Tallio

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tallio Elemento chimico del terzo gruppo della tavola periodica, numero atomico 81, peso atomico 204,38, simbolo Tl; fu scoperto da W. Crookes nel 1861 (e, indipendentemente, da C.-A. Lamy pressappoco nello stesso periodo). Si conoscono i due isotopi stabili di numero di massa 203 e 205, con abbondanze rispettivamente del 29,5% e 70,5%; sono noti anche numerosi isotopi artificiali.

Il t. è un metallo di densità 11,85 g/cm3, più tenero del piombo, e, se fuso e raffreddato di fresco, si presenta bianco come lo stagno, ma si ossida rapidamente e la superficie acquista un colore da grigio a bruno (per evitarne l’ossidazione occorre conservarlo sotto petrolio); fonde a 302,5 °C, bolle a 1453 °C. Si scioglie facilmente in acido nitrico, con difficoltà in acido cloridrico e solforico. La sua diffusione sulla crosta terrestre è dell’ordine di circa 1 g/t; si trovano alcuni minerali piuttosto ricchi di t. (crookesite, hutchin­sonite) ma non hanno interesse per l’estrazione del metallo a causa della loro rarità. Per l’estrazione si ricorre ai solfuri di alcuni metalli (zinco, piombo, ferro), usati in larga misura nella tecnica, contenenti tallio. Durante l’arrostimento di questi minerali, il t. passa come ossido o come solfato nei gas; può essere separato o concentrato con relativa facilità, data la maggiore solubilità di molti sali di t. rispetto a quelli degli altri elementi che possono essere presenti nei fumi (piombo, cadmio, rame, indio ecc.), in acqua o in acqua acidulata. Dalle soluzioni il t. può essere poi ottenuto per riduzione chimica (per es., con zinco) o elettrolitica. Il t. grezzo si può purificare mediante ricristallizzazione da soluzioni solforiche. Dal punto di vista chimico, il t. è (con l’indio) l’elemento del suo gruppo con più spiccate caratteristiche metalliche. Nei suoi composti può presentare stato di ossidazione +1 e +3 (rispettivamente nei composti tallosi e tallici); a differenza di altri elementi del terzo gruppo, i composti del t. monovalente sono generalmente più stabili. Essi mostrano analogie con i composti dell’argento: per es., gli alogenuri sono insolubili e scuriscono se esposti alla luce solare.

Il t. non si usa come metallo da solo, ma sotto forma di leghe (binarie e ternarie) con piombo, argento, alluminio ecc.; una lega formata all’incirca dal 91% di mercurio e 9% di t. ha la caratteristica di solidificare a una temperatura di circa 20 °C al disotto del mercurio. I composti del t. si usano per vetri d’ottica, per produrre luce verde (segnalazioni, fuochi d’artificio), come insetticidi, topicidi, agenti fotosensibili, catalizzatori ecc. Il radioisotopo 201Tl è impiegato nella diagnostica scintigrafica.

Il t. è in grado di causare forme di intossicazione acuta (dolori addominali, scialorrea, vomito, convulsioni, fenomeni paralitici) che in alcuni casi possono provocare la morte. La variante cronica si accompagna a sintomatologia cutanea (anche con necrosi degli strati superficiali della cute) e presenta un corteo di sintomi attenuati rispetto alla forma acuta; il danno epatico è particolarmente rilevante, ma in molti casi il sospetto diagnostico è tardivo e si conferma soltanto con le manifestazioni di alopecia. Entro 2-3 settimane può sopraggiungere la morte.

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