COTTRAU, Teodoro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 30 (1984)

COTTRAU, Teodoro

Raoul Meloncelli

Figlio di Guglielmo e di Giovanna Cirillo, nacque a Napoli il 7 dic. 1827. Iniziato lo studio del pianoforte con la madre, appena dodicenne vinse una borsa di studio del governo francese cui rinunciò per la decisa opposizione del padre che, accettata la cittadinanza napoletana e non considerandosi più francese, preferì non esporre il figlio ai pericoli derivanti dalla "corruzione, l'egoismo, l'irreligione, lo spirito rivoluzionario e presuntuoso della giovine Francia", come questi scrisse in una lettera indirizzata nel 1839 alla sorella Lina residente a Parigi (De Mura, p. 233).

Ripresi gli studi musicali a Napoli dapprima con il padre, studiò poi il pianoforte con F. Festa e la composizione con S. Pappalardo, laureandosi contemporaneamente in legge e coltivando assiduamente vari interessi letterari che lo indirizzarono anche verso una feconda attività giornalistica e poetica. Nel 1847 successe al padre nella direzione della casa editrice B. Girard e iniziò una intensa attività editoriale che gli fece indirizzare i suoi interessi verso la canzone napoletana di cui fu un appassionato e fecondo cultore. Dedicatosi anche alla composizione, lasciò numerose canzoni che ottennero un immediato successo internazionale e si imposero quali classici come la celeberrima Santa Lucia, composta nel 1848 su versi di E. Cossovich; diffusa in tutto il mondo e divenuta una sorta di simbolo della musicalità partenopea, questa canzone procurò al C. una popolarità destinata a prolungarsi nel tempo oltre i confini nazionali e fu tra l'altro adottata dagli svedesi quale inno in onore di s. Lucia.

Tra le molte canzoni da lui composte e per le quali fu spesso autore anche dei testi si ricordano: La sorrentina (1844), Lo zoccolaro (1857), No granillo no mazzo de fiore (1867), Margherita (1868), L'addio a Napoli (1868), Addio mia bella Napoli, Io ti vidi a Piedigrotta, Rissa in Piazza Serra, Palummella zompa e vola, La fata di Amalfi (1869), La pacchianella 'e fore (1871), La rà, la rà, la rà, volimmo pazzià ! (1872), Fronna d'aruta (1875) e tante altre, pubblicate più volte nelle sue raccolte insieme a quelle del padre Guglielmo. Autore anche dell'antologia Ape musicale pianistica, comprendente sei miscellanee di pezzi per pianoforte, divenne proprietario della casa editrice B. Girard e Compagni che, mutato il nome in Stabilimento musicale partenopeo di T. Cottrau, fu attiva anche dopo la sua morte fino ai primi anni del Novecento. Legò il suo nome alle feste di Piedigrotta e per vari anni vi partecipò attivamente con la composizione di canzoni originali oltre che con trascrizioni e arrangiamenti di lavori altrui. Ridusse per canto e pianoforte numerose opere teatrali, tra cui il Simon Boccanegra di G. Verdi; tradusse dall'originale francese di E. de Planard il libretto dell'opera di L. J. F. Hérold Pré aux Clercs che, con il titolo Un duello al Pré-aux Clercs, fu per sua iniziativa rappresentata in prima italiana al teatro Filarmonico di Napoli nella primavera del 1872.

Amico dei più importanti compositori del suo tempo, tra cui Donizetti, Pacini e i fratelli F. e L. Ricci, di cui pubblicò varie composizioni favorendone la diffusione anche all'estero, pubblicò anche vari articoli sull'Indipendente. Morì a Napoli il 30 marzo 1879.

Dotato come il padre d'una facile e immediata vena melodica, legò il suo nome alla canzone napoletana alla cui fortuna contribuì con una copiosa e significativa produzione; il suo stile, dapprima rivolto alla tradizione musicale del primo Ottocento, risentì poi del ricco patrimonio d'ispirazione popolare, ma non riuscì mai a sottrarsi all'influsso del melodramma romantico. Certi tratti stilistici della sua produzione cameristica vocale, individuabili nel fluire dell'arco melodico, nell'andamento cantilenante del sostegno armonico quanto nel predominio del sentimento amoroso languido e malinconico, rivelano evidenti influenze operistiche, più palesi in Santa Lucia, ove riecheggiano spunti melodici della Lucrezia Borgia donizettiana; certe atmosfere più mosse e spigliate ricordano poi le canzonette dell'opera buffa e tali si ritrovano in canzoni dall'andamento vivace e spiritoso come la famosa Palummella zompa e vola, la cui melodia rammenta temi ispirati a La Molinarella di G. Astarita e di altri operisti napoletani del Settecento, che ricompariranno poi in canzoni tra le più popolari del suo repertorio come La sorrentina e Addio mia bella Napoli, appartenenti alla seconda fase della canzone napoletana definitivamente consolidata nei suoi caratteri formali, destinati a divenire il modello stilistico cui si ispireranno i compositori delle generazioni successive. Inserite in gran parte nella raccolta Eco del Vesuvio, una pubblicazione in fascicoli intestata a diverse località napoletane (Ischia, Capri, Castellammare, Pompei, Vesuvio ecc. ...) che fino al 1870 pubblicò composizioni di autori vari, molte sue canzoni furono poi pubblicate sotto lo pseudonimo di Eutalindo Martelli.

Apprezzato musicista fu anche il fratello Giulio, nato a Napoli il 29 ott. 1831. Dopo aver studiato armonia e composizione a Napoli con Luigi Gordigiani, si trasferì a Parigi per perfezionarsi nello studio del canto con Samuel David e si dedicò alla composizione, aprendo contemporaneamente una scuola di canto.

Autore prevalentemente di composizioni vocali, fece rappresentare le opere teatrali Griselda, dramma lirico in tre quadri, libretto di E. Golisciani (Torino, teatro Alfieri, 25 sett. 1878; poi al teatro Reale di Malta nel maggio 1880, e con il titolo Griseldis su libretto tedesco di L. Harmann allo Stadttheater di Presburgo, Bratislava, il 29 dic. 1898 e al teatro Ducale di Sondershausen il 21 marzo 1899); Imelda, opera seria in due atti, libretto di anonimo (Firenze, teatro Comunale, 1891; poi Roma, teatro Quirino, 18 luglio 1907 con il titolo La lega lombarda); Cordelia, opera seria in due atti su libretto proprio (Padova, teatro del Corso, 26 ag. 1913); Pericle re di Tiro, dramma in prologo e quattro quadri (Londra, Covent Garden, 1916); compose varie operette su libretto francese, tra cui: Une sentinelle perdue, La princesse Georges, Le roi Lear, La mouche blanche. Fu inoltre autore di melodie e duetti su testo italiano pubblicate a Napoli e a Parigi, di cui una in particolare, la Serenata spagnola, ottenne un grande successo.

Trasferitosi a Roma intorno al 1913, vi morì il 25 ott. 1916.

Bibl.: Alla mem. di T. C., Napoli 1879; F. Florimo, La scuola musicale di Napoli e i suoi conservatori, III, Napoli 1882, pp. 394, 400, 439; S. Di Massa, La canzone napol., Napoli 1939, pp. 145, 149; U. Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, Firenze 1954, p. 280 (per Giulio); V. Viviani, Storia del teatro napol., Napoli 1969, p. 511; A. Caselli, Catal. delle opere liriche pubbl. in Italia, Firenze 1969, p. 128 (per Giulio); E. De Mura, Encicl. della canzone napol., I, Napoli 1969, pp. 233, 462; V. Terenzio, La musica italiana nell'Ottocento, Milano 1976, I, p. 41; II, pp. 396. 487 (per Giulio); F. Cella, Dalla Scapigliatura al Liberty, in Storia dell'opera, III, 2, Torino 1977, p. 267 (per Giulio); F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, Suppl., I, pp. 206 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musisti, I, p. 382; Encicl. della Musica Rizzoli Ricordi, II, p. 205; S. Ajani, T. C., in The New Grove's Dict. of Music and Musicians, V, London 1980, pp. 830 s.

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