TELEVISIONE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1995)

TELEVISIONE

Gian Mario Polacco
Giovanni Antonucci
Giuseppe Santaniello

(XXXIII, p. 439; App. II, II, p. 964; III, II, p. 914; IV, III, p. 600)

Sistemi televisivi, sviluppi tecnici e loro diffusione. - A partire dagli anni Ottanta il servizio televisivo, in tutto il mondo, ha avuto un grande sviluppo, tanto nell'estensione territoriale (non esistono paesi che ne siano ancora privi e, nella maggior parte dei casi, è interessata tutta la popolazione), quanto nella penetrazione delle abitudini (in media una quota costante di ore giornaliere viene impiegata nel vedere la t.) e nella quantità dell'offerta di programmi (che nei paesi industrializzati vanno da un minimo di tre fino a qualche decina) e degli altri servizi aggiuntivi. Nello stesso tempo è arrivata a maturazione buona parte degli standard, delle tecnologie e dei contenuti caratteristici della fase iniziale del servizio, quella degli anni Cinquanta e Sessanta, nonché della successiva fase di consolidamento, quella degli anni Settanta.

Nel periodo più recente la strategia televisiva si è rivolta da un lato alla ricerca dell'alta qualità nella riproduzione delle immagini in movimento (così come era successo con l'''alta fedeltà'' qualche decina di anni prima nella radiofonia), dall'altro all'ampliamento quantitativo e alla diversificazione tipologica dei programmi e a un sempre più stretto rapporto tra fornitore e fruitore del servizio. La t. sta ora attraversando una fase in cui a motivi di crisi, per così dire di crescenza, s'intrecciano eccezionali nuove opportunità, in uno scenario tecnologico in tumultuoso sviluppo che rende attuali o imminenti importanti salti di qualità, nel senso più globale, e interessanti sinergie con gli altri settori del mondo delle telecomunicazioni e dei mass media. La spinta tecnologica è data principalmente dal perfezionarsi e moltiplicarsi dei sistemi di trasmissione, sia via satellite sia via cavo in fibra ottica, e dalle enormi potenzialità e versatilità offerte dalla traduzione in forma numerica dei segnali rappresentanti la realtà fisica.

Sistema tecnico televisivo. - Per sistema tecnico televisivo s'intende un insieme costituito principalmente da quattro segmenti: produzione e conservazione dei programmi, trasmissione, diffusione, infine ricezione da parte dell'utente.

La produzione dei programmi è realizzata negli studi televisivi con le annesse sale di regia e di controllo tecnico, che costituiscono i centri di produzione; per la ripresa degli avvenimenti esterni sono invece necessari studi mobili (pullman di ripresa, troupes elettroniche, ecc.). Il trasduttore ottico-elettronico delle immagini in movimento è costituito dalla telecamera; per l'audio si utilizzano i consueti sistemi di captazione della radiofonia (microfoni). Il prodotto può essere ''messo in onda'' o contemporaneamente alla ripresa (trasmissione ''dal vivo''), o in un secondo tempo, dopo essere stato depositato su un supporto fisico per la sua conservazione (registrazione video-magnetica), ed eventualmente dopo aver subito manipolazioni di vario tipo (processi di postproduzione). I programmi nella loro veste definitiva sono conservati in apposite videoteche per l'eventuale riutilizzo e commercializzazione.

Con il termine trasmissione s'indica il trasferimento dei programmi da un punto a un altro del territorio. Più propriamente si deve parlare di ''contribuzione'' quando si tratta del trasferimento dei programmi da un settore di lavorazione o conservazione a un altro, entro i centri di produzione, o del trasferimento dagli studi mobili ai centri di produzione, o tra i centri di produzione stessi e da questi al centro di messa in onda; mentre si deve parlare di ''distribuzione'' quando i programmi vengono trasferiti dal centro di messa in onda ai trasmettitori di diffusione. I mezzi utilizzati per la trasmissione sono costituiti da cavi in rame o in fibra ottica, e da ponti radio terrestri o via satellite, organizzati in vere e proprie reti, più o meno complesse e di maggiore o minore potenzialità di trasporto, a geometria stellare, ramificata, a maglie.

La diffusione diretta all'utente finale viene fatta o con sistemi a radiofrequenza (onde elettromagnetiche), e si parla in tal caso di radiodiffusione, oppure con sistemi via cavo. Nel primo caso abbiamo le reti terrestri, costituite da una grande quantità di trasmettitori e ripetitori (i primi ricevono il programma attraverso la rete di distribuzione, i secondi lo ricevono da un trasmettitore o da un altro ripetitore posto a monte della catena); da alcuni anni vengono utilizzati anche i sistemi satellitari, costituiti da un trasmettitore a terra che alimenta con il programma il ripetitore (transponder) allocato in un satellite artificiale per telecomunicazioni. I sistemi di diffusione in cavo sono costituiti da un centro (stazione di testa) dove confluiscono (via ponte radio, via cavo, via satellite o in altro modo) tutti i programmi, e da una rete in cavo coassiale, ora anche in fibra ottica, a geometria stellare e/o ramificata, che raggiunge come punto finale gli impianti di utente, singoli o condominiali.

La ricezione dei programmi da parte dell'utente del servizio televisivo avviene attraverso il televisore di tipo fisso o portatile, con schermo più o meno grande, cioè un'apparecchiatura che tramuta in segnali ottici i segnali elettromagnetici captati dall'antenna ricevente o i segnali che provengono da una rete in cavo. Va tenuto presente che, nell'intero sistema televisivo, il segmento ricezione è quello che rappresenta di gran lunga la maggior valenza economica, dato il gran numero di unità in gioco; esso è pertanto quello che più condiziona i modi e i tempi dello sviluppo del servizio.

Situazione della televisione nel mondo e in Italia. - Per dare un'idea dell'ampiezza raggiunta dal servizio televisivo nel suo mezzo secolo di vita, si indicano nella tab. 1 per alcuni paesi significativi il numero dei televisori domestici e il numero dei programmi principali, in rapporto alla popolazione (v. anche radiodiffusione, in questa Appendice). Nella maggior parte del mondo industrializzato l'offerta di programmi ha già saturato la limitata risorsa tecnica costituita dalle frequenze che il regolamento delle radiocomunicazioni, edito dall'UIT (Union Internationale des Télécommunications), attribuisce al servizio di radiodiffusione televisiva mediante reti terrestri (v. anche radiodiffusione, in questa Appendice). Ciò è dovuto soprattutto al grande sviluppo avuto nell'ultimo quindicennio dall'emittenza commerciale privata che si è affiancata ai tradizionali organismi pubblici.

In Italia, per es., per lungo tempo l'emittenza privata non è stata oggetto (almeno fino alla l. 6 agosto 1990 n. 223) di alcuna regolamentazione di tipo legislativo e normativo. Già nel 1980, accanto alle 3 reti a estensione nazionale della RAI per un totale di circa 1600 impianti, esistevano circa 600 emittenti private a estensione più o meno locale per un totale di qualche migliaio di impianti. Nel 1990 si erano già costituite ben 23 reti con velleità di estensione nazionale per un totale di circa 14.000 impianti, mentre le emittenti locali erano salite a più di 1400 per un totale di circa 13.000 impianti. Gli impianti RAI nel frattempo, con lo sviluppo della 3ª rete e l'estensione capillare delle prime due, erano saliti a quasi 4500. Nella ricerca di nuove fonti di reddito, in un mercato sempre più concorrenziale, in questi ultimi anni si è fortemente manifestata una doppia tendenza degli operatori: da un lato ad aggiungere ai programmi di carattere generale, cioè rivolti indifferentemente a tutta la popolazione, programmi tematici sempre più specializzati rivolti a segmenti di utenza; dall'altro ad aggiungere ai programmi a estensione nazionale o locale programmi sovranazionali mono e plurilingui. Tutto ciò contribuisce ancora di più all'aumento del numero dei programmi, con la conseguente necessità di ampliare ulteriormente i sistemi di diffusione.

Accanto alle reti tradizionali terrestri, si stanno pertanto diffondendo anche i sistemi via satellite. L'uso delle frequenze, per il collegamento sia di salita sia di discesa (up- e downlink), e l'occupazione delle rispettive posizioni orbitali da parte dei satelliti per la diffusione diretta all'utente (DBS, Direct Broadcasting Satellite), sono stati regolamentati dalle Conferenze amministrative mondiali di radiodiffusione di Ginevra 1977 e 1988 (per le regioni 1 e 2) e di Ginevra 1983 (per la regione 3), che hanno in genere assegnato a ogni paese 5 canali di diffusione di grande potenza oltre ai corrispondenti canali di uplink. Già a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, alcuni paesi hanno lanciato propri satelliti nazionali di grande potenza per la radiodiffusione diretta, ciascuno costituito da un massimo di 5 transponder. È il caso della Francia (sistema TDF), della Germania (TVSAT), della Spagna (Hispasat) e del Regno Unito (BSB).

Attualmente lo sviluppo tecnologico permette all'utente di ricevere, con speciali impianti di antenna (parabole) di dimensioni e costi sempre più ridotti (diametri intorno al mezzo metro), anche i segnali di satelliti con transponder di media e bassa potenza, del tipo di quelli finora utilizzati soltanto per i collegamenti professionali da punto a punto. La conseguenza è che questi satelliti sono entrati in competizione con quelli di grande potenza e li stanno in pratica soppiantando, potendo vantare un numero superiore di transponder per satellite (3÷4 volte) e una maggiore affidabilità. In Europa, i principali sistemi di questo tipo, già funzionanti e con programmi di rapida espansione (fino a diversi satelliti in orbita, ciascun satellite con 12÷18 transponder) sono l'EUTELSAT d'iniziativa pubblica, e l'ASTRA d'iniziativa privata. Nella tab. 2 sono messe a confronto le principali caratteristiche tecniche dei transponder di diversa potenza e del servizio che possono svolgere.

A iniziare dagli anni Ottanta, in Nordamerica e in molti paesi europei, le reti di diffusione in cavo coassiale di rame sono state estese fino a collegare, in alcuni casi, tutte le abitazioni delle città e, soprattutto negli USA, anche i villaggi e le case sparse nel territorio. Contemporaneamente è proseguita la ricerca tecnologica e di sistema per aumentare il numero di programmi televisivi che possono esser portati da ciascun supporto fisico. Un passo decisivo in questo senso, e nella prospettiva di una versatilità sempre più spinta, è stato fatto con la recente introduzione dei cavi in fibra ottica che, per la trasmissione dei segnali, utilizzano fasci di luce coerente modulati con tecniche numeriche. Si può passare così da capacità di trasporto di qualche decina di programmi a capacità di trasporto di centinaia di programmi televisivi per rete, rendendo tra l'altro concreta la prospettiva di giungere in tempi brevi a un'''autostrada telematica'' multimediale e interattiva.

Nella tab. 3 sono riportati alcuni indici della situazione delle reti via cavo sia negli USA, dove il sistema, che ha già quarant'anni di vita, ha raggiunto il massimo sviluppo, sia nei tre paesi europei (Regno Unito, Francia e Germania), dove è iniziato da 10÷15 anni soltanto. In Italia ancora non ci sono iniziative concrete al riguardo: disposizioni relative agli impianti di diffusione sonora e televisiva via cavo sono contenute nel D.L. 22 febbraio 1991 n. 73.

Sviluppo e prospettive del servizio televisivo. - I servizi. Nei primi decenni di vita, il servizio televisivo era costituito essenzialmente da programmi di carattere generale, cioè con contenuti adatti alle esigenze medie dell'intera popolazione, diffusi da reti a estensione nazionale, cioè adatte a essere ricevute in tutta e solo una nazione, oppure, in molti casi, a estensione locale più o meno limitata (regionale, cittadina, ecc.). Per meglio soddisfare le molteplici esigenze dell'utenza e per ragioni di concorrenza, in un primo tempo gli operatori sono ricorsi all'aumento quantitativo dell'offerta di programmi, ma mantenendo a essi carattere generale, e agendo, ai fini della varietà, sul cosiddetto ''palinsesto'', cioè sull'elenco orario dei programmi, collocandone i diversi generi (informazione, intrattenimento, cultura, spettacoli per ragazzi, ecc.) nelle varie ore della giornata.

Con il continuo aumento del numero dei programmi si è però verificata dagli anni Ottanta, oltre che, com'è stato già accennato, la saturazione dello spettro delle radiofrequenze attribuite alle reti terrestri, anche la riduzione delle risorse pubblicitarie che, in certi casi assieme ai finanziamenti pubblici (canoni), costituivano la fonte principale di reddito delle imprese. Negli ultimi anni pertanto nel campo dell'imprenditoria televisiva c'è stata una ricerca sempre più spinta verso la segmentazione dell'utenza (narrow casting) nel tentativo di soddisfarne le specifiche esigenze con programmi speciali di tipo tematico, generalmente di costo più ridotto, da affiancare a quelli tradizionali di carattere generale. Nuove risorse sono state così assicurate dagli abbonamenti dell'utenza interessata che dev'essere perciò strettamente controllata: per questo è necessario ''criptare'' il contenuto del programma, con sistemi sempre più sofisticati di codifica alla sorgente e di decodifica al televisore. Di qui si sono aperte le strade verso altri, più sofisticati, sistemi di soddisfacimento delle esigenze dell'utente e di remunerazione del servizio: accanto alla semplice pay TV (pagamento da parte dell'utente di un abbonamento per poter vedere, per un mese, per un anno, un programma o un pacchetto di programmi televisivi a palinsesto prefissato), si stanno sviluppando sistemi di pay per view (si paga di volta in volta, per poter vedere un programma scelto da un palinsesto prefissato) e, al limite, sistemi di video on demand (si paga di volta in volta per poter vedere, nel momento voluto, un programma scelto da un magazzino disponibile in un centro lontano). Parallelamente a questa tendenza verso la segmentazione dell'utenza, si sta anche sviluppando l'offerta di programmi sia di tipo generale che tematici, a validità sovranazionale, mono o plurilingui, per la diffusione o a popolazioni di stessa lingua abitanti in paesi diversi o a utenze internazionali più o meno elitarie (globalizzazione del prodotto).

Va infine sottolineato che da un decennio sono stati sperimentati e normalizzati, e hanno già preso piede presso le principali reti televisive, servizi di diffusione aggiuntivi (i teletext) che con particolari tecniche di codifica numerica e modulazione utilizzano gli spazi di tempo delle righe di ritorno di quadro senza danneggiare la visione del normale programma. Si hanno così nuovi servizi dai promettenti sviluppi: il televideo, il telesoftware, il databroadcasting, ecc.

I sistemi. Lo sviluppo di tutte queste nuove iniziative è reso possibile dall'uso sempre più massiccio delle reti in cavo e dei sistemi via satellite per la diffusione diretta all'utente. Nel prossimo futuro il numero dei canali a disposizione per la diffusione potrà aumentare enormemente grazie all'applicazione, anche nel campo televisivo, della tecnologia di traduzione in forma numerica e di compressione dei segnali, e grazie alle nuove tecniche di sfruttamento ottimale delle frequenze sia nei sistemi via satellite sia nelle reti terrestri. Le tecnologie numeriche rendono finalmente attuale anche l'integrazione, nelle reti di trasmissione e di diffusione, via etere e via cavo, dei segnali di tutti i tipi: fonia, immagini fisse e in movimento, dati, grafica. Da tener presente che l'integrazione rappresenta il passo essenziale verso il sistema multimediale globale.

Il completamento della trasformazione delle attuali reti di telecomunicazione in ponte radio o in cavo di rame, in reti in fibra ottica fino all'utenza terminale, aumentando a dismisura la capacità di trasporto bidirezionale dei segnali, porterà infine alla vera interattività tra utenti e operatori e tra gli utenti stessi, rendendo possibile fruire o esercitare attraverso la t. molte ulteriori attività o servizi (video on demand, video game, teleacquisti, teledidattica, telelavoro, telemedicina, ecc.). Ultimamente è stato studiato, e se ne prevede la prossima applicazione in USA e in alcuni paesi europei, tra cui l'Italia, un sofisticato sistema (ADSL, Asymmetric Digital Subscriber Loop) che, sfruttando i risultati raggiunti nel campo della numerizzazione e compressione delle immagini in movimento, farà giungere all'utente programmi televisivi attraverso l'attuale cavetto in rame, il cosiddetto ''doppino'', che collega il comune telefono alla rete. Inoltre è da prevedere, anche se in tempi lunghi, che la diffusione televisiva via radio (sia via satellite sia con reti terrestri) troverà altri campi di applicazione interessanti, quanto meno per servire quegli utenti che, mobili sul territorio, non possono essere collegati via filo.

Qualità e ricerca tecnologica. - Nel corso dell'ultimo quindicennio la ricerca e la sperimentazione, anzitutto in Europa e in Giappone e poi anche negli USA, hanno mirato a un miglioramento più o meno spinto della qualità tecnica dell'immagine in movimento (EDTV, Enhanced Definition TV), ponendosi come traguardo finale la cosiddetta ''alta definizione'' (HDTV, High Definition TV).

Com'è noto, gli attuali standard della t. a colori prevedono tutti il formato 4/3 (rapporto tra larghezza e altezza dell'immagine), mentre il numero delle righe utili per ogni quadro e la frequenza di scansione è di 625 righe e 25 quadri/s per il PAL e il SECAM (normalizzati in Europa), e di 525 righe e 30 quadri/s per l'NTSC (negli USA e Giappone): per evitare effetti ottici disturbanti (il cosiddetto ''sfarfallamento'') ogni quadro viene in realtà suddiviso in due semiquadri interlacciati tra loro alternando le rispettive righe, per cui si può anche dire che la frequenza di scansione è rispettivamente di 50 e 60 semiquadri/s. La definizione o risoluzione, cioè il dettaglio grafico di un'immagine televisiva, è espressa dal numero di microaree elementari che la compongono (pixel=picture element), cioè dal numero di punti attivi presenti in ogni riga (risoluzione orizzontale) e dal numero totale delle righe presenti nel quadro (risoluzione verticale).

Nel caso dell'alta definizione HDTV è previsto il raddoppio delle righe e corrispondentemente anche della risoluzione orizzontale, il che porta a un numero quattro volte maggiore di pixel con una qualità paragonabile a quella di una pellicola di 35 mm, considerata quale formato di riferimento per l'alta qualità. È previsto anche l'ampliamento della larghezza dell'immagine, cioè del campo orizzontale, portando il formato a 16/9, com'è già da molti anni per gran parte della produzione cinematografica. L'alta definizione, pertanto, oltre a offrire all'utente un servizio di qualità notevolmente più elevata rispetto allo standard attuale, può facilitare l'interscambio tra prodotti cinematografici e televisivi e portare a interessanti integrazioni dei due media: basti pensare al cosiddetto ''cinema elettronico'', cioè a film girati, montati, sonorizzati, ecc. con tecniche televisive, di cui alcuni apprezzati esempi di avanguardia sono stati prodotti recentemente dalla RAI.

Per godere dei benefici dell'HDTV l'utente dovrà munirsi di un nuovo televisore con schermo a formato 16/9 e il più ampio possibile: è infatti il nuovo formato e, più in generale, il grande schermo che, rendendo possibile l'ampliamento dell'angolo di visione, consente di far risaltare la vera qualità dell'immagine del nuovo standard, riproducendo lo stesso coinvolgimento dello spettatore e la stessa sensazione d'immersione nello spettacolo, che si ha nelle sale cinematografiche. Uno dei limiti all'ampliamento dello schermo del televisore domestico è costituito, nel caso degli attuali sistemi di riproduzione dell'immagine a tubi (cinescopi), dal conseguente aumento della profondità del tubo stesso per cui, a parte gli alti costi, si arriva a ingombri e pesi intollerabili. Gli stessi inconvenienti, con costi ancora più alti, si hanno con gli apparati a proiezione su grande schermo, sia che si tratti di retroproiezione (aspetto simile a un grosso televisore, schermo fino a 50 pollici), sia che si tratti di proiezione su parete (a tre tubi separati che necessitano di una complessa regolazione della convergenza, oppure a cristalli liquidi e unico sistema di proiezione). L'avvenire dell'alta definizione è pertanto legato a nuovi sistemi di visualizzazione, a cristalli liquidi o altro, che permettano il cosiddetto ''schermo piatto'' a visione diretta, da addossare alla parete come un quadro, con tutta la circuiteria elettronica integrata nello stesso. Nel caso della t. a qualità EDTV soltanto migliorata, viene invece mantenuto il numero delle righe degli standard attuali e ci si limita a un'ottimizzazione dei vari parametri al fine di diminuire i difetti, o mascherarne gli effetti disturbanti, assieme comunque al passaggio dal formato 4/3 a quello 16/9.

Anche per il suono associato all'immagine si sono avute negli ultimi anni interessanti iniziative. Buona parte delle produzioni musicali e di vario intrattenimento hanno ormai l'audio stereofonico, e quasi tutte le reti di diffusione sono state attrezzate allo scopo, come già da tempo è avvenuto per la radiofonia a MF. L'attuale ricerca e sperimentazione è volta, oltre che al continuo miglioramento della qualità della ripresa e riproduzione sonora, alla moltiplicazione del numero dei canali audio associati al video in modo tale da permettere da un lato servizi plurilingui, dall'altro la quadrifonia con i più sofisticati effetti sonori, artistici e ambientali.

Il miglioramento della qualità del prodotto televisivo, di cui abbiamo accennato alcuni aspetti più significativi, è accompagnato inevitabilmente da un aumento della quantità di informazioni-segnali in gioco e, pertanto, ha come contropartita una maggiore occupazione di banda di frequenze: per es., mentre un'immagine a definizione normale e formato 4/3 ha una banda video di 5 MHz, un'immagine in alta definizione e formato 16/9 occupa una banda di frequenze più di 4 volte maggiore. La ricerca e sperimentazione tecnica in questi anni hanno dovuto pertanto esplorare a fondo le varie soluzioni del problema dell'adattamento di un segnale televisivo di sorgente − sempre più ricco di informazioni e pertanto più ingombrante − alla capacità, in ogni caso limitata, dei canali di trasmissione e diffusione disponibili (canali radio terrestri: 7÷8 MHz; canali in cavo: 7÷12 MHz; canali satellitari: 27÷36 MHz). Interessanti soluzioni al riguardo sono fornite innanzitutto dalle operazioni di compressione della banda di frequenze occupata dal segnale televisivo: a questo scopo si sfruttano le varie possibilità che vengono offerte dalla riduzione delle ridondanze intrinseche del segnale, in ciò aiutati da alcune caratteristiche fisiologiche del processo della visione.

Strumento fondamentale per arrivare alla più spinta compressione dei segnali rappresentanti la realtà fisica e per una generale ottimizzazione del sistema si è dimostrato il passaggio dalle tecniche analogiche a quelle numeriche, tanto più versatili a ogni tipo di utilizzazione e disponibili a ogni tipo di manipolazione. Un campo affine di ricerca consiste nell'applicazione delle tecniche numeriche alla manipolazione dei segnali per la loro trasmissione (codifica e conseguente decodifica di trasmissione).

A questo proposito è importante tener presenti alcuni concetti di base che differenziano, ma anche legano, il sistema analogico a quello numerico:

a) la capacità di un canale, finora definita in larghezza di banda di frequenze, viene integrata con il concetto di velocità di trasporto delle informazioni misurata in bit/s, dove un bit (binary digit) indica il simbolo del codice elementare a due sole alternative (sì-no);

b) la quantità di informazioni trasportate nell'unità di tempo da un dato canale può essere aumentata sofisticando i sistemi di codifica del segnale, aumentando cioè il numero dei simboli diversi costituenti il codice rispetto a quello a due sole alternative;

c) la velocità di trasmissione in un canale reale incontra comunque, a causa della presenza del rumore, un limite espresso con la formula di Shannon.

Nuovi standard televisivi. - Nella prima metà degli anni Ottanta, con l'esaurirsi tra l'altro della spinta al rinnovo del parco dei televisori che era stata provocata negli anni Sessanta dall'introduzione del colore, gli operatori televisivi e l'industria elettronica professionale e consumer si sono posti l'obiettivo di un rilancio dell'interesse e del mercato. A tal fine hanno puntato su un salto di qualità tecnica consistente nel normalizzare l'offerta in uno standard di trasmissione possibilmente unico per tutto il mondo.

I laboratori europei hanno puntato sulla realizzazione di un sistema ancora analogico per il contenuto video, ma già numerico per l'audio e i segnali ausiliari, denominato MAC (Multiplexed Analogue Components), che è valido per la diffusione via satellite e per le reti in cavo. I vari standard di questa famiglia, compatibili tra loro ma non con gli attuali, possono avere più audio associati di alta fedeltà e presentano vari gradi di miglioramento della qualità dell'immagine (D MAC, D2MAC), fino ad arrivare al formato 16/9 e all'alta definizione (HDMAC). Il sistema è basato sul principio della separazione del segnale video nelle sue due componenti analogiche, che vengono quindi compresse e multiplate nel tempo. Si evitano così tutti gli inconvenienti provocati dalla sovrapposizione in frequenza delle componenti stesse, molto evidenti negli standard tradizionali PAL e SECAM. Contemporaneamente l'organismo pubblico giapponese NHK, puntando subito e direttamente sul formato 16/9 e sull'alta definizione, ha sviluppato un sistema, sempre analogico, denominato MUSE (Multiple Sub-Nyquist, oppure Sub sampling, Encoding), anch'esso valido solo per la diffusione via satellite.

Per completare il quadro dei nuovi sistemi analogici è da menzionare la più recente ricerca per un miglioramento del sistema PAL che, assieme al passaggio al formato 16/9, ha portato al cosiddetto PAL-Plus, il cui pregio è la compatibilità con lo standard esistente e la possibilità di essere diffuso oltre che dalle reti via satellite e via cavo, anche dalle tradizionali reti terrestri via etere. La compatibilità tra i due standard viene ottenuta dividendo il segnale video in due componenti. La prima componente contiene l'immagine di partenza delle 576 righe attive, compattate, mediante un particolare algoritmo, in un blocco ridotto a 432 righe che va a formare, sugli attuali televisori PAL con schermo 4/3, un'immagine formato 16/9 (letter-box). La seconda componente va a occupare le rimanenti 144 linee attive che sui televisori con schermo 4/3 rimangono nere, mentre nei televisori PAL-Plus un decodificatore provvede a ricostituire il segnale originario e a riempire correttamente tutto lo schermo 16/9 con l'informazione.

Nella seconda metà degli anni Ottanta l'Italia, con la RAI e alcune società manifatturiere di telecomunicazioni, si è posta per prima sulla nuova strada della numerizzazione e compressione dei segnali televisivi, sia in fase di produzione dei programmi (codifica di sorgente), sia in fase di trasmissione e diffusione (codifica di trasmissione). Così nel 1990, in occasione dei campionati mondiali di calcio, si sono sperimentate in Italia trasmissioni numeriche anche in alta definizione per collegamenti punto-punto e punto-multipunto per mezzo del satellite sperimentale di grande potenza Olympus dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). A partire dai primi anni Novanta, su questa scia si sono posti massicciamente gli Stati Uniti, che prima avevano assunto un atteggiamento di attesa, e quindi tutta l'Europa, che praticamente ha abbandonato il MAC: lo sforzo di ricerca congiunto sembra pertanto stia convergendo velocemente verso una normalizzazione di standard numerici di produzione e trasmissione.

Le grandi possibilità offerte dalla numerizzazione e compressione dei segnali televisivi, per quel che riguarda i segmenti di produzione, trasmissione e diffusione, possono essere così riassunte:

a) flessibilità del sistema e grande risparmio di banda occupata sui canali di trasmissione e diffusione; al posto di un programma analogico PAL possono essere inseriti un programma HDTV, oppure 3÷4 programmi EDTV, oppure ancor più programmi a qualità standard (SDTV) o a qualità delle cassette VHS (LDTV); ciò grazie alla compressione operata in numerico secondo il sistema MPEG (Moving Picture Expert Group, messo a punto dagli enti di normalizzazione mondiali ISO e IEC), a vari livelli di flusso e quindi di qualità, in via di normalizzazione;

b) ''scalabilità'' del sistema, cioè la possibilità che un programma di qualità superiore possa essere ricevuto, ovviamente degradato, anche con televisori di prestazioni inferiori: l'inverso evidentemente è sempre assicurato;

c) sensibile riduzione della potenza di trasmissione rispetto a quella richiesta dai sistemi analogici;

d) possibilità di realizzare reti terrestri via etere di grande capacità e in isofrequenza con conseguente razionalizzazione e massimo sfruttamento dello spettro (DTTB, Digital Terrestrial Television Broadcasting, in SFN, Single Frequency Network; nuove tecniche di modulazione e trasmissione OFDM, Orthogonal Frequency Division Multiplexing).

Evoluzione dei mezzi di produzione. Dall'inizio degli anni Ottanta nei centri di produzione televisiva si è sviluppata, e ora ha già raggiunto importanti traguardi, l'evoluzione da forme di lavoro di tipo più o meno artigianale a sistemi organizzati in maniera industriale, con l'obiettivo generale del massimo di efficienza nella qualità. La ricerca e sperimentazione in questo campo è stata rivolta a ottenere nuovi standard di produzione, la razionalizzazione dei processi, il perfezionamento e la miniaturizzazione delle apparecchiature, la più spinta automatizzazione. Anche nel segmento produzione, così come nella trasmissione e diffusione, uno strumento fondamentale è rappresentato dalle straordinarie possibilità della numerizzazione del segnale televisivo e delle apparecchiature di lavorazione e dalla conseguente possibilità d'informatizzazione dei processi. Per quanto riguarda la produzione è già stato raggiunto un accordo mondiale per la normalizzazione di un unico standard di studio (o sorgente), a 625 righe a componenti separate e tecnica numerica, che man mano dovrà sostituire gli attuali standard compositi analogici. Nel campo delle riprese degli avvenimenti esterni, grandi progressi sono stati fatti nella miniaturizzazione e manegevolezza delle apparecchiature (telecamere, videoregistratori, ecc.) e dei sistemi di trasmissione verso i centri di messa in onda, che sempre più utilizzano la via satellitaria (SNG, Satellite News Gatering). Grande sviluppo infine sta avendo presso i produttori più avanzati la realizzazione di grafica elettronica assistita da elaboratore, organizzata in vere e proprie workstations.

Bibl.: Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, Regolamento delle radiocomunicazioni, Ginevra 1982 (revisione 1985, 1986, 1988); Id., Reports, Questions, Recommendations of the CCIR, ivi 1990; Unione Europea di Radiodiffusione, Official technical texts - EBU technical standards, recommendations, statements and information, ivi 1993; World radio TV handbook, a cura di A.G. Sennit, Amsterdam 1994.

Televisione e nuovi stili di comunicazione di massa. - La fine degli anni Ottanta ha segnato una trasformazione del mezzo televisivo talmente ampia e profonda da mutare radicalmente il quadro di riferimento precedente. Sia negli Stati Uniti, da sempre leader nell'industria elettronica, sia in Giappone, ormai loro temibile concorrente, sia negli altri paesi sviluppati, l'accelerato sviluppo tecnologico è stato accompagnato da un uso della t. diverso dal passato. Da puro e semplice mezzo passivo d'intrattenimento e d'informazione, la t. è diventata infatti un medium dinamico e interagente, con il quale lo spettatore attiva tutti gli elementi della comunicazione. Lo schermo televisivo non è più il ''teatro elettronico'' di un tempo assai recente, ma un sistema nel quale converge una serie di strumenti informatici sempre più complessi e articolati. La t. ha perso pertanto la sua dimensione collettiva per diventare sempre più "una sorta di filtro personalizzato" (Sartori 1989), in grado di contenere un patrimonio di programmi enorme e insieme congeniale alla cultura, al gusto e alle esigenze di ogni singolo fruitore. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, le cui conseguenze sono tali da mutare il modo di lavorare e di studiare, di elaborazione intellettuale, e perfino il costume di vita. La t. si pone realmente al centro di quello che è stato definito, già molti anni fa, da M. McLuhan "il villaggio globale".

Questa nuova funzione della t. come punto d'incontro di tutti i media, dal telefono alla radio fino alla stampa, nasce da uno sviluppo tecnologico rapidissimo e insieme articolato. Il computer, l'home video, la t. via cavo, la t. via satellite, l'alta definizione, sono gli strumenti che hanno mutato sia i modi di produzione che la fruizione. Le nuove invenzioni della tecnologia hanno così costretto i programmisti a ripensare la funzione dei palinsesti, che prima si rivolgevano a tutto il pubblico, senza nette distinzioni di livello culturale.

L'home video, il video registratore domestico, permette di cambiare completamente i modi e i tempi della visione televisiva. Rende possibile, infatti, registrare qualsiasi programma, anche quando l'utente non è presente, proiettare sul proprio video qualsiasi prodotto, comprato o noleggiato in negozi specializzati, e spesso neppure emesso dagli organismi radiotelevisivi. Ogni telespettatore, attraverso l'home video, ha la possibilità di diventare il programmista di se stesso, sceglie secondo le proprie esigenze e i propri gusti, e non viene invece scelto, come prima accadeva. L'autonomia e la libertà di ogni singolo fruitore possono essere così garantite di fronte all'imposizione esterna, inevitabile nelle vecchie t. in regime di monopolio. In questa stessa direzione si muovono anche la t. via cavo e la t. via satellite (v. sopra: Sistemi televisivi, sviluppi tecnici e loro diffusione).

Questa rivoluzione, non solo tecnologica, ha prodotto mutamenti di rilievo nella struttura e nella proprietà dei singoli organismi televisivi, prima del 1980 quasi tutti pubblici con le eccezioni degli Stati Uniti e di pochi altri paesi. Gli anni Ottanta hanno segnato lo sviluppo prima e il consolidamento poi di un sistema misto pubblico-privato che si è affermato nella maggior parte d'Europa, anche se non sono mancate dure resistenze e battaglie di retroguardia contro l'intervento dei privati. In Italia, la lotta fra la RAI pubblica e la FININVEST privata ha assunto aspetti più ideologici che tecnici e produttivi, con conseguenze negative sul livello dei programmi e sul bilancio dei due gruppi (v. anche rai-radiotelevisione italiana, in questa Appendice). Le dichiarate esigenze dell'audience, considerata un obiettivo da raggiungere a qualsiasi prezzo, hanno condotto all'egemonia, nei palinsesti, di varietà, talk-shows, quiz, serials, soap-operas, per lo più di produzione statunitense, e telenovelas, in gran parte di produzione brasiliana. Gli stessi programmi informativi hanno ceduto spesso alle tentazioni della spettacolarizzazione a ogni costo. La fiction e la ''televisione-evento'' hanno finito così, in Italia, per emarginare sempre più i programmi culturali, il teatro di prosa, il melodramma, la musica e il cinema non commerciale.

Ciò che è avvenuto in Italia si è manifestato anche in numerosi altri paesi occidentali o comunque influenzati dagli stessi modelli. Il fenomeno si è, invece, quasi esaurito negli Stati Uniti, dove si sta procedendo sempre più verso palinsesti mirati a ben circoscritti gruppi di telespettatori. D'altra parte, la t. degli anni Novanta e quella del primo decennio del 21° secolo tenderanno a essere caratterizzate dalla scomparsa dei programmi ecumenici e dallo sviluppo crescente, nei palinsesti, di programmi differenziati e settoriali. Vedi tav. f.t.

Bibl.: Per un quadro articolato e completo del decennio sono fondamentali: C. Sartori, L'occhio universale. Modelli di sviluppo, programmi e pubblico delle televisioni nel mondo, prefaz. di M. McLuhan, Milano 1981; Id., La grande sorella. Il mondo cambiato dalla televisione, ivi 1989. Sui problemi della televisione in Europa: A. Pragnell, Television in Europe: quality and values in a time of change, in Media Monograph, 5 (1985); R. Barberio, C. Macchitella, L'Europa delle televisioni, Bologna 1989; AA.VV., Le televisioni in Europa, a cura di C.D. Rath, H.H. Davis, F. Garçon, G. Bettetini, A. Grasso, 2 voll., Torino 1990. Sul sistema televisivo mondiale: S.W. Head, World broadcasting systems. A comparative analysis, Belmont 1985. Sul ruolo e la funzione dei palinsesti: AA.VV., Il palinsesto, a cura di G. Barlozzetti, Milano 1986. Sui programmi d'intrattenimento: AA.VV., Tra informazione ed evasione: programmi di intrattenimento, a cura di M. Wolf, Torino 1982. Sul divismo televisivo: C. Sartori, La fabbrica delle stelle. Divismo, mercato e mass media negli anni Ottanta, prefaz. di F. Alberoni, Milano 1983. Sui complessi problemi della regolamentazione: B. Guillou, J.-G. Padioleau, La régulation de la télévision, Parigi 1988. Sul problema della qualità dei programmi: C. Sartori, La qualità televisiva, Milano 1993. Sulla televisione come medium interattivo: W.W. Hodge, Interactive television, New York 1995. Sulla TV in Italia: F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia 1992.

Diritto. - La legislazione italiana si è posta l'esigenza di garantire "parità di opportunità" a tutti i soggetti che partecipano a una campagna elettorale, e di assicurare loro la possibilità di fruire in maniera paritaria dell'accesso ai media (giornali, radio, t.) ai fini della pubblicità, della propaganda e dell'informazione elettorale. Il termine ora in uso, par condicio, esprime appunto questa esigenza.

Il problema si è posto in tutti i paesi a ordinamento democratico ed è stato risolto con misure talvolta differenziate nelle specifiche modalità di attuazione, ma con una sostanziale uniformità di principi basilari. Il primato spetta agli Stati Uniti, dove, fin dal 1934, con la sezione 315 del Communication Act furono dettate chiare disposizioni per regolare il comportamento dei media (limitati, in quell'epoca, alla stampa e alla radiofonia) nell'informazione politica, ispirata a tre criteri essenziali: l'equal time provision (tempo equo), che prevede la destinazione di ugual tempo a tutti i candidati, la fairness doctrine (dottrina dell'imparzialità), che prevede la destinazione di uguale tempo all'esposizione dei diversi punti di vista di sostenitori di tesi contrapposte su argomenti di rilevanza politico-sociale; il right of rebuttal (diritto alla confutazione), che prevede il diritto di replica da parte di persone che siano state oggetto di attacchi alla propria onestà e integrità morale.

In Francia una legge organica sull'uso dei media durante le campagne elettorali venne approvata nel 1986; e nel Regno Unito due successivi provvedimenti normativi molto chiari videro la luce nel 1983 e nel 1990.

In Italia il problema è stato affrontato nei primi anni Novanta. In poco più di un anno e mezzo sono state emanate tre normative: la l. 25 marzo 1993 n. 81 per l'elezione diretta dei sindaci, la l. 10 dicembre 1993 n. 515 sulla disciplina delle campagne elettorali, infine il D.L. 20 marzo 1995 n. 83 in occasione dell'elezione dei Consigli regionali.

La normativa sulla par condicio è rivolta ad attuare e armonizzare tre fondamentali precetti previsti dalla Costituzione italiana: la libertà di manifestazione del pensiero (art. 21), il principio dell'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge (art. 3) e, in particolare, la libertà di voto (art. 48). Quest'ultimo articolo con l'espressione "voto libero" intende sottolineare che le leggi devono garantire a ogni cittadino la possibilità di esprimere la propria scelta elettorale al riparo da ogni forma di pressione. Quindi la libertà di voto si deve intendere anche in rapporto all'esigenza di evitare forme di propaganda elettorale che non siano ispirate ai criteri del confronto leale, corretto, civile fra candidati e fra forze politiche.

Il D.L. 20 marzo 1995 n. 83 concernente la par condicio individua e disciplina la seguente tipologia: a) la pubblicità elettorale, consistente nella diffusione di messaggi brevi attinenti alla denominazione del soggetto politico, al suo contrassegno, alla sua appartenenza a una determinata forza politica; b) la propaganda elettorale, che ha per oggetto prevalentemente la presentazione dei candidati e dei programmi di ciascun soggetto politico; c) l'informazione elettorale, che comprende i servizi e gli altri programmi informativi radiotelevisivi aventi per oggetto la competizione elettorale. Il D.L. tocca, inoltre, i seguenti aspetti principali: l'estensione della normativa a tutte le campagne elettorali (elezioni amministrative, elezioni politiche, campagne referendarie); la definizione degli spazi di parità sufficientemente articolati, da adattarsi a qualsiasi tipo di competizione; l'introduzione di misure di reintegrazione dell'equilibrio nella competizione elettorale e la previsione di sanzioni adeguate alle diverse infrazioni, in modo da prevenire gli attentati a una campagna imparziale. La disciplina è efficace per tutta la durata del periodo cosiddetto ''protetto'', che si estende dal giorno in cui sono convocati i comizi elettorali fino a quando si chiude la campagna elettorale. Col referendum dell'11 giugno 1995 il voto popolare ha mantenuto in vigore la normativa attuale sulle proprietà private delle televisioni e sugli spot pubblicitari, e ha ammesso il principio della parziale privatizzazione della RAI.

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