Temìstocle

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Politico e generale ateniese (n. circa 530-525 - m. 460 circa a. C.). T. fu tra i principali artefici della vittoria greca sui Persiani e il creatore della potenza ateniese. Dotato di un fine intuito politico, fu arconte nel 493-92 e fortificò il Pireo e Atene; vincitore di Salamina (480), ostracizzato nel 471 o 470, accusato poi di medismo, trovò rifugio presso Artaserse I e si stabilì a Magnesia, dove morì.

Vita e attività

Figlio di Neocle e di una donna tracia, nel periodo in cui fu arconte si occupò della fortificazione del Pireo, di cui voleva fare il porto militare di Atene, con l'intento di favorire la costituzione della potenza navale ateniese, benché l'audace politica marittima fosse avversata dai moderati. Solo dopo l'ostracismo di Aristide (483-82) riuscì a far trionfare il suo programma navale, ottenendo che con 100 talenti ricavati dalle miniere del Laurio si fabbricassero 100 triremi. Così Atene divenne la prima potenza marittima della Grecia e T. poté preparare la resistenza contro la minaccia allora incombente dell'invasione persiana, collaborando attivamente con Sparta in qualità di stratego ateniese (481-80 e 480-79) ad apprestare le difese. La disfatta delle forze terrestri alle Termopile e la ritirata della flotta all'Artemisio indussero T. a far evacuare Atene con tutta la popolazione civile e mentre l'esercito federale si raccoglieva sull'istmo, radunò la flotta presso l'isola di Salamina, impedendo ai contingenti degli alleati di disperdersi e rendendo così possibile la vittoria navale dei Greci. L'anno dopo T. non partecipò alla direzione delle operazioni militari, che furono dirette da Aristide per l'esercito e da Santippo per la flotta, richiamati in patria dall'ostracismo su proposta di Temistocle. Egli provvide allora alla costruzione delle mura di Atene e alla fortificazione del Pireo, cercando anche di indurre Atene ad affrancarsi dalla soggezione a Sparta appoggiando il movimento democratico scoppiato nel Peloponneso. Ostracizzato e rifugiatosi ad Arto, T. fu accusato dagli Spartani di aver cospirato con i Persiani insieme con Pausania. Di fronte alla richiesta di estradizione, T. si rifugiò presso Artaserse (465-64) che gli assegnò il dominio di Magnesia sul Meandro. Ivi T. morì di malattia, secondo Tucidide, che pur conosceva la tradizione di una morte per suicidio, altrove rappresentata, e motivata col fatto che T. non poté mantenere al re la promessa di sottomettergli la Grecia. Tutta la sua azione in politica estera, dopo le guerre persiane, mirò costantemente a procurare alla sua città, Atene, la supremazia sui Greci, non indietreggiando, con spregiudicato realismo, neppure di fronte a un'eventuale alleanza ateniese-persiana. Il suo ritratto ci è noto da un'erma di Ostia, che si presenta dal punto di vista stilistico come un prodotto composito i cui caratteri si sono spiegati variamente (considerando cioè l'erma come copia romana di un originale del 5º sec. a. C., o di un originale del 4º che rielabora un ritratto del 5º, o come il frutto di una ricostruzione convenzionale del periodo neoattico).

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