MERULA, Tarquinio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 73 (2009)

MERULA, Tarquinio. – N

Marina Toffetti

acque a Busseto, presso Parma, il 25 nov. 1595, come risulta dal registro di battesimo (Crema) da Giovanni e da Ortensia Rinaldi. Busseto apparteneva alla diocesi di Cremona e ciò potrebbe spiegare la qualifica di cremonese con cui il M. compare nei documenti e nei frontespizi delle sue opere. Trascorsi i primi anni di vita a Busseto (o a Zibello), dopo la morte del padre (21 febbr. 1602) il M. si trasferì a Cremona e fu affidato al fratellastro Pellegrino, dotto chierico di venticinque anni più anziano, che lo avviò allo studio della musica e della letteratura e alla pratica organistica. Il 23 apr. 1607 fu cresimato nella parrocchia di S. Nicolò, dove il 2 nov. 1614 Pellegrino celebrò il matrimonio del M. con Valeria Bordigalli, dall’unione con la quale nacquero sette figli. Il M. e la moglie acquistarono una casa nella contrada del Borghetto presso San Sepolcro, in cui il M. sarebbe ripetutamente tornato sino al 1646.

Nel 1615 il M. pubblicò la sua prima opera, Il primo libro delle canzoni (Venezia 1615), dedicata a Pietro Ghirardello, un nobile violinista dilettante che lo aveva sostenuto. Fra i titoli delle canzoni che fanno riferimento a personaggi cremonesi del tempo, vanno menzionati La Ghirardella (intitolata al dedicatario), La Merula (probabile omaggio a se stesso), La Pellegrina (forse riferita a Giovanni Battista Pellegrino, uno dei fondatori dell’Accademia degli Animosi, o al fratellastro Pellegrino), L’Orbina (riferita a l’Orbino del cornetto, attivo presso la cappella delle Laudi di Cremona), La Monteverdi (quasi certamente indirizzata al celebre compositore) e La Lodi (probabile omaggio a un esponente dell’omonima famiglia).

A Cremona il M. fu attivo per molti anni come organista della chiesa di S. Bartolomeo dei padri carmelitani (Cremona, Biblioteca statale, Mss. Bresciani). Il 22 ott. 1616 fu eletto organista della chiesa di S. Maria Incoronata a Lodi e prese servizio all’inizio di novembre, al posto di Alessandro Pinchirolli, con un contratto di durata triennale. Confermato nel suo incarico l’8 febbr. 1620, il M. ottenne un aumento il 5 febbr. 1621, ma percepì il suo ultimo compenso il 18 febbraio, quando chiese di rientrare a Cremona.

Dal 1622 e sino a tutto il 1625 (ma tale periodo potrebbe estendersi dal 1621 fino ai primi mesi del 1626) il M. fu a Varsavia al servizio del re di Polonia e di Svezia Sigismondo III Vasa. A stabilire un tramite tra il M. e la corte polacca fu probabilmente Giulio Osculati, maestro di cappella all’Incoronata di Lodi, che vi aveva lavorato per lunghi anni.

Durante gli anni vissuti in Polonia il M. diede alle stampe sei raccolte (dall’opera II alla VII), di cui le prime due, menzionate nel citato manoscritto Bresciani, sono andate perdute: Il canoro aprile, una raccolta di musiche a voce sola e basso continuo (1622) e le Canzonette a tre voci (1623). Nel 1624 videro la luce due libri di musica profana e uno di musica sacra. Nel frontespizio de Il primo libro de madrigaletti a tre voci (op. IV) il M. si qualifica organista della chiesa e della camera del re di Polonia e di Svezia e musico della camera del dedicatario dell’opera, il principe Ladislao Sigismondo. La dedica è datata Venezia, 14 giugno 1624. Quattro giorni prima il M. aveva firmato la dedica de Il primo libro de madrigali concertati (op. V, Venezia 1624) al re Sigismondo III, mentre al 15 giugno risale la dedica de Il primo libro de motetti e sonate (op. VI, ibid. 1624), indirizzata a Cesare Gonzaga, futuro duca di Guastalla, cultore di musica sacra di cui il M. ricorda di essere stato al servizio.

Fra le musiche composte a Varsavia, la più innovativa è l’op. VII, Satiro e Corisca (ibid. 1626), dialogo a due voci tratto dal Pastor fido di B. Guarini (atto II, scena VI) e reso musicalmente nello stile della «seconda prattica» (cfr. ed. a cura di A. Patalas et al., Krakow 1997). Caratterizza l’intonazione del M. l’uso del recitativo sillabico e di pause sapientemente collocate per ottenere un senso di enfasi. Dedicata ai patrizi cremonesi Alessandro e Giovan Pietro Bonetti, l’opera era stata probabilmente già rappresentata alla corte di Varsavia durante l’estate o l’autunno del 1625. La stampa include un sonetto in onore del M. di Giovanni Valentini, musicista della corte cesarea precedentemente attivo a Varsavia. Nel frontespizio il M. si qualifica per la prima volta come cavaliere, titolo riportato su tutti i frontespizi delle sue successive opere, che gli fu conferito forse dallo stesso re di Polonia tra il 15 giugno 1624 e il 20 nov. 1626.

Rientrato a Cremona, il 18 febbr. 1626 il M. fu nominato maestro della Cappella delle Laudi della cattedrale, succedendo a Galeazzo Sirena, e confermato il 13 genn. 1627. Probabilmente la maggior parte dei brani del Libro secondo de concerti spirituali (op. VIII, Venezia 1628) fu composta per le celebrazioni vespertine di questa cappella. La raccolta è dedicata a Bartolomeo Sfondrati, nobile cremonese e principe dell’Accademia degli Animosi. Come si apprende dal frontespizio, all’epoca il M. era attivo anche come organista nella chiesa collegiata di S. Agata a Cremona. Nel 1630, a causa della peste, il M. perse la moglie, tre figli e il fratellastro Pellegrino. In seguito sposò una Lucia che gli diede tre figlie e morì tra il 1641 e il 1646.

Il 12 apr. 1631 il M. firmò un contratto triennale come maestro di cappella in S. Maria Maggiore a Bergamo, in sostituzione del defunto Alessandro Grandi. Il 17 aprile fu perciò sostituito da Giovanni Battista Minzio alla Cappella delle Laudi, anche se gli fu assicurato il reintegro nella carica nel caso che fosse tornato a Cremona. Il M. prese servizio a Bergamo il 1° maggio, impegnandosi nella riorganizzazione della cappella decimata dalla peste; si guadagnò subito la stima dei suoi superiori e ottenne un aumento di salario (Padoan, 1972, p. 236).

Fra il 1631 e il 1632 apparve il suo Secondo libro delle canzoni (op. IX), conosciuto solo grazie a due ristampe veneziane del 1639 e del 1655. Fra i titoli delle canzoni, La Benaglia, La Caleppa e La Corsina si riferiscono a tre presidenti del Consorzio della Misericordia Maggiore e La Cancelliera a Marc’Antonio Benaglia, cancelliere della Misericordia. Il titolo La Fontana potrebbe riferirsi a Benedetto Fontana, organista presso la stessa istituzione al tempo di Grandi. Nonostante l’esordio promettente, il 28 dic. 1632 fu improvvisamente licenziato e sostituito da Fermo Bresciani, arciprete di Seriate (Scotti). Il M. reagì duramente, inviando, il 3 genn. 1633, una lettera in cui accusava il Consiglio della Misericordia di inadempienza contrattuale. Il Consiglio rivelò allora che il M. era stato licenziato per il suo comportamento, ritenuto disonesto e scandaloso nei confronti degli scolari e invitò i deputati a raccogliere prove per procedere contro di lui.

In quel frangente apparve il secondo libro di Madrigali e altre musiche concertate (op. X, Venezia 1633; ed. a cura di V. Carlotti, Milano 1999), dalla cui dedica, indirizzata al governatore di Bergamo Cosimo Borbone, si apprende che il M. dirigeva l’Accademia di musica del dedicatario. L’op. X ebbe due ristampe, nel 1635 e nel 1644, quest’ultima con il titolo Musiche concertate e altri madrigali, a sottolineare le novità stilistiche della raccolta quando il madrigale volgeva al suo declino. Nel frontespizio delle ristampe il M. è ancora erroneamente qualificato come maestro di cappella di S. Maria Maggiore. La vertenza con i suoi datori di lavoro si risolse l’11 apr. 1633, quando il M., sia pur definendosi vittima di una persecuzione, presentò le sue scuse e rinunciò a ogni indennizzo.

Il 19 ag. 1633 il M. scrisse ai prefetti della cattedrale di Cremona chiedendo di tornare a occupare il suo posto e il 16 dicembre fu rieletto, subentrando a Minzio. L’11 apr. 1635, tuttavia, inviò un memoriale ai prefetti lamentando la diminuzione del compenso e l’obbligo di segnalare i musici assenti e chiedendo che fossero i prefetti a corrispondere i compensi dei musici. La richiesta non fu accolta e il M., licenziato il giorno stesso, il 12 maggio fu sostituito da Nicolò Corradini.

Negli anni immediatamente successivi il M. fu in contatto con gli ambienti musicali di Imola e Bologna. Prima del marzo 1637 pubblicò la raccolta di salmi, mottetti e litanie intitolata Pegaso (op. XI), dedicata a Ferdinando Millini, vescovo di Imola, di cui ci è giunta solo la ristampa veneziana del 1640. Rimasto privo di un impiego stabile, in questo periodo il M. cercò di consolidare i suoi rapporti con la nobiltà di Cremona. Nel 1637 vide la luce il terzo libro di Canzoni overo Sonate (op. XII), dedicato a Giovanni Battista Visconti, decurione cremonese; anche i titoli di alcune canzoni, come La Trecca, L’Arisia e La Loda, fanno riferimento a personaggi dell’ambiente cremonese. Nel 1638 pubblicò la raccolta di musica vocale profana Curtio precipitato (op. XIII), sul cui frontespizio il nome del M. appare senza l’indicazione di alcuna carica. L’opera è dedicata a Giovanni Battista Barbò, marchese di Soresina, maestro di campo della milizia e principe dell’Accademia degli Animosi. Alcune composizioni di questa raccolta furono poi incluse, rimaneggiate o arricchite di nuovi testi, in una raccolta di Canzonette spirituali destinata all’oratorio filippino di Chiavenna (Milano 1657).

Il 1° luglio 1638 il M. percepì un compenso come organista del duomo di Bergamo, dove rimase almeno fino al giugno del 1640 svolgendo anche mansioni di maestro di cappella. Negli stessi anni diede alle stampe il Concerto decimo quinto nel quale si contiene messe, salmi di piu sorti, concertati in diversi modi, con instromenti, e senza (Venezia 1639), dedicato ai prelati e ai canonici della cattedrale di Bergamo, nel cui frontespizio si qualifica come accademico Filomuso, maestro di cappella e organista del duomo di Bergamo. È probabile che il poeta e compositore Roberto Poggiolini, di cui il M. aveva musicato tre componimenti nel secondo libro di madrigali, fra il 1638 e il 1639 avesse introdotto il M. nell’Accademia bolognese dei Filomusi. Le stesse qualifiche ritornano nell’Arpa davidica… Salmi et messe a 4 (op. XVI, ibid. 1640), dedicata a Luigi Grimani, vescovo di Bergamo. Il fatto che l’arpa del re Davide figuri nell’insegna dell’Accademia dei Filaschisi, fondata a Bologna nel 1633, fa supporre un legame tra il M. e la neonata istituzione. Il M. è nuovamente qualificato come maestro di cappella e organista del duomo di Bergamo nella ristampa del Primo libro de madrigaletti (op. IV, ibid. 1642). A Bergamo tuttavia sopraggiunsero per lui nuovi problemi: il 14 apr. 1642 i suoi precedenti datori di lavoro di S. Maria Maggiore per ostilità verso il M. proibirono ai musicisti della loro cappella di suonare sotto la sua direzione (Padoan, 1972, p. 525).

Tra il 1643 e il 1645 il M. fu a Padova come maestro della cappella privata del vescovo Giorgio Corner, un organismo musicale indipendente dalla cattedrale e attivo presso il palazzo episcopale. Il 1° nov. 1643 ricevette 144 lire pro salario in qualità di maestro di cappella, mentre il 15 novembre fu incaricato dal vescovo di «regular la musica e bater la batuda» durante la cerimonia di vestizione di una monaca nel monastero di S. Bartolomeo, ma l’incarico fu sospeso per la reazione dei canonici della cattedrale, che si sentivano privati del loro potere di assegnare questo genere di incarichi ai musicisti (Lovato). Verso la fine del 1643 il M., in collaborazione con altri musicisti (Arcangelo Crivelli, Filiberto Laurenzi, Alessandro Leardini, Vincenzo Tozzi e Benedetto Ferrari), compose cinque scene del primo atto dell’opera La finta savia su libretto di Giulio Strozzi, rappresentata il 1° genn. 1644 al teatro dei Ss. Giovanni e Paolo a Venezia, di proprietà della famiglia Grimani, a cui apparteneva il vescovo di Bergamo Luigi, dedicatario dell’op. XVI del Merula. Dal 14 marzo 1644 per lo meno fino al 22 apr. 1645 il M. fu insegnante di canto dei chierici del seminario di Padova (ibid.).

Tornato a Cremona, nel 1646 il M. succedette come prefetto dei musici dell’Accademia degli Animosi al defunto Corradini (Pontiroli). Il 16 agosto fu nominato organista e maestro della Cappella delle Laudi; superato un concorso, il 25 agosto ottenne il posto di organista della cattedrale per nove anni, dove fu confermato nel 1654, continuando a ricevere pagamenti dal marzo 1655 all’agosto 1661 e dal novembre 1661 al novembre 1665.

Il 27 nov. 1646 sposò in terze nozze Caterina Quinzani. Nel 1651 diede alle stampe Il quarto libro delle canzoni (op. XVII), dedicato al conte Nicolò Ponzoni, già principe dell’Accademia degli Animosi e all’epoca dell’Accademia Erculea; l’anno successivo apparve anche la sua ultima raccolta, Il terzo libro delli salmi e messa concertati (op. XVIII, Venezia 1652), dedicata al padre Evangelista Commenduli, generale dei monaci di S. Girolamo e suo protettore.

Il M. morì il 10 dic. 1665 a Cremona nella parrocchia di S. Donato; fu seppellito lo stesso giorno presso l’altare del Ss. Crocefisso nella chiesa di S. Lucia dei padri somaschi.

Nel palazzo vescovile di Cremona si conserva un ritratto del M., di autore anonimo, databile 1655 circa, che lo mostra nelle vesti di cavaliere di Malta, intento a comporre un canone sul testo Non omnibus clarum est, mentre sul tavolo giacciono due libri di musica dedicati al re e al principe di Polonia, a riprova dell’importanza rivestita nella sua carriera dal soggiorno presso la corte polacca. Tra i suoi allievi fu Giovanni Battista Mazzaferrata che, nella prefazione ai suoi Sacri concerti a voce sola (Milano 1661), ricorda il discepolato presso il Merula.

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M. Toffetti

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