 scoppiò infine una ribellione nella provincia di Dalarna sotto il comando di Engelbrekt Engelbrektsson, appartenente alla piccola nobiltà. Vi presero parte tanto la nobiltà quanto il clero, i cittadini e i contadini. Il re Erik riottenne il governo solo momentaneamente. Nel 1439 egli venne detronizzato formalmente in Svezia, come anche in Danimarca e Norvegia. Quando Cristoforo di Baviera (1440-48) fu eletto re in tutti i tre paesi, l'unione generale nordica fu di nuovo ristabilita; ma dopo la sua morte (1448) i paesi procedettero per vie diverse. Il grande svedese Carlo Knutsson Bonde (1448-57, 1464-65, 1467-70) diventò re di Svezia, per breve tempo anche di Norvegia, mentre in Danimarca, e poco dopo anche in Norvegia, venne eletto re Cristiano I.

Il periodo di re Carlo e il periodo seguente sono caratterizzati da grandi lotte di partito. Vi era un gruppo contrario all'unione che - specie nella provincia di Dalarna - grazie all'adesione dei contadini, aveva un certo aspetto democratico; il loro capo era in principio lo stesso Carlo Knutsson. D'altra parte vi era un partito favorevole all'unione, guidato da membri delle famiglie Oxenstjerna e Vasa: l'arcivescovo Jons Bengtsson Oxenstjerna era il più accanito nemico di re Carlo. Questo partito riuscì nel 1457 a scacciare Carlo Knutsson, dopo di che venne eletto re anche di Svezia Cristiano I (1457-63). Ma l'unione nordica, così ristabilita, fu di poca durata. Una rottura tra Cristiano e l'arcivescovo diede occasione nel 1464 a Carlo Knutsson di riconquistare la sua corona; quando l'anno seguente dovette abdicare, in Svezia governarono diversi aristocratici quali reggenti del regno, finché nel 1467 Carlo diventò re per la terza volta. Dopo la sua morte Sten Sture il maggiore, quale capo del partito contrario all'unione, diventò reggente (1471-97, 1501-03); in quel tempo venne creata l'università di Upsala e venne abolita la posizione di predominio dei Tedeschi nella città. Sten Sture riuscì a respingere un tentativo del re dell'unione, Cristiano, di riconquistare ancora una volta la Svezia con le armi (vittoria vicino a Brunkberg nel 1471); anche dopo che il successore di Cristiano in Danimarca e Norvegia, Giovanni (1483-1501), era stato eletto re di Svezia, Sten Sture seppe fare in modo da mandar a monte la realizzazione della decisione e rimase al governo finché nel 1497 discordie entro il partito contrario all'unione scossero la sua posizione. Ma già nel 1501 egli era nuovamente reggente di Svezia, e dopo la sua morte il suo partito conservò il potere in Svezia sotto il reggente Svante Nilsson Sture (1503-1512) e Sten Svantesson Sture il Giovane (1512-20), che diede a capire chiaramente di aspirare alla dignità reale svedese. Egli però aveva un nemico mortale nell'arcivescovo Gustavo Trolle, che favorì un tentativo del re danese-norvegese Cristiano II di conquistare la Svezia, e che venne perciò deposto nel 1517 dal parlamento (durante il sec. XIV dall'antico herredag e dall'antica assemblea per l'elezione del re il parlamento si era sviluppato in una effettiva rappresentanza dei quattro ceti: la nobiltà, il clero, i cittadini e i contadini). Un secondo tentativo di Cristiano II di conquistare la Svezia fallì, allorquando Sten Sture lo sconfisse nel 1518 presso Brännkyrka; durante una terza spedizione l'esercito svedese venne invece vinto nel 1520 presso Åsunden e Sten Sture ferito mortalmente. Con la capitolazione di Stoccolma la resistenza era finita. A re Cristiano II venne reso omaggio quale re ereditario. Quando, in occasione della festa dell'incoronazione a Stoccolma egli fece giustiziare più di ottanta persone, che avevano approvato la decisione di destituire Gustavo Trolle da arcivescovo - tra cui parecchi membri dell'aristocrazia svedese (il "bagno di sangue" di Stoccolma), - sembrava che non ci si dovesse più aspettare nessuna resistenza da parte svedese.

Ma ben presto cominciò il movimento che doveva spezzare definitivamente l'unione. Il giovane Gustavo Johannson Vasa, di nobile famiglia svedese, si recò a Dalarna, dove incitò la popolazione a ribellarsi al nuovo re. Nel 1521 egli diventò prima capitano, poi reggente del regno di Svezia. La fortuna secondò le sue armi; dappertutto nella Svezia la popolazione si rivoltò. Quando nel 1523 fece il suo solenne ingresso in Stoccolma, che era stata presa con l'aiuto di Lubecca, era già stato eletto re in Svezia.

Gustavo I (1523-60) non è solo il nuovo creatore del regno svedese per la cosiddetta guerra dell'indipendenza. Le condizioni finanziarie della corona svedese erano pessime; particolarmente erano opprimenti i debiti verso la città di Lubecca, che aveva fornito aiuti militari e finanziarî durante la guerra. Le nuove imposte, di cui Gustavo gravò il popolo e che provocarono parecchi tumulti in Dalarna, non poterono bastare ad assestare le finanze pubbliche svedesi; per questo erano necessarî provvedimenti più radicali. L'amministrazione locale fu sottoposta direttamente alla corona, l'alta aristocrazia perse i suoi feudi, ch'essa aveva ottenuto a buone condizioni. I beni della chiesa e molte rendite ecclesiastiche sin dal 1527 furono progressivamente incamerati dalla corona; in relazione a ciò venne introdotto il protestantesimo in Svezia. Ciò non avvenne senza opposizione: seria in modo particolare fu una sommossa popolare nella provincia Småland (1542-43), che il re riuscì a reprimere solo impiegando tutte le sue forze. Ma il re ebbe un importante successo di politica interna, allorquando, nel 1544, il parlamento decise che la corona svedese dovesse essere trasmissibile per eredità tra i suoi discendenti maschi, secondo il diritto di primogenitura.

Un problema urgente di politica estera fu per la corona svedese quello di liberarsi dalla subordinazione politico-commerciale nella quale la Svezia s'era posta di fronte a Lubecca durante la guerra di indipendenza. Ciò si effettuò quando la Svezia, alleata con la Danimarca, fece guerra a Lubecca: nel 1537 gli abitanti di Lubecca dovettero tra l'altro rinunciare alle loro franchigie doganali in Svezia. Con la Danimarca fu concluso un trattato nel 1541, per cui i due stati s'impegnavano a condurre una politica estera comune e ad adottare una procedura di arbitrato obbligatorio in occasione di controversie.

Quando Gustavo I morì, diventò re il suo primogenito Erik XIV (1560-69); suo figlio minore Giovanni, duca di Finlandia, aveva già assunto quel governo. Il primo passo del nuovo re fu di restringere bruscamente i poteri molto estesi, che Giovanni aveva avuti da suo padre sul ducato, tanto che Giovanni, da principe quasi indipendente, venne ridotto a un suddito del re. E quando, nonostante ciò, Giovanni condusse una politica estera indipendente, Erik inviò un esercito nella Finlandia, che venne conquistata; Giovanni stesso fu fatto prigioniero. Erik fece valere con rigore anche contro l'aristocrazia le esigenze dello stato e mentre si serviva ancor più di suo padre dei membri delle famiglie dell'alta aristocrazia al servizio dello stato, diede cariche molto importanti a persone di origine modesta. Il segretario del re, Göran Persson, ebbe quale suo confidente una parte specialmente importante. Ma il massimo interesse di Erik rimase la politica estera.

Diversi progetti matrimoniali furono nutriti per servire ai suoi disegni di politica estera: particolarmente caro gli era il pensiero di realizzare stretti rapporti tra l'Inghilterra e la Svezia sposando la regina Elisabetta d'Inghilterra. Dapprincipio egli ebbe un gran successo in politica estera: nel 1561, dopo lo sfacelo dello stato dell'ordine di Livonia, la città di Reval e la maggior parte dell'Estonia gli resero omaggio. Quando, dopo aver proibito il commercio a Narva, egli volle trasferire il principale centro commerciale con la Russia a Reval, egli incorse in un conflitto con la Polonia, la Danimarca e Lubecca. Nel 1563 scoppiò la guerra (la guerra nordica dei Sette anni), che venne combattuta con grande violenza e accanimento per terra e per mare, senza che si raggiungessero risultati definitivi. Una nuova situazione venne creata soltanto con uno sconvolgimento politico in Svezia: molto sospettoso contro l'aristocrazia, Erik credette che membri di questa sventassero sistematicamente i suoi progetti e che cospirassero contro di lui. Nel 1567 vennero arrestati diversi nobili - in modo particolare della famiglia Sture - e vennero giustiziati in circostanze che non sono mai state ben chiarite. Erik stesso uccise uno dei signori. Diventava evidente, che il re non era padrone di sé. Pentito, egli mise poi in libertà suo fratello Giovanni, ma già nel 1568 riprese il suo antico sistema di governo e sposò la sua concubina Caterina Månsdotter, di basso ceto. A questo punto i suoi fratelli, i duchi Giovanni e Carlo, si misero alla testa di una ribellione. Erik fu vinto e detronizzato nel 1569 dal parlamento. Giovanni III (1569-92) salì sul trono, e il cambiamento di regno creò una nuova situazione: la guerra con la Polonia cessò immediatamante, poiché Giovanni per il suo matrimonio era strettamente imparentato con il re di Polonia. Nel 1570 a Stettino venne conchiusa la pace con la Danimarca e Lubecca, senza mutamenti territoriali; seguì però una guerra con la Russia, che terminò solo nel 1595. Il cambiamento di regno, dal punto di vista della politica interna, segnò una reazione aristocratica contro la politica di Erik: reazione che durò però solo sino al 1589. La nobiltà ricevette nuovi, importanti privilegi.

Anche nel campo ecclesiastico si ebbe una reazione. Giovanni, che era sposato con una principessa cattolica e che aveva fatto educare il figlio Sigismondo nella dottrina cattolica, era egli stesso ben disposto verso il cattolicismo. Le trattative, ch'egli ebbe col papa, non diedero però nessun risultato, giacché il papa non acconsentì alle condizioni poste da Giovanni per fare una politica cattolica - tra l'altro l'abolizione del celibato dei preti. Tuttavia Giovanni diede alla chiesa svedese una nuova liturgia (Röda boken; 1576) influenzata da quella cattolica; e le prospettive di una restaurazione cattolica in Svezia non erano insignificanti, poiché Sigismondo, il principe ereditario, che nel 1587 era stato eletto re di Polonia, era un seguace fervente del cattolicismo.

Quando nel 1592 Giovanni morì, Sigismondo (1592-1599) si trovava in Polonia. Suo zio, il duca Carlo, fervente protestante, e il consiglio di stato approfittarono dell'occasione e convocarono nel 1593 un concilio nazionale a Upsala dove venne abrogata la liturgia di re Giovanni e venne riconosciuta come simbolo della chiesa svedese la confessione di Augusta. Sigismondo, al suo ritorno in Svezia, dovette promettere di non mutare tali disposizioni. Importante era la questione del funzionamento del governo durante l'assenza del re in Polonia. Il re stesso voleva governare - per quanto era possibile - la Svezia dalla Polonia a mezzo di un reggente; il duca Carlo desiderava per sé la carica di reggente con pieni poteri reali; il programma aristocratico invece mirava a che il duca e il consiglio di stato reggessero il governo in comune. La questione non era affatto risolta quando nel 1594 Sigismondo lasciò la Svezia. Egli dimostrò chiaramente la sua opinione, allorquando creò luogotenenti nelle divese parti della Svezia e diede ad essi poteri straordinariamente grandi. Il duca Carlo e il consiglio di stato procedettero contro questi provvedimenti e nel 1595 convocarono una dieta svedese, che riconobbe il duca quale reggente per tutta la Svezia: così egli riportava vittoria anche sul consiglio di stato. Già questo rese riluttante il consiglio di stato a seguire il duca; e quando Carlo si accinse a imporre con le armi la sua autorità sui luogotenenti reali, il consiglio di stato ruppe con lui. Parecchi membri fuggirono in Polonia. Sigismondo nel 1598 sbarcò con un esercito in Svezia; fu però vinto presso Stångebro e concluse un armistizio col duca. Dopo aver abbandonata la Svezia, egli venne detronizzato nel 1599 dalla dieta; alcuni membri del consiglio di stato, capitati fra le mani del duca Carlo, furono condannati a morte nel 1600 e giustiziati (il "bagno di sangue" di Linköping). Infine nel 1604 venne definitivamente risolta la questione del governo: Carlo IX (1599-1611) rimase reggente e re; venne adottato un nuovo ordine di successione al trono.

Lo svolgersi degli avvenimenti rese inevitabile la guerra contro la Polonia. Dapprima si combatté in Livonia, dove gli Svedesi subirono nel 1605 una sconfitta presso Kirkholm; più tardi però in Russia, in quell'epoca in pieno disfacimento interno, e nei distretti di frontiera tra la Finlandia e la Russia. Un aggravamento considerevole della situazione in Svezia si ebbe nel 1611, quando scoppiò la guerra anche con la Danimarca. Nello stesso anno morì Carlo IX; salì sul trono della Svezia, non ancora diciassettenne, suo figlio Gustavo II Adolfo (1611-1632).

La posizione del giovine re era molto precaria, tanto per la politica interna quanto per quella estera. Salendo al trono egli si vide costretto a concedere al consiglio di stato e al parlamento estesi diritti politici, alla nobiltà importanti privilegi sia economici sia di altra natura, in modo particolare ampliamento dell'esenzione dalle tasse. Ma Gustavo Adolfo seppe salvare, senza grandi attriti, gli interessi della corona svedese.

Durante il suo regno l'aristocrazia svedese divenne una classe di funzionarî dello stato, contemporaneamente a ciò fu riorganizzata la vita e l'amministrazione dello stato. Questo sviluppo era vantaggioso tanto per la nobiltà quanto per lo stato. Il parlamento, prima senza regole fisse, venne organizzato con una legge del 1617. Vennero istituiti tribunali fissi per l'alta giurisdizione; creati o riorganizzati diversi uffici amministrativi centrali. I capi dei diversi uffici vennero presi fra i membri del consiglio di stato; il consiglio di stato venne così trasformato da una giunta dell'aristocrazia latifondista, che si radunava di quando in quando, in un senato permanente, composto di esperti funzionarî, con sede a Stoccolma. Il primo coadiutore del re era il capo della cancelleria del regno, il cancelliere del regno, Axel Oxenstjerna. Anche l'amministrazione locale venne riordinata. Quanto alle finanze pubbliche il re cercò di sostituire per quanto era possibile le antiche imposte dei contadini, in natura, con nuove imposte in denaro, in parte indirette. Il governo di Gustavo Adolfo fu importante anche per la vita economica: nuove città vennero create, l'industria mineraria diede maggiori redditi.

Gustavo Adolfo in politica estera seppe trovare la via che da una situazione originariamente sfavorevole condusse alla massima potenza politica della Svezia. La guerra danese venne terminata nel 1613 con la pace di Knäred, che costò alla Svezia grandi sacrifici economici, ma nessuna cessione territoriale. La guerra in Russia continuò sino nel 1617 e terminò, dopo che diversi progetti erano andati a monte: la Svezia ricevette la Carelia orientale e l'Ingria. D'importanza maggiore fu la guerra polacca, nella quale Gustavo Adolfo comandò personalmente le sue truppe sviluppando la sua tattica, caratteristica e concepita modernamente, che doveva fare di lui uno dei più grandi capitani di tutti i tempi. Dopo che Riga nel 1621 e tutta la Livonia nel 1625 furono conquistate dagli Svedesi, il campo di lotta tra il 1626-28 si trasportò nella Prussia Orientale, dove caddero nelle mani degli Svedesi diverse fortezze e Danzica fu circondata. I grandi proventi dei dazî di navigazione sulla Vistola vennero devoluti all'erario svedese. Finalmente nel 1629 venne conchiuso ad Altmark un armistizio per 6 anni: durante questo periodo la Svezia doveva ritenere la Livonia con Riga e, nella Prussia, le città di Elbing, Braunsberg, Memel e Pillau e in più l'esazione dei dazî sulla Vistola.

La guerra svedese-polacca era stata una fase del grande conflitto -tra il cattolicismo e il protestantesimo. Quando Gustavo Adolfo abbandonò il teatro della guerra polacca, egli aveva già deciso di partecipare alla guerra dei Trent'anni e di recarsi in Germania. Egli pensava che solo ivi potevano essere definitivamente assicurati il protestantesimo svedese e la sua corona. Nel 1630 egli sbarcò a Usedom, occupò la Pomerania; e nel 1631 concluse un'alleanza con la Francia, con la quale gli vennero promessi cospicui sussidî. Con la grande vittoria del 1631 vicino a Lipsia (Breitenfeld) egli divenne padrone della situazione; la Svezia era diventata di colpo una grande potenza. Gustavo Adolfo accarezzò grandi progetti durante la sua campagna trionfale verso la Germania meridionale, in modo particolare la creazione di un'alleanza tedesco-settentrionale-protestante sotto la guida della Svezia. La sua morte a Lützen nel 1632 troncò improvvisamente questi progetti.

Sul trono di Svezia gli successe la figlia minorenne Cristina (1632-54); il suo coadiutore Axel Oxenstjerna rimase dapprima in Germania, dove cercò di compensare la Svezia della sua partecipazione alla guerra con acquisti territoriali nella Germania settentrionale, limitando così gli scopi della politica estera svedese. Diversi generali - Gustavo Horn, Giovanni Banér, Lennart Torstensson - comandarono con varia fortuna gli eserciti svedesi operanti in Germania. La sconfitta presso Nördlingen nel 1634, data la situazione politica d'allora, fu una vera catastrofe per la Svezia, che nel rinnovato armistizio di Stuhmsdorf con la Polonia dovette rinunziare alle città prussiane e con ciò ai grandi redditi della Vistola. Il prestigio delle armi svedesi venne ristabilito con le vittorie di G. Banér presso Dittstock nel 1636, a Chemnitz nel 1639; quando nel 1643 la Danimarca assunse un'attitudie minacciosa, Lennart Torstensson si diresse dal teatro di guerra tedesco nello Jütland; i Danesi furono vinti e nella pace di Brömsebro del 1645 dovettero rinunziare a Jämtland e Härjedalen (nella Svezia settentrionale), Gotland, Ösel e Halland. Nella pace di Vestfalia del 1648 la Svezia ottenne finalmente una gran parte della Pomerania con Stettino, Wismar e, sul Mare del Nord, i vescovati di Brema e di Verden.

Un consiglio aristocratico - una giunta del consiglio di stato - sotto la guida di Axel Oxenstjerna aveva retto il governo durante la minorità della regina Cristina (sino al 1644), giusta un regolamento del 1634. Questo regolamento, ideato solo per la minorità della regina, acquistò grande importanza per l'ulteriore storia costituzionale della Svezia, giacché dal partito aristocratico venne considerato legge fondamentale, impegnativa anche per un re maggiorenne. Il collegio governativo condusse intanto una politica interna sulle stesse basi di Gustavo Adolfo; per poter finanziare la guerra, il governo fece vendere i beni pubblici che erano gestiti da coloni che pagavano un censo fisso. Gli acquirenti appartenevano per la maggior parte all'aristocrazia, le cui proprietà venivano così ingrandite e trasformate in parte in latifondi. Questo sviluppo ebbe il suo momento culminante, quando, dopo la conclusione della pace, gli ufficiali che tornavano in patria ebbero dalla corona dei poderi quale compenso per il servizio prestato. Siccome non era possibile distinguere precisamente i fittavoli dei beni della corona dai contadini contribuenti, che erano proprietarî delle loro fattorie (beni allodiali), spesso successe che anche i redditi che la corona traeva dai contadini indipendenti passassero sia per acquisto sia per donazione nelle mani dell'aristocrazia. E così la condizione di libertà del contadino svedese fu minacciata da un grave pericolo. Questo fatto e la difficile situazione finanziaria dopo la guerra, indussero i bassi ceti, al parlamento del 1650, a pretendere dalla regina una riduzione dei beni della corona, che erano passati nelle mani della nobiltà. La regina approfittò di siffatti attriti tra le diverse classi per ottenere l'elezione di suo cugino Carlo Gustavo della casa dei Wittelsbach, a suo successore al trono. Riuscita nel suo intento, essa lasciò cadere il progetto di riduzione. Quando Cristina, che aveva nutrito già presto simpatie cattoliche, ebbe abdicato nel 1654 e Carlo X Gustavo (1654-60) fu salito al trono, nel 1655 venne decretata una moderata riduzione dei beni della corona.

La guerra con la Polonia, scoppiata poco dopo, fece passare in secondo piano le questioni di politica interna. Nel 1655 Carlo Gustavo invase la Polonia, conquistò Varsavia e Cracovia e fu ben presto padrone del paese. L'elettore Federico Guglielmo di Brandeburgo ricevette quale feudo, dal re di Svezia, la Prussia Orientale. Frattanto il popolo polacco si ribellava dappertutto, i Russi invadevano la Livonia e nel 1657 infine la Danimarca dichiarava la guerra. Dal teatro di guerra polacco Carlo Gustavo si diresse a marce forzate nello Jütland, dove la sua situazione era molto critica, giacché i nemici lo inseguivano dal sud. Nonostante il freddo terribile (gli stretti tra le isole danesi, i Belt, erano ghiacciati) il re ebbe fede nella sua fortuna e marciò con il suo esercito dapprima verso Fyen e di lì verso il Seeland. Il regno danese fu minacciato nella sua esistenza e dovette comprare la pace a Roskilde nel 1658, con grandi perdite territoriali: la Svezia ricevette la Scania, Blekinge, Bornholm e una parte della Norvegia. Ma Carlo Gustavo, già nello stesso anno, violò nuovamente la pace e cercò di conquistare Copenaghen per ridurre la Danimarca a una provincia svedese. Il momento propizio era però passato; un assalto su Copenaghen venne respinto nel 1659 e l'esercito svedese a Fyen dovette capitolare. In questa situazione nel 1660 morì improvvisamente Carlo Gustavo; e siccome il figlio e successore di lui Carlo XI (1660-97) era minorenne, il governo venne di nuovo assunto da un collegio aristocratico. Fu conchiusa la pace con i nemici: nel 1660 a Copenaghen con la Danimarca, che dei territorî ceduti nel 1658 non riebbe che Bornholm e il territorio norvegese. Nel seno del collegio di governo regnavano diverse opinioni. Il gruppo vittorioso, il cui capo era M.G. De La Gardie, nel 1672 riuscì a concludere un'alleanza con la Francia. Per conseguenza nel 1674 la Svezia dovette cominciare la guerra contro il Brandeburgo. Ma la sconfitta svedese presso Fehrbellin indusse la Danimarca a intraprendere una guerra contro la Svezia. La flotta danese sconfisse nel 1676 quella svedese e un esercito danese sbarcò a Schonen. È vero che gli Svedesi vinsero i Danesi in diverse battaglie, tra l'altro presso Lund nel 1676, ma non riuscirono a cacciarli fuori del paese. Nella pace del 1679 Schonen rimase svedese; ma al Brandeburgo la Svezia dovette cedere alcune zone nella Pomerania.

Sin dall'epoca di Gustavo II Adolfo lo sviluppo politico interno aveva condotto l'alta nobiltà al predominio economico e politico. I suoi membri possedevano vasti fondi nelle campagne e gli antichi locatori dei beni della corona erano ormai per la maggior parte - ugualmente a più d'un contadino, precedentemente proprietario - censuarî all'aristocrazia. Il più importante organo svedese, il consiglio di stato, era interamente controllato dall'alta nobiltà e le cariche principali degli uffici amministrativi erano nelle loro mani. I redditi pubblici erano terribilmente diminuiti a causa delle alienazioni dei beni della corona.

Ma il predominio dell'alta nobiltà aveva dato origine fra la piccola nobiltà, che constava di ufficiali e di funzionarî inferiori, a una opposizione diretta da Johan Gyllenstierna. Le classi non nobili erano pronte, come nel 1650, a intervenire contro l'aristocrazia. A queste forze si univa il re, sia per migliorare le finanze pubbliche scosse, sia per accrescere il potere della corona, anzi per riorganizzare radicalmente la società svedese. Una nuova riduzione dei beni venne decisa dal parlamento nel 1680. Più tardi questa venne estesa ed eseguita con molto ardore, perfino con rigore. Il risultato generale della riduzione fu che quasi tutti quei beni che durante il sec. XVII erano capitati nelle mani della nobiltà per donazione e acquisto, ritornarono alla corona. I fondi così guadagnati costituirono la base del sistema finanziario, creato da Carlo XI: diversi poderi vennero assegnati ai militari e funzionarî quale compenso; certi redditi fissi dello stato vennero destinati a determinati scopi e dovevano in avvenire coprire sempre le stesse spese. Il re ricostruì su questa base l'esercito e creò anche una flotta notevole. Contemporaneamente il re ebbe la facoltà di emanare leggi di motu proprio e un certo diritto di decretare imposte; egli venne riconosciuto dal parlamento come re assoluto. Il consiglio di stato, trasformato in un "consiglio reale", perdette la sua antica importanza; gli uffici amministrativi vennero riordinati, di modo che la potenza del re e dei suoi coadiutori personali s'accrebbe a spese dei capi aristocratici degli uffici.

Le riforme di Carlo XI significarono uno sconvolgimento sociale di grandi dimensioni. L'aristocrazia fu rovinata e perse la sua influenza politica. Fu creata una burocrazia rigidamente organizzata, governata dal re; politicamente, classe dirigente divenne la piccola nobiltà, i cui membri nell'avvenire occuparono le cariche. Il lato debole del sistema stava nell'organizzazione delle finanze pubbliche, che erano adatte solo a tempi di pace e che non prendevano in considerazione le necessità finanziarie della corona. Ciò diventò evidente, quando durante il regno di Carlo XII (1697-1718) scoppiò "la grande guerra nordica".

La Danimarca, la Russia e la Polonia conclusero una coalizione diretta contro la Svezia, e nel 1700 scoppiò la guerra. Carlo si diresse prima contro la Danimarca e la costrinse alla pace di Traventhal, poi si rivolse contro i Russi che sconfisse nel 1700 presso Narva. Il terzo nemico, Augusto di Sassonia-Polonia, fu battuto nel 1701 sulle rive della Dvina e dopo altre operazioni militari costretto nel 1706 a deporre la sua corona polacca. Il nuovo re, Stanislao Leszczyński, nominato da Carlo, doveva condurre i Polacchi, uniti in alleanza con gli Svedesi, contro la Russia. Nel 1708 Carlo XII iniziò la sua grande campagna contro Mosca, con lo scopo di battere definitivamente Pietro il Grande di Russia, che aveva conquistato le provincie svedesi del mare Baltico. Ma l'impresa fu disgraziata. Carlo dovette recarsi in Ucraina e qui fu battuto presso Poltava nel 1709; egli stesso fu ferito e si rifugiò in Turchia, il suo esercito capitolò presso Perevolost′. In Turchia Carlo persuase per due volte il sultano ad una guerra contro la Russia, ma non ottenne un successo definitivo. La Svezia si trovò di fronte a nuovi nemici: Augusto venne di nuovo riconosciuto re in Polonia e rinnovò la guerra; i Danesi violarono la pace e cercarono di riconquistare la Scania, ma vennero sconfitti presso Hälsingborg nel 1710 da Magnus Stenbock. Quando questi passò in Germania nel 1712 vinse sì i Danesi presso Gadebusch, ma dovette capitolare con il suo esercito nel 1713 a Tönning.

Con la conquista russa della Finlandia la situazione peggiorò. Voci dell'opposizione si fecero sentire in Svezia nel 1713 nel parlamento. Nel 1714 il re si recò nella Pomerania svedese; e nel 1715 - dopo che anche questa era andata persa e dopo che il Brandeburgo e il Hannover s'erano associati ai nemici della Svezia - tornò in Svezia. Carlo, che aveva trovato un coadiutore energico in G. H. v. Görtz, ministro del Holstein a Stoccolma, seppe tendere tutte le forze della Svezia per nuove fatiche, nonostante le sventure. L'amministrazione fu organizzata ancora più rigidamente, la vita economica sottoposta severamente allo stato, vennero aumentate le imposte. Il re riuscì a radunare un nuovo esercito, con cui iniziò operazioni militari contro la Norvegia, mentre il Görtz conduceva trattative di pace con la Russia. In quest'occasione aveva cominciato ad acquistare importanza sia per la politica interna sia per quella estera la questione della successione al trono, essendo Carlo XII celibe v'erano due pretendenti: la sorella minore del re, Ulrica Eleonora, che era sposata col principe Federico d'Assia, e il figlio d'una sorella maggiore, già defunta, il duca Carlo Federico di Holstein. Mentre il partito di Assia desiderava la pace con gli stati occidentali, il partito di Holstein voleva effettuare la pace con la Russia. Pareva che il re volesse esaudire i desiderî del partito di Holstein; ma nel 1718 egli venne ucciso da una fucilata alle porte di Fredrikshald in Norvegia. Quando la notizia della morte del re giunse a Stoccolma, Ulrica Eleonora (1718-20) si fece rendere omaggio dal consiglio quale regina per diritto di eredità e assunse il governo. Il parlamento, che si riunì nel 1719 a Stoccolma, si ricusò di riconoscerla regina per diritto di eredità e la elesse regina solo dietro promessa di regnare secondo una costituzione, approvata dal parlamento. Ulrica Eleonora abdicò nel 1720 in favore del marito Federico I (1720-51).

Dopo la morte di Carlo furono rotte le trattative con la Russia, e conchiusa la pace nel 1719 col Hannover, nel 1720 con il Brandeburgo e la Danimarca. Il Hannover ottenne Brema e Verden, il Brandeburgo la parte più importante della Pomerania svedese. L'Inghilterra promise di aiutare la Svezia contro la Russia; ma, quando quest'aiuto si dimostrò inconsistente, nella pace di Nystad del 1721 la Svezia dovette rinunziare alle Provincie baltiche, all'Ingermanland, dove era già stata costruita Pietroburgo, e alla Carelia del sud-est a favore della Russia. L'epoca della grande potenza svedese era finita.

Non meno importanti furono le conseguenze in politica interna. Il Gortz venne giustiziato, le innovazioni di Carlo XII furono abolite, venne ridotto il potere regio, il consiglio di stato diventò di nuovo il centro del governo. Tutte le questioni politiche dovevano essere decise dal voto del consiglio di stato, dove il re aveva due voti: forte ed effettiva limitazione, questa, della sua autorità. Ma il consiglio di stato stesso dipendeva dal parlamento, che era padroneggiato dalla nobiltà degli uffici: questa aveva una grande influenza nella nomina dei senatori e poteva anche destituirli. Così durante il sec. XVIII nella Svezia si sviluppa un perfetto parlamentarismo, indipendente ma parallelo a quello inglese. Quanto più progrediva la cosiddetta "epoca liberale", tanto più risaltava il predominio del parlamento.

Durante i due primi decennî della nuova costituzione il presidente della cancelleria Arvid Horn fu l'uomo di stato predominante della Svezia; egli condusse una palese politica moderata, sia all'interno sia all'estero. Presto furono risanate le piaghe della guerra; la politica economica venne condotta con moderato spirito mercantilistico. Il Horn cercò di proteggere la Svezia dalla Russia, che da quell'epoca era considerata il nemico capitale della Svezia, aderendo all'alleanza col Hannover. Ma incontrò una violenta opposizione; tra il 1720-30 egli fu combattuto dal cosiddetto "partito di Holstein"; tra il 1730-40 venne organizzato il partito dei cosiddetti "cappelli" (svedese hattar), che si pronunziava in favore d'una politica estera attiva contro la Russia e di una più energica politica economica in senso mercantilistico. Nel 1738 il Horn abbandonò l'ufficio di presidente della cancelleria, 6 membri del consiglio di stato furono destituiti e al loro posto vennero nominati aderenti al partito dei hattar. Già nel 1741 venne dichiarata guerra alla Russia; la guerra, preparata e condotta male, finì con una sconfitta. Nella pace del 1743 la Svezia dovette però solo cedere una piccola parte della Finlandia, giacché nel 1742 era stato eletto successore al trono svedese Adolfo Federico di Holstein-Gottorp, un favorito dell'imperatrice di Russia Elisabetta. La posizione del partito dei hattar era stata indebolita dalla guerra; ma il partito avversario, i cosiddetti mössor ("berretti") allacciarono strette relazioni con il ministro russo a Stoccolma, che faceva una politica provocatoria e prepotente, e perdettero le simpatie popolari. I hattar rimasero al potere, anche dopo l'ascesa al trono di Adolfo Federico (1750-71). Questi tentò invano di acerescere la potenza reale. Quando egli si rifiutò di firmare decreti del consiglio di stato, si adoperò un timbro col suo nome. Un tentativo per un colpo di stato nel 1756 (da parte del nuovo partito di corte) fallì completamente. In politica estera i hattar provocarono la conclusione di una stretta alleanza con la Francia. Nel campo economico, ove si operava con grande alacrità, col protezionismo, con sovvenzioni pubbliche e prestiti di stato, si riuscì a creare un'industria fiorente. Ma quando divenne evidente che la prosperità era stata provocata artificialmente, la fine del potere dei hattar fu segnata; tanto più, che essi condussero la Svezia, quale alleata della Francia, a prendere parte alla guerra dei Sette anni contro la Prussia (1757-62), tanto ingloriosa e infruttuosa quanto dispendiosa. Nel 1765 prese il potere il partito dei mössor che ne approfittò per fare una politica estera filorussa e per adottare provvedimenti finanziarî, che aggravarono la crisi economica. Intromessosi il re, fu convocato un parlamento, nel quale venne fatto cadere il governo dei mössor; ripresero nuovamente il potere i hattars; ma i privilegi del re non vennero accresciuti.

La questione costituzionale svedese era ormai diventata un problema internazionale; mentre la Russia, la Prussia e la Danimarca convenivano di non tollerare nessun mntamento della costituzione svedese, la Francia toglieva la sua assistenza finanziaria al partito dei hattar e lavorava per rafforzare il potere del re. Gustavo III (1771-92) era sin da principio fermamente deciso ad aumentare la sua potenza, e con ciò - com'egli credeva - a salvare la Svezia da una situazione simile a quella della Polonia. Fallito il suo tentativo di riconciliare i partiti, egli preparò un colpo di stato; i suoi progetti vennero favoriti dal fatto che dalle lotte dei partiti cominciavano a svilupparsi le lotte di classe, ciò che indusse numerosi nobili a seguire il re. Nel 1772 venne effettuato il colpo di stato: senza spargimento di sangue venne abolita la costituzione del 1720 e ne venne emanata una nuova, che dava al re la posizione di un monarca regnante, ma non sovrano: rappresentante dell'illuminismo, Gustavo introdusse diverse importanti riforme; la sua corte venne organizzata secondo il modello francese; la vita culturale e letteraria fiorì come non mai prima. Ma per diverse ragioni negli anni tra il 1780-90 crebbe contro il re una corrente di opposizione, in particolar modo in varî ambienti aristocratici; Gustavo credette che una guerra, con felice esito, fosse il miglior rimedio per allontanare il malcontento e attaccò la Russia nel 1788. Molti ufficiali dell'esercito che operava nella Finlandia si ammutinarono e conclusero la cosiddetta lega Anjala, che chiese la pace a Caterina di Russia e a Gustavo III la convocazione del parlamento. In varî ambienti finlandesi si lavorava per staccare la Finlandia dalla Svezia; e giunse la notizia, che anche la Danimarca preparava la guerra. Il re abbandonò immediatamente l'esercito finlandese ribellatosi, e si recò in Svezia, per organizzare la difesa del paese contro i Danesi. Contemporaneamente fu convocato il parlamento. Il re, intorno alla cui persona si adunarono le classi non nobili, padroneggiava completamente il parlamento; e questo accettò un "atto di riunione e sicurezza", che accresceva così notevolmente il potere del re, che spesso si parla di una nuova autocrazia gustaviana. Vennero anche modificati i privilegi aristocratici a favore delle classi non nobili. Poco dopo la riunione del parlamento venne totalmente sciolto l'antico consiglio di stato. La guerra con la Russia fu continuata; dopo una grande vittoria navale svedese presso Svensksund nel 1791, fu conclusa la pace, per cui fu ristabilito lo status quo ante. L'opposizione dei nobili, che nel parlamento aveva inutilmente combattuto il re, continuò ad esistere, e nel suo seno fu ordita una congiura, che tolse la vita al re nel 1792. Durante la minorità di Gustavo IV Adolfo (1792-1809) doveva reggere il governo suo zio, il duca Carlo; ma egli venne dominato dal suo favorito, G. A. Reuterholm, che allontanava i partigiani del precedente re da tutte le alte cariche. Solo nel 1800 Gustavo Adolfo assunse personalmente il governo.

Nella politica interna il suo governo è degno di essere ricordato per una grande riforma: fu deciso, che dovesse essere sciolto l'antico sistema del comune rurale e che i contadini dovessero avere i loro possedimenti costituiti di appezzamenti contigui. Nessun altro provvedimento di governo mutò così radicalmente la vita del popolo svedese; l'enorme importanza della riforma, che rese possibile un grandioso sviluppo dell'agricoltura, non apparve che più tardi.

Del resto la storia di quest'epoca è caratterizzata dalle conseguenze delle guerre della rivoluzione francese e di Napoleone. Per ragioni politico-commerciali Gustavo Adolfo ritenne necessario conservare buoni rapporti con l'Inghilterra; quando (dal 1805 in poi) non fu più possibile mantenere la neutralità, egli si schierò per conseguenza dalla parte inglese contro Napoleone, ch'egli odiava con ardore. Questa politica condusse, dopo la pace di Tilsit, alla guerra contro la Danimarca, che minacciava la Svezia dalla parte meridionale e occidentale, e contro la Russia, le cui armate entrarono in Finlandia occupando la regione nel 1809. Ma poiché era opinione generale fra gli ufficiali e i funzionarî, in parte influenzati da idee della rivoluzione francese e da antichi ideali dall'epoca della libertà svedese, che la colpa delle sventure fosse solo del re, il comandante dell'esercito occidentale svedese, G. Adlersparre, si rivoltò e cominciò a marciare su Stoccolma. Gustavo Adolfo volle recarsi presso l'esercito meridionale a Schonen; ma fu arrestato da alcuni ufficiali a Stoccolma. Convocato un parlamento, Gustavo Adolfo fu detronizzato, e venne eletto re suo zio, Carlo XIII (1809-18). Fu approvata una nuova costituzione, molto influenzata dalla dottrina sulla divisione dei poteri di Montesquieu. Ma le condizioni di pace vantaggiose, su cui avevano confidato gli uomini della rivoluzione, non si potevano ottenere. Nella pace di Fredrikshamn del 1809 la Svezia dovette cedere alla Russia la Finlandia con Aland e una porzione della Svezia settentrionale; nella pace con la Francia del 1810 essa dovette impegnarsi ad aderire al blocco continentale. Durante lo stesso anno il maresciallo francese J.-L.-B. Bernadotte venne eletto erede della corona, dopo la morte improvvisa di Carlo Augusto di Augustenborg, eletto nel 1809. Bernadotte, che adottò il nome di Carlo Giovanni, diventò subito il capo della politica svedese e si conquistò anche l'alta aristocrazia svedese, che sul principio nutriva simpatie per il figlio del re detronizzato, il principe Gustavo Vasa. Ben presto fu di nuovo necessario decidersi riguardo alla Francia: nel 1813 truppe svedesi combatterono in Germania contro Napoleone. Dopo la battaglia di Lipsia, Carlo Giovanni, a cui dalle grandi potenze era stata promessa la Norvegia, si diresse contro la Danimarca, che nel 1814 cedette formalmente la Norvegia alla Svezia. Alla notizia di ciò la Norvegia si dichiarò regno indipendente, ma dopo che ebbero fatto irruzione nel paese truppe svedesi, conchiuse nel 1814 con la Svezia la cosiddetta convenzione di Moss: la Norvegia fu riconosciuta regno indipendente, ma entrò in un'unione con la Svezia. La situazione così creata non venne modificata dal congresso di Vienna.

Il periodo dal 1815 al 1830 fu tranquillo. Carlo XIV (1818-44) mantenne in politica estera le relazioni d'amicizia con l'imperatore di Russia, ch'egli aveva già allacciate nel 1812; un'opposizione, diretta contro il suo sistema di governo autoritario, si fece bensì avvertire subito, ma acquistò maggior importanza solo nel 1830-40, particolarmente verso la fine del decennio, quando una crisi generale scosse la vita economica e ridusse l'ormai importante esportazione di ferro svedese. L'opposizione esigeva tra l'altro l'abolizione della legislazione economica proibitiva sino allora vigente e una riforma costituzionale, che doveva creare in luogo degli stati generali del regno di tipo medievale una rappresentanza popolare, eletta secondo principî liberali. Nel parlamento del 1840-41 predominò l'opposizione, senza però effettuare nessuna riforma positiva più importante. Così la burrasca si calmò e quando Oscar I (1844-59) salì al trono, i rapporti tra il popolo e il re erano di nuovo ottimi. La legislazione economica venne diretta con spirito liberale, secondo il principio della libertà di approvvigionamento. Il movimento scandinavo, che ebbe in particolare molti aderenti tra gli studenti e che annunciava l'unità del Nord scandinavo venne favorito dal re. Quando nel 1848 la Danimarca venne attaccata dalla Germania, truppe svedesi e norvegesi vennero distaccate a Fyen, per impedire ai Tedeschi di passare sulle isole danesi. Ma gli sforzi di Oscar di concludere un'alleanza con la Danimarca, allo scopo di far entrare la Danimarca nell'Unione svedese-norvegese, fallirono. Quando nel 1864 sotto Carlo XV (1859-72) che reggeva il governo già dal 1857, scoppiò di nuovo la guerra tra la Danimarca e la Germania, il re volle intromettersi, e così anche gran parte del popolo; ma egli dovette rassegnarsi di fronte all'opposizione ostinata dei ministri responsabili. Infatti, l'esercito svedese non era in grado di entrare in guerra (da allora s'accrebbero le cure per l'esercito). La politica interna veniva diretta con lo stesso spirito liberale dei tempi di Oscar I; la conseguenza più importante ne fu la riforma parlamentare nel 1866 - opera del ministro della giustizia L. De Geer. Fu creato un parlamento con due camere; la prima camera doveva essere eletta da corporazioni comunali, che da parte loro venivano elette secondo un sistema basato sul censo; anche il diritto di eleggere la seconda camera era in correlazione con determinate condizioni economiche.

Nel nuovo parlamento i contadini predominarono completamente nella seconda camera e si unirono in un partito dei contadini, che mirava ad abolire l'antica imposta fondiaria, basata sulla proprietà terriera, e l'organizzazione dell'esercito permanente, che gravava soltanto sui contadini. Ma esso non era un partito nel senso parlamentare; voleva sì controllare la burocrazia e padroneggiare minuziosamente le finanze pubbliche, ma non aveva nessuna intenzione di assumere il potere. Quando nel 1880 il titolare della carica di ministro di stato, L. De Geer, diede le sue dimissioni - questa carica era stata creata nel 1876 durante il regno di Oscar II (1872-1907) - perché il partito dei contadini aveva respinto le sue proposte per un nuovo ordinamento dell'esercito, divenne ministro di stato uno dei capi dei contadini, A. Posse; ma anche le sue proposte vennero respinte, con la cooperazione dei suoi stessi partigiani. Così il ministero di stato passò ad uomini, che erano anzitutto i funzionarî del re: C. J. Thyselius (1883-1884), O. B. Themptander (1884-88), G. Bildt (1888-89), G. Åkerhielm (1889-91). Ma a partire dal 1880-90 subentrò una nuova situazione politica. Il periodo di prosperità economica del decennio precedente venne seguito da una crisi; l'emigrazione s'accrebbe al massimo (durante certi anni più di 50.000 persone emigrarono in America); l'agitazione socialdemocratica fra gli operai cominciò; le voci che chiedevano una riforma elettorale diventarono sempre più forti e numerose. Finalmente scoppiò una violenta agitazione contro il sistema del libero scambio, seguito sino allora, e a favore di un sistema di dazî protettivi. Il partito dei contadini si divise in due parti: l'antico, composto di partigiani del libero scambio, e il nuovo partito dei contadini protezionisti. Nel 1888 i protezionisti raggiunsero la maggioranza e fu introdotto un sistema di dazî protettivi per l'economia rurale svedese. Uno dei capi protezionisti, E. G. Boström, diventò ministro di stato (1891-1900); egli riuscì nel 1892 a risolvere le controversie pendenti nel modo seguente: l'imposta fondiaria doveva essere abolita gradualmente; si doveva procedere immediatamente a una nuova organizzazione dell'esercito, molto perfezionata nel 1901 sotto il ministro F. W. von Otter (1900-02). Risolte queste antiche questioni, nel periodo 1890-1900 si giunse alla formazione di veri e proprî partiti politici, nel senso moderno della parola. I gruppi dei contadini si riunirono nel 1895 in un "partito dei contadini", che si sviluppò con tendenze di destra. Fin da quello stesso anno vi era nella seconda camera un "partito popolare" borghese, radicale, che si unì nel 1900 con altri gruppi di sinistra nel "partito liberale"; infine, nel 1897, il primo socialista Hj. Branting sedette nel parlamento svedese.

Nel primo decennio del sec. XX la politica svedese si concentrò sulle questioni del diritto elettorale e dell'unione. Per risolvere la prima, diventò nuovamente ministro di stato il Boström (1902-1905); le sue proposte vennero però respinte dal partito liberale ed egli diede le dimissioni. Il governo era così privo del suo capo e aveva sotto il nuovo ministro di stato, J. Ramstedt, il carattere di un ministero di transizione, quando il parlamento norvegese nel 1905 dichiarava scaduta l'unione con la Svezia (v. norvegia oscar ii). In questa situazione il parlamento prese l'iniziativa, chiedendo una politica svedese più energica di quella del governo. In poco tempo venne formato un ministero di coalizione parlamentare sotto il capo del partito conservatore di maggioranza della prima camera, C. Lundeberg, che condusse la questione dell'unione a una soluzione accettabile per la Svezia. Poco dopo il ministero cadde e il capo del partito liberale K. Staaff diventò ministro di stato per risolvere la questione, ancora pendente, del diritto elettorale; la sua proposta fu respinta dalla prima camera, il re si rifiutò di acconsentire allo scioglimento della seconda camera, proposto da Staaff - ciò che accentuava l'uguale autorità delle due camere nella vita costituzionale della Svezia. Fu formato un ministero conservatore sotto A. Lindman (1906-11), a cui riuscì finalmente di risolvere temporaneamente il problema costituzionale: la prima camera fu democratizzata, e il diritto elettorale per la seconda camera divenne generale (maschile); tutte le elezioni vennero organizzate secondo il principio della rappresentanza proporzionale. Da allora le questioni sociali poste in prima linea dai socialisti hanno avuto una parte sempre più importante; ma il movimento operaio - dopo un infelice sciopero generale nel 1909 - segnò un regresso. Quando nel 1911 il partito di destra (partito dei contadini e della borghesia), sorto per l'unione del partito dei contadini e di un partito nazionale del progresso, perse molti seggi in parlamento, K. Staaff diventò nuovamente ministro di stato. La situazione minacciosa all'estero rese necessario un rafforzamento dell'esercito e il movimento nazionale nella Svezia crebbe sempre di più: con una sottoscrizione volontaria furono messi a disposizione del governo i mezzi occorrenti per la costruzione di una moderna corazzata; il ministro di stato, che prima aveva raccomandato una riduzione delle spese militari, cambiò parere, pur non volendo subito prolungare la durata del servizio militare. Davanti a una dimostrazione in massa di contadini il re Gustavo V (eletto nel 1907) dichiarò, nel febbraio 1914, che egli non condivideva l'opinione del ministro di stato: con ciò scoppiava un conflitto costituzionale. Lo Staaff diede le dimissioni e un ministero moderato-conservatore venne formato da Hj. Hammarskjöld, che sciolse la seconda camera.

Le nuove elezioni rafforzarono considerevolmente il partito di destra, ma non gli diedero la maggioranza assoluta. Scoppiò la guerra mondiale, la proposta reale per una riorganizzazione dell'esercito fu accettata dal parlamento; il ministero, che proclamò la neutralità della Svezia, rimase al suo posto. Su iniziativa di Gustavo V i tre re nordici s'incontrarono a Malmö, dove fu deciso che i tre regni in politica estera avrebbero lavorato di comune accordo. Tutti i partiti svedesi aderirono alla politica di neutralità; solo un gruppo, numericamente insignificante, lavorò, in modo particolare nel 1915, per l'entrata della Svezia nella guerra mondiale a fianco della Germania. I membri del partito di destra simpatizzavano per lo più con la Germania; quelli dei partiti di sinistra per lo più con l'Intesa. Resosi difficile l'approvvigionamento del popolo, i partiti di sinistra vollero una politica più conciliativa di fronte all'Inghilterra e tempestarono violentemente contro il ministro di stato Hammarskjöld. Questi nel 1917 diede le dimissioni, e venne formato un governo di destra sotto C. Swartz.

Ma quando nello stesso anno le elezioni al parlamento si conclusero a favore dei partiti di sinistra - due gruppi di contadini, poi uniti nel 1921 nella "lega dei contadini", e un partito di sinistra socialista, da cui si formò poi nel 1921 il partito comunista svedese, apparvero per la prima volta in queste elezioni - venne formato un governo liberale-socialista con a capo il liberale N. Edén. Venne subito conclusa una convenzione con l'Inghilterra. Dopo che la Finlandia si fu staccata dalla Russia, la Svezia fu la prima potenza a riconoscere l'indipendenza del nuovo stato; scoppiate agitazioni nella Finlandia, in cui i socialisti erano appoggiati dai comunisti russi, una numerosa "brigata" volontaria svedese prese parte alla guerra per la libertà finlandese; una diffusa corrente di opinione pubblica svedese chiese perfino che il governo "bianco", riconosciuto dalla Svezia, venisse soccorso militarmente. Ma i socialisti del governo svedese impedirono che venisse accolta una richiesta da parte del governo "bianco", di ottenere materiale bellico dagli arsenali svedesi. Solo nelle isole Åland, la cui popolazione prettamente svedese desiderava l'annessione alla Svezia, vennero inviate truppe svedesi, che trattando con i Russi e con i "bianchi" finlandesi riuscirono a pacificare le isole. Questa politica del governo Edén e la questione delle isole Åland, che venne risolta dalla Società delle nazioni (dove la Svezia era entrata nel 1920) a favore della Finlandia, provocò una certa tensione tra la Svezia e la Finlandia, tensione ormai completamente superata.

Per lo sviluppo costituzionale della Svezia fu di grande importanza lo sconvolgimento del 1918 nell'Europa centrale; la prima camera fu completamente democratizzata e fu anche accordato il diritto elettorale alle donne. Sin dal 1919 anche nella prima camera padroneggiarono i partiti di sinistra. Un primo risultato delle nuove condizioni politiche fu l'introduzione, nel 1920, della giornata lavorativa di 8 ore.

Il periodo dal 1920 al '30, superata la crisi del dopoguerra, fu un periodo di grande prosperità materiale per la Svezia. L'esercito nel 1925 venne nuovamente ridotto, la legislazione sociale per il benessere pubblico fu oltremodo perfezionata; una proposta, per introdurre il proibizionismo in fatto di bevande alcooliche, fu respinta nel 1922 a mezzo di un referendum popolare. Nessuno dei partiti ebbe una maggioranza assoluta nel parlamento e perciò la Svezia fu governata o da ministeri amministrativi apolitici (L. De Geer, 1920-21, O. von Sydow, 1921) o da ministeri di minoranza. Fra questi i governi di Hj. Branting, 1920, 1921-23, 1924-25, e di R. Sandler, 1925-26, furono socialisti; i governi di K. Ekman, 1926-28, 1930-32, e di F. Hamrin, 1932, borghesi di sinistra, e conservatori i governi di E. Trygger, 1923-24, e di A. Lindman, 1928-1930. Ma nonostante il succedersi dei ministeri, la politica generale venne decretata dalla sinistra borghese, che decideva fra il partito socialista da una parte e la destra e la lega, sempre più forte, dei contadini dall'altra. Ma questo partito borghese di sinistra. che in seguito è rimasto diviso in due gruppi e che si è orientato verso la destra, si è progressivamente indebolito (v. sotto).

Verso il 1930 la Svezia fu funestata da una grande crisi agraria; nel 1931 si fece fortemente sentire la crisi economica generale. Al suicidio del grande finanziere Ivar Kreuger, notissimo in tutto il mondo e che risultò poi essere un truffatore, seguì una catastrofe finanziaria: essa non ebbe conseguenze così gravi come si sarebbe potuto temere, ma produsse profonda impressione sul popolo e influenzò anche gli avvenimenti politici, quando si seppe che il capo del partito borghese di sinistra, il ministro di stato K. Ekman, aveva ricevuto forti somme dal Kreuger per il suo partito. Per i partiti borghesi la situazione al momento delle elezioni al parlamento del 1932 era perciò molto scossa e i socialisti ne trassero profitto; ma a loro e ai gruppi comunisti mancarono alcuni seggi per avere la maggioranza assoluta nella seconda camera. Il nuovo ministero socialista, che venne formato sotto la direzione di P. A. Hansson, fu dunque costretto a rivolgersi al gruppo borghese per averne l'appoggio. La situazione venne risolta inaspettatamente nel modo seguente: i socialisti e la lega dei contadini si miserri d'accordo nel 1933 su di un programma, che mirava a sovvenire l'agricoltura con diversi provvedimenti e a combattere la disoccupazione con grandi lavori pubblici.

L'epoca dopo il 1932 è in genere caratterizzata nel campo della politica interna da diverse innovazioni, anzi, forse perfino da un certo fermento, sedato tuttavia dalla nuova situazione generale economica. Nuovi uomini hanno fatto la loro comparsa. L'antico capo del partito di destra, A. Lindman, diede nel 1925 le sue dimissioni; al suo posto venne G. Bagge. I partiti borghesi di sinistra s'unirono nel 1934 nel "partito popolare", che è condotto nella seconda camera da G. Andersson e che fa una spiccata politica antisocialista. La lega dei contadini ebbe nel 1933 in A. Persson il nuovo capo, che iniziò la collaborazione con il partito socialista. Il movimento giovanile nazionale, che prima aveva favoreggiato il partito di destra, ruppe con questo partito, e formò una "lega nazionale", con a capo E. Lindholm, nuova organizzazione elettorale con un gruppo parlamentare proprio. Il movimento, che combatte la divisione della nazione in "partiti borghesi" e "partiti operai", non si può classificare nella solita scala politica; viene però qualificato dai suoi avversarî come semi-fascista. Alcuni membri dell'ala sinistra dei socialisti si sono uniti nel 1933 con un partito comunista, indipendente da Mosca, nel partito socialista (capo K. Kihlbom); infine il partito comunista, che aderisce al Komintern, ha due rappresentanti in parlamento.

L'aggravamento della situazione generale in Europa ha rimesso sul tappeto anche la questione del rafforzamento dell'esercito svedese; le proposte del governo in questa questione furono respinte nel 1936 come insufficienti dal parlamento, che accettò invece una proposta del partito popolare e della lega dei contadini, secondo la quale sono stati rinforzati e riorganizzati l'esercito e l'arma aerea. Contemporaneamente il governo socialista, in seguito a diverse sconfitte in parlamento, diede le dimissioni. Il capo della lega dei contadini, A. Persson, formò il nuovo governo, nel quale sono entrati molti funzionarî. Nuove elezioni per le seconde camere hanno avuto luogo nel settembre 1936. Hanno vinto i socialdemocratici che hanno costituito, con l'appoggio degli agrarî, il ministero Hansson.

Fonti: Raccolte generali: Scriptores rerum suecicarum medii aevi, voll. 3, 1818-76; Svenkt Diplomatarium, voll. 10, 1829 segg.; Handlingar rörande Skandinaviens historia, voll. 41, 1816-45; Handlingar rörande Sveriges historia, 1878 segg.; Sveriges ridderskaps och adels riksdagsprotokoll, 1855 segg.; Sveriges traktater med främmande makter, 1873 segg.; Svenska riksdagsakter, 1887 segg.

Bibl.: E. Hildebrand, Sveriges historia intill tjugonde seklet, voll. 10, 1903-1910; id., Sveriges historia till våra dagar, voll. 14, 1923-29; Carlson, Sveriges historia under konungarne af pfalziska huset, voll. 8, 1855-1910; Grimberg, Svenska folkets underbara öden, voll. 9, 1913-24; Fryxell, Berättelser ur svenska historien, voll. 46, 1823-1879. Su singoli periodi, cfr. Paul, Lübeck und die Wasa im 16. Jahrh., 1920; Holmquist, Die schwedische Reformation, 1925; Malmström, Sveriges politiska historia från Karl XII död till 1772, voll. 6, 1893-1901; Svederus, Schwedens Politik und Kriege, 1807-15, voll. 2, 1866.

Lingua.

La lingua svedese appartiene al ramo germanico della famiglia linguistica indoeuropea e, con le lingue di Danimarca, Norvegia e Islanda forma il gruppo nordico o germanico settentrionale. Attualmente si parla svedese: nel regno di Svezia (tranne le parti settentrionali abitate da Lapponi e da Finni); in parte della Finlandia (comprese le isole Åland); in un breve tratto dell'Estonia e in alcune isole vicine; in un villaggio della Russia meridionale: Galsvänskbi (ora Gammelsvenskby), ossia Starošvedskaja sul Dnepr presso Cherson. In altri tempi lo svedese era più largamente diffuso in Finlandia, Estonia, Livonia e nelle isole prossime e dalla seconda metà del sec. IX alla prima metà del sec. XI si parlò in varie parti della Russia (a Novgorod fin verso il 1300). D'altra parte nelle provincie più meridionali dell'odierna Svezia (Scania, Blekinge e parte di Halland) si parlava svedese e in alcune zone occidentali (Bohus, Idre e Särna in Dalecarlia, Jämtland e Härjedalen) norvegese. Lo svedese presentemente è parlato da circa 6.215.000 persone in Svezia, da circa 375.000 in Finlandia (dove lo comprendono anche le persone colte di nazionalità finnica), e da circa 100.000 in Norvegia, Danimarca e altri paesi europei. Tenendo conto degli Svedesi nati in Svezia, ma residenti fuori d'Europa, che un recente computo fa ascendere a 665.000 (sopra 2 milioni di oriundi svedesi) negli Stati Uniti, a 30.000 (su 100.000 oriundi) nel Canada e a 13.000 in altri paesi, si può dire che lo svedese sia lingua materna di circa 7.400.000 persone. Se poi si tien conto, almeno in parte, dei nati all'estero da emigrati svedesi, il numero di coloro che parlano svedese supera di molto gli otto milioni.

La storia della lingua svedese abbraccia due grandi epoche - antica e moderna - che hanno per limite il momento in cui fu introdotta nel paese la riforma luterana (verso il 1527). Nell'epoca antica si sogliono distinguere tre periodi: arcaico, dalle prime manifestazioni di quei caratteri per cui lo svedese si differenziò dalle altre lingue nordiche fino al sorgere nella Svezia d'una letteratura in lingua indigena (approssimativamente dall'anno 800 al 1225); classico, in cui si svolge un'importante letteratura specialmente giuridica (circa 1225-1375); infine l'età che segna il trapasso dall'epoca antica alla moderna e perciò si dice medio-svedese (circa 1375-1525), la cui letteratura consiste principalmente in traduzioni di scritti per lo più di contenuto religioso. Tra le più antiche attestazioni della lingua svedese sono le parole introdotte nella lingua russa dagli Svedesi (Varjaghi) che fondarono la monarchia russa (862): quasi unicamente nomi personali, un centinaio, che appaiono già adattati alle esigenze della fonetica russa in documenti del sec. X (p. es., Igor dall'ant. sved. Ingwar, Rurik da Reriker, Olga da Hiælgha). Delle numerose voci svedesi penetrate in ogni tempo nella lingua finlandese non è agevole fissare la cronologia. I documenti diretti dell'antico svedese sono epigrafici e letterarî. Di tutti i paesi scandinavi la Svezia è quello che possiede il maggior numero di iscrizioni in caratteri runici (oltre 2400 se ne conoscono finora). Però quelle anteriori al sec. IX, non molte e quasi tutte brevissime, sono documenti non dello svedese ma del "nordico primitivo", allora lingua comune a tutta la Scandinavia e madre comune di tutte le lingue nordiche, la svedese compresa. D'altra parte le iscrizioni meno antiche, contemporanee o posteriori ai primi testi manoscritti, aggiungono ben poco alle cognizioni linguistiche forniteci da questi. Hanno invece grande importanza per la storia della lingua le numerose iscrizioni d'età intermedia poiché quasi soltanto da esse impariamo a conoscere lo svedese arcaico o preletterario, che appunto perciò si dice anche svedese runico. Le più antiche scritture svedesi, regie ed ecclesiastiche, venivano redatte in latino e solo occasionalmente ci conservano qualche parola in lingua del paese, per lo più nomi di luoghi e di persone. Una letteratura in lingua svedese ebbe inizio solo nel sec. XIII. I più antichi testi pervenutici sono un frammento della più antica redazione del Västgötalag, che si ritiene scritto verso il 1250, e un esemplare completo della stessa legge, steso poco dopo il 1280. Gli altri manoscritti datano dal 1300 in poi. Anche i diplomi divengono fonte importante per la storia della lingua da quando, verso la metà del sec. XIV, lo svedese comincia a sostituire in essi il latino. La documentazione dello svedese moderno comincia con la traduzione del Nuovo Testamento (1526) e con gli altri scritti di Olaus Petri (1493-1552), la cui importanza nella storia linguistica della Svezia è paragonabile a quella di Lutero nella storia linguistica della Germania. Però il più insigne monumento letterario del sec. XVI è la versione integrale della Bibbia (1541), comunemente detta Bibbia di Gustavo I. Nei secoli XVI-XVII la lingua svedese compie una rapida evoluzione, in parte velata dall'ortografia che spesso si irrigidisce in forme sorpassate. In complesso si può dire che verso il 1700 l'antico sistema flessionale è pressoché scomparso. Da quel tempo il lessico si è profondamente modificato, ma la grammatica ha subito relativamente poche innovazioni. La riforma ortografica del 1906 ha reso la scrittura più aderente alla realtà fonetica. La lingua nazionale (riksspråk), che si scrive da tutti e che usano oratori e attori, differisce grandemente, non solo nella pronunzia ma anche nella grammatica, dalla lingua adoperata nella conversazione delle persone colte (rikstalspråk). Inoltre, mentre la lingua scritta è la stessa in tutta la Svezia, la lingua parlata risente in parte, nelle provincie, l'influsso del dialetto locale.

La lingua svedese ha la struttura grammaticale caratteristica delle lingue nordiche ed è particolarmente affine al danese. Come in danese, così nel moderno svedese la declinazione è quasi scomparsa. I tre "generi", che nel pronome di 3ª persona sono ancora distinti, nel nome sono ridotti a due per la fusione del masch. e femm. nel "genere comune". Sussiste, ma non in tutti i nomi, la distinzione formale tra sing. e plur. espressa da desinenze (plur. -or, -ar, -er, -r, -n) e in parecchi nomi anche, o soltanto, da cambiamento della vocale radicale. Degli antichi casi, l'acc. e il dat. non si distinguono più dal nom., mentre il gen. (sing. e plur.) aggiunge la desinenza -s. Anche lo svedese ha la doppia forma e costruzione dell'articolo determinato propria delle lingue nordiche. L'articolo si suffigge al nome e ha le forme -en o -n nel sing. gen. com., -et o -t, nel sing. neutro, ed -en, -na, -a (nella lingua parlata: -ena o -na) nel plurale; ma se il nome è preceduto da un aggettivo, si prepone a questo l'articolo den (sing. gen. com.), det (sing. neutro), de (plur.), e nello stesso tempo, a differenza di ciò che avviene in danese, il nome conserva l'articolo suffisso. L'art. indeterminato, che non ha plurale, suona en (gen. com.), ett (neutro). Esempî: gossen "il ragazzo", huset "la casa"; en gosse "un ragazzo", ett hus "una casa"; den lilla gossen "il piccolo ragazzo" det gamla huset "la vecchia casa". Sopravvive la duplice declinazione dell'aggettivo, caratteristica delle lingue germaniche, ma gli esponenti sono ridotti nella declinazione "debole" ad -a (talora -e) per tutte le forme e nella declinazione "forte" a -t (talora -tt) nel sing. neutro ed -a nel plur. d'ambo i generi (non ha alcun segno il sing. gen. com.). Nel pronome personale esiste un "caso oggettivo" (con funzioni di acc. e dat.) distinto dal nominativo. Nel verbo lo svedese mantiene la distinzione germanica tra coniugazione "debole" (impf. formato con -te, -de o -dde e con vocale quasi sempre uguale a quella del presente) e "forte" (impf. senza suffisso e con vocale diversa da quella del presente); però una delle tre classi deboli assorbe più che l'80% di tutti i verbi svedesi. Il meccanismo della coniugazione è assai semplice. Nella lingua parlata ogni tempo ha una forma unica per tutto il paradigma; nella stile elevato il presente di tutti i verbi e l'impf. dei verbi forti hanno una forma per il sing. e due forme di plur. (l'una per la 1ª e 3ª, l'altra per la 2ª persona). Il futuro di solito si esprime per mezzo del presente; ma si può formare anche collegando il presente di komma "venire" all'infinito mediante la congiunzione att, oppure col presente di skola "dovere" seguito senz'altro dall'infinito. Assai ristretto è l'uso del congiuntivo, che del resto nei veibi deboli non si distingue più dall'indicativo. Il passivo si forma aggiungendo -s alle corrispondenti voci attive, o perifrasticamente col part. pass. e il verbo bliva "divenire" o vara "essere". Il primo tipo, che in alcuni verbi ha valore di deponente, deriva dall'antico medio-passivo formatosi per l'affissione di talune forme pronominali al verbo attivo. Lo svedese ha un accento espiratorio o dinamico in cui si possono distinguere quattro gradi (fortissimo, semiforte, lene, lenissimo), ma presenta anche differenze di tonalità per cui si distinguono due accenti musicali, acuto e grave (detti anche rispettivamente accento I e II). Anche le differenze di quantità sono sentite nello svedese.

L'esistenza di dialetti si può riconoscere già nello svedese arcaico, almeno dalla metà del sec. XI, benché l'alfabeto runico allora usato, in cui una stessa lettera può rappresentare più suoni, sia poco atto a rivelare il vero stato della lingua. Nell'età classica le differenze dialettali divengono più tangibili con l'adozione della scrittura latina; ma d'altra parte la tendenza, che presto si afferma, a creare una lingua nazionale e l'influsso esercitato dalle regioni letterariamente più produttive attenuano la documentazione dei varî dialetti. V'è un dialetto che presenta caratteri così singolari da indurre a considerarlo come una lingua a sé: il gutnio o dialetto dell'isola di Gotland, la cui storia è documentata da un'abbondante epigrafia (oltre 200 iscrizioni runiche dal sec. X al XVI) e da un certo numero di manoscritti (il più antico, un calendario del 1328 noto però soltanto da una copia del 1626, è l'unico esempio svedese accertato di scrittura runica non epigrafica). Sulla storia dei dialetti svedesi parlati nei paesi a oriente del Baltico siamo poco informati; tuttavia un codice scritto negli anni 1487-91 e molti diplomi del periodo 1420-90 rivelano alcune peculiarità dello svedese di Finlandia. I dialetti moderni sogliono classificarsi in cinque gruppi principali: Norrländska (norlandese), Sveamålen (dialetti dello Svearike), Götamålen (dialetti del Götarike, esclusa la parte più meridionale), Sydsvenska (svedese meridionale, nelle provincie già danesi di Scania, Blekinge e parte di Halland), Gotländska (isola di Gotland). I limiti territoriali dei primi tre gruppi corrispondono solo in parte a quelli delle rispettive regioni. Al secondo gruppo si ricollegano anche i dialetti svedesi di Finlandia e di Estonia. Il quarto comprende dialetti originariamente danesi, modificati per influsso svedese; perciò si dice anche "danese orientale". Il gotlandese anche nella sua forma attuale differisce notevolmente da tutti gli altri parlari svedesi.

Bibl.: Storia della lingua: J. E. Rydqvist, Svenska språkets lagar, Stoccolma 1850-83; A. Noreen, Vårt språk, Lund 1903-24 (opera monumentale, incompiuta); A. Kock, Svensk ljudhistoria, Lund 1906-29; A. Noreen, Altschwedische Grammatik, Halle 1904; id., Geschichte der nordischen Sprachen, 3ª ed., Strasburgo 1913.

Lessici: A cura dell'Accademia Svedese, Oordbok över svenska språket, Lund 1898 segg.; O. Östergren, Nysvensk ordbok, Stoccolma 1919 segg.; F. K. Söderwal, Ordbok öfver svenska medeltidsspråket, Lund 1884-1918 e Stoccolma 1926; E. Hellquist, Svensk etymologisk ordbok, Lund 1920-22; id., Det svenska ordförrådets ålder och ursprung, ivi 1929-32.

Dialetti: B. Hesselmann, Sveåmalen och de svenska dialekternas indelning, Upsala 1905; J. E. Rietz, Dialekt-lexikon, 2ª ed., Lund 1877. - Studî di dialettologia e demologici formano la collezione: Nyare bidrag till kännedom om de svenska landsmålen ock svenskt folklif, Stoccolma 1879 segg. (dal 1904: Svenska landsmål ock svenskt folkliv).

Rune: O. v. Friesen, Runorna i Sverige, 3ª ed., Upsala 1928; id., e altri, Runorna, Stoccolma 1933. - La raccolta completa delle iscrizioni runiche di Svezia esce a cura dell'Acc. Sved. delle scienze col titolo: Sveriges Runinskrifter, Stoccolma 1900 segg.

Sulla situazione dello svedese in Finlandia: E. N. Setälä, La lutte des langues en Finlande, Parigi 1920.

Etnografia e folklore.

La popolazione dei distretti boscosi e montani del centro e del nord ha, sino a tempi recenti, conquistato il suolo per l'agricoltura con mezzi primitivi, bruciando il bosco e lavorando il terreno con la zappa. Non bisogna quindi stupirsi di trovare ancora in uso arcaici aratri a chiodo, erpici fatti con rami di cespugli e rozzi strumenti per la trebbiatura, sebbene sin dal sec. XVIII le macchine agricole venissero adottate nelle contrade più progredite del sud. E ancora nella montagna gli animali da preda e da pelliccia, orsi, lupi, linci, vengono catturati con trappole, lacci e altri mezzi, generalmente adoperati solo da popoli ancora primitivi. Risponde a questo stato di cose l'abitudine di adoperare nelle cacce invernali sulla neve ripari e abiti bianchi per una specie di mascheratura o di usare zufoli di canna per la caccia agli uccelli. Importantissima è anche la pesca, per la quale vengono usati nasse, labirinti e reti. In primavera vengono consumate numerose erbe, gemme d'albero e sinanche interno di corteccia, e soltanto il pane d'avena è preparato in sottili gallette, mentre gli altri cereali sono consumati dai contadini piuttosto sotto forma di polenta. Anche nelle città si fa raramente il pane con pasta lievitata, e il pane bianco è considerato ancora, come in tempi remoti, una specie di cibo festivo. Il nutrimento è completato in modo sostanzioso dal latte e dai suoi derivati, dalla carne e dal pesce. Inoltre gli Svedesi sono molto abili nel condensare il latte e conservarlo così per mesi.

I distretti montani sono utilizzati soprattutto per l'allevamento, che fa centro a solide costruzioni in travatura, che corrispondono alle malghe alpine. Le costruzioni adibite ad abitazione, a stalle, a granai e alla conservazione dei latticinî, sono separate, ma disposte in modo da formare due cortili, uno interno, d'abitazione, e uno esterno per il bestiame. In Dalecarlia troviamo ancora un focolare aperto nel centro della cucina e un ingresso generalmente a scomparti sul tipo delle case ad atrio di vecchio stile nordico. Qui, come nelle capanne dei taglialegna, i panconi o tramezzi per letti, simili a cabine di navi, e la decorazione dei pilastri divisorî e di altri elementi con teste di cavallo e cose del genere, rivelano la persistenza di mitiche rappresentazioni proprie all'antichità nordica. In epoca più tarda gli ambienti furono decorati da artistici rivestimenti lignei e da cospicui dipinti. Alcune regioni alpestri, ad es. la Dalecarlia, si segnalarono come altri paesi alpini per una particolare arte di carattere casalingo, che diede origine a intere casate di pittori. Dall'epoca medievale si perpetua l'uso di decorare nei giorni di festa la sala con arazzi tessuti o dipinti. Quivi prospera ancora la coltura del lino, e anche la lana viene diligentemente lavorata. Conocchie finemente intagliate, scotole per il lino e tavolette riccamente decorate per rotolarvi la biancheria costituivano i consueti omaggi d'amore; i musei della Svezia ne contengono gran copia. Contrasta con questi costumi lo stato molto progredito dell'agricoltura nelle contrade meridionali. Invece di fattorie isolate, troviamo qui villaggi costituiti intorno a piazze rotonde, tipo comune nella Danimarca. Nel circondario di Stoccolma o della vecchia città regale di Upsala, sono sorti villaggi stesi lungo l'asse di una strada, sul tipo di quelli dell'Europa centrale. Il contadino vive oggi provveduto di macchine agricole, automobile, telefono e radio, come in un podere signorile e anche la casa contadinesca ha un carattere piccolo-borghese. Le varie costruzioni delle fattorie tendono qui a formare un rettangolo e quelle della Scania vengono a costituire un cortile perfettamente quadrangolare. In Scania è comune la costruzione in legno e muratura. Nella parte settentrionale gli edifici adibiti ad abitazione sono generalmente di travi, tipo di costruzione più solida e più calda.

Nelle regioni della Svezia media e settentrionale si trova comunemente un ingresso non scaldato con una camera, nel fondo, e le stanze riscaldate ai due lati. Nel sud è comune un'ampia sala, insieme cucina e stanza di soggiorno, e costruzioni particolari sono destinate agli ospiti, ai lavori della fattoria e all'abitazione. Vi sono state introdotte anche stufe in piastrelle di ceramica o di ghisa sul tipo di quelle usate nella Germania inferiore, ma ci si contenta generalmente delle Peisöfen, a foggia di camino, a cui talvolta è unito un forno per il pane. Inoltre sono in uso stanze da bagno e di essiccazione e stanze per i bagni a vapore. Le donne hanno ancora nel campo tessile una certa attività casalinga. Oltre agli arazzi, vengono tessute coperte decorate di vecchi motivi; dalle scuole monastiche fu diffuso, oltre al ricamo, anche il merletto a tombolo. Un'accorta organizzazione consentì di trasformare quest'attività in una specie di arte industriale e di svilupparla; anche l'abilità rivelata dalla gioventù maschile nella lavorazione della corteccia e del legno, nella scultura lignea vien molto curata. Si è pure riusciti, dopo aver coscienziosamente elevato e fissato il tipo delle danze popolari, delle canzoni e della musica popolare a insegnare alla gioventù svedese la musica, la danza e i giuochi di vecchio stile, con i loro antichi costumi. Buona parte dei costumi del paese vi sono mantenuti solo attraverso a questo tentativo di rinnovamento. Per stile appartengono al sec. XVIII e hanno subito molte variazioni regionali. Nelle regioni meridionali sembra che tradizioni militari abbiano influito sul taglio delle camicie maschili; più comunemente sono in uso vesti di tipo borghese, come calzoni corti in pelle chiara o scura, o in panno, con i quali vengono portati panciotti rossi e giacche corte o lunghe di panno o di lana bianca, calze e scarpe a fibbia; a fogge ormai vecchie appartengono le cuffie di panno e i berretti a punta e i grembiuli di pelle (che rammentano quelli degli artigiani) in uso in alcune contrade.

Le vesti femminili comprendono sottane a pieghe con corpetti aderenti di stoffe locali dai varî colori. I grembiuli sono in tessuto casalingo a righe o ornati di bordi ricamati. I bianchi fazzoletti da capo sono ornati di motivi geometrici arcaicizzanti (Dalecarlia, Leksand). Cuffie di panno a punta di antica foggia caratterizzano il costume festivo della fanciulla. I contadini conservano veri tesori costituiti dai monili delle nozze: cinture, corone nuziali, spille, ecc., in filigrana o a sbalzo. Nelle provincie del sud sino a poco tempo fa erano in uso camici o grembiuli bianchi di fatica di tela di lino, che perpetuavano un uso medievale.

Le grandi feste giovanili, dedicate alle danze e ai giuochi, continuano antiche tradizioni popolari: in primavera è particolarmente festeggiata all'aperto la data del 1° maggio; le altre feste, come altrove, vanno a mano a mano perdendo d'importanza. Ancora diffusi sono gli alberi di maggio, decorati di ghirlande e di nastri. Si è mantenuto anche l'uso delle frasche verdi natalizie: l'albero di natale tedesco è stato introdotto solo agli inizî del sec. XIX negli ambienti borghesi delle provincie meridionali e nella capitale. Cortei mascherati in autunno e in inverno si formano, probabilmente sull'esempio tedesco, solo nelle provincie meridionali. Con la paglia degli ultimi covoni vengono formati pupazzi aventi aspetto umano o animale e vige anche l'antico uso di gettare segretamente nell'oscurità notturna dentro le case i doni natalizî nascosti in voluminosi involti. Le vecchie danze delle feste giovanili e delle cerimonie nuziali, rimesse in onore, sono in gran parte derivate dalle danze di società del sec. XVIII, dalle quadriglie o da passi di polka. Accanto ad esse vi sono però forme popolareggianti, di carattere mimico; i giovani praticano danze ginnastiche e i girotondi e le danze figurate rispondono alle danze medievali. Le nozze contadinesche sono ancora regolate da un complicato cerimoniale. Giovani e fanciulle salutano lo sposo e la sposa con canti, danze e si usa anche sollevarli in aria. Alla cerimonia non deve mancare un direttore del cerimoniale e alcuni di essi conservano intere collezioni di giarrettiere che vengon tolte alla sposa prima di consegnarla allo sposo. Antichi luoghi di riunione sono considerati ancor oggi come luoghi sacri o frequentati dagli elfi, così come in Norvegia le credenze popolari sono ancor oggi piene di vecchie figure leggendarie.

In Svezia a partire dall'anno 1800 circa si son fatte delle grandi raccolte di tradizioni popolari. In principio l'interesse si volgeva quasi esclusivamente alle ballate medievali, molte delle quali si conservarono nella tradizione popolare sino alla metà del sec. XIX. Queste ballate, chiamate assai inesattamente folkvisor (canti popolari), sono dello stesso genere delle folkeviser danesi (v. danimarca: Letteratura). La patria di queste ballate è senza dubbio in primo luogo la Danimarca, ma esse si sono diffuse in tutta la Scandinavia, il che è stato favorito dalla piccolissima differenza tra le lingue scandinave nel Medioevo e dall'unione politica dei paesi scandinavi nel periodo 1319-1520. I canti più spesso cantati dal popolo nel secolo XIX sono stati di tutt'altra specie che le ballate e si sono diffusi per via letteraria mediante la skilliogtryck (fogli a stampa venduti dai merciaiuoli ambulanti).

Tra i conti popolari quelli fantastici sono i più interessanti, perché appartengono a una tradizione comune a tutti gl'Indoeuropei e quindi sono spesso molto antichi. Molti conti svedesi (per es., i numeri 300, 303, 313, 314, 425, 428 e altri nei Types of the folktale di A. Aarne) fanno postulare un'antichissima tradizione nel dominio svedese senza alcun influsso letterario; altri tipi son venuti in Svezia in tempi più recenti della trasmissione orale. Anche letterariamente la tradizione ha subito l'influsso specialmente dei folkböcker (libri popolari). Una parte di questi libri popolari ha carattere internazionale, p. es. Elena di Costantinopoli, l'Imperatore Ottaviano, Gesta Romanorum, ecc.; tuttavia la maggior parte di essi sono traduzioni di autori noti come Petrarca, Perrault, d'Aulnoy, Grimm, ecc. Una parte è costituita di rielaborazioni semiletterarie di conti svedesi; così, per es., Lunkentus, rielaborazione fatta in Svezia del tipo Aarne 301 e ristampata molte volte dal 1785 in poi; rielaborazione che sembra abbia soppiantato in Svezia il tipo originale, il quale ha dovuto avere in Svezia una tradizione tanto ricca quanto in Norvegia e Danimarca, dove il conto stampato di Lunkentus non ha avuto la stessa diffusione. La tradizione dei conti fantastici, che è stata ricca in passato, è ora in Svezia in regresso per l'aumentata lettura di libri a stampa da parte delle classi popolari, specialmente in confronto con le storielle di burle, che ancora vivono in gran numero nel popolo.

La tradizione delle saghe è straordinariamente ricca. Tra le saghe storiche, quasi sempre connesse a certe località, l'attsaga (lunghi racconti tradizionali concernenti date famiglie) merita in alto grado l'attenzione degli scienziati. Soltanto in poche località tali saghe hanno potuto nascere e vivere nella tradizione, che per il popolo stesso ha uno strettissimo interesse locale, ma si sono trovate in alcune parrocchie della Svezia e della Norvegia. Esse sono degne di nota in quanto le celebri saghe islandesi devono esser nate esattamente nello stesso modo prima di aver ricevuto la loro definitiva forma letteraria.

Tra le saghe più fantastiche, le saghe testimoniali o favolose, un numeroso gruppo concerne esseri soprannaturali ed è in stretta relazione con la superstizione popolare. Tra tali esseri, meritano di esser citati prima di tutto i troll (gnomi o abitatori demoniaci dei monti e dell'interno della Terra). Si è tentato erroneamente di spiegarli come morti o spiriti della natura, o anche come ricordi di antichi popoli. La credenza nei troll è certamente connessa con allucinazioni di varie sorte e con spiegazioni etiologiche di certi fenomeni. In primo luogo, la credenza nei bortbytingar (bambini cambiati dalle fate, dalle streghe, ecc.), che esiste in tutta Europa, ha avuto gran peso nella formazione della credenza nei troll. L'idea dei bortbytingar è in parte causata da sogni tormentosi: la donna, dopo la nascita del suo bambino, ha veduto in sogno degli esseri terrificanti tentare di rapirle il figlio, e non ha potuto distinguere tra il sogno e la realtà. La stessa idea è causata in parte da bambini idioti, che sono stati ritenuti figli di troll lasciati in cambio dei veri figli.

Fra gli altri enti soprannaturali, si devono menzionare anche lo skogsrå e il neck o bäckahäst (cavallo marino). Lo skogsrå è un essere femminile di carattere erotico, una specie di succubo, che vive nelle foreste, dove fa sbagliare la via agli uomini, che cerca sedurre; ma talvolta aiuta anche i cacciatori e i carbonai; è un essere analogo alle ninfe dell'antichità, e anche, fino a un certo punto, ad Artemide. Il neck è un essere acquatico. che si presenta ora in forma di uomo ora in forma di cavallo e tenta di rapire le donne o di annegare gli uomini. Le saghe sul neck sono quasi identiche agli antichi miti su Pegaso, i Centauri e Posidone, ma non si possono spiegare con l'influenza della mitologia classica: esse devono risalire a comuni tradizioni indoeuropee dell'età neolitica.

Circa le credenze popolari sulle malattie, si deve notare che manca la credenza nel malocchio. Anche se esiste qualche idea analoga, essa ha scarsissima importanza nella tradizione e non ha relazione alcuna sulle idee mediterranee in proposito. Invece, le malattie e gli infortunî sono spesso spiegati come causati da persone malevole per stregoneria; un altro gruppo di malattie è ritenuto causato da esseri soprannaturali. Così, i dolori reumatici sono spesso spiegati con incontri con uno spettro, con un morto; le malattie mentali con l'azione dei troll, dello skogsrå, del neck; le malattie dei bambini sono spesso spiegate con l'opera dei troll, ma molto più spesso si crede che la madre durante la gravidanza sia stata impaurita da qualchecosa o abbia visto qualche cosa di nocivo (p. es., il labbro leporino è dovuto alla vista di una lepre, l'epilessia all'aver veduto la macellazione di un animale, ecc.). Come le malattie sono spiegate con le fatture e altre influenze soprannaturali, così si cerca anche di curarle con mezzi magici, ordinati dai cosiddetti "saggi", i quali hanno una ricca tradizione occulta e talvolta anche una grande esperienza e un solido giudizio istintivo.

Fra le tradizioni magiche vanno citate le formule magiche, spesso di grande antichità; la formula germanica di Merseburg è, per es., generalmente diffusa in Svezia, spesso con la sua forma pagana, nella quale e menzionato il germanico dio Odin.

Storia degli studî. - La prima raccolta delle canzoni popolari, di E. G. Geijer e A. A. Afrelius (Svenska folkvisor, 1814-1816) fece grande impressione nelle sfere letterarie e incitò ad altre raccolte. Nel 1834-42 A. J. Arwidsson pubblicò gli Svenska fornsånger (Antichi canti svedesi), in gran parte tratti da vecchi manoscritti di canzoni dovuti a gentildonne svedesi del sec. XVII; e diede così a Svend Grundtvig l'idea di pubblicare i suoi famosi Danmarks gamle Folkeviser (Le antiche canzoni popolari della Danimarca). Verso il 1840 il più grande raccoglitore di materiale folkloristico in Svezia, G. O. Hyltén-Cavallius, cominciò a raccogliere materiale d'ogni specie. Dal 1844 al 1849 egli pubblicò, in collaborazione con l'inglese G. Stephens, Svenska folksagor och äfventyr (Conti popolari e d'avventure svedesi, Stoccolma) che contiene principalmente conti fantastici; tuttavia la maggior parte delle sue raccolte è rimasta inedita. Il suo lavoro di raccoglitore di conti è stato continuato da G. Djurklou, P. A. Säve, A. Bondeson, Eva Wigström e altri; inoltre le società per lo studio dei dialetti svedesi presso le università di Upsala e Lund hanno raccolto non soltanto parole dialettali, ma anche tradizioni d'ogni sorta.

Infine una buona scelta di libri popolari svedesi è stata pubblicata da P. O. Bäckström (Svenska folkböcker, Stoccolma 1845-1848).

Dal 1912 il folklore costituisce una disciplina autonoma nelle università svedesi.

Bibl.: Etnologia: T. Norlind, Svensk allmogens Lif, Stoccolma 1912; N. Keyland, Svensk allmogekost, ivi 1919; S. Erixon, Möbler och Heminredning i Svenska Bygder, ivi 1925; id. e S. Wallin, Svenska Kulturbilder, ivi 1929 segg., n. s., 1934 segg.

La grande collezione Nordisk Kultur, Stoccolma-Oslo-Copenaghen 1931 segg., comprende i seguenti volumi: Folkvisor, Folksägner och folksagor (IX: Canti popolari; leggende e fiabe popolari), a cura di K. Liestöl e C. W. v. Sydow, 1931; Folktro (XIX: Leggende popolari), a cura di N. Lid, 1935; Idrott och lek e Dans (XXIV: Diporti e giochi; Danze), a cura di J. Götlind, e H. Grüner-Nielsen, 1933. Un'altra importante collezione è quella di fiabe, leggende, proverbî, poesie popolari, ecc., intitolata Finlands svenska folkdiktning (poesia popolare svedese in Finlandia).

Sulle fiabe: C. Djurklou, Sagor och äfventyr berättade på svenska landsmål (Fiabe e racconti narrati in dialetti svedesi), Stoccolma 1883; A. Bondeson, Svenska folksagor, ivi 1882; id., Halländska sagor, Lund 1880; id., Historiegubbar på Dal, ivi 1886.

Per i canti popolari: E. G. Geijer e A. A. Afzelius, Svenska folkvisor, nuova ed. a cura di R. Bergström e L. Hoïjer, Stoccolma 1880; Svenska fornsånger (appendice a Svenska Landsmålen), a cura di A. Noreen e A. Grape, ivi 1884-1925, voll. 13; A. Bondeson, Visbok, ivi 1903.

Sulle leggende: E. Wingström, Folkdiktning visor, sägner, sagor ... samlad och upptecknad i Skåne, Copenaghen 1880; id., Folkdiktning, visor, folktro, sägner och en svartkonstbok, Göteborg 1881.

Sulla vita e le credenze dei contadini: G. O. Hyltén-Cavallius, Wärend och virdarne. Ett försök i svensk ethnologi, Stoccolma 1863-68, nuova ed. 1921-1922, voll. 2.

Periodici: Svenska Landsmålen (Nyare bidrag till kännedom om de svenska landsmålen, Nuovi contributi alla conoscenza dei dialetti svedesi), Stoccolma 1879 segg.; Fataburen, ivi 1906-1930, e Nordiska Museest och Skansens Årsbok Fataburen, ivi 1931 segg.; Folkminnen och folktankar, Lund poi Göteborg 1914 segg.; Hembygden (sugli Svedesi della Finlandia), Ekenäs, 1910-1918, e Budklaven, Vasa 1922 segg.; Folkloristika och etnografiska studier, Helsingfors 1916 segg. (voll. 5 al 1934).

Arte.

La storia dell'arte svedese s'inizia nella primitiva età della pietra con disegni rupestri naturalistici. All'età del bronzo risalgono vaste pitture rupestri stilizzate: ne sono specialmente ricchi la parrocchia Tanum nella provincia di Bohus e i dintorni di Norrköping. Al periodo tardo delle migrazioni dei popoli e dei Vichingi (contemporaneo all'epoca merovingica e carolingia) appartengono un gran numero di pietre figurate (provenienti dall'isola Gotland) e altre con rune e decorazioni a intreccio (specie nell'Uppland). L'oreficeria aveva allora raggiunto un grado assai alto come dimostrano i ricchi ritrovamenti di tombe dal sec. VI al sec. XI. Avanzi di costruzioni di legno del sec. XI con fini intagli sono le uniche testimonianze d'un'architettura anteriore all'introduzione del cristianesimo in Svezia. Nel sec. XI gli Svedesi, al pari degli altri popoli scandinavi, si convertirono al cristianesimo; e ciò pose fine allo sviluppo dell'arte indigena: la Svezia divenne una zona periferica entro l'ambito culturale dei popoli europei. Le chiese di legno del periodo dell'evangelizzazione vennero a poco a poco sostituite da costruzioni in pietra romaniche, ancor oggi in buona parte esistenti, salvo quelle ricostruite più ampie nei secoli XVIII e XIX. L'edificio romanico più vasto è il duomo di Lund (v.), nella Scania, appartenente fino al 1658 alla Danimarca. È basilicale, coperto a vòlte, con cripta e abside riccamente decorate, affine alle cattedrali renane e permeato di influssi lombardi nell'ornamentazione. Il nome di Donatus, "magister operis huius" menzionato nel necrologio, fa credere che artefici italiani lavorassero alla costruzione. La prima consacrazione ebbe luogo nel 1123. Chiese romaniche sorsero anche in altre diocesi; e ad esse seguirono nel sec. XIII costruzioni più vaste. La costruzione del duomo di Linköping nell'Östergötland, iniziata al principio del sec. XIII, si protrasse durante tre secoli: è un'imponente chiesa a navate di uguale altezza, con arioso deambulatorio, che riflette lo stile dell'architettura romanica tedesca seriore e, soprattutto, quello dell'arte gotica tedesca, inglese e francese. Il duomo di Upsala, iniziato circa il 1260 dai Francesi, è a pianta basilicale, di stile gotico, con deambulatorio e cappelle sulla navata. Progettato in muratura a conci, fu invece costruito in laterizî, e durante la costruzione si passò gradatamente dall'uso di forme francesi ad altre di provenienza baltico-tedesca. Anche le cattedrali gotiche di Strängnäs e di Västeräs, come quella di Stoccolma, furono costruite in laterizio. L'architettura cisterciense è bene rappresentata nei conventi dell'ordine. Un esempio grandioso di questo stile è costituito dalla chiesa ancora bene conservata di Varnhem (Västergötland). Nell'isola di Gotland fiorì un'architettura, di carattere provinciale, ricca ed elegante: le sue chiese conservano interessanti fonti battesimali e belle sculture medievali in legno.

Nel sec. XV altari intagliati in legno e altre sculture furono importati dalle città della Germania settentrionale, specialmente da Lubecca. Il mirabile San Giorgio nel duomo di Stoccolma, opera commemorativa della vittoria sui Danesi a Brunkeberg presso Stoccolma (1471), fu eseguito da Bernt Notke di Lubecca. Nei primi decennî del sec. XVI molti altri altari intagliati vennero importati da Anversa e da Bruxelles. Le chiese rustiche intorno al lago Mälar hanno affreschi d'uno stile efficacemente decorativo e improntati a un carattere narrativo ingenuo, non privo d'umorismo i migliori dei quali sono d'un maestro Alberto, operoso circa il 1480.

Dopo che la Svezia divenne protestante (1527), furono i re, e non più le chiese, che diedero incremento alla cultura e all'arte. Nei castelli reali, come Vadstena e Kalmar, appaiono riflessi del Rinascimento, di derivazione soprattutto olandese. I portali, i frontoni e altre forme di decorazione architettonica contrastano con la severa struttura degli edifici. Da allora l'architettura svedese mantenne un aspetto sobrio e distinto. Tra gli architetti del sec. XVI i più notevoli sono i membri della famiglia Pahr, immigrata dalla Germania ma originaria dell'Italia settentrionale.

Il sec. XVII, che segna l'ascesa politica del regno svedese, favorì potentemente l'attività artistica. La Svezia si trovò a un tratto in concorrenza con gli altri paesi europei. La nobiltà, divenuta ricca, cercò di emergere sfoggiando un gran lusso. Gli edifici e le decorazioni degli ambienti palesano piuttosto uno stile pretenzioso che vero e proprio gusto e padronanza tecnica. Appartiene tuttavia a questo periodo la bella "casa dei cavalieri" a Stoccolma, costruita da Filippo Vinckeboons e Giovanni De la Vallée. Il De la Vallée, francese, fu soppiantato dai due architetti, Nicodemo Tessin il Vecchio e Nicodemo Tessin il Giovane originarî della Pomerania.

Questi, prediletti dalla corte e dalla nobiltà, si attennero all'architettura romana del tardo Rinascimento, ripudiando la decorazione ricca e mettendo in luce la struttura e i varî rapporti di proporzione dell'edificio. Nel castello Drottningholm, iniziato da Tessin il Vecchio e continuato da Tessin il Giovane, forme francesi si mescolano alle italiane.

Il castello reale di Stoccolma, di Tessin il Giovane, è l'edificio più importante dell'epoca barocca svedese, di grandiosità romana, in posizione mirabile sulle acque del fiume. Nella decorazione degli interni, Nicodemo Tessin il Giovane segue modelli francesi servendosi di pittori e scultori francesi.

La scultura dei secoli XVI e XVII è rappresentata principalmente da monumenti funerarî eseguiti da artefici stranieri. La pittura fornì ritratti alla casa reale e alla nobiltà. Circa la metà del sec. XVII soggiornarono in Svezia per breve tempo alcuni buoni pittori stranieri, come il francese Sebastiano Bourdon e l'olandese David Beck, pittori di corte della regina Cristina, e Jürgen Ovens, nativo del Holstein, pittore di corte della regina Edvige Eleonora. Non senza ragione si considera l'amburghese David Klöcker, cui venne conferito il titolo nobiliare von Ehrenstrahl, quale fondatore della pittura svedese; ché egli passò tutta la sua vita in Svezia formando intorno a sé una scuola di pittori, tra i quali era anche il suo nipote David von Krafft che gli successe nella carica di pittore di corte. L'Ehrenstrahl dipinse, oltre ai ritratti, pitture allegoriche, quadri con cavalli e cacce. Subì l'influsso dei pittori olandesi e di Pietro da Cortona. Dopo le guerre disastrose di Carlo XII al principio del sec. XVIII, i giovani pittori svedesi dovettero emigrare all'estero: Martin Mytens il Giovane in Austria, Georg des Marées in Baviera, Michael Dahl a Londra, Gustav Lundberg a Parigi. Quest'ultimo, notevolissimo pittore di acquerelli, ritornato più tardi in patria, vi ha lasciato molti ritratti.

La costruzione del castello a Stoccolma, interrotta durante gli anni di guerra, fu dal 1728 continuata e compiuta circa la metà del sec. XVIII sotto la direzione di Karl Hårleman. Alla decorazione degl'interni collaborarono scultori (Jacques Philippe Bouchardon e Pierre Larchevesque) e pittori francesi (Guillaume-Thomas Taraval). A sua volta la Francia accolse alcuni ottimi artisti svedesi: il ritrattista Alexander Roslin, l'elegante acquerellista Nicolas Lafrensen (Lavreince) e il miniatore P. A. Hall. In Stoccolma alcuni diligenti ritrattisti, come J. H. Scheffel e Olof Arenius, ritrassero fedelmente personaggi dell'aristocrazia e dell'alta borghesia.

Il regno di Gustavo III fu un periodo di fioritura per le arti e le lettere. I ritrattisti, educati in Francia, Lorens Pasch il Giovane e Per Krafft il Vecchio, gareggiarono con K. F. von Breda, di ritorno dall'Inghilterra. Dopo lunga operosità in Danimarca, lo svedese Carl Gustav Pilo, tornato in patria, compose l'Incoronazione di Gustavo III, quadro ricco di valori pittorici. Elias Martin, maturatosi in Inghilterra, dipinse paesaggi pervasi di luce; Per Hilleström buone nature morte e scene d'interni con figure. L'artista svedese più geniale del suo tempo fu lo scultore Johan Tobias Sergel: rappresentante, durante il suo soggiorno romano (1767-78), del neoclassicismo incipiente ancora imbevuto di elementi barocchi, dovette, ritornato in patria, dedicarsi a compiti più modesti perdendo il contatto col movimento artistico europeo. Gli architetti Carl Fredrick Adelcrantz e Palmstedt usarono uno stile francese sobrio ed elegante, poi sostituito, dopo il viaggio del re in Italia (1783-84), dalla severa arte grecheggiante del francese Jean Louis Desprez, chiamato dall'estero. Il Desprez, che non poté costruire molto, date le condizioni finanziarie sfavorevoli, si affermò invece come brillante scenografo. Nelle costruzioni di Sundvall e Gjörvell continua ad esplicarsi l'indirizzo classicheggiante.

La prima metà del secolo XIX segna un periodo di decadenza per l'arte svedese. La corte e l'aristocrazia non esercitarono più come prima il mecenatismo, né la borghesia aveva ancora raggiunto una posizione sociale tale da poter creare una nuova tradizione. Artisti di talento morirono giovani oppure dovettero cedere ad altri mediocri. Critica e incoraggiamento mancavano. Lo scultore Johan Nicolas Byström, che aveva lungamente soggiornato a Roma e le cui levigate dee in marmo rappresentano l'aspetto deteriore della corrente classicheggiante, godette largo favore. Bengt Erland Fogelberg palesa nelle sue statue di divinità nordiche e dei re Gustavo II Adolfo e Carlo XIV Giovanni una tendenza di carattere nazionale e storico. Tra i pittori l'indirizzo classicheggiante è rappresentato dal ritrattista Per Krafft il Giovane, scolaro di Louis David, quello romantico dal paesista Carl Johan Fahlcrantz. Alcuni pittori si recarono in Italia; vi dipinsero quadri con scene della vita popolare italiana e paesaggi dei dintorni di Roma; citiamo tra questi G. W. Palm, C. G. Plageman, Egron Lundgren e C. G. Wahlbom. A partire dalla metà del secolo XIX un periodo più fecondo s'inizia nell'arte svedese, intensamente favorita dal principe ereditario Carlo, più tardi re Carlo XV. I più dei pittori si recarono a Düsseldorf appropriandosi le particolarità tecniche e stilistiche di questa scuola. Non pochi andarono a Parigi a studiare con Thomas Couture. Ne nacque una commistione di elementi derivati dalla scuola di Düsseldorf e da quella del Couture. Ottimo pittore di figure è Johan Fredrik Höckert, che nel suo ampio quadro L'incendio del castello appalesa colorito smagliante e concitazione drammatica degli affetti. Personalità singolare tra i pittori intorno al 1850 è il paesista Simon Marcus Larsson, che dipinge con colori vivaci e caldi cascate e tempeste marine con navi in fiamme. Di temperamento opposto è Edward Bergh, che ama riprodurre laghi calmi con riflessi di luce e sereni boschi di faggi. Tra il 1870 e il 1880 avviene una specie di esodo di artisti svedesi a Parigi dove assimilano le tendenze allora in voga: ad es., lo stile di Bastien Lepage. Le opere di questi artisti svedesi operosi a Parigi mostrano, dapprima, più gusto e abilità tecnica che caratteri originali. Ben presto però emergono le personalità artistiche chiaramente definite di alcuni giovani pittori, come i paesisti Karl Nordström e Nils Kreuger, il ritrattista Richard Bergh (figlio del paesista Edward Bergh), l'animalista Bruno Liljefors, il pittore e incisore Anders Zorn. La personalità più singolare fu, in quel periodo, Ernst Josephson, colorista vivace di tendenze romantiche, convinto della necessità di rinnovare l'arte svedese. Nel 1890-1900 la pittura svedese prese un indirizzo romantico predilegendo nella pittura di paesaggio l'ora del crepuscolo e la notte. Vi si aggiunse qualche altro notevole paesista, come il principe Eugenio, figlio di re Oscar II, e Eugen Jansson. Questo movimento aveva il suo centro nell'Associazione degli artisti (Konstnärsforbundet), a capo della quale fu Karl Nordström e di cui fece parte, tra altri, anche Carl Wilhelmson, ottimo pittore di pescatori e contadini. Svolsero attività di frescanti in musei, scuole e teatri Carl Larsson, noto anche come narratore, pieno di spirito, della vita casalinga, e Georg Pauli, di attività molteplice.

Dal 1909 nuove tendenze si affermano, rappresentate da giovani seguaci di Matisse, Cézanne, Gauguin, van Gogh, Renoir. Alcuni seguirono i principî d'uno stile decorativo internazionale, come Isaac Grünewald e sua moglie Sigrid Hjértén; altri ebbero ideali proprî ancorati in tradizioni nazionali o tendenze romantiche, come Gösta Sandels e Leander Engström, entrambi morti giovani. Artisti non legati a determinati indirizzi stilistici furono, verso la fine del secolo XIX e il principio del XX, Olof Seger Nelson, Ivar Arosenius, e Albert Engström, geniale disegnatore umoristico, ancor oggi attivo. Nella pittura del decennio 1920-30 s'incrociarono influssi derivati dall'impressionismo e dal romanticismo.

Nella scultura dell'ultimo quarto del sec. XIX emergono soprattutto due artisti: John Börjesond, che eseguì una serie di statue, realisticamente concepite, rappresentanti uomini illustri della storia svedese; e Per Hasselberg, autore di nudi delicatamente modellati. Al principio del sec. XX domina la personalità duttile e fantasiosa di Carl Milles che eseguì per numerose città fontane, statue e monumenti. Con lui gareggiava Christian Eriksson e Carl Eldh, che continuarono le tradizioni proprie della fine del sec. XIX; e Ivar Johnsson che cercò di creare un movimento di severità classicheggiante in contrasto cosciente con le tendenze baroccheggianti del Milles.

L'architetto più importante circa la metà del sec. XIX fu F. W. Scholander, che, per le scarse disponibilità finanziarie, era costretto a usare materiali di costruzione scadenti. Il successo strepitoso che I. G. Clason ebbe negli anni 1880-90 era dovuto al fatto che egli usò come materiale di costruzione pietre locali e che tolse in prestito all'architettura francese del Rinascimento elementi che trovavano riscontro in edifici svedesi del sec. XVI. Ferdinand Boberg, verso la fine del sec. XIX, abbandonò l'ibrido stile composto di elementi provenienti da ogni dove, che si usava allora, per seguire un'ornamentazione naturalistica. Carl Westman, L. I. Wahlman e Ragnar Östberg derivarono forme e materiali costruttivi dall'architettura svedese del Medioevo e del Rinascimento. R. Östberg costruì, sfruttando abilmente la posizione sulle sponde del lago Mälar, il Palazzo comunale di Stoccolma, terminato nel 1923, d'un carattere abbastanza personale, se anche eclettico. Questo monumento chiude un periodo ormai tramontato. Gli architetti svedesi più giovani sono convinti e appassionati assertori dello stile razionale.

Bibl.: J. Roosval, Svenskt Konstgalleri, Stoccolma 1912; id., Svensk Konst-historia, ivi 1935 (con bibl.); A. L. Romdahl e I. Roosval, Svensk Konsthistoria, ivi 1913.

Musica.

L'arte musicale si manifestò nella Svezia molto più tardi e meno vigorosamente che negli altri paesi europei; essa fu dapprincipio piuttosto un fenomeno di riflessione dell'arte straniera, specialmente dell'italiana e della tedesca, che non un prodotto spontaneo e originale della sensibilità artistica nazionale, quantunque questa avesse già notevoli tradizioni nel campo dell'arte popolare. È al principio del sec. XVII, infatti, che per la prima volta si incontra un musicista svedese di qualche importanza: Gustavo Duben (?-1690); ma egli era oriundo tedesco, e del tedesco D. Buxtehude, con il quale ebbe rapporti di amicizia e di scuola, subì l'influsso. Egli è specialmente da ricordare per una ricca e interessante collezione di musiche sacre e profane dei secoli XVI e XVII, da lui curata, che si conserva nella biblioteca dell'università di Upsala. Un altro musicista, Johann-Helmich Roman (1694-1758), detto "il padre della musica svedese", fu allievo di G. F. Händel e gli atteggiamenti stilistici di questo ricalcò nelle sue opere di musica religiosa e da concerto. Un italiano, il bolognese F. A. B. Uttini (1723-1795), maestro di cappella alla corte di Stoccolma dopo due tedeschi, G. J. Vogler (1696-1765), organista e compositore di musica sacra, e G. Naumann (1741-1801), compositore e direttore d'orchestra, svolsero principalmente a Stoccolma la loro attività.

Per queste ragioni e anche per il disinteresse che per l'arte musìcale dimostrarono in generale i sovrani, specialmente la regina Cristina e Carlo IX, l'arte nazionale ebbe uno sviluppo abbastanza lento senza forse mai raggiungere caratteri di peculiare originalità. Durante il '700 e il primo '800 dominò sui musicisti di Svezia il gusto dell'opera francese e italiana e quanto alla musica strumentale la corrente tedesca classico-romantica fece sentire il suo peso imponente. Anche dalla vicina Norvegia e dalla Danimarca non rimasero senza eco le voci di Grieg e di Gade.

I due cugini Joh. Fr. Berwald (1787-1861) e Fr. A. Berwald (1796-1868) rappresentano il periodo prenazionale. I. Hallström (1826-1901) è il primo a manifestare la tendenza nazionale e nelle sue opere di teatro abbondano colori e materiali locali: l'opera Den bergtagna (1874) di carattere popolare, basata su una melodica attinta alle fonti indigene, incontrò molta simpatia e considerazione. Nel campo del Lied la tendenza indigena è rappresentata da A.J. Södermann (1832-1876); l'opera e il poema sinfonico da J. A. Hallén (1846-1925). Altri musicisti notevoli che agiscono nell'ambito dei precedenti sono: Joh. Lindegren (1842-1908), L. Norman (1831-1885), W. Swedbom (1843-1904).

Il wagnerismo trovò in Svezia appassionau fautori, i quali, però, tentarono di adattarlo alla sensibilità nazionale. I più notevoli rappresentanti di questa corrente sono: il già citato Hallén (il suo Harald Viking fu rappresentato la prima volta a Lipsia), W. Peterson-Berger (1867), specialmente col suo dramma Arnljot (1910), e W. Stenhammar (1871). Solo nella lirica Wagner rimase senza influenza: Emil Sjögren (1853-1918) segue i modelli norvegesi e danesi e le sue melodie hanno caratteri abbastanza originali; egli è da ricordare anche per le sue opere pianistiche.

Il poema sinfonico alla maniera di Liszt trova un contenuto nazionale nelle opere di H. Alfvén (1872), la cui rapsodia orchestrale Midsomarvaka presenta un'interessante fusione dell'elemento descrittivo orchestrale con la melodica indigena, e di Bror Beckmann (1866), autore anche di sinfonie. Il violinista Tor Aulin (1866-1914) dà forte impulso al concerto e alla musica strumentale da camera, mentre l'eminente organista, G. Hägg (1867) scrive opere per organo e da camera assai apprezzate.

Una nuova generazione rappresentano Natanael Berg (1879), Edvin Kallstenius (1881), Ture Rangström (1884), Oscar F. Lindberg (1887) e Kurt Atterberg (1887). Berg e Rangström si sono affermati nel campo operistico, gli altri nel genere sinfonico.

Per quanto la vita concertistica della Svezia negli ultimi anni si sia sviluppata considerevolmente anche nelle piccole città, accogliendo e seguendo attentamente tutte le espressioni d'arte internazionali, pure i compositori non dànno segno di voler seguire le più recenti tendenze.

Nel campo degli studî musicali la Svezia occupa uno dei primi posti in confronto agli altri paesi nordici. Essa infatti possiede in Upsala la più ricca biblioteca musicale nordica e ha in J. H. Tobias Norlind (1879) il suo più autorevole musicologo. Egli dal 1919 dirige la rivista Svensk Tidskrift för Musikforskning alla quale collaborano il dott. Fryklund, C. F. Hennerberg, E. Sundström, J. Rabe, B. Anrep-Nordin, O. Morales e, fra gli altri, V. P. Vretblad, autore anche di un importante studio sui musicisti svedesi, (Svenska musikens fäder, voll. 2, 1914). Il Norlind è inoltre autore di una storia completa della musica svedese, Die Musikgeschichte Schwedens, pubblicata in Sammelbände der internationalen Musikgesellschaft, 1 e 2, Lipsia 1900 (vedi anche stoccolma: Vita musicale.

Letteratura.

Origini. - Le origini della letteratura svedese si perdono nella complessa unità etnico-linguistico culturale dell'antico mondo nordico. La moderna filologia è riuscita, con paziente indagine, a rintracciarne gli elementi, sparsi in tutta l'epica germanico-nordica, dall'anglo-sassone Beowulf ai canti dell'Edda e all'Ynglingatal accolto da Snorre nella Heimkringsha, dalle saghe irlandesi e norvegesi a quelle conservate da Saxo nelle Gesta Danorum. Ma nessun testo originario ci è rimasto né delle composizioni sul mito religioso e sulla leggenda eroica nell'epoca delle trasmigrazioni, né dei canti coi quali, nell'età dei Vichingi, gli scaldi (v.) tenevano vivi presso le corti, anche in Svezia, il culto della parola ornata e il sentimento della poesia. Soltanto le rune (v.) restano come documento diretto della cultura letteraria dell'epoca. La più importante è quella della fine del sec. IX, graffita sopra i quattro lati e sul vertice di una grande pietra runica, alta più di due metri, che sorge presso la chiesa di Rok nell'Östergötland: consiste di oltre 750 segni runici con numerosi - in parte tuttora oscuri - riferimenti a fatti storici e leggendarî e costituisce per gli Svedesi uno dei più venerandi e suggestivi documenti della loro più lontana storia.

Il Medioevo cattolico. - L'alfabeto latino s'incontra in Svezia per la prima volta, verso la fine del sec. X, in una moneta di Olof Skötskonung: il primo manoscritto svedese che si possegga è un'epistola latina dell'arcivescovo Stefan, del 1167; e il primo scritto in lingua svedese pervenuto sino a noi un frammento di leggi del Västgötalag, datato generalmente intorno al 1250. E solo in quest'epoca, quando i domenicani fondarono i loro primi conventi a Sigtuna e a Skänninge (1237), presto seguiti dai francescani a Stoccolma e altrove, anche in Svezia cominciò a fiorire una cultura cristiana. Ma poi, sotto la dinastia dei Folkungi, i progressi furono rapidi; e alla fine del secolo già funzionava a Parigi un Collegium Upsaliense, per gli Svedesi che vi studiavano all'università. Uno di questi, Brynolphus, divenne nel 1278 vescovo di Skara, e fu il primo poeta svedese in latino, con una serie di Uffizî in devozione di Maria Vergine, di santa Elena di Skövden, di sant'Exil e della Corona di spine di Cristo. Un altro, Petrus de Dacia, prima di recarsi a Parigi, aveva trascorso intorno al 1266 i suoi anni di noviziato nel convento dei domenicani a Colonia, vi aveva conosciuto nella vicina Stumbelen (ora Stommeln) la mistica santa Cristina e aveva continuato poi a "corrispondere" con lei, fino a quando morì, priore nel convento di Visby, nel 1289, e fu, nelle lettere e nella biografia di lei (Vita Christinae Stumbelensis), il primo scrittore mistico della Svezia. Poco dopo anche il pensiero scolastico trovava in Svezia un vigoroso rappresentante in Magister Matthias, canonico a Linköping, morto nel 1350, autore di una raccolta di esempî (Copia Exemplorum), di un'introduzione alla vita cristiana (Homo conditus), di un commento all'Apocalisse, e di un'ampia opera ora perduta (Concordantia super totam Bibliam): maestro e primo padre spirituale di S. Brigida. La quale fu, di questa nuova spiritualità, l'espressione nazionalmente più accentuata, individuamente grandiosa. Con lei trovò la sua grande espressione, anche in Svezia, il Medioevo cattolico. E il "doppio monastero" di Wadstena (finalmente consacrato nel 1384, undici anni dopo la morte di Brigida, sette anni prima della sua santificazione [1391]) divenne, per oltre un secolo, in tutto il Nord, il centro d'irradiazione religiosa della nuova cultura. Si continuò l'opera di traduzione della Bibbia che Brigida già aveva fatto iniziare, secondo alcuni, dallo stesso Magister Matthias. Si tradussero le opere dei mistici, da Bonaventura a Suso, da Bernardo di Chiaravalle allo Speculum Virginum. Fiorì l'arte della predica. E si moltiplicarono le raccolte di leggende e di "esempî"; e tale fu ancora lo stesso primo libro stampato in Svezia, da Johann Snell, nel 1483, un Dialogus creaturarum. Si moltiplicarono le vite di santi: la vita di santa Brigida fu narrata da Petrus di Alvastra - succeduto a Magister Matthias nella traduzione in latino delle Rivelazioni - e da Petrus di Skänningen, che era vissuto al fianco di Brigida nei venti anni del suo soggiorno in Italia. E rapidamente anche una nuova lirica sacra ne trasse origine (Petrus di Skänningen, Cantus sororum; arcivescovo Birger Gregersson, Birgitta - Officium, ecc.): particolarmente nell'inno Rosa rorans del vescovo Nils Hermansson - Nicolaus Hermanni - il misticismo brigittino ha trovato una sua espressione orante, di melodiosa tenerezza.

Col cristianesimo giunse inoltre in Svezia anche la poesia cavalleresca. Ma gli stessi Euphe niavisorna, che al principio del sec. XIV la regina Eufemia, moglie del norvegese re Haakon, fece tradurre in onore del suo futuro genero Magnus Eriksson (Ivan Lejonriddaren, dal francese, sulla trama dell'Ivain; Hertig Fredrik av Normandie, dalla redazione tedesca di un poema altrimenti perduto; Flores och Blanzeflor, da testo incerto, forse da una redazione in prosa norvegese), restano sostanzialmente un "prodotto d'importazione". E ogni spirito di cavalleria è già assente, alla fine dello stesso secolo, nel Konung Alexander (circa 1380): più tardi anche l'uso del "Knittelvers" venne meno, e - come per la materia della saga (Didrikskrönikan, circa 1450) - prevalse anche nel romanzo la prosa (Namnlös och Valentin, dal francese, sec. XV). Sebbene specialmente l'epoca di Magnus Ladulås si mostrasse sensibile alla poesia della cavalleria, mancavano in Svezia non solo la gerarchia feudale, ma anche le condizioni di vita e di cultura necessarie perché l'ideale cavalleresco potesse con spontaneità svilupparsi e vivere. Più duro e più urgente lavoro c'era da compiere: e prima di tutto quello di dare alla vita economica, sociale, politica un saldo ordinamento giuridico. E alle codificazioni del Västgötalag, nel corso di un secolo e mezzo, si vennero via via aggiungendo quelle dello Upplandslag (1296), del Södermannalag (1327), ecc., finché, sotto Magnus Eriksson, il diritto delle singole provincie venne unificato nel Landslag (1347-52). Anche a un libro di norme per i governanti provvide un dotto anonimo, con una libera elaborazione del De regimine principum di Egidio Romano (Um styrilsi kununga ok höfdinga, circa 1330); ed è il più importante libro di prosa dell'epoca. H. Schück ne attribuisce la paternità allo stesso cancelliere di re Magnus, Philippus Ragwaldi, il quale sarebbe anche l'autore della Erikskrönikan (prima del 1350), cronaca dell'età dei Folkungi, che, pur col suo carattere leggendario, costituisce tuttavia il primo tentativo storiografico della letteratura svedese.

La sola poesia viva dell'epoca, all'infuori dell'ispirazione religiosa, è rappresentata dai canti popolari (Folkvisor; v. sopra: Folklore).

La letteratura della Riforma. - Solo con la Riforma s'iniziò difatti in Svezia, anche nella letteratura, un nuovo periodo. Per tutto il Quattrocento l'Umanesimo aveva avuti in Svezia assai scarsi riflessi. Ancora nei primi decennî del Cinquecento s'incontrano romanzi d'intonazione puramente medievale: una Historia Trojana (1529) rifatta sul testo di Guido Colonna; un Karl Magnus, da una riduzione in prosa norvegese. Segni di un nuovo spirito, che incomincia ad agitarsi nelle coscienze, non mancano, come nelle composizioni del vescovo Thomas Simonsson (morto nel 1443), cantore della libertà e dell'amore della patria, o nella Chronica Regni Gothorum, che Ericus Olai (morto nel 1486) compose) in scorrevole latino, senza critica delle fonti, ma con lucido sguardo per gli uomini e le cose nella realtà del suo tempo. Ma sono apparizioni sporadiche. Lo stesso Peder Månsson, che, venuto a Roma nel 1508 per riscattare il convento di santa Brigida, vi rimase sedici anni, occupato in studî giuridici e scientifici e, al ritorno in patria, volse in svedese, nel Barnabok, la Istitutio Principis Christiani di Erasmo, resta ancora sostanzialmente nella tradizione del suo ordine. Solo con Johannes Magnus, ultimo arcivescovo cattolico della Svezia, che si addottorò a Perugia verso il 1520 e morì a Roma nel 1544, e con il fratello suo Olaus Magnus, che pubblicò a Venezia nel 1539 la Carta Marina, prima carta geografica delle regioni nordiche, e morì a Roma nel 1558, i contatti con l'Umanesimo si fecero più intimi: la Historia de omnibus Gothorum Sveonumque regibus del primo - fonte, fra altro, del Torrismondo del Tasso - applica a una fantastica preistoria e storia svedese il pathos patriottico che gli umanisti italiani provavano dinnanzi alle memorie dell'antica Roma; e nella Historia de Gentibus Septentrionalibus (Roma 1555), del secondo, si sente spesso alitare lo spirito della Rinascenza.

Su questi primi germi di evoluzione degli spiriti irruppe la Riforma. Siccome la Riforma non sorse in Svezia "dall'interno", come risultato di un travaglio di pensiero preesistente, ma dovette invece, per gran parte, venire diffusa nel popolo "dall'esterno" - perché si prestava ai disegni politici di Gustavo Vasa -, la necessità di travolgere le resistenze trasformò la Svezia in un campo di lotte religiose durissime. Il genio politico di Gustavo Vasa vinse. E gli Svedesi ricevettero nella traduzione del Nuovo Testamento del 1526 e nella cosiddetta Bibbia di Gustavo Vasa del 1541 il fondamento luterano della loro nuova vita spirituale. E nella figura ideale del riformatore Olaus Petri trovarono anche la nuova forza formatrice delle loro coscienze. Ma per quasi un secolo, malgrado la tenace opera riorganizzatrice di Laurentius Petri il fanatismo delle lotte religiose sempre rinascenti creò alla cultura una situazione estremamente difficile. Siccome la cultura esistente in Svezia si era irradiata, in gran parte, dai conventi, tutto ciò che era cultura divenne sinonimo di "papisteria". E non soltanto vennero chiuse le scuole, le chiese; non soltanto vennero fusi in moneta l'oro e l'argento dei sacri arredi e degli oggetti d'arte: anche le biblioteche vennero distrutte, disperse. Per tre quarti di secolo non fiorì perciò quasi altra letteratura che quella - direttamente o indirettamente - a servizio della nuova fede: libri e libelli di discussione teologica o di polemica religiosa o storica o politica, ordinanze, rituali, salterî. Non fu, in verità, opera di piccola importanza storica: specialmente Olaus e Laurentius Petri - con le loro versioni bibliche, con i loro salterî (Svenska sånger eller visor di Olaus; Psalmbok di Laurentius) - crearono alla letteratura una nuova molteplicità di modi di espressione; e la prosa polemica di Olaus esercitò sulla lingua una decisiva influenza chiarificatrice, plasmandone le forme e precisamente la struttura secondo la persuasiva forza del suo dinamico stile. Tuttavia la risonanza letteraria immediata fu - in quel primo momento - scarsa. E lo stesso Olaus resta anche letterariamente la maggiore figura del tempo: sia come storico, con la Svensk crönika, sia come poeta drammatico, con la Tobie comedia. Soltanto col principio del secolo seguente il rinnovamento degli spiriti sboccò infine in un pieno risveglio degl'interessi culturali, quando Carlo IX riuscì a pacificare definitivamente il paese. Nella stessa università di Upsala, che si era intanto riaperta nel 1593, si passò dal dogmatismo di Johannes Rudbeckius agli ardimenti innovatori di Johannes Messenius. Gli orizzonti intellettuali si ampliarono in ogni senso. Anche la Svezia ebbe, fra i "libri popolari", il suo Reyncke Fosz, il suo Thil Ulspegel, il suo Marcolphus. Vi penetrarono anche le novelle italiane e le "facezie" della Rinascenza. E soprattutto raggiunse una propria autonomia il teatro. Già gli studenti di Rudbeckius recitarono Terenzio ed Euripide all'università. Messenius vi sostituì commedie da lui stesso composte, in svedese. Nello stesso dramma su soggetti biblici - Holofernis och Judiths historia (1599); J. Rondeletus, Judas redivivus (1611) - penetrò una libertà nuova di atteggiamenti, ora con tonalità realistiche, ora con spregiudicato sviluppo di motivi leggendarî. Una commedia di M. Olai Asteropherus, rappresentata nel 1610 - En lustig comedia vid namn Thisbe - tratta l'argomento ripreso da Shakespeare nel Sogno di una notte di mezza estate, secondo una versione di cui non ci è conservato altro testo.

Il Seicento. - Si preparò così lo slancio nuovo che la cultura e la letteratura ricevettero nell'età seguente. In cent'anni di storia, le cui vicende sembrano talvolta leggenda, il piccolo popolo svedese divenne una delle grandi potenze politiche e militari in Europa. Intere masse di Svedesi si riversarono, durante la guerra dei Trent'anni, sui campi d'Europa, e, per converso folle di Europei, attratti dagli splendori della potenza, affluirono in Svezia. La Svezia fece in tal modo un'esperienza totalitaria della contemporanea cultura europea. E anche in Svezia si rinnovò il fenomeno avvenuto in tutti i paesi protestanti: superata la crisi della Riforma religiosa, tutte le represse o compresse forze della Rinascenza sboccarono tumultuosamente nel nuovo clima spirituale e nella nuova sensibilità, che contrassegnano l'età del Barocco.

Prima di tutto crebbero in grande onore gli studî, (tanto che, dappertutto dove le armi vittoriose estendevano i confini del regno, vennero fondate nuove università: nel 1668 a Dorpat [Tartu], in Estonia, nel 1647 a Åbo [Turku] in Finlandia, nel 1668 a Lund nella Scania) e si destò vigorosamente il gusto alla ricerca scientifica. Si ricercarono e raccolsero i manoscritti antichi; e nel 1669 il cancelliere De la Gardie riuscì ad assicurare alla Biblioteca di Upsala - costruita nel 1620 da Gustavo Adolfo - il possesso del Codex argenteus (Bibbia di Ulfila). Si costituì a Stoccolma nel 1667 l'Antikvitets Kollegiet per la ricerca e lo studio delle antichità nordiche. E la Svezia ebbe in Johannes Thomae Bureus il suo primo editore e decifratore delle rune; in Olof Verelius il suo primo editore e commentatore delle saghe islandesi; in Johannes Schefferus il fondatore della filologia classica e dell'erudizione letteraria svedese; in Johann Gabriel Sparfwenfeldt, che si trattenne a lungo anche a Roma, il primo orientalista; in Claudius Arrhenius, l'iniziatore in Svezia della storia della Chiesa; in Johan Stiernhöök il primo storico del diritto. E molti furono al medesimo tempo scienziati e filologi, letterati e giuristi, poeti e uomini pratici. Anzi precisamente questa tendenza a voler tutto abbracciare e comprendere ricevette dall'istinto di magnificenza del barocco una particolare intensificazione. La consapevolezza delle esigenze critiche nella singola ricerca giunse anch'essa a chiarezza sempre maggiore, in confronto con le età precedenti; ma in realtà, più che ad essa, e più che al metodo induttivo sperimentale, l'entusiasmo degli spiriti si volse alla gioia della scoperta, in tutti i sensi e in tutti i campi. Contemporaneamente a questo risveglio degl'interessi scientifici erano giunti infatti in Svezia anche il neoplatonismo di Ficino e di Pico, il naturalismo panteistico di Bruno, la "scienza magica" di Paracelso e di Agrippa di Netterheim. Ed è un po' tutta l'anima del tempo che ha trovato la sua espressione nella figura di Olof Rudbeck, anatomo, naturalista, botanico, ingegnere, architetto, disegnatore, musicista e - a modo suo - poeta: scopritore dell'importanza dei vasi linfatici nel sistema circolatorio del sangue, creatore a Upsala del giardino botanico e del Theatrum anatomicum, riorganizzatore dell'università e riordinatore edilizio della città, costruttore di case e di macchine, di strade e di acquedotti, e, al tempo stesso, autore di quella singolarissima opera Atland eller Manheim, dove l'erudizione più varia si mescola alla più sbrigliata immaginazione e la Svezia compare come la mitica Atlantide da cui si è irradiata nei secoli tutta la civiltà del mondo.

Rudbeck stesso, d'altronde, con la sua vitalità incontenibile e con la sua mente in continua ebollizione, è anche esempio di un altro profondo mutamento che si è venuto operando nelle coscienze: si è destato il sentimento dell'individualità come sorgente prima delle forze umane; e non invano è sceso a vivere - sia pure "a scrocco", com'egli stesso si vanta - per qualche tempo anche in Italia il poeta Lars Wivallius, uomo d'avventura, vagabondo, estroso, senza scrupoli, sempre pronto al godimento ma anche sempre pronto alla lotta, inesauribile di risorse e capace di cavarsela nelle più difficili situazioni. Persino un uomo sensitivo e mite come - nella seconda metà del secolo - Lars Johannesson (pseudonimo Lucidor Thanatophilander) avverte la relatività di tutti i beni umani, tanto che disdegnò sempre di cercarsi un posto e, vagabondo prima per le città d'Europa, anche d'Italia, vagabondo poi per le vie e le osterie di Stoccolma, corse tutte le alee di chi vive alla ventura, ma nessuno gli tolse la gioia dell'estro burlesco, né la gioia di sentire leggiera - per un attimo - l'anima nell'ebbrezza del vino e del canto; e, soprattutto, nessuno gli tolse il segreto di discendere entro di sé a quell'ultima verità umana, in cui godere la vita è anche riconoscerne la tristezza e "amare la morte".

Se l'espressione di questo nuovo sentimento della vita restò frammentaria nella letteratura, ciò fu perché un altro problema s'impose, di carattere formale. Come in Germania, così in Svezia la nuova poesia sorgeva quando in altri paesi essa già aveva lunghe e gloriose tradizioni. La materia linguistica era ancora greggia, in gran parte informe, riluttante a piegarsi alle esigenze di un gusto raffinato. La prima raccolta di versi, che pubblicò nel 1568 Gustav Rosenhane (pseudonimo Skogekär Bergbo), porta appunto il titolo: Thet Swenska Språketz klagemål; e anche la raccolta di poesie di Georg Stiernhelm, uscita dieci anni dopo, porta un titolo analogo: Musae Suethizantes, thet är Sång-Gudinnor nu först lärande dichta och spela på Swenska. Si svela nell'uno e nell'altro titolo l'intendimento, da cui tutti e due i poeti mossero: mostrare come anche uno Svedese, scrivendo nella sua lingua, potesse gareggiare formalmente con i poeti degli altri popoli. Rosenhane non pubblicò più se non un ciclo di cento sonetti amorosi - Venerid -, d'ispirazione petrarchesca; Stiernhelm invece divenne il "dominatore letterario" - l'Opitz - della Svezia. Filologo, linguista, giurista, matematico, filosofo - molto vicino al pensiero di Bruno -, era una personalità dinamica che diede impulsi di ogni genere alla cultura dell'epoca, sicché il suo Herkules - poema eroico-allegorico su Ercole al bivio fra la Virtù e il Piacere - è, formalmente, il presupposto di tutta la poesia che seguì. Samuel Columbus, che fu il suo biografo, non ne apprese soltanto lo stile epico moraleggiante, ma anche la lingua elastica, agile, per le balzanti strofe del canto bacchico; l'anonimo umoristico poeta delle scene nuziali di Bröllopsbeswärs Ihugkommelse s'intonò talmente al suo stile che il poemetto poté essere attribuito per lungo tempo a Stiernhelm stesso; Petrus Lagerlöf, professore di poesia, continuò, costringendola entro più rigide forme, la riforma della metrica.

Tutte le porte si aprirono così alle "ornate leggiadrie" che il gusto dei tempi richiedeva. E - essendo l'italiano materia d'insegnamento a Upsala fino dal 1663 - si propagò largamente per vie dirette e indirette l'influenza del secentismo italiano: Johann Paulinus Lillienstedt introdusse in Svezia il Guarini, intrecciò su modello italiano sonetti e madrigali e s'ispirò per i suoi poemi su Cristo al Marino; Johann Gabriel Werwing si addestrò in traduzioni dal Marino e ne derivò il calore sensuale delle sue prime composizioni; Christoffer Leyoncrona coltivò un suo marinismo patetico e sovraccarico nella maniera di Hofmannswaldau; Gunno Dahlstierna tradusse il Pastor fido (circa il 1695) e prodigò nelle ottave del suo poema Kungaskald tutto lo sfarzo decorativo e tutta la turgidezza d'immaginazione che ammirava nell'Adone. Contemporaneamente Erik Lindsköld, J. G. Werwing, Israel Holmström indulgevano ai vezzi del preziosismo francese o alle grazie della poésie fugitive e alle arguzie o parodie della poésie burlesque; e Urban Hiärne offriva alle anime sensibili gl'idillî e i sospiri del suo romanzo pastorale Stratonice. La mondanità, che già la regina Cristina aveva importato con i balletti francesi alla corte, investì da ogni lato la poesia: anche il vescovo Torsten Rudeen, dopo aver imparato a sospirare su Petrarca e a declamare su Marino, modulò a mezza voce una sua delicata Gavotte de l'Amour. E si trasformò, secondo le stesse esigenze, il teatro. Non soltanto la "commedia studentesca" coltivata ancora alla metà del secolo da Samuel Brask e da Jacob Chronander, cedette il posto alla tragedia d'ispirazione letteraria con la Rosimunda di U. Hiärne, composta con cori su modello classico; ma - nel 1648 erano giunti i commedianti inglesi, nel 1652 giunsero i comici italiani - il teatro si spogliò di ogni intendimento estraneo, divenne pura "gioia dello spettacolo". Prese voga il dramma pastorale. E si accentuarono i commenti musicali: nell'Orpheus di Johan Celsius - che sembra risalire per via più o meno immediata a Poliziano - singole parti sono destinate al canto. Infine nel 1699 la compagnia Rosidor, chiamata da Parigi, trapiantò a Stoccolma il teatro francese. Nel suo Viaggio in Svezia (1672) il Magalotti ci ha lasciato un vivace quadro di questa ricca e opulenta vita mondana e culturale.

Soltanto dopo il volgere del secolo la letteratura incominciò ad assumere un'intonazione nuova, più semplice, pacata, riflessiva. Con Carlo XII le armate svedesi compivano sui campi d'Europa la loro ultima gesta, dissanguandosi a Poltava: e il lungo peso e, infine, la dura vicenda della guerra non potevano non riflettersi nelle condizioni di vita e di spirito del paese. Si sentì il bisogno di un intellettuale raccoglimento. Il sentimento di possesso della verità e di sicurezza interiore, che aveva ispirato la poesia religiosa dell'ortodossismo e aveva trovato un'espressione non priva di solennità o di forza nei salmi di Harvin Spegel e di Jesper Svedberg e nel poema Guds Werk och Hvila dello Spegel stesso, fece luogo a una sensibilità religiosa più individuale e più morbida, quasi pietistica, con la poesia di Jakob Frese, piena di vissuta sofferenza e di dolce rassegnazione e confidenza in Dio. Nella stessa lirica di contenuto soggettivo Johan Runius, dopo avere ceduto alle lusinghe della "poesia di società" secondo la moda francese, si convertì a una poesia umile d'accento, ma fresca, melodiosa e commossa. All'amore per lo sfarzo o per la ricercatezza succedette, con Sophia Elisabeth Brenner, il gusto per l'eloquio corretto, sostenuto, chiaro. Non mancava ormai se non la poetica di Boileau; e ne furono tramite i sentenziosi levigati versi di Samuel Triewald.

Il Settecento. - Con la morte di Carlo XII, i tempi erano pertanto maturi, anche in Svezia, per l'illuminismo, il quale dominò per un secolo la vita intellettuale svedese. Con la partecipazione sempre più vasta delle classi medie alla vita dello spirito, la cultura, per una parte, si divulgò, determinando un contitiuo fiorire e rifiorire di riviste e giornali (v., fra i giornali, il Dagligt Allehanda fondato nel 1769; e, fra le riviste di divulgazione, Den swänska Mercurius, edito nel 1755); e, per un'altra parte, si consolidò, secondo la razionalità di una più esigente consapevolezza critica. E la Svezia ebbe in Erik Benzelius il suo Muratori, in Johan Ihre - autore del Glossarium suiogothicum - il riformatore dei metodi della linguistica: i quindici volumi bibliografici della Bibliotheca historica sueogothica di Carl Gustav Warmholtz costituiranno alla fine del secolo il cospicuo documento di questo nuovo indirizzo della ricerca storiografica. Ma soprattutto ricevettero potente incremento le scienze positive, nelle quali eccelsero alcuni degli uomini più grandi di quel tempo in Europa: Anders Celsius nell'astronomia, Samuel Klingestierna nella matematica; Christopher Polhem nella fisica; Torbern Bergman e Carl Wilhelm Scheele nella chimica; Nils Rosén von Rosenstein nella medicina; Carl von Linné nella storia naturale. Con Linné la Svezia ebbe anche, per la prima volta, un classico esempio di prosa scientifica. E da tutto ciò uscì naturalmente rafforzata la fede nella potenza dell'intelletto umano. Una sola cosa parve di suprema importanza per l'uomo: "esercitare la ragione", come insegna Andreas Rydelius nei suoi popolari Nödiga förnuftsövningar. E ne restò trasformata anche la vita religiosa. Per una parte l'ortodossismo perdette sempre più terreno nelle coscienze, divenute incredule davanti alla dogmaticità della "dottrina ufficiale"; e per un'altra parte le anime più profondamente disposte alla religiosità cercarono rifugio in sé medesime, abbandonandosi al proprio sentimento e alla propria fantasia; cosicché movimenti pietisti, herrnhutisti si vennero continuamente ripetendo, senza che l'accanimento della chiesa di stato riuscisse a soffocarli. Ancora una volta, cioè, si verificò nella storia quel fenomeno singolare per cui precisamente nei periodi di più esclusivo razionalismo la religiosità di singole coscienze si esalta in una soggettività illimitata e visionaria: scolaro di Polhem, educato a solidi studî scientifici, Emanuel Swedenborg compì quel "salto nella fede", che sembra essere la forma tipica delle grandi crisi religiose nel Nord; e alla sua mistica attinsero in Svezia la religione e la poesia sempre nuovamente nel divenire della loro storia, giù fino ad Almquist e a Strindberg.

Tuttavia nel "secolo dei lumi" l'influenza di un'esperienza religiosa di tanta intensità doveva restare, per un primo momento almeno, limitata fra spiriti di eccezione. La personalità dominante nella letteratura fu di tempra opposta: Olof Dalin: scrittore senza voli, ma lucido, sapido, duttile e vario; il quale si fece eloquente interprete di tutti gl'ideali intellettuali dell'epoca; e nella prosa discorsiva del periodico Then Svenska Argus, moraleggiando sul modello dello Spectator, educò la mente dei contemporanei all'osservazione analitica dei fatti umani; e, ispirandosi a Voltaire, ne attinse le tendenze antiecclesiastiche, il pathos civile (Svenska friheten), il concetto razionalistico del progresso, il gusto alle punte epigrammatiche dell'esprit. S'ispirò anche a Swift e al corposo stile della saga antica nella realistico-allegorica Sagan om hästen, a Racine e all'eroicità dei motivi della saga antica nella tragedia Brunhilde, a Boileau nella precettistica; e - fuorché nel romanzo, il cui migliore rappresentante fu Jakob Henrik Mök sotto l'influenza del romanzo d'avventure inglese e del Télémaque di Fénelon, e fuorché nella commedia, in cui lo superò Gyllenborg con Den svenska sprätthöken - segnò in tutti i campi gli orientamenti del nuovo stile. Un nuovo elemento si aggiunse, quando all'illuminismo sostanzialmente volteriano di Dalin i membri del "Tankebyggarerorden" - radunati intorno a Hedvig Charlotta Nordenflycht - contrapposero il culto di Rousseau. La Nordenflycht, "pastorella del Nord", ne accolse "la poesia della passione", specialmente nelle sue ultime liriche; G. Fr. Gyllenborg ne apprese la considerazione pessimistica della società e l'esaltazione della natura, e, consolidando il suo pensiero sugli scritti di Marco Aurelio e di Seneca, si sollevò dalla satira del Verldsföraktaren allo stoicismo meditativo delle odi; G. Ph. Creutz, più delicato e sensitivo, pastorelleggiò la poesia della natura in descrizioni idilliche (Sommarquäde) nella maniera delle Seasons di Thomson e infiorò di tutte le grazie del suo stile l'arcadia sentimentale degli amori di Atis e Camilla, in un poema pastorale di squisito gusto rococò. Non è ancora il ritorno della poesia all'immediatezza della natura e della vita; e anche il linguaggio non rappresentò se non un ulteriore raffinamento letterario delle forme elaborate da Dalin; ma il sentimento, irrompendo nel mondo della poesia, ne dilatò i confini (cfr. Olof-Berglint, Tal om skaldekonsten, 1761), e si fece strada l'idea che scrivere vuol dire non seguire norme fisse e rigide, ma avere qualcosa da dire e dirlo con schiettezza, come fece Jakob Wallenberg nella descrizione del suo primo viaggio in Estremo Oriente (Min son på galejan, 1781).

Alla compiuta unità di vita e di poesia si giunse soltanto con Bellman. Il vino e l'amore costituiscono i motivi centrali delle sue liriche, ma, al di là dell'ebbrezza - fra l'onda di musiche che l'investe e l'alata festosità delle fantasie - un sentimento profondamente serio del mistero della vita traluce attraverso la giocondità estrosa delle sue ispirazioni. È una poesia di una schiettezza tale, che Bellmann resterà per sempre il poeta più caro al cuore del popolo svedese, quasi una mitica incarnazione del suo modo di sentire la poesia. Ma appunto perciò l'evoluzione generale della letteratura non poté raggiungere anch'essa d'un balzo le posizioni che Bellman con la sua genialità creativa aveva anticipato. Il vivo interesse che re Gustavo dimostrò per l'arte e per la poesia, ebbe, senza dubbio, feconde ripercussioni nella coscienza culturale del tempo: fu re Gustavo che creò nel 1786, sull'esempio dell'Académie française la Svenska Akademien; e fu anche alla sua iniziativa che la Svezia dovette il più potente impulso che avesse fino allora avuto il suo teatro: non soltanto egli porse ascolto, nel campo dell'opera, ai suggerimenti dell'italiano abate Michelessi, vissuto a Stoccolma dal 1771 fino alla morte (1773); non soltanto chiamò da Parigi, per il teatro di prosa, l'attore J.-M. Monvel che divenne l'educatore e formatore dei giovani attori svedesi; ma compose egli stesso o stese in una prima redazione buon numero di drammi e commedie, che i "suoi poeti" discutevano con lui o rielaboravano, per suo ordine, in versi. Il teatro cessò di essere un divertimento: affermò "regalmente" la sua dignità di arte: divenne strumento di educazione del popolo e di esaltazione del sentimento nazionale. D'altra parte però, precisamente per il nuovo clima creato dalla protezione regale, il rococò di gusto francese, il razionalismo illuministico e lo pseudoclassicismo ricevettero un nuovo rafforzamento; e i poeti più rappresentativi della "letteratura ufficiale" - J. H. Kellgren con la sua sensualità, le sue grazie mondane e il suo robusto civismo; G. af Leopold con la sua eleganza cortigiana, le sue enfasi e le punte epigrammatiche dei suoi moraleggiamenti; J. G. Oxenstierna con la sua meditativa analitica poesia della notte e della natura - sono tipiche figure del più puro Settecento. Lo stesso G. G. Adlerbeth, che accompagnò re Gustavo nel suo viaggio in Italia nel 1783, ne trasse bensì un arricchimento di idee e di cultura, ma non un sostanziale rinnovamento del gusto. È il mondo rococò-neoclassico, di cui interprete tipico fu in Italia l'Algarotti, collocato dall'Adlerbeth, per suggestione del Michelessi, e lo si comprende, addirittura accanto a Euripide.

Le latenti forze di rinnovamento operarono perciò all'infuori del gusto dominante. E la veemente ostinata polemica fra Thorild e Leopold - chiusasi soltanto con la nuova situazione che sorse dopo la tragica scomparsa del re - mostra quanto forti fossero le resistenze. Th. Thorild, poeta della vita ardente, appassionata, esaltata, fu costretto a cercare alfine rifugio e pace in Germania, dove restò fino alla morte. B. Lidner, spirito sensitivo e fantasioso, abituato dalle origini herrnhutistiche alla "voluttà delle lagrime", consumò le forze nell'attrito fra le asprezze della realtà e le estasi del sentimento. Ma nulla poteva arrestare il corso naturale dei tempi. Il nuovo pensiero estetico - maturato specialmente in Germania - penetrava ormai anche in Svezia da ogni parte. H. G. Porthan propagò il nuovo concetto della poesia come espressione dell'anima dei popoli; J. F. Nexter indagò la struttura etnica dei popoli del Nord in contrasto con quelli del Sud, indicandone i riflessi anche nella particolare indole delle loro letterature. Si tradussero, fra gli Inglesi, Young, Gray, Shaftesbury, e, fra i Tedeschi, Klopstock, Gessner, Goethe (Werther). Si delirò sul Werther; si "scoprì" Shakespeare. Idee di Herder, di Schiller agirono come lievito; e anche l'antichità, nel Viaggio in Italia di C. A. Ehrenswärd, apparve in una nuova luce, secondo le idee di Winckelmann. Infine B. Höjier, professore a Upsala, non solo divenne interprete della neoumanistica spiritualità dei poeti di Weimar, ma anche della filosofia critica e idealistica. Una rivista - la Literaturtidning (1795-97), a cui fece seguito nel 1797 il Journal för svensk Litteratur - sorse a servizio delle nuove idee. Gli stessi uomini ancien régime finirono col sentire l'influenza del nuovo spirito. Kellgren elevò l'inno alla potenza creatrice dell'immaginazione illuminata dall'amore. Oxenstierna tradusse il Tasso. E soprattutto fu condizionata da questa nuova atmosfera, sul volgere del secolo, la nuova poesia. Nei quadretti di genere di Anna Maria Lenngren l'ispirazione scaturisce con semplicità dalla commozione del cuore e dall'osservazione personale della composita e fluida intimità dei fatti umani. E la poesia melodiosa di Fr. Michael Franzén già conosce tutta la dolcezza dei molli abbandoni alle fluttuanti onde del sentimento e alle colorite seduzioni della fantasia.

Il romanticismo (1810-1830). - Nel marzo 1809 fu deposto Gustavo IV Adolfo e nel settembre 1810 Bernadotte veniva proclamato principe ereditario: era la nuova storia della Svezia che si iniziava. E non soltanto nella politica, ma in tutta la vita dello spirito. Nella letteratura coincise con quegli avvenimenti la rivoluzione romantica (v. romanticismo: Il romanticismo nei paesi scandinavi). Nel 1810 usciva a Upsala la rivista Phosphoros, organo del cenacolo Aurora förbundet radunato intorno a P. D. A. Atterbom; contemporaneamente usciva a Stoccolma, per breve tempo, la rivista Lyceum, di Hammarsköld, contenente, fra altro, le prime terzine della letteratura svedese, con una versione della "Francesca da Rimini"; nel 1811 seguì la rivista Iduna, organo di un nuovo cenacolo Gotiska Förbundet, raccolto intorno a E. G. Geijer; e anche una rivista umoristica Polyfem affiancò, fra il 1810 e il 1812, il movimento, mescolando la risata satirica al tumultuoso fragore delle giovanili battaglie. Fu una liberazione generale di tutte le forze creative, che determinò in un primo momento una contrastante varietà di indirizzi. Il gruppo dei "gotici" - accanto a Geijer, P. H. Ling, padre della ginnastica svedese, A. A. Afzelius, raccoglitore dei canti popolari svedesi - volse il proprio entusiasmo a far rivivere l'antico mondo nordico negli studî e l'antico spirito nordico nella poesia. Isaias Tegnér, il poeta di più pura e alta e profondamente vissuta, e quasi sofferta, classicità che la Svezia abbia mai posseduto, tolse bensì all'antica leggenda nordica la materia del suo poema Frithjofs Saga, ma la rielaborò, mirando a Goethe, secondo un sereno ideale umanistico, in chiare forme di compiuta armonia. La maggiore corrente, che per le sue più integrali aspirazioni romantiche diede il nome (fosforismo) all'intera scuola - Atterbom, e intorno a lui P. Elgström, S. I. Hedborn, F. W. Palmblad, A. Törneros, Malla Montgomery Silfverstolpe, ecc., e, per il gruppo di poeti o pubblicisti di Stoccolma, L. Hammarsköld, J. C. Askelöf, C. Livijn, Julia Nyberg (Euphrosyne), ecc. - s'ispirò a un romanticismo estetico-mistico, secondo un'interpretazione della poesia come rivelazione dell'infinito, che richiama a Novalis, agli Schlegel, a Tieck e specialmente a Schelling. E non mancarono fra l'uno e l'altro gruppo le polemiche. Ma più di ciò che divideva gli spiriti era sostanziale ciò che li univa; e a poco a poco tutte le tendenze fatalmente conversero insieme nella creazione di una generale "coscienza romantica", che - sopraggiungendo ulteriori influenze inglesi da Scott a Byron e francesi da Chateaubriand a Hugo - si impose a tutti i poeti del tempo: da J. O. Wallin - che, interprete della nuova religiosità, diede alla chiesa svedese con potenza d'ispirazione la commossa, umana interiorità dei nuovi Salmi - a E. J. Stagnelius, che in ebbrezza di sensi e con ricchezza di colori diede all'erotismo dei romantici la più appassionata espressione, e dalla speculazione mistica trasse il caldo fascino di morbide, mai prima udite melodie; dall'estatico pensoso idealista Vitalis - E. Sjöberg - al gentile poeta romantico d'Italia K. A. Nikander e a C. W. Böttiger, anch'egli poeta d'Italia e studioso di Dante e fondatore in Svezia della filologia romanza. Contemporaneamente nascevano dal romanticismo una nuova storiografia e una nuova critica letteraria, con un'impostazione organica e una genialità d'intuizioni che le rendono vive, in parte, anche per la moderna indagine.

Il realismo postromantico (1830-1860). - Anche per la Svezia il romanticismo segnò così un restituirsi della poesia alle sorgenti interiori della vita, un approfondirsi dell'ispirazione nel consapevole abbandono al libero impulso creativo, un ampliarsi illimitato degli orizzonti e una conquista di prima sconosciuti mondi spirituali nella vita come nell'arte. Ma se nuove prospettive nelle lontananze si aprirono e nuove profondità si schiusero, l'adesione alla realtà, nella concreta contingenza dei suoi problemi, si allentò. E l'epoca che seguì fu precisamente contrassegnata dallo sforzo di ritrovare il contatto perduto. Nelle università si contrapposero all'umanesimo e alla romantica "filosofia della natura" le esigenze della ricerca sperimentale (v. la polemica fra il medico I. Hvasser e il chimico J. J. Berzelius). Nell'indagine storiografica si contrapposero i "fatti" alle liriche o filosofiche ricostruzioni (A. Fryxell); negli studî teologici si affermò la razionale libertà dello spirito critico (H. Reuterdahl, J. H. Thomander); nelle concezioni politiche prevalse la considerazione dei problemi concreti del presente, dalla cui discussione trasse il più potente impulso l'allora sorgente stampa liberale (L. Hierta, M. J. Crusenstolpe). E anche nella letteratura si affermarono tendenze analoghe. Dell'eredità realistica della fine del Settecento (v. i romanzi di F. Cederborgh) solo il culto di Bellmann (v. le canzoni di C. F. Dahlgrén) era stato accolto nell'epoca romantica, come tipico esempio della "libera natura che crea attraverso il genio del poeta"; e una sola nuova corrente realistica era riuscita a poco a poco ad aprirsi la via: la descrizione della natura e della vita paesana (L. F. Rääf; S. Ödmann; P. Laestadius; N. Lovén; K. e H. Lilljebjörn). Ora invece un'evoluzione in senso realistico - a cominciare dalla critica (C. A. Hagberg; B. E. Malmström; C. F. Bergstedt; O. P. Sturzenbecker) - si estese a tutta quanta l'opera letteraria.

Ma fu, in realtà, un'evoluzione che direttamente si generò dal seno stesso del romanticismo, il quale continuò a permanere come intimo sostrato della vita spirituale pur nei tentativi di superarlo. E tipico è il caso di B. E. Malmström, che, partito per l'Italia per farla finita una buona volta con le romantiche celebrazioni dei suoi predecessori, appena giunse al Trasimeno, intonò anch'egli il più romantico degli inni. C. V. A. Strandberg (pseud. Talis Qualis) diede bensì i canti politici alla rivoluzione liberale, ma con un romantico idealismo e un'impetuosa romantica melodia alla Freiligrath; e nella lirica la manifestazione più caratteristica del tempo fu - accanto a un estroso gusto per l'avventura (G. L. Sommelius) o a un lirismo alla Schiller venato di realistiche ironie (G. L. Silfverstolpe) - una romantica bohème (W. v. Braun, J. Nybom, ecc.), che trovò la sua più geniale espressione nei goliardici Gluntarne di G. Wennerberg. Il teatro continuò a essere dominato dal dramma storico (B. v. Beskow; I. Borjesson; F. Hedberg; J. J. Wecksell), oppure mescolò romanticismo e realismo nel conciliativo gusto borghese della commedia leggiera e del vaudeville (A. Blanche; F. A. Dahlgrén; F. Hedberg). Anche il romanzo, se fu talvolta adattato ad arma indiretta nelle battaglie sociali e politiche (O. P. Sturzenbecker, pseud. Orvar Odd), fiorì soprattutto nella forma di romanzo storico (oltre Aurora Königsmarck di Palmblad, v. G. H. Mellin, P. G. Sparre, ecc.), e solo attraverso una laboriosa tenacia di diseguali tentativi riuscì ad accogliere entro di sé, in immediatezza di rapporti, la realtà del suo tempo. Nella Rosen pā??? Tistelön di Emilie Flygare Carlén un sano e semplice realismo paesano si libera non senza fatica da un fondo di romanticismo romanzesco; in Cousinerna di Sofia von Knorring la poesia delle gentili fanciulle bene educate non resiste sempre alle tentazioni di un romanticismo moralistico e sentimentale; e lo stesso A. Blanche, col suo naturale gusto all'osservazione della vita, giunse solo dopo il 60 all'arguta pittura di costumi dei Bilder ur verkligheten. Persino una personalità di alto intelletto e d'inesauribile vitalità come Federika Bremer, capace di affrontare tutte le esperienze della spiritualità europea del suo tempo - anche in Italia si trattenne, attratta da una sua esperienza di vita cattolica e da viva sensibilità per la passione di popolo nelle lotte per l'indipendenza - potè bensì inserirsi nella realtà sociale come attiva forza operante, ma soltanto a tratti riuscì a trovare - nei suoi romanzi e racconti - l'equilibrio fra il realismo della sua intelligenza e il romanticismo del suo cuore. Era il dramma spirituale dell'epoca. E l'espressione più tragica ne fu il poeta del Tornrosens bok, C. I. L. Almquist, il quale nel suo abbandono alla realtà e nella sua romantica sensitività non conobbe freno né limite, e fu, a un tempo, tenero e brutale, delicato e cinico, profeta e delinquente, e anche nelle intuizioni della poesia trasportò questa sua natura ricca e malata, traendone, a tratti, uno stile nuovo "tutto nervi e sangue".

In spontaneità di accordi si fusero soltanto le due tendenze - per le diverse condizioni di vita e una diversa situazione spirituale - presso i poeti svedesi della Finlandia. Dopo la separazione della Finlandia dalla Svezia nel 1815, i contatti spirituali con la madrepatria s'erano fatti, per necessità, meno continui; e il romanticismo, associandosi alle nascenti aspirazioni nazionali (J. A. Arvidsson, F. Cygnacus), aveva conservato un carattere di freschezza serena, fiduciosa, che s'incontra ancora - anche dopo il '50 - nelle delicate liriche, nei racconti e nelle fiabe di Q. Topelius. In J. L. Runeberg vi si aggiunse il naturale realismo implicito nella sua natura semplice, soda, sana, forte, educata all'interna armonia nella consuetudine con la poesia degli antichi. E ne nacque una poesia ispirata alla fede nella vita e all'entusiasmo per tutti i grandi valori ideali, ma evidente di verità nelle immagini: commossa nell'intonazione, ma realistica di colore, ferma e sicura nel disegno. Le Fänrik Ståls sägner, che in Finlandia agirono come una forza storica, restano anche nella storia del postromanticismo svedese la grande opera, in cui si conchiude - come in un raggiunto ideale - un'epoca.

"Signaturerna" (1860-1880). - Il periodo che seguì, segnò l'esaurirsi del movimento che dal romanticismo aveva ricevuto l'impulso. I nove giovani, che nel 1863, riunitisi in una "Società dei senza nome", pubblicarono le loro composizioni sotto il titolo di Sånger och berättelser af nio Signaturer (Canti e racconti di nove firme) erano di tendenze diverse ma avevano una cosa in comune: il sentirsi eredi di una cultura nazionale già ricca di tradizioni e il riannodare a quella cultura le esigenze della nuova poesia. Gli studî storici e filologici si erano venuti affermando con vigorosa vitalità (v., fra gli storici, H. G. Hiärne, H. Forssell e fra i filologi E. H. W. Tegnér) e i maggiori formatori della nuova coscienza letteraria furono professori di Upsala (V. Rydberg, C. P. Wikner, C. R. Nyblom). Il nuovo movimento, pur essendo partito da affermazioni di tendenza realistica (L. H. Dietrichson; D. Klockhoff; E. D. Börk, ecc.), venne così assumendo a poco a poco un carattere di idealismo accademico, di cui la poesia e la critica di C. D. af Virsén costituiscono una tipica manifestazione.

L'"idealismo razionale" di Ch. J. Bostrom, il maggiore filosofo che abbia avuto la Svezia, diede il generale orientamento al pensiero. E nella letteratura l'idealismo classico di Tegnér - sacrificato nei programmi iniziali al realismo di Runeberg - divenne l'atteggiamento comprensivo, in cui le altre tendenze realistiche e romantiche variamente si accordarono. E il gusto del tempo si specchiò nelle levigate eleganze della lirica di Virsén, nelle morbide elegie di E. Bäckström, nei gentili idillî di T. A. Gellerstedt. Un ispirato poeta sorse con C. Snoilsky, il quale, con schietta vena, animò di caldi romantici colori il suo parnassiano senso della bellezza - v., fra altro, le poesie d'Italia - finché, pensoso del problema sociale, accolse anche le sofferenze degli umili nell'aristocratica nobiltà del suo canto. Ma la figura più rappresentativa fu V. Rydberg: professore e poeta, storico dell'arte e filologo, filosofo e uomo politico: il quale, ultimo erede di Tegnér, accogliendo in sé le tradizioni del passato, le unificò nell'elevatezza delle aspirazioni, nell'armonia del gusto e nell'idealismo del suo spirito meditativo.

Il naturalismo (1880-1890) e la "Rinascenza nordica" (1890-1910). - Fu entro questa situazione nella spiritualità e nell'arte che scoppiò verso l'80 la rivoluzione naturalista. La quale, rifacendosi a quel ritorno alla natura da cui il romanticismo era nato e a quel bisogno di realtà in cui il romanticismo era sboccato, oppose a ogni formalismo accademico e a ogni idealismo intellettuale, con aggressiva violenza "la brutalità del vero" e portò anche nella poesia "la prosa della vita". Anticlericalismo nei riguardi della religione; materialismo economico ed esaltazione del proletariato nella discussione del problema sociale; antitradizionalismo e sensibilità ai bisogni della vita fisica nella considerazione spregiudicata del problema morale; positivismo nella filosofia; radicalismo nella politica; verismo nell'arte: sono le grandi correnti di cui già da qualche anno si era fatto interprete G. Brandes nelle sue lezioni a Copenaghen; ma, in tutto il Nord, giunsero per la prima volta a plenaria affermazione d'arte col romanzo Röda Rummet di A. Strindberg, e intorno al processo per le "novelle matrimoniali" - Giftas - dello stesso Strindberg raggiunsero la massima veemenza polemica. Fu un rinnovamento radicale. Anche la spiritualità di cui s'illumina (cfr. gli scritti ibseniani di U. Feilitzen Robinson) il realismo dei drammi sociali di Ibsen, fu travolta dalla tempesta. Si cercò ciò che "l'uomo è" dietro ciò che "dice di essere". Si alzarono i veli su tutte le vergogne. Mentre Strindberg, sotto l'impulso della sua incontenibile vitalità, già si avviava verso nuove esperienze, tutta la "Giovane Svezia" s'impegnò, con fervore creativo, nella direzione che egli aveva aperto: e ne nacquero opere di valore diseguale (i romanzi di Anne Charlotte Leffler, duchessa di Caianello, di Victoria Benedictsson - pseud. Ernst Ahlgren - di A. Lundegård, di G. af Geijerstam, di O. Hansson, i drammi di T. Hedberg, ecc.); ma se la tendenziosità intorbidò talvolta l'arte e se la poesia non si salvò sempre dagli elementi deteriori che nelle simpatie materialistiche del naturalismo erano impliciti, nuovi mondi si schiusero non solo nella scoperta della realtà esteriore, ma nell'analisi delle anime. La poesia conquistò un nuovo linguaggio. E la rivoluzione linguistica, già iniziata con incertezze e sviamenti di precursore da Almquist, giunse al suo compimento: la parola, senza illusioni e senza ripugnanze, s'immedesimò con la vita.

Ed è per questo che il naturalismo e la "Rinascenza nordica" che gli seguì - quando si contemplino nell'insieme della loro evoluzione storica - appaiono come momenti successivi di un inscindibile unico periodo. Non solo biograficamente W. v. Heidenstam si trovò, nei primi anni della sua formazione spirituale, a fianco di Strindberg. La tangibilità dell'immagine, la consapevolezza della realtà, il chiamare le cose per il loro nome: tutto ciò che aveva costituito la conquista sostanziale del naturalismo, restò anche a base del nuovo movimento. Solo che all'atteggiamento passivo di fronte alla vita fu sostituito nuovamente un atteggiamento attivo dello spirito. Si riconobbe che realtà non è soltanto quella di chi soccombe alla vita, ma anche quella di chi forma e plasma la vita secondo la verità di una sua esigenza interiore (v. il proclama del movimento: Pepita bröllop di W. v. Heidenstam e O. Levertin, 1890). E si chiese, prima di tutto, che la poesia fosse poesia: non cronaca, ma stile; non sfogo personale, ma creazione. Levertin, spirito sensibile a ogni forma di cultura e critico agile, rivelò alla Svezia la poesia del moderno estetismo europeo e ne ritrovò i modi - insieme con R. Josephson, poeta e pittore - nell'impressionismo delle sue liriche. E rinacque la coscienza che la poesia è, sempre, bellezza. Ma rinacque anche - con consapevolezza nuova - l'abbandono all'ispirazione creatrice. E Heidenstam mosse dal suo iniziale estetismo verso una poesia, la quale, in gotica nuda, essenzialità di stile, ritrova il ritmo e la linea della saga antica; e divenne l'interprete della nordica natura e della dura vita e della storia eroica del suo popolo: vate e formatore della nuova coscienza nazionale. Selma Lagerlöf, vide, nel miracolo eterno del cuore umano, la vita acquistare ali e alzarsi con levità a voli di leggenda. P. Hallström disegnò, con intelligenza, grazia e misura, sullo sfondo oscuro del suo immanente senso della morte, gli arabeschi multicolori della dolce e ingannevole passione. G. Fröding, sensitivo e malato, scese con un triste sorriso nelle profondità della sua sofferenza, traendone la più pura e musicale dolcezza di canti che la Svezia possieda. E. Karlfelt, limpido, sobrio, ma sostanzioso e ricco di emotiva vitalità, diede espressione all'umore, all'estro, alla gioia di vivere e al senso del mistero immanenti nella natura del suo popolo, creando una poesia di una tale freschezza e purità di timbro, che fu paragonata, nella sua "orchestrata pienezza", a una "foresta della sua Dalecarlia, piena di invisibili vite e occulte luci e sussurri e canti". Nel frattempo Strindberg medesimo, per vie sue, s'era venuto - di crisi in crisi - evolvendo, fino alla triste e grandiosa poesia dei suoi ultimi drammi simbolici; la poesia della Svezia s'inseriva, come forza vitale, nel processo evolutivo della coscienza letteraria europea.

La letteratura contemporanea. - La violenta polemica che scoppiò nel 1911 fra Strindberg e Heidenstam lasciò Strindberg trionfatore nel campo sociale e Heidenstam trionfatore nel campo letterario. Ma segnò, in realtà, la fine della loro grande epoca. La nuova letteratura - nella quale è sintomatica l'importanza a cui assursero la storia e la critica (H. Schück, M. Lamm, F. Böök, A. Nilsson, Ruben G. son Berg, S. Hedén, ecc.) - si formò bensì nell'esperienza dell'arte dell'uno e dell'altro, ma andò cercando nuove e proprie vie.

All'elegante finezza di H. Söderberg succedettero, nel romanzo psicologico, il pessimismo critico di S. Lidman e l'analitica realistica vivisezione dei Selambs di S. Siwertz. Nella poesia a sfondo sociale si accentuarono le tendenze di sinistra con il "romanzo proletario" di K. G. Ossiansnilsson, di M. Koch ecc., e con le liriche di D. Andersson. Anche nella letteratura femminile, dal lirismo patetico di Ellen Key - che ai suoi tempi aveva commosso l'Europa - si passò al risoluto modernismo realistico dei romanzi di Marika Stjernstedt, di Elin Wägner e di Agnes von Krugenstjerna. E naturalmente si avvantaggiò di questo rinato gusto "per le cose concrete, vedute da vicino", la tradizione della poesia paesana: la quale anche nell'epoca del naturalismo aveva trovato suasivi accenti nelle liriche di A. U. Bååth ed era stata punto di partenza e punto di arrivo - fra tante più pericolose avventure - per O. Hansson, ma soltanto sul volgere del secolo prese il suo più grande slancio con i geniali schizzi umoristici di A. Engström, poeta e caricaturista, e con la multivaga umoristica e insieme commossa poesia del poeta di Markurell i Vadköping, H. Bergman: ora anche Elin Wägner si volse al romanzo contadinesco con Åsa-Hanna; e nel Nord, evocato già con impressionistica potenza da P. Molin, si sviluppò fino a tonalità epiche, dietro l'impulso di Den stora vreden di O. Högberg, una nuova poesia di cui è il più colorito interprete L. Nordström. A poco a poco ebbe un suo poeta ogni regione.

Per un altro lato invece venne nuovamente diffondendosi una corrente umanistica; e - mentre lo stesso Heidenstam s'elevava alla goethiana alta e serena umanità delle sue ultime poesie - saliva a poco a poco in onore anche il meditativo poeta della natura e apostolo della classicità W. Ekelund. Specialmente nella lirica - fra il pathos grave e triste di B. Bergman, l'impetuoso lirismo di Siwertz e la fresca borghese bohème di B. Sjöberg - maturò a poco a poco - con A. Oesterling e il suo gruppo in Svezia, con E. Zilliacus e il suo gruppo in Finlandia - un'arte che, senza enfasi, guarda agli aspetti ora grandi ora umili della vita, e ne accoglie le immagini nell'unità di armonici stati d'animo: Zilliacus ne è stato condotto a una "soleggiata vicinanza spirituale" all'Italia che lo ha spesso ispirato; Oesterling ne è asceso al calmo vasto respiro degli ultimi "Canti del mare".

Dietro i poeti della nuovissima generazione è invece la grande esperienza della guerra mondiale che anche nella Svezia neutrale ebbe le più varie risonanze. Presso molti giovani il pathos sociale si sviluppò verso atteggiamenti estremisti rivoluzionarî conducendo a una poesia di forme whithmanniane e d'ispirazione bolscevica (A. Lundquist, H. Martinson, ecc.). Altri invece ne furono spinti verso una catarsi religiosa o verso un individualismo d'intimi raccoglimenti e di lirici slanci (R. Jändel, B. Sprong, I. Sjögren, N. Svanberg, K. Asplund, G. M. Silfverstolpe, ecc.). Soprattutto trovarono eco anche in Svezia le espressioni varie della crisi intellettuale che attraversò nel dopoguerra l'Europa: l'espressionismo, il relativismo, il freudismo, il surrealismo, ecc. Il volume di Sven Stolpe, Två generationer (1929) costituisce un documento vivo di questa condizione degli spiriti. Ma si tratta di un mondo in divenire, nel quale è difficile stabilire prospettive. Le personalità di più forte rilievo sono - accanto a Pär Lagerquist, poeta, pensatore e drammaturgo - E. Blomberg, E. Lindorm, Sten Selander, poeti lirici di schietta vena e con un accento personale.

Bibl.: Collez. di testi: Svenska författare, ed. dalla Svenska Vitterhetssamfundet, Stoccolma 1912 segg.; Skrifter, ed. dalla Svenska Litteratursällskapet, ivi 1880 segg.; Sveriges Nationalliteratur 1500-1920, ed. F. Böök, voll. 30, ivi 1921 segg. Confronta inoltre per i testi antichi: Samlingar edito dalla Svenska Fornskriftsällskapet, ivi 1844 segg.; e per i testi della letter. svedese in Finlandia: Skrifter, ed. dalla Svenska Literatursällskapet i Finland, Helsingfors 1886 segg.

Storie della letteratura: B. E. Malmström, Grunddragen af svenska vitterhetens historia, voll. 5, Stoccolma 1866-68; H. Schück e K. Warburg, Illustrerad Svensk Litteraturhistoria, voll. 5, ivi 1911-16 e in 3ª ed., elaborata dal solo Schück, voll. 6, ivi 1926-30, con il complemento - per l'età moderna - di un 7° vol. di G. Castrén, Den nya tiden, ivi 1932; F. Böök e O. Sylwan, con la collaborazione di G. Castrén e R. Steffen, Svenska Litteraturens historia, voll. 3, ivi 1929-32.

Cfr. inoltre, fra le opere d'insieme su singoli periodi: E. Wessën, Fornsvensk literatur, Stoccolma 1922; G. Castrén, Stormaktstidens digtning, ivi 1907; H. Lindgren, Sveriges vittra storhetstid 1730-1809, voll. 2, ivi 1895-96; M. Lamm, Upplysningstidens romantik, voll. 2, ivi 1918-20; A. Nilsson, Svensk romantik, ivi 1916; O. Sylwan, Svensk literatur på adertonhundratelets midt (1830-60), ivi 1903; J. Mortensen, Från Aftonbladet till Röda Rummet, ivi 1918-19, voll. 2; F. Böök, Sveriges modern litteratur, 2ª ed., ivi 1929; e, dal punto di vista dei giovani, K. Strömberg, Modern svensk litteratur, ivi 1932.

Diritto.

La caratteristica del diritto civile svedese consiste nel suo svolgimento continuo e ininterrotto, che giustamente può essere fatto risalire, per parti importanti di esso, fino alle fonti giuridiche svedesi più antiche che ci siano conservate, vale a dire ai Landskapslagar del sec. XIII e al diritto territoriale (Landslag) e comunale (Stadslag) elaborato verso la metà del sec. XIV. Le rivoluzioni politiche, che hanno avuto per effetto subitanee trasformazioni nel governo dello stato, non hanno scosso quella parte dell'ordinamento giuridico che riguarda la vita civile. È caratteristico che ancor oggi la più importante fonte del diritto sia il codice generale, Sveriges Rikes Lag (legge del regno) del 1734, avente la sua base nel diritto comunale e nel diritto territoriale sopra ricordati. Anche se grandi parti di questo vecchio codice sono state sostituite da nuove leggi (in prima linea per il diritto familiare e successorio, per il diritto penale e per parti importanti della legislazione sulla proprietà immobiliare) e se sono state promulgate leggi che trattano argomenti che stanno al difuori dell'ambito del codice, questo ha conservato la sua importanza come fonte principale del diritto civile riguardo alle materie patrimoniali e processuali.

La nuova disciplina, data al diritto familiare e successorio negli ultimi due decennî, è sinora la più ampia e la più importante delle opere legislative del secolo XX sulla materia trattata nel codice. Questa nuova legislazione (diritto matrimoniale dell'11 giugno 1920; leggi sulla filiazione illegittima e sull'adozione del 14 giugno 1917; legge sulla tutela del 27 giugno 1924; legge sulla successione dell'8 giugno 1928; legge sul testamento del 25 aprile 1930; legge sull'istituzione dell'inventario e sulla ripartizione dell'eredità del 9 giugno 1933, e altre) contiene sotto molti riguardi riforme radicali secondo lo spirito democratico, specialmente allo scopo di giungere all'eguaglianza giuridica dell'uomo e della donna nel matrimonio, e di migliorare la condizione giuridica dei figli.

Il matrimonio si conchiude o col rito ecclesiastico o col rito civile. Il matrimonio ecclesiastico presuppone che ambo le parti facciano parte della chiesa nazionale svedese (Svenska Kyrkan) oppure che una ne faccia parte e l'altra faccia parte di un'altra comunità confessionale cristiana. Entro altre comunità confessionali può contrarsi un matrimonio valido solo se il re abbia concesso al loro clero un'autorizzazione in merito.

Il numero degl'impedimenti al matrimonio è limitatissimo. Il matrimonio è vietato tra ascendenti e discendenti, tra fratelli e sorelle, tra lo zio e la nipote, tra il nipote e la zia; tra affini è proibito in linea diretta, ascendente e discendente. Sono poi impedimento al matrimonio, per ragioni eugeniche, l'infermità mentale, l'epilessia in quanto la malattia abbia cause interne, e così pure le malattie sessuali nello stadio contagioso. L'uomo diventa capace nei riguardi matrimoniali a ventun anno, la donna a diciotto. Il re può dispensare dall'osservanza di alcune di queste norme.

Il regime dei divorzî è particolarmente largo. Il matrimonio può essere sciolto con sentenza del tribunale, quando entrambi i coniugi ne facciano richiesta. Però, in questo caso, la sentenza è da principio solo di separazione provvisoria, il che significa che ai coniugi viene imposto un periodo di prova della durata di un anno, durante il quale essi debbono vivere separati. Il divorzio diventa definitivo soltanto se i coniugi non ristabiliscono la convivenza matrimoniale durante, o dopo, il corso di quest'anno. È facilitato anche il diritto di un coniuge a ottenere lo scioglimento del matrimonio contro la resistenza dell'altro. La separazione legale si può avere in genere appena un coniuge prova che fra lui e l'altro coniuge è sorta una profonda e durevole incompatibilità per differenze di temperamento o di modo di pensare; inoltre, quando i coniugi hanno vissuto effettivamente separati per tre anni per incompatibilità, oppure quando uno di essi si è sottratto alla convivenza matrimoniale arbitrariamente e senza giusto motivo, per la durata almeno di due anni.

Secondo la nuova legislazione i coniugi sono completamente parificati, sia riguardo ai diritti personali, sia riguardo ai diritti patrimoniali. Di conseguenza i coniugi sono obbligati reciprocamente agli alimenti, e questo obbligo può sopravvivere perfino al divorzio. Dal punto di vista dei diritti patrimoniali, i coniugi sono completamente indipendenti. Durante il matrimonio ognuno di essi dispone liberamente dei suoi beni, ed è responsabile solo per i proprî debiti. Di regola, però, queste norme regolatrici dei rapporti patrimoniali non valgono per i matrimonî contratti prima dell'entrata in vigore della nuova legislazione. Per questi vige, secondo l'antico regime, la comunione di beni fra i coniugi, con le corrispondenti disposizioni sulla responsabilità per i debiti dell'altro coniuge e con l'amministrazione dei beni della moglie affidata al marito.

Le nuove disposizioni sulla condizione giuridica dei figli presentano come principale caratteristica la tendenza a migliorare la condizione del figlio illegittimo. Il figlio nato fuori di matrimonio ha diritto agli alimenti e all'educazione da parte di entrambi i genitori, a seconda della loro condizione patrimoniale. Però, di regola, ha diritto alla successione solo nei confronti della madre e dei parenti di questa, non nei confronti del padre. Ma se, prima o dopo la nascita del figlio, ha avuto luogo fra i genitori una promessa di matrimonio, il figlio ha diritto alla successione anche nei confronti del padre. Inoltre, il padre può conferire al proprio figlio illegittimo la capacità successoria del figlio legittimo, mediante un'espressa dichiarazione resa di fronte alla competente autorità. La cura della persona del figlio illegittimo spetta di regola alla madre; eccezionalmente può spettare al padre.

La maggiore età comincia tanto per l'uomo quanto per la donna al compimento del ventunesimo anno. Il rappresentante legale del minorenne, il tutore, sta sotto la sorveglianza di un cosiddetto "sopratutore" (Overförmyndare), come pure del tribunale che lo ha nominato. Disposizioni relativamente severe sul collocamento del patrimonio del pupillo vincolano l'amministrazione del tutore.

Per la nuova legge il diritto successorio è più vincolato alla comunità familiare che alla parentela naturale, ed è quindi limitatissimo. Gli aventi diritto alla successione sono in prima linea i discendenti, in seconda linea i genitori e loro discendenti, in ultima linea gli avi e i loro figli; onde cugini e altri parenti più lontani non hanno diritto alla successione. Se non esistono eredi, l'eredità spetta a un fondo particolare, detto "fondo generale delle successioni", che è dedicato all'assistenza e all'educazione di bambini e adolescenti. In armonia col principio di diritto successorio sopra ricordato, la serie degli aventi diritto alla successione è stata allargata col riconoscere al coniuge superstite un certo diritto alla successione nel caso che chi lascia l'eredità non abbia discendenti. La parte che così tocca al coniuge superstite, ricade però dopo la morte di questi ai parenti meno prossimi, aventi diritto a successione, del coniuge premorto, secondo determinate regole; del resto questo diritto a una successione indiretta viene a cadere qualora l'eredità non superi il valore di 3000 corone.

Se una persona vuol lasciare il suo patrimonio a persone diverse dagli eredi legittimi, si provvede mediante testamento. Se ci sono discendenti o persone adottate, il testatore non può disporre di più della metà del patrimonio ereditario.

Come abbiamo sopra accennato, il diritto patrimoniale è per notevole parte costruito su antiche tradizioni giuridiche germaniche. Fra l'altro, va ricordato un esempio caratteristico: l'ampia tutela dell'acquisto in buona fede di beni mobili, che si è sviluppata dalla vecchia massima giuridica germanica "Hand muss Hand wahren"; oggi l'acquisto in buona fede di un bene mobile viene tutelato perfino indipendentemente dalla circostanza che l'alienante l'abbia, ad es., rubato. Degno di nota è pure che non sia applicata nel sistema del diritto svedese la distinzione fra diritto di obbligazione e diritto reale derivata dal diritto romano. Il sistema giuridico svedese invece distingue fra diritto patrimoniale immobiliare e diritto patrimoniale mobiliare. Tuttavia anche il diritto romano ha esercitato un potente influsso sul diritto patrimoniale svedese: e ne fa testimonianza la stessa terminologia in uso, che per gran parte deriva dal diritto romano. Molti importanti fenomeni particolari nel campo del diritto patrimoniale svedese sono però risultati delle peculiari situazioni dell'epoca presente. In un certo senso questo si vede già nella disciplina dell'alienazione dei beni mobili stabilita dalla legge sulla vendita e lo scambio dei beni mobili, del 20 giugno 1905: ma lo si vede ancora più chiaramente in molte altre leggi recenti. Degna di nota è in primo luogo la tutela che gode la parte economicamente più debole nella conclusione di un contratto; le disposizioni con forza coattiva al proposito sono state emanate in un buon numero di leggi importanti, ad es., nella legge sui contratti e altri affari giuridici nel campo del diritto patrimoniale dell'11 giugno 1915, nella legge sull'usufrutto del patrimonio immobiliare del 14 giugno 1907, nella legge sui contratti a pagamento rateale dell'11 giugno 1915, e nella legge sui contratti d'assicurazione, dell'8 aprile 1927. Sulla stessa linea sta l'espresso riconoscimento della "buona fede" come norma suprema per la decisione di questioni riguardanti la validità di un contratto (par. 33 della già citata legge sui contratti, ecc.), dell'equità come fondamento per l'abbassamento di penalità contrattuali ingiustificatamente alte (par. 36), per il giudizio su clausole di decadenza e simili, come pure per proibizioni di concorrenza estese in modo eccessivo (par.38), ecc. Un'ulteriore conseguenza degli stessi principî si trova nella legge sui contratti d'assicurazione (par. 34), a norma della quale disposizioni contrattuali che si scostino da disposizioni della legge e conducano a iniquità manifeste possono essere mutate o non prese in considerazione, quando questo concordi con il buon uso assicurativo: il principio giuridico, qui fissato per un particolare negozio giuridico, è forse in procinto di pervadere tutto il diritto contrattuale svedese.

Fra le disposizioni che hanno lo scopo di tutelare il più debole economicamente, vi sono inoltre quelle in materia di società, specialmente quelle sulle società per azioni (legge del 12 agosto 1910) che tendono fra l'altro a proteggere le minoranze entro le società stesse. Ma, poiché le disposizioni in vigore si sono dimostrate insufficienti, tanto sotto questo quanto sotto altri importanti rispetti, è in preparazione una riforma di questa parte della legislazione.

Un risultato diretto dello sviluppo economico è l'introduzione dell'obbligo del risarcimento dei danni anche qualora non vi sia colpa. Questo nuovo principio ha però finora avuto espressione solo in alcune leggi speciali, soprattutto in quelle sul traffico ferroviario (12 marzo 1886) e automobilistico (30 giugno 1916), sull'aviazione (26 maggio 1922) e sugl'impianti elettrici (27 giugno 1902). Le sentenze dei tribunali, invece, mostrano una notevole resistenza al proposito: neppure la responsabilità extracontrattuale del padrone per azioni colpose dei suoi dipendenti viene riconosciuta sotto tutti i rapporti, senza avere riguardo alla colpa.

Un altro passo importante sulla via dello svolgimento della legislazione in materia di risarcimento dei danni è l'introduzione dell'assicurazione obbligatoria degli automezzi per la copertura della responsabilità civile (legge del 10 maggio 1929).

Come importante risultato della legislazione nel campo del diritto patrimoniale, derivato dallo svolgimento economico peculiare dell'epoca contemporanea, vanno infine ricordate anche le leggi mediante le quali il dominio sulle ricchezze naturali svedesi dev'essere riservato ai soli cittadini svedesi (leggi del 30 giugno 1916; 18 giugno 1925; 7 giugno 1934).

La legge penale svedese è del 16 febbraio 1864. Benché sorta molto tempo dopo il codice svedese, le cui disposizioni sugli atti punibili e sulle pene essa sostituì, questa legge è di un'epoca nella quale la teoria della repressione dominava la legislazione penale. Ma nel sistema originario della legge si è aperto un varco, a mezzo di varie riforme particolari, la teoria della prevenzione, proveniente dalla scuola italiana del diritto penale. Questo è avvenuto, fra l'altro, con le leggi sull'educazione coercitiva dei delinquenti minorenni, del 27 giugno 1902; sulla condanna condizionale, del 22 giugno 1906 (nuova legge 28 giugno 1918); sulla liberazione anticipata condizionale, del 22 giugno 1906; sull'internamento in appositi istituti di criminali recidivi, per tempo indeterminato (di regola per 10 anni al minimo, e per 20 al massimo), del 22 aprile 1927; sull'internamento a tempo indeterminato in appositi istituti dei delinquenti semiresponsabili, del 22 aprile 1927, ecc.

Nel resto, il diritto penale svedese è diventato sempre più blando: è stata abolita la pena di morte (1921), e per diversi delitti - specialmente contro la maternità - è stata diminuita l'entità della pena. Alla mitigazione delle pene contribuisce poi la circostanza che i tribunali inclinano a infliggere, entro l'ambito della pena, la pena più bassa. D'altra parte, è stata aumentata l'efficacia preventiva di certe pene (specialmente per la negligenza nella guida di automezzi: legge del 24 settembre 1931).

I principî più moderni, che mediante le surricordate riforme hanno esercitato la loro influenza sul diritto penale in genere, hanno naturalmente esercitato altrettanta efficacia anche nel settore dell'esecuzione delle pene. Il trattamento dei detenuti è stato riformato di pari passo col diritto penale, mediante l'accettazione dei principî fondamentali della cosiddetta esecuzione graduale della pena, e mediante il miglioramento degl'istituti di pena, l'istituzione di particolari prigioni agricole per delinquenti minorenni, e altre varie misure.

Nel settore del diritto processuale si è conservata, meglio che altrove, la caratteristica nazionale del diritto svedese. Così, specialmente nei riguardi dell'organizzazione dei tribunali di prima istanza si può dire giustamente ch'essa si basa su una tradizione giuridica che risale tanto lontano quanto la conoscenza stessa che possiamo avere di una comunità giuridica svedese. Questi tribunali (häradsrätten) sono costituiti di un membro giurisperito (häradshövdinger) assistito da un collegio di scabini non giurisperiti che vengono eletti dalla popolazione del rispettivo distretto giurisdizionale (häradsnämnden). Questo collegio decide in tutte le controversie con la häradshövding. L'opinione unanime del collegio vale più di quella del giudice giurisperito, e determina la sentenza; ma se l'opinione del collegio non è unanime, è il giudice solo che decide. Anche certi tribunali delle città sono costituiti di almeno un membro giurisperito (borgmästaren) assistito da due scabini (rådmänen) che possono essere entrambi non giurisperiti, e avere in questo caso anche voto individuale.

Quattro tribunali superiori (hovrätter) giudicano in seconda istanza. In ultima istanza decide la corte giudiziaria suprema (högsta domstolen). Azioni giudiziarie di secondaria importanza giungono solo fino alla seconda istanza. Tanto gli hovrätter in seconda istanza quanto la suprema corte giudiziaria sono tribunali d'appello.

Secondo la norma della legge, il procedimento è orale in prima istanza; ma, in realtà, è scritto per la massima parte. Il procedimento nelle istanze superiori è del tutto scritto anche secondo la lettera della legge. A ragione si lamenta a questo proposito la lentezza che ne proviene nella emanazione delle sentenze; è quindi da varî anni in preparazione una completa riforma processuale. La legislazione sull'esecuzione forzata è regolata dalla legge del 10 agosto 1877, che è stata riveduta in varî punti importanti da una legge dell'11 ottobre del 1912. La legge sul fallimento data dal 13 maggio 1921 e viene integrata da una legge speciale della stessa data su un procedimento di concordato extrafallimentare.

Anche il diritto pubblico della Svezia posa in gran parte su una tradizione giuridica che risale molto indietro nella storia del paese. Per la forma del governo, la costituzione e la rappresentanza parlamentare, v. sopra: Ordinamento dello Stato.

Una legge del 23 maggio 1924 dispone sull'acquisto e la perdita della cittadinanza svedese. Ricorderemo che uno straniero (o una straniera) nato in Svezia, che ha avuto il suo domicilio permanente in Svezia, acquista la cittadinanza svedese al compimento del ventiduesimo anno. Uno straniero può ottenere la cittadinanza dal re, purché sia irreprensibile, possa provvedere a sé e alla propria famiglia, abbia compiuto il ventunesimo anno di età e abbia avuto il suo domicilio nel paese per la durata di cinque anni; però si possono dare eccezioni alle due ultime condizioni.

L'amministrazione dello stato è largamente decentrata: le corporazioni comunali godono di un'ampia autonomia nel campo ecclesiastico e scolastico, nel campo dell'assistenza ai poveri e ai bambini, della salute pubblica, della pubblica sicurezza, delle strade oubbliche, e via dicendo.

Dalla fine del sec. XIX in poi è sorta un'ampia legislazione nel campo delle riforme sociali. Fra i risultati finora ottenuti possono venire ricordati i seguenti: regolamentazione legale dell'obbligo del datore di lavoro a misure protettive contro infortunî e malattie del lavoro e, in connessione con essa, l'istituzione di organi statali di sorveglianza (legge del 29 giugno 1912); assicurazione obbligatoria contro gl'infortunî da parte dei lavoratori (legge del 17 giugno 1916); limitazione della durata del lavoro quotidiano a otto ore, specialmente per i lavoratori dell'industria (posta in esecuzione nel 1919, ora più particolarmente regolata dalla legge del 16 maggio 1930); uffici statali per la conciliazione di controversie del lavoro (legge del 28 maggio 1920); tribunale speciale per la decisione di controversie sui contratti collettivi, nel quale gl'interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro hanno una forte rappresentanza (legge del 22 giugno 1928); assicurazione contro la disoccupazione, assistita dallo stato (legge del 15 giugno 1934); assistenza alla vecchiaia mediante una obbligatoria assicurazione di pensione (eseguita in piccola scala nel 1913, in scala più ampia con la legge del 1935); severa disciplina della produzione e della vendita di vino e di alcoolici (le leggi più importanti in proposito sono dell'11 giugno 1926 e del 14 giugno 1917).

Bibl.: Le nuove leggi e i nuovi decreti vengono pubblicati nella raccolta ufficiale Svensk Författningssamling (dal 1825). Al principio di gennaio appare ogni anno una nuova edizione della Legislazione del regno di Svezia, con le integrazioni e le modificazioni dell'anno precedente, insieme con le più importanti leggi e ordinanze promulgate al difuori del codice. Le decisioni della suprema corte giudiziaria appaiono (dal 1874 in poi) nella rivista Nytt Juridiskt Arkiv, parte prima. Le decisioni della suprema corte amministrativa (Regeringsrätten) appaiono (fin da quando questa corte fu istituita nel 1909), nell'annuario Regeringsrättens Årsbok. I progetti di legge e altri atti ufficiali appaiono (dal 1922 in poi) nella raccolta Sveriges Offentliga Utredningar; il Nytt Juridiskt Arkiv, parte seconda, contiene raccolte dei lavori preliminari alle leggi più importanti. Il posto più importante fra le riviste giuridiche è tenuto dalla rivista Svensk Juristtidning.

Una esposizione particolareggiata delle fonti e dei caratteri principali del diritto svedese è uscita, a opera di I. Strahl, nell'Annuario di diritto comparato e di studi legislativi, VI, 1, Roma 1931, fasc. 2-3. Ricorderemo inoltre, tra le leggi e le raccolte di leggi: Il diritto del regno di Svezia (Sveriges Rikes Lag), a cura di S. Skarstedt, Stoccolma; Le leggi costituzionali svedesi, ecc. (Sveriges Grundlagar m. m.), a cura di R. Malmgren, Stoccolma 1921; Le leggi costituzionali svedesi, ecc. (Sveriges grundlagar m. m.), a cura di C. A. Reuterskiöl, Upsala 1924. Una traduzione francese delle parti più importanti delle leggi costituzionali si trova in F. R. Dareste e P. Dareste, Les Constitutions modernes..., Europe, II, Parigi 1929. Una traduzione francese del diritto matrimoniale svedese è: Les lois suédoises sur le mariage, sotto la direzione di R. Réau, Parigi 1925. Una traduzione tedesca del diritto familiare svedese è quella di G. Nyrén, Schwedisches Familienrecht, I, II, Berlino 1925, 1927. Il Deutscher Verein für Versicherungswissenschaft ha pubblicato una traduzione della legge svedese sui contratti d'assicurazione, con i suoi motivi, a Berlino nel 1930.

Tra i commentarî, manuali, ecc.: il breve manuale di diritto civile svedese di C. G. Björling, 7ª ed., Lund 1934; ottimi commentarî della maggiore importanza appaiono a Stoccolma, e gli autori sono di regola coloro che hanno diretto la redazione del rispettivo progetto di legge. Per il settore del diritto familiare e successorio, v.: Hj. Westring, Diritto matrimoniale, 2ª ed., a cura di B. Ekeberg e E. Stenbeck, 1933; E. Stenbeck e A. Lindhagen, Diritto della tutela, Stoccolma 1924; A. Lindhagen e E. Lind, Diritto successorio, 1929; B. Ekeberg e H. Guldberg, Sui testamenti, ivi 1931. Nel campo del diritto patrimoniale un ampio commentario alla legge riguardante l'acquisto e lo scambio dei beni mobili, è quello di T. Almén, parte 1ª, II, 3ª ed. curata da R. Eklund, Stoccolma 1934; trad. ted. di Fr. Neubecker, Das skandinavische Kaufrecht, I-III, Heidelberg 1929; dello stesso è anche un ottimo commentario alla legge sui contratti, ecc., Stoccolma 1926. Ricordiamo inoltre un saggio di Hj. Karlgren nell'Annuario di diritto comparato e di studi legislativi, IX, fasc. 1° e i manuali di diritto patrimoniale di B. Hasselrot, Stoccolma 1893-1908; nuova edizione parzialmente rifatta, 1910-12; e di Ö. Undén, Lund 1927; e l'opera sul diritto cambiario, di G. Eberstein, Stoccolma 1934.

Il diritto processuale civile svedese è trattato in una grande opera di E. Kallenberg, non ancora completa (Lund 1917-34). Una breve trattazione dello stesso argomento in lingua tedesca è quella di R. A. Wrede, Das Zivilprozessrecht der Kulturstaaten, II, Mannheim 1924. Il diritto processuale penale è stato trattato da A. Hassler, Lund 1930; la legislazione sul sequestro da E. Trygger, Upsala 1904; 2ª ediz., ivi e Stoccolma 1916.

Per il campo del diritto penale abbiamo, tra l'altro, un'esposizione della parte generale di J. Hagströmer, Upsala 1901-05; commentarî a varî capitoli della parte speciale di N. Stjenberg e J. C. W. Tyrén.

Sulla filosofia del diritto sono apparsi considerevoli lavori di A. Hägerström e del suo scolaro V. Lundstedt. Di quelli del primo nessuno è stato tradotto in lingue straniere; ma possiamo ricordare l'opera sul diritto romano: Der römische Obligationsbegriff, Upsala 1927, che è costruita sulla base delle sue dottrine di filosofia del diritto. Fra gli scritti del Lundstedt, ricordiamo: Superstition or Rationality in Action for Peace?, Londra 1925, e Die Unwissenschaftlichkeit der Rechtswissenschaft, I, Berlino 1932.

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