SYON

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 94 (2019)

SYON

Simona Gavinelli

(Sion, Symon, Simon). – La grafia prevalente – alternativa a Sion come forma sincopata di Symon/Simon – deriva dal testamento di questo magister, tradito in un estratto originale del 12 settembre 1273 e riproposto in una più tarda copia autenticata del 29 ottobre1290, dove gli viene attribuita la qualifica di clericus. Dal testamento si ricava anche il nome della madre, Sofia.

La sintesi del suo percorso biografico restava affidata al perduto foglio finale della sua grammatica, trasmessa dal ms. CXXXVI della Biblioteca capitolare di S. Maria di Novara: l’intitolazione di Doctrinale novum assegnata all’opera doveva suonare come un aggiornamento del Doctrinale di Alessandro de Villedieu. Nel colophon (intercettato ancora nei primi anni dell’Ottocento dal gesuita spagnolo Juan Andrés durante una ricognizione sui codici della cattedrale novarese) il copista Petrinus de Alisato (Alzate, piccolo centro del medio Novarese) asseriva che il testo, commissionato dal proprio maestro Grazioso, era stato ultimato sull’originale il 19 aprile 1290.

Non è possibile determinarne la data di nascita, ma con tutte le cautele imposte dai rischi di omonimia si sa che nei Biscioni, i registri vercellesi trecenteschi in cui fu autenticata molta documentazione cittadina, compare un «magister Simon acolitus» che il 6 aprile 1243 partecipò alla stipula del compromesso tra il capitolo della cattedrale e il legato apostolico Gregorio da Montelongo per la giurisdizione sulle località di Verrua e di Casale. La sua competenza retorica lo segnalò forse proprio nell’ambito della Curia pontificia, visto che il 29 maggio 1254 papa Innocenzo IV concedeva a maestro «Symoni de Vercellis» in qualità di scriptor un beneficio, nonostante fosse privo degli ordini ecclesiastici. L’anno successivo, ormai rientrato a Vercelli, presenziò alla fondazione del monastero di S. Margherita, avvenuta per iniziativa di Emilia Bicchieri. Si potrebbe quindi supporre che il trasferimento romano, durato circa un decennio, derivasse dai contatti con il potente Gregorio da Montelongo.

A Vercelli Syon esercitò probabilmente il suo magistero in un contesto laico, affiancando quindi le attività di studio connesse con lo Studium universitario urbano, sorto ufficialmente nel 1228 come gemmazione dell’Università di Padova. Rimase comunque in stretto contatto con molte istituzioni religiose cittadine, come appare sempre dal suo testamento.

In esso, oltre a chiedere suffragi ai suoi allievi, destinava alcune somme pecuniarie ai poveri mendicanti, alla propria parrocchia di S. Michele e quindi ai francescani, agli eremitani di s. Agostino, ai carmelitani, agli umiliati, alle comunità femminili di S. Agata, di S. Pietro Martire, di S. Croce, di S. Maria di Lenta, e a persone singole, come la menzionata Emilia Bicchieri. Già nel testamento del 1273 aveva indicato quale erede universale dei suoi beni il convento domenicano di S. Paolo, meglio attrezzato sul piano culturale e dove, nel 1229, era transitato persino Giordano da Sassonia, allora maestro generale dell’Ordine, in cerca di un reclutamento qualificato tra lo studentato universitario.

La sua autorevolezza all’interno delle istituzioni religiose della città è comprovata anche dall’inclusione di «magister Sion grammaticus» tra i testimoni addotti per certificare l’insediamento a Vercelli degli umiliati di S. Martino de Lagatesco. Ricoprì pure il ruolo di prestatore di denaro, come affiora dai rapporti economici instaurati con il concittadino Marco/Marchetto de Morando, un mercante di stoffe che, dietro la canonica approvazione episcopale, aveva fondato con i propri beni l’ospedale di S. Maria dei poveri. Come amministratore dell’ente il 25 febbraio 1284 de Morando si trovò a cedere a maestro Syon tre vigne, poste nella località di Roppolo, come estinzione di un debito contratto in precedenza, stipulando subito il 5 marzo dello stesso anno un contratto di affitto per una di esse. Un paio di anni dopo, il 29 maggio 1286, maestro Syon assicurava ancora al medesimo Marco/Marchetto un terreno in concessione perpetua, includendo tra i testimoni del contratto di locazione il maestro Graziolo de Solonio, originario del centro di Sologno, non distante da Novara.

Morì il 14 agosto 1290 presso il priorato di S. Bartolomeo di Oropa, come attesta il citato foglio finale del ms. capitolare CXXXVI, ripreso forse dallo scomparso necrologio inserito negli Acta Reginae Montis Oropae.

Nella breve commemorazione veniva definito vercellese per nascita ma «gente vero romanus». Secondo la sua volontà testamentaria, ratificata dal provinciale domenicano, fu sepolto il 16 agosto 1290 nella chiesa annessa al convento di S. Paolo dove, sopra la porta meridionale, fino al XIX secolo, era visibile il suo ritratto affrescato, come memoria della sua sepoltura congiunta accanto all’amico Ambrogio Piccalue, un grammatico di origine novarese morto prima di lui.

Nel testamento (risalente come si è visto al 1273) aveva infatti bensì riservato l’usufrutto vitalizio delle sue proprietà alla madre Sofia, ma facendo eccezione per i libri, che dovevano essere concessi a Piccalue, ma comunque con la clausola esplicita che anche in seguito i libri di teologia sarebbero stati custoditi gelosamente con il contrassegno del suo nome, mentre prescriveva che il resto delle sue sostanze fosse venduto per incrementare la biblioteca teologica.

Nelle scarne notizie su Syon non vi sono nemmeno elementi per confermare la notizia riportata da Benvenuto da Imola nel suo commento dantesco a Inf. XXVIII 54-60 in relazione al rogo dell’eretico fra Dolcino (1250 circa-1307), giustiziato a Vercelli il 1° giugno 1307. Secondo Benvenuto, Dolcino si sarebbe rifugiato nel Trentino meridionale (ove il suo movimento attecchì) proprio per sfuggire alle conseguenze di un furto in denaro commesso mentre a Vercelli frequentava le lezioni di grammatica di maestro Syon («sub magistro Syon professore grammaticae»). Ma sugli anni giovanili di Dolcino manca qualsiasi informazione e i tratti biografici, oltre alle incongruenze cronologiche, rientrano negli schemi moralistici volti a mettere in luce la precoce natura perversa del futuro eretico.

Opere. La grammatica di Syon (Doctrinale novum), individuabile in forma anonima pure nel codice Ashburnham 144 della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze, fu redatta in prosa e versi per agevolare le fasi di apprendimento mnemotecnico. Soprattutto per la parte ortografica si rifaceva alla linea francese del Doctrinale di Alessandro de Villedieu, diffuso in Italia dalla metà del XIII secolo. Strutturata in forma tripartita, comprendeva pure la versificazione e alcune prescrizioni di ars dictandi, con esempi di lettere che includevano sintomatici accenni a papa Innocenzo IV e al vescovo Martino Avogadro di Vercelli (1244-68). Maestro Syon si inserisce pertanto nello scarno panorama dei redattori di grammatiche dell’Italia duecentesca che come fonti attingevano al magistero di Donato, di Isidoro di Siviglia, all’Ars versificatoria di Matteo di Vendôme, mostrando evidenti contatti anche con il Candelabrum di Bene da Firenze.

Resta invece molta incertezza sull’attribuzione generica a un «quidam Symon» di trentadue versi ortografici intercalati da prosa, in cui si fa riferimento anche al commento di Cecco d’Ascoli. Individuati, infatti, in prima istanza da Achille Beltrami nella miscellanea Brescia, Biblioteca civica Queriniana, H II 17, cc. 38v-52v, risalente alla prima metà del XV secolo, sono rilevabili pure nel ms. Ashburnham 1893 della Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze esemplato da Niccolino di Oppeano nel 1406 e nel ms. V C 3 della Biblioteca nazionale di Napoli, approntato a Corfù nel 1407 dal maestro Domenico di Murano (Barbero, 2006, pp. 335 s.).

Fonti e Bibl.: E. Berger, Les registres d’Innocent IV publiés ou analysés d’après les manuscrits originaux du Vatican et de la Bibliothèque Nationale, III, Paris 1897, p. 426 n. 7585; Il libro dei Biscioni, a cura di G.G. Faccio - M. Ranno, Torino 1934, pp. 188 s., doc. 88.

G. De Gregory, Istoria della Vercellese letteratura ed arti, I, Torino 1819, pp. 345 s.; G. Avogadro di Valdengo, Storia del santuario di Nostra Signora d’Oropa, Torino 1846, pp. 14, 39, 155; C. Dionisotti, Notizie biografiche de’ Vercellesi illustri, Biella 1862, pp. 110 s.; G. Colombo, Il testamento di maestro S. dottore in grammatica, Vercellese, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, I (1896), pp. 41-57; G. Capello, Maestro Manfredo e Maestro S. grammatici vercellesi del Duecento, in Aevum, XVII (1943), 1-2, pp. 45-70 (in partic. pp. 61-70); A. Bersano, Le antiche scuole del Comune di Vercelli, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, LIX (1961), pp. 543-593 (in partic. pp. 547-552); M. Capellino, Note su maestri e scuole vercellesi nel secolo XIII, in Vercelli nel XIII secolo. Atti del primo Congresso storico vercellese, Vercelli 1984, pp. 83-97 (in partic. pp. 90 s.); A. Quazza - S. Castronovo, Biblioteche e libri miniati in Piemonte tra la fine del XII e il primo terzo del XIV secolo: alcuni percorsi possibili, in Gotico in Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1992, pp. 242-285 (in partic. pp. 254, 272 tavv. 58-59); E. Valentini, Gli Umiliati a Vercelli nel 1272, in Bollettino storico vercellese, XIX (1992), pp. 31-56; P. Bodo, Il grammatico S. maestro di Fra Dolcino, in Rivista Dolciniana, II (1994), pp. 9 s.; S. Castronovo, Pittura del Trecento nelle province di Vercelli e di Biella, in Pittura e miniatura del Trecento in Piemonte, a cura di G. Romano, Torino 1997, pp. 173-245 (in partic. p. 209); G. Ferraris, Università, scuole, maestri e studenti a Vercelli nel secolo XIII. Spigolature in margine a un non più recente volume, in Bollettino storico vercellese, XXVI (1997), pp. 47-70 (in partic. p. 55); Id., L’Ospedale di S. Andrea di Vercelli nel secolo XIII: religiosità, economia, società, Vercelli 2003, pp. 46 s., 68, 188; R. Orioli, Il mistero Dolcino, in Fra Dolcino. Nascita, vita e morte di un’eresia medievale, a cura di R. Orioli, Milano 2004, pp. 9-42 (in partic. p. 14); P. Rosso, Università e sapientes iuris a Vercelli nel Trecento, in Vercelli nel secolo XIV. Atti del quinto Congresso storico vercellese, a cura di A. Barbero - R. Comba, Vercelli 2010, pp. 169-243 (in partic. p. 185); L. Fiorentini, Per Benvenuto da Imola. Le linee metodologiche del commento dantesco, Napoli 2016, p. 577.

Sul Doctrinale novum: Lettera dell’abate Giovanni Andrès al sig. abate Giovanni Morelli sopra alcuni codici della Biblioteca Capitolare di Novara e di Vercelli, Parma 1802, pp. 25-29; A. Beltrami, Lortografia latina di maestro S. commentata da Cecco d’Ascoli, in Studi medievali, II (1907), pp. 517-537; A. Marigo, I trattatelli «De accentu» e «De orthographia» di fra Bartolomeo da S. Concordio nel testo e nelle fonti dottrinali, in Archivum Latinitatis Medii Aevi, XII (1937), pp. 1-26; G.L. Bursill Hall, A census of medieval latin grammatical manuscripts, Stuttgart 1981, p. 168 n. 185.2; Bene Florentini, Candelabrum, a cura di G.C. Alessio, Padova 1983, pp. LXIX s.; G. Gardenal, Aspetti e problemi dello studio grammaticale nel Medioevo: Giovanni da Pigna maestro veronese del sec. XIII, in Quaderni veneti, VII (1988), pp. 33-59 (in partic. p. 47); S. Gavinelli, Lo studio della grammatica a Novara tra l’VIII e il XV secolo, in Aevum, LXV (1991), 2, pp. 259-278 (in partic. pp. 266 s., 277 tav. I); G. Barbero, Prisciano, Quintiliano e Mario Vittorino nell’Orthographia di Gasparino Barzizza, in I classici e l’università umanistica. Atti del Convegno di Pavia... 2001, a cura di L. Gargan - M.P. Mussini Sacchi, Messina 2006, pp. 335 s.

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