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Enciclopedia Dantesca (1970)

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Reto Roedel

Non è mai in D. alcuna diretta reminiscenza di città e luoghi della S., né è pensabile che egli potesse avere precisa nozione del complesso processo germinativo del futuro stato elvetico, che per D. è un assieme di province dell'Impero e di possessi feudali particolarmente degli Asburgo. L'inizio dell'ostinata difesa dei valligiani contro lo strapotere asburgico avviene con la morte di Rodolfo I (1291), anno dell'alleanza di Uri, Schwyz e Unterwalden; accanita fu questa difesa dei propri diritti durante il regno di Alberto (1298-1308); l'elezione di Enrico VII diede la possibilità ai valligiani d'invocare la protezione del nuovo imperatore contro i potenti feudatari. Non è improbabile che D. potesse conoscere qualche particolare dell'eroica lotta degli Svizzeri contro l'esercito di Leopoldo d'Asburgo, battuto nel 1315 a Mongarten, e della sempre più vasta resistenza dei contadini negli anni immediatamente successivi.

Non manca la leggenda di un passaggio di D. per le terre della S., e precisamente a Losanna, reduce dall'ipotetico viaggio a Oxford e a Colonia: v. in Appendice la trattazione sulla vita e le opere di Dante.

Fortuna di Dante in Svizzera. - A Basilea, " ex officina Iohannis Oporini ", nel 1559, furono pubblicate l'editio princeps della Monarchia e una traduzione tedesca di B. J. Herold, preceduta da biografia.

L'interesse per la Commedia (la cui prima traduzione spagnola veniva stampata, a Burgos nel 1515, da Fadrique de Basilea) si desterà, oltre che nell'area svizzera, in quella della cultura tedesca, con le Critische Betrachtungen über die Poetischen Gemählde der Dichter (Zurigo 1741, 30-31, 43-44, 81) e specialmente con il XXIX dei Neue critische Briefe (ibid. 1749), di G. G. Bodmer. A lui fu attribuito un saggio Ueber das dreyfache Gedicht des Dantes (ibid. 1763), " forse la migliore e più calzante difesa che fosse composta nelle polemiche che seguirono ai giudizi del Bettinelli e del Voltaire " (B. Croce, in " La Critica " XVIII [1920] 306). Ancora all'affermazione di D. nell'area tedesca contribuirono J. B. Merian, trattando della Poésie italienne du XIV siècle. Dante Alighieri, in " Nouveaux Mémoires de l'Académie Royale des Sciences et Belles Lettres de Berlin " XV (1784) 439-548; e J. G. Sulzer, in Allgemeine Theorie der schönen Künste, Lipsia 1786-87, 405-407. L. Bridel operò nella S. romanda e, in qualche misura, in Francia, con la Lettre à Carion de Nizas sur la manière de traduire D., Basilea 1805. In quella zona rilevanti risultarono le voci del castello di Coppet, dove, attorno a Madame de Staël, si pronunciarono C. V. de Bonstetten, B. Constant, A. W. Schlegel e soprattutto G. C. L. Sismondi, il quale richiamò D. in La littérature du Midi de l'Europe e nei riferimenti a Ugolino, Campaldino, Guido da Montefeltro, dell'Histoire des republiques italiennes du Moyen âge.

Nel processo di autochiarificazione della critica italiana dell'epoca, ebbe parte non in tutta luce l'Elogio di D.A. (Venezia 1783), del ticinese G. L. Fossati, che, procedendo da suggestioni vichiane, mise in evidenza la spiritualità di D. elevantesi al di sopra degli amorfi medievalismi. Invero la Lettera sopra D. all'ornatissimo sig. cav. I. Pindemonte (Venezia 1801), pur confermando la provveduta personalità del Fossati, tese a un assestamento coi giudizi bettinelliani.

Nei primi dell'Ottocento il culto di D. si afferma con G.G. Orelli, il pastore protestante delle nozze Manzoni-Blondel, poi insigne filologo dello studio zurighese. In una Lettera su D., in Isokrates... von A. Mustoxydes, verbessert mit Anmerkungen u. philologischen Briefen begleitet (Zurigo 1814, 413-417), si pronuncia sullo studio dei codici e sulle lezioni da preferire. Rivolgendosi ai giovani di Coira, dove aveva insegnato, pubblica, in Cronichette d'Italia, II (Coira 1820), La vita di D.A., " una delle migliori biografie popolari di Dante " (G.A. Scartazzini, D. in Germania, I, Milano 1881, 31). Insieme con una trecentesca versione latina di If V (in Index lectionum in Academia Turicensi, Zurigo 1839, 14-32) fornisce un'edizione delle loannis de Virgilio et Dantis Alagerii eclogae. La biblioteca Comunale zurighese conserva una Commedia interfogliata e annotata di suo pugno.

Al politecnico di Zurigo iniziava corsi danteschi F. De Sanctis e gli era collega J. Burckhardt, nella cui opera, specialmente in Die Kultur der Renaissance in Italien, D., ripetutamente richiamato, pur se non disgiunto dalla cultura e dalla religiosità medievali, è araldo nazionale e universale degli spiriti nuovi.

Intanto si affermava l'opera di G.A. Scartazzini, in particolare il commento alla Commedia, il più notevole del secondo Ottocento.

Per la recensio dei manoscritti, un contributo allora pionieristico fu quello di C. Täuber, I capostipiti dei manoscritti della D.C., Winterthur 1889. Un onesto trattatello, Ueber Dante, trovò posto nei Briefe di C. Hilty, Lipsia 1903. E sullo scorcio del secolo si affermarono influssi danteschi nella produzione letteraria, da Ein Sylvestertraum di J. Gotthelf a Die Hochzeit des Mönchs di C.F. Meyer, e in quella pittorica con A. Böcklin.

Ricorrendo il centenario del 1921, K. Falke fornì una traduzione integrale corredata d'introduzione e commento essenziale, Dantes D.C. (Zurigo 1921) e, non senza forzature, un esteso fervido D., seine Zeit, sein Leben, seine Werke, Monaco 1922. Appassionata la commemorazione di A. Angst, D. - seine Zeit und seine Commedia (St. Moritz 1921), nutrita e vigilata quella di A., Rüegg, Dantes D.C. (Friburgo 1922). E. Walser riferì su Le pubblicazioni dantesche in Germania durante l'anno 1921, in " Giorn. stor. " LXXX (1922) 228-234. E, col titolo Ravenna rediviva, vi fu un Tagebuch Beitrag zum Dante-Jubileums Jahr (Francoforte sul Meno 1921), di H. Mühlestein.

Trascorso il centenario, gli studi proseguirono, talora con notevolissimi contributi di stranieri insegnanti in S., in prevalenza italiani, quali R. Amerio, P. Arcari, J.J. Berthier, G. Bertoni, F. Chiappelli, G. Contini, P. Mandonnet, G. Meersseman, P. Pizzo.

Di F. Chiesa, che fece gran posto a D. nei programmi e nell'anima della scuola ticinese, è da ricordare D.A.-Alessandro Manzoni, Bellinzona 1924. Fra l'altro il Ticino darà D.A.: La D.C. (Milano 1950), commento semplice ma informato di C.F. Fontana.

Intanto il grigionese R.R. Bezzola ripercorse Il Fiore e Il Detto in Abbozzo di una storia dei gallicismi italiani nei primi secoli, Heidelberg 1925. W. von den Steinen, curata una traduzione (D.A., Die Monarchie, Monaco 1923; Breslavia 1926), disquisì su Der gedankliche Aufbau von Dantes Monarchia, in " Deutsches Dante-Jahrbuch " X (1928). L. Donati si occupò di Un esemplare della " Commedia " di G. Giolito, con le incisioni del Botticelli (Venezia 1536), in " La Bibliofilia " XXXI (1929) 361-364. A. Janner discusse sul tema K. Vossler und die ästhetische Erklärung der Göttlichen Komödie, in " Schweizerische Rundschau " XXX (1930) 438-451, 720-735. Non senza riserve interessò lo studio di M. Amrein, Rhythmus als Ausdruck inneren Erlebens in Dantes D.C., Zurigo 1932. Estesi consensi trovò Die ästhetische Deutung und das Problem des Einheit der Göttlichen Komödie in die neueren Literaturgeschichte (Strasburgo 1935), di W. Wetterli. Uno dei maestri della linguistica, K. Jaberg, e un noto grecista, G. Méautis, fornirono rispettivamente D. als Patriot und als Weltbürger, in Sprachwissenschaftliche Forschungen und Erlebnisse, Zurigo 1937, e D.: l'antépurgatoire, Ginevra 1944. Non senza risultati, in Antikes und Mittelalterliches bei D. (Halle 1944), J. Oeschger si propose di rintracciare negletti echi dei classici e dei padri della Chiesa e di derivarne nuove interpretazioni.

Vasta impresa erudita i due volumi di A. Rüegg, Die Jenseitsvorstellungen vor D. und die übrigen literarischen Voraussetzungen der D.C. (Einsiedeln-Colonia 1945), che, indagando nella preistoria della Commedia e mettendone in luce la problematicità, guardano fra l'altro a quanto di sostanza platonica, pur nell'affermarsi della forma aristotelica, vige in D., il quale, ritengono, avrebbe rintracciato Dio più sulla via della meditazione spirituale che su quella della vita di Cristo.

Un posto a sé compete a T. Spoerri, che si affianca alla critica dantesca europea rappresentativa. Inappagato della rigorosa distinzione crociana e dell'esclusiva introspezione estetica, specialmente in Einführung in die Göttliche Komödie (Zurigo 1946; traduz. ital. Introduzione alla D.C., Milano 1966), e in saggi vari, mira a una penetrazione stilistica e insieme sociologico-filosofica che vede, elemento primo determinante dell'umana società, il cittadino, il laico indipendente, e che considera la Commedia carme del trapasso dal disordine all'ordine, dall'esteriorità all'interiorità, dallo smarrimento al ritrovamento, valido anche per l'epoca nostra. Indagini di struttura quale espressione del pensiero, svolte con virtuosismo cattivante ma talora non senza antitesi e livellamenti sconcertanti, si fanno tematiche e serrate in Dante und die europäische Literatur (Stoccarda 1963), che del resto riprende il calco e ripete brani della Einführung.

Allo Spoerri è dedicato Das Trecento, Italien in 14. Jahrhundert (Zurigo-Stoccarda 1960), con saggi richiamantisi anche a D., in particolare quelli sulla Dichtung e sulla Sprache des Trecento, rispettivamente di R.R. Bezzola e K. Huber. Non nel senso dello Spoerri lavorarono e lavorano altri studiosi, fra i quali il compilatore di questa voce, autore fra l'altro di un volume di letture e ricerche storiche ed estetiche: Lectura Dantis, Lugano-Bellinzona 1965. Ancora di R.R. Bezzola, aderente Il canto XXVII del Paradiso, in Lett. dant. 1897-1904. A. Jenni fornisce sagaci penetranti analisi strutturali, che conseguono particolare efficacia in I canti dell'Empireo come vertice della D.C. e della letteratura, in D.A. (Berna 1966, 69-104); Il canto XXIII del Purgatorio, in Nuove Lett. V 1-31, e singolari spunti demitizzanti in Dal diario d'una rilettura della Commedia, Venezia 1965; Appunti per un saggio sulla Commedia, in " Giorn. stor. " CXLIII (1966) 199-211. Di lui un'estesa cospicua miscellanea nel volume D. e Manzoni, Bologna 1973. R. Fasani, dopo Il poema sacro (Firenze 1965), con cui avvalora i supposti motivi principali della Commedia, svolse acute tenaci indagini contro l'assegnazione del Fiore a D.: dapprima (La lezione del Fiore, Milano 1967) lo attribuisce a Folgore da San Gimignano, poi (Il poeta del Fiore, ibid. 1971, e Ancora per l'attribuzione del Fiore al Pucci, in " Studi e problemi di critica testuale " 6, aprile 1973), insistendo nell'indicarne i decadenti lati tardivi, anzi l'aspetto cantaresco, estrae dal Fiore e da Antonio Pucci, cui va la nuova attribuzione, una lezione di concordanze interiori sorprendenti anche per chi continui a ritenere che frasi e costrutti comuni non bastino a fornire attribuzione sicura.

Fra le traduzioni va particolarmente ricordata Die Göttliche Comodie, Zurigo 1963, in versi sciolti, con presentazione, sunti e note essenziali, di I. e W. von Wartburg. A. Stauble ha preso in esame Die realistische Dichtung aus der Zeit Dantes im Spiegel der neuesten Forschung, in " Zeit. Romanische Philol. " LXXXIII (1967) 73-88. In campo comparatistico, R. Tschumy ha pubblicato De D. à Milton, in " Lettres Modernes " (1967) 141-176.

Nel centenario del 1965, cui furono dedicati numeri speciali di riviste e giornali, parecchie università pubblicarono raccolte di conferenze celebrative, di G. Calgari, S. Heinimann, A. Jenni, G. Zamboni e altri. Alle manifestazioni italiane organizzate dal " Comitato Nazionale " parteciparono: a Firenze, G. Meersseman, belga dell'università di Friburgo, con la relazione su D. come teologo; a Verona R.R. Bezzola con la relazione L'opera di D., sintesi poetica dell'antichità e del Medioevo cristiano; a Ravenna e a Pisa R. Roedel, rispettivamente con la comunicazione su D. in S., e con la relazione su Aspetti e problemi della critica dantesca (v. relativi Atti). Singolari contributi al centenario, le illustrazioni all'intera Commedia, temporaneamente esposte in Palazzo Strozzi, di H. Käser, e l'edizione Della versione dell'Inferno di D. in dialetto milanese di C. Porta, con una nota di F. Chiesa e disegni di M. Marioni, Lugano 1965.

Bibl. - Particolare sul Bodmer: L. Donati, J. J. Bodmer und die Ital. Litteratur, in J.J. Bodmer Denkschrift zum CC. Geburtstag, Zurigo 1900, 276-290; W.T. Elwert, D. nella cultura tedesca, in Convegno di studi danteschi: D. e la cultura tedesca, Padova 1967, 4. Sul Merian: G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, X, Roma 1797, 123. Sul Sismondi: J. De Salis, Sismondi, la vie et l'oeuvre d'un cosmopolite philosophe, Parigi 1932, 174, 179, 187. Sul Fossati: S. Bettinelli, Opere edite e inedite, Venezia 1799, XXII 189; C. Gentile, G.L. Fossati nella cultura veneta del suo tempo, Bari 1965. Sull'Orelli: L. Donati, G.G. degli Orelli e le lettere italiane, Zurigo 1894. Sul Burckhardt: L. Lazzarini, J. Burckhardt, il Rinascimento e D., in Convengo di studi danteschi, D. e la cultura tedesca, Padova 1967, 153-168. Sullo Scartazzini: R. Roedel, G.A. Scartazzini, Chiasso-Roma 1969. Sullo Spoerri: H.A. Hatzfeld, recens. a T. Spoerri, Einführung, in " Italica " VI (1946); K. Vossler, lettera in T. Spoerri, Introduzione alla D.C., Milano 1966, 267.

Bibl. generale: M. Besso, La fortuna di D. fuori d'Italia, Roma 1912, XXVI-XXVII, XXXIII-XXXIV; G. Gabetti, D. e la Germania, in D., Milano 1921, 289-292, 295-296, 312; L. Mazzucchetti, A. Lohner, L'Italia e la S., ibid. 1943, 218, 222, 226-228,281-289; F. Maggini, La critica dantesca dal '300 ai nostri giorni, in Questioni e correnti di storia letteraria, ibid. 1949, 147, 153; W.P. Friederich, Dante's Fame Abroad, Roma 1950, 497-522; A. Vallone, La critica dantesca nell'Ottocento, Firenze 1958, 154-155, 184-185, 200-201; G. Adolf-Altenberg, La figura di D. nei paesi germanici, in " Aevum " XXXII (1958) 518, 520-521, 529-530, 534; A. Ramelli, D. e la S., Milano 1961; T. Ostermann, D. in Germania e nei paesi di lingua tedesca, in D. nel mondo, Firenze 1965, 183-184, 188-189, 194, 196; R. Roedel, La presenza di D. in S., in Lectura Dantis, Lugano-Bellinzona 1965, 11-25; ID., D. in S., in Atti del Congresso Internaz. di studi danteschi, II, Firenze 1966, 467-482.

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