Tachicardia

Dizionario di Medicina (2010)

tachicardia


Aumento di di frequenza delle pulsazioni cardiache oltre i limiti normali o abituali. Può verificarsi in condizioni fisiologiche (dietro sforzo, emozioni, nella stazione eretta, durante la digestione, in gravidanza, ecc.) o patologiche (da tossici esogeni o endogeni; da farmaci che eccitano il tono simpatico o deprimono il tono parasimpatico; da ipertiroidismo, condizioni febbrili, lesioni del sistema nervoso, fenomeni dolorosi, stati psiconevrotici, ischemia miocardica, ecc.).

Meccanismi alla base della tachicardia

I meccanismi principali che sono alla base delle t. sono due: alterazione della formazione e anomalie della conduzione dell’impulso. In base alla sede le t. vengono classificate in sopraventricolari (atriali, giunzionali) e ventricolari. A seconda delle modalità di esordio e cessazione dell’episodio si distinguono t. parossistiche (sinusali, sopraventricolari o ventricolari), caratterizzate da inizio e fine bruschi e improvvisi, e t. non parossistiche. La forma più frequente è la t. sinusale semplice (non parossistica), in cui gli stimoli alle contrazioni cardiache sorgono nella loro sede fisiologica (nodo del seno), non sussistono alterazioni della conduzione atrioventricolare e il ritmo delle pulsazioni è regolare. La frequenza di queste ultime è generalmente più contenuta di quella che si osserva nelle forme parossistiche. I disturbi, quando esistono, si limitano per lo più a cardiopalmo. La terapia, non sempre necessaria, è diretta alla rimozione delle cause e alla somministrazione di sedativi o di regolatori dell’equilibrio neurovegetativo. La t. parossistica, o malattia di Bouveret-Hoffmann, è una sindrome caratterizzata da t. accessionale (cioè a insorgenza e cessazione improvvise), con pulsazioni cardiache di frequenza molto elevata (da 150 a 300 contrazioni al minuto), a regolare successione ma con il carattere di extrasistoli. Il suo inizio, repentino, è in genere avvertito dal paziente come un brusco scatto retrosternale seguito da palpitazione; la fine dell’accesso si accompagna a spossatezza insieme a un senso di liberazione. Nei casi più gravi, caratterizzati da frequenza cardiaca elevatissima e lunga durata dell’accesso, si possono verificare lipotimie, crisi di angina pectoris, ecc. Presenta pressione arteriosa diminuita e pressione venosa aumentata. Nella terapia possono trovare un utile impiego le manovre di stimolazione vagale (compressione del seno carotideo, dei bulbi oculari) e farmaci diversi a seconda del tipo di t.: digitalici, betabloccanti, calcioantagonisti, chinidina, ecc.