ESTE, Taddea d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

ESTE, Taddea d'

Giancarlo Andenna

Figlia del marchese d'Este Niccolò (II), signore di Ferrara, e di Verde Della Scala, nacque nel 1365. A solo dodici anni, nel 1377, sposò Francesco il Novello da Carrara, figlio di Francesco il Vecchio, signore di Padova. Il matrimonio fu celebrato il 31 maggio del medesimo anno a Padova con grandi festeggiamenti, che prevedevano anche tornei e giostre degni di un re. Le nozze dovevano stringere con un forte vincolo di parentela le due casate signorili, ma costituivano per i Carraresi anche una specie di finanziamento, in quanto il marchese aveva stabilito per la figlia una dote di 18.000 ducati d'oro, che tuttavia non furono pagati subito. Il 26 giugno 1383 l'E. diede alla luce il suo primo figlio maschio, che fu chiamato Francesco, come il nonno e il padre. Dall'unione nacquero anche, prima del 1388, altri due figli, Giacomo e Gigliola.

Nel 1388 la signoria dei da Carrara su Padova corse gravissimo pericolo: nell'aprile Venezia decretò la guerra contro Padova e ricercò, tramite una intensa azione diplomatica, l'alleanza con Giangaleazzo Visconti. signore di Milano. Il patto fu approvato in modo solenne il 29 maggio, e un mese più tardi ebbero inizio le operazioni militari. Sotto la spinta delle armi veneziane e milanesi, Francesco il Vecchio rinunciò ai poteri signorili a favore del figlio Francesco Novello, ma la rinuncia non sortì l'effetto sperato. La situazione precipitò nel luglio, quando le truppe di Iacopo Dal Verme, condottiero al soldo di Milano, penetrarono profondamente nel territorio patavino. Il 21 novembre Francesco Novello, dopo aver ricercato ed ottenuto il consenso della moglie, chiese al Dal Verme un armistizio per potersi recare a Pavia presso Giangaleazzo Visconti a trattare un accordo di pace che garantisse ancora alla coppia carrarese la signoria su Padova.

In realtà l'armistizio si rivelò una resa a discrezione: il 24 novembre il Dal Verme introdusse nel castello di Padova 100 lance e 50 fanti per occupare la saracinesca e impadronirsi della fortezza. Francesco Novello ordinò quindi alla moglie di allontanarsi in nave dalla città con i figli, i familiari e il tesoro. Tuttavia, quando l'imbarcazione con la quale erano fuggiti, giunse nelle vicinanze del centro fortificato di Monselice i fuggitivi trovarono la via sbarrata dagli abitanti del luogo, che si erano ribellati ai Carraresi. L'E. fu fatta scendere dalla nave e cavalcò verso Este, ove i coniugi, asserragliati nella rocca, assistettero impotenti alla rivolta dei rustici. Giudicata insicura la fortezza, l'E. e Francesco Novello si trasferirono a Montagnana e più tardi a Verona, dove l'E. e la famiglia trovarono ospitalità nella casa di Guglielmo Bevilacqua, mentre Francesco Novello proseguì per la Lombardia per incontrarsi col Visconti. Nel dicembre 1388 l'E. accolse, nel palazzo veronese dove alloggiava, il suocero Francesco il Vecchio da Carrara, che aveva dovuto abbandonare Treviso per l'incalzare dei Milanesi e dei Veneti.

Nelle prime settimane del 1389 Francesco Novello, per facilitare trattative di pace, cedette Padova a Giangaleazzo Visconti ed in compenso ottenne che la moglie e la sua famiglia potessero raggiungerlo a Milano. Nel febbraio 1389 l'E. si ricongiunse al marito nella capitale lombarda. Ivi i coniugi da Carrara tennero corte per dimostrare pubblicamente la loro rinuncia alla signoria sulla città di Padova. Soprattutto l'E. aprì la sua casa alle dame dell'aristocrazia lombarda, ma l'attività mondana nascondeva l'intento di congiurare contro Giangaleazzo Visconti. La congiura venne però scoperta e in conseguenza Francesco Novello e la moglie furono esiliati nel castello di Cortazzone nel territorio astigiano. Durante il viaggio i coniugi soggiornarono a Pavia, ad Alessandria, nel castello di Annone ed infine nella città di Asti, che a quell'epoca apparteneva al duca d'Orléans. Ad Asti, anziché nel castello di Cortazzone, essi fissarono la loro residenza, e l'E. tenne di nuovo corte nel suo palazzo, ove riceveva le nobildonne della città e dei castelli del contado.

Francesco Novello, che non aveva rinunciato alla speranza di recuperare Padova, decise infine di recarsi a Firenze per ottenere aiuti economici, ma per potersi allontanare da Asti fece intendere di volersi recare con la moglie in Provenza per adempiere ad un voto e per far visita ad Avignone al papa Clemente VII, al fine di implorare la concessione di alcuni benefici ecclesiastici per i suoi figli naturali. Dopo aver visitato il pontefice, i coniugi intrapresero il viaggio di ritorno, diretti, attraverso Marsiglia, Savona, Genova e Pisa, a Firenze. Fu un viaggio ricco di peripezie ed avventuroso: l'E. passò attraverso tempeste marine, dormì sulla paglia e condusse per settimane una esistenza stentata, finché nei primi giorni di aprile del 1389 i coniugi raggiunsero Firenze.

Il 1° settembre tuttavia l'E. fu di nuovo abbandonata dal marito che decise di recarsi a Monaco di Baviera presso il duca Stefano che gli aveva concesso la signoria sulla località di Este. In questo periodo l'E., di nuovo incinta, ricevette dal marito l'ordine di nascondere e di custodire tre grossi rubini di Francesco il Vecchio, che dovevano appartenere al tesoro della famiglia. Infine il 23 gennaio 1390 l'E. dette alla luce a Firenze un altro figlio, che fu chiamato Ubertino Fiorentino.

Due anni più tardi, dopo che i Carrara avevano riconquistato la signoria su Padova, l'E. lasciò l'ospitale Firenze per ritornare con i figli nella città padana. I cronisti ricordano la sua partecipazione ai funerali di Francesco il Vecchio, morto il 6 ott. 1393, che furono celebrati nel duomo di Padova. Nel marzo 1394 l'E. nominò suo procuratore legale il giurista Antonello degli Scalzi, affinché rappresentasse i suoi interessi a Venezia presso il tribunale del doge Antonio Venier, arbitro in una causa che opponeva i Carrara al loro cugino Niccolò (III) d'Este, il nuovo signore di Ferrara. Il lodo arbitrale, che preludeva ad un accordo diplomatico di alleanza tra l'Este e il Carrara, fu pronunciato dal doge qualche tempo dopo, e nella sentenza si stabilì che Niccolò (III) d'Este avrebbe dovuto pagare a Francesco Novello 118.000 ducati d'oro, promessi da suo zio Niccolò (II) come dote per l'E., più altri 5.438 ducati mutuati dall'Estense per le necessità della guerra contro il consanguineo Azzo. E ancora il 10 luglio 1394 l'E., assistita da Francesco Rossi da Parma, nominò il giurista Paolo di Leone suo procuratore legale a Venezia affidandogli il compito di chiedere al doge Antonio Venier la concessione della cittadinanza veneziana. La richiesta era probabilmente legata al lascito testamentario della madre dell'E., Verde Della Scala, morta a Venezia, di cui era cittadina, l'anno precedente, la quale nel testamento aveva nominato l'E. erede di molti suoi possessi a Padova, nel Padovano (compresa Monsefice), a Ferrara e a Verona.

L'alleanza stabilitasi nel 1394 permise al giovanissimo Niccolò (III) d'Este di mantenere, contro Azzo d'Este, la signoria su Ferrara e tale successo fu festeggiato nel 1395 con il fidanzamento dello stesso Niccolò con la figlia dell'E. e di Francesco Novello, Gigliola. Il matrimonio fu celebrato nel 1397, presente la madre, orgogliosa del fatto che la figlia ritornasse come marchesa nella città dei suoi avi.

Come signora di Padova l'E. dovette assolvere a numerosi compiti di rappresentanza. Così nel 1401 ospitò a Padova dapprima l'imperatore di Costantinopoli, Emanuele Paleologo, e successivamente il re dei Romani Roberto. Durante i festeggiamenti indetti per onorare la visita del re tedesco l'E. accolse la regina Elisabetta e partecipò al corteo per festeggiare il suo ingresso in città sedendo ai suoi piedi sopra un carro dorato.

Sempre nel 1401 i suoi due figli Francesco (III) e Giacomo vennero inviati alla difesa di Bologna, ma furono presi prigionieri, il primo dai Parmensi ed il secondo dai Mantovani. Solo nel 1402 l'E. ebbe la gioia di rivedere i figli, i quali erano riusciti a fuggire dalla prigionia. L'anno suecessivo (1403) l'E. organizzò i festeggiamenti in onore di Bellafiore da Varano, che giunse a Padova accompagnata da Niccolò d'Este per sposare Giacomo da Carrara. I divertimenti predisposti per rendere più solenni le nozze furono descritti dai cronisti padovani Galeazzo e Bartolomeo Gatari, le cui pagine si soffermano particolarmente sui tornei cavallereschi.

L'ultima comparsa pubblica dell'E. avvenne nel 1404, quando col marito Francesco Novello entrò solennemente a Verona, città di sua madre, passata sotto la signoria del Carrara. L'E. fu festosamente accolta dalle nobildonne veronesi, che la accompagnarono sino alla corte scaligera. Ritornata di nuovo a Padova, vi morì improvvisamente il 23 nov. 1404, mentre i figli ed il marito combattevano contro Venezia per difendere la signoria su Verona. Fu sepolta nella cappella di S. Giorgio ubicata all'interno del duomo di Padova.

L'E. è ricordata ancora in un atto del 4 marzo 1405: il documento riguarda un suo lascito per la giovane fantesca ("domicela et cubicularia") Moranda de Becho, di nazionalità germanica; la disposizione testamentaria doveva permettere alla giovane di sposarsi con un orefice padovano.

Fonti e Bibl.: G. Gatari - B. Gatari, Cronaca carrarese, a cura di A. Medin-G. Tolomei, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XVII, 1, ad Indicem; Monumenti della Univ. di Padova (1318-1405), a cura di A. Gloria, II, Padova 1888, pp. 41 n.109, 382 n.1880, 287, nn.1893-1894, 433, n. 2280; Epistolario di P. P. Vergerio, a cura di L. Smith, Roma 1934, in Fonti per la storia d'Italia, LXXIV, pp. 31 s.; L. A. Muratori, Antichità estensi ed italiane, Modena 1740, II, p. 150; G. Verci, Storia della Marca trivigiana, XV, Venezia 1790, pp. 46 ss.; G. Gennari, Degli usi de' Padovani de' tempi di mezzo ne' loro matrimoni, Venezia 1800, p. 33; E. Pastorello, Nuove ricerche sulla storia di Padova e dei principi da Carrara al tempo di Gian Galeazzo Visconti, Padova 1908, pp. 67 s.; A. Simioni, Storia di Padova dalle origini alla fine del sec. XVIII, Padova 1968, pp. 539, 650; L. Chiappini, La vicenda estense a Ferrara nel Trecento, in Storia di Ferrara, V, a cura di A. Vasina, Ferrara 1987, p. 208; R. Mueller, Veronesi e capitali veronesi a Venezia in epoca scaligera (1277-1387), a cura di G. M. Varanini, Verona 1988, p. 370.

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