PEUTINGERIANA, Tabula

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

PEUTINGERIANA, Tabula

F. Castagnoli

Già nell'impero persiano e poi negli stati ellenistici dovettero esistere guide stradali (con elenchi delle città e dei luoghi di sosta toccati dalle grandi strade e indicazioni delle relative distanze), come si può dedurre dalla sviluppata organizzazione del servizio postale, con una rete adeguata di stazioni di tappa. Documenti di tal genere (itineraria) ci sono noti però direttamente solo per l'età romana; redatti sia per scopo militare sia per uso privato (cfr. Hist. Aug., Alex. Sev., 45; Ambros., Sermo, v, 2; in Psalm., 118; ecc.). Sono da distinguersi due diversi tipi di itinerarî, scritti e figurati, cioè con rappresentazione cartografica (cfr. Veget., iii, 6: non tantum adnotata, sed etiam picta). A questi appartiene la Tabula Peutingeriana.

Tra gli itinerarî scritti il più importante è l'Itinerarium Antonini, che contiene gli elenchi delle città e stationes delle principali vie dell'Impero Romano, con indicazione delle distanze, per lo più in miglia. Quasi sicuramente è dell'età di (Antonino) Caracalla. Contemporaneo e connesso con questo è l'Itinerarium maritimum, contenente l'elenco delle principali rotte marittime, con le relative distanze in stadî. Itinerarî di un particolare percorso sono: quello da Cadice a Roma inciso nelle quattro coppe argentee di Vicarello (Aquae Apollinares), che dovette servire a persone ivi venute per scopo curativo (II-III sec. d. C.; C.I.L., xii, 3281-83 ora al Museo Nazionale Romano); e quello da Bordeaux a Gerusalemme (Itinerarium Burdigalense o Hierosolymitanum) redatto per i pellegrini in Terra Santa nel IV sec. d. C. (se però non è un semplice ricordo di viaggio, compilato anche con l'aiuto di un itinerario).

Carattere commemorativo ha l'elenco delle stazioni toccate in un viaggio di Adriano nel 117, conservato in un frammento di iscrizione nella Vigna Codini (C.I.L., vi, 5076). La descrizione della strada da Capua a Reggio, conservata in un'iscrizione (C.I.L., x, 6950 - Dessau 23) di Forum Popilii (Polla) è un documento ufficiale, redatto dal costruttore della strada stessa, probabilmente C. Popilio Lenate (132 a. C.). Alla serie degli itinerarî commemorativi si può collegare anche una parte della letteratura periegetica, ed in modo particolare il De reditu suo di Rutilio Namaziano (che narra un viaggio marittimo dal Porto di Roma a Luni, e le descrizioni di viaggi in Terrasanta (come la Peregrinatio Aetheriae, del V sec. d. C.).

Agli itineraria picta (oltre un frammento di scudo trovato a Dura-Europos, con le stazioni costiere del Mar Nero) appartiene la T. P., copia medievale di un itinerario completo dell'Impero Romano (il suo nome deriva da quello di K. Peutinger dignitario di Augusta, che nel 1507 avuto il documento dall'umanista K. Celtes si era proposto di pubblicarlo; essa è ora conservata nella Biblioteca Nazionale di Vienna). Si tratta di una rappresentazione cartografica disegnata su un rotolo di pergamena, lungo m 6,8o, suddiviso in 11 parti, ed ora tagliato in 11 fogli; manca (e doveva mancare già nel modello donde fu tratta la copia medievale) il primo foglio con le regioni più occidentali (e forse con l'intestazione). Per costringere la superficie da rappresentare nelle dimensioni del rotulo si dovette operare una gravissima deformazione con uno spostamento degli assi latitudinali in direzioni longitudinali e con una fortissima riduzione dei mari (lo schiacciamento delle linee N-S risulta di circa l'80%). Tale libertà di procedimento si giustifica in quanto la T. P. non era un vero documento cartografico (con rapporto proporzionale alle dimensioni reali, come per esempio le carte di Tolomeo), ma un itinerario stradale che presentava la successione delle stazioni in un disegno avente un semplice valore di schema; gli elementi geografici (linee delle coste, catene di monti, percorsi dei finmi) hanno perciò una rappresentazione convenzionale (anche se talora si può constatare una conoscenza della situazione reale, vale a dire la derivazione da veri documenti cartografici: per esempio, zona di Napoli, Alpi Marittime, Istria ecc.). Sembra certa la inserzione secondaria di elementi geografici, quando essi risultano in un rapporto inesatto con le stazioni: ciò si osserva particolarmente per i fiumi (per esempio il percorso dell'Arno, con la scritta Arnum fl. non tocca la stazione fl. Arnu; il fiume Sagar è duplicato, ecc.; per tale motivo il Kubitscheck ritiene che i fiumi non fossero rappresentati nella più antica redazione della carta). L'elemento fondamentale della carta era la rete stradale con le stazioni e le relative distanze intermedie. Si riscontrano molti errori (imputabili certamente alle trascrizioni) nella grafia dei nomi e soprattutto nelle cifre indicanti le distanze (le distanze sono indicate in miglia; per la Gallia in leugae; per il territorio persiano in parasanghe; la sigla co è probabilmente un errore di trascrizione per ∞, e indica perciò un miglio). In molti casi le stazioni sono contrassegnate con vignette: la maggior parte sono molto semplici, costituite da due (più raramente tre) torri, con porta e tetto cuspidato; le città che prendono nome da templi (per esempio Fanum Fortunae) sono rappresentate con un edificio coperto da tetto; le città che hanno il toponirno Aquae, con un complesso quadrangolare di costruzioni avente un'area scoperta nel centro, forse simbolo di un edificio termale; per alcune città più importanti (Ravenna, Aquilea, Nicea ecc.) si ha la rappresentazione, sia pure convenzionale, di una città, col perimetro delle mura, torri, edifici (per il Porto di Claudio si può forse parlare di rappresentazione reale); infine Roma, Costantinopoli e Antiochia sono indicate con la personificazione della città inclusa in un cerchio.

Si è voluto vedere un significato particolare in ogni tipo di vignetta, e si è anche ritenuto che uno speciale risalto si sia dato intenzionalmente alle stazioni termali (e se ne è dedotto che la carta avesse precisamente funzione di guida per tali località). Ma è più probabile che le vignette abbiano soltanto una funzione ornamentale; infatti, che l'illustrazione sia spesso creata in base al nome risulta dal fatto che la medesima rappresentazione di edifici termali è data per alcuni centri (come Aquae Statiellae ecc.) che non furono stazioni termali; e che viceversa tale vignetta manca per le città termali del mondo di lingua greca, non indicate perciò col toponimo Aquae; altro caso significativo è Centumcellae, rappresentata con una serie parallela di edifici, evidente ideogramma del nome della città.

La carta è a colori (verde per i mari e i fiumi, giallo o grigio-rosa per i monti, rosso per le strade), e si può arguire che anche l'originale era colorato. L'esemplare a noi pervenuto è databile, soprattutto in base alla paleografia dei caratteri gotici, al XII o al XIII secolo. Molto discussa è la data dell'originale: al V sec. pensava il Desjardins (un'epoca cristiana infatti è indicata dai molti riferimenti giudaici e cristiani: Sinai, m. Oliveti, ad s. Petrum ecc., se non sono dovuti a posteriori interpolazioni). In considerazione del particolare rilievo dato a Roma, Costantinopoli, Antiochia, il Miller ha proposto la datazione ad un'epoca in cui le tre città erano capitali, cioè al 365-66; in base poi alle innegabili affinità con la Cosmografia' dell'Anonimo Ravennate - un testo compilato intorno al 700 d. C., certamente in base ad una carta itineraria - ha visto in essa una derivazione dalla T. P., e anzi ha attribuito la T. P. a un Castorius, che viene ricordato come cosmographus o philosophus dallo stesso Anonimo Ravennate. Al 170 fa risalire la T. P. il Cuntz, che vede rapporti con la geografia di Tolomeo; al III sec. il Kubitscheck (e comunque prima di Diocleziano, per la mancanza della grande strada costruita da questo imperatore nella Mesopotamia). Ancora più complesso il problema degli eventuali rapporti con l'Orbis pictus di Agrippa (una grande carta del mondo romano, nella quale erano segnate anche le distanze itinerarie) eventualmente attraverso una revisione del III sec. d. C. (Kubitscheck, Wartena ecc.); senonché è probabile che la carta di Agrippa fosse una vera carta geografica e non un semplice itinerario, e inoltre è molto verosimile che altre importanti opere di rilevamento siano state intraprese dopo quella di Agrippa, dalle quali poté derivare la Tabula Peutingeriana.

Nonostante queste incertezze sulla sua derivazione e i già ricordati errori della trascrizione medievale, la T. P. è un documento fondamentale per le nostre conoscenze sulla geografia del mondo antico: oltre a darci un quadro della grandiosa rete stradale dell'Impero Romano, essa costituisce la base per la identificazione di numerosissimi centri: ulteriori studi topografici potranno chiarire problemi particolari e fornire il materiale per una nuova edizione della Tabula Peutingeriana.

Bibl.: E. Desjardins, La Table de Peutinger, Parigi 1869-1874 (con riproduzione a colori; il commento è rimasto interrotto); K. Miller, Die Weltkarte des Castorius genannt die Peutingersche Tafel, Ravensburg 1887 (con riproduzione a colori, e commento); O. Cuntz, Die Grundlagen der T. P., in Hermes, XXIX, 1895, p. 586 ss.; H. Gross, Zur Entstehung-Geschichte der T. P., Berlino 1913; K. Miller, Itineraria romana, Römische Reisewege an der Hand der T. P. dargestellt, Stoccarda 1916 (cfr. anche le critiche a questa opera, del resto fondamentale, di W. Kubitscheck, in Gött. Gel. Anz., 1917, p. i ss.); W. Kubitscheck, in Pauly-Wissowa, IX, 1916, c. 2308 ss., s. v. Itinerarien; X, 1919, c. 2126 ss., s. v. Karten; Wartena, Inleiding vor een uitgave der T. P., Amsterdam 1927; G. G. Dept, Notes sur la T. P., in Rev. Belge de Phil., X, 1931, p. 997 ss.; O. Cuntz-J. Schnetz, Itineraria Romana, Berlino 1929-1940 (edizioni dell'itinerario di Antonino, Marittimo Burdigalense e Ravennate); F. Cumont, in Syria, VI, 1925, p. i ss. (per lo scudo di Dura-Europos); F. Giringer, in Pauly-Wissowa, XIX, 1938, c. 1405 ss., s. v. Peutingeriana; N. Degrassi, La rappresentazione dell'Istria nella T. P., in Bull. Mus. Imp. Rom., X, 1939, p. 65 ss.; P. Barrière, Lignes de terre et lignes d'eau d'après la Table de Peutinger, in Rev. Ét. Anc., 1943, p. 91 ss.; B. H. Stolte, De Cosmographie van den Anonymus Ravennas, Diss., Amsterdam 1949; O. Baldacci, La Sardegna nella P.T., in St. Sardi, XIV-XV, 1955-57, p. 142 ss.