TEODOSIO I

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TEODOSIO I (Flavius Theodosius)

Red.

Imperatore romano (Cauca, c. 347, Milano, 395). Figlio del magister equitum di Valentiniano, magister militum di Graziano, poi da questi creato Augusto il 19 gennaio 379 a Sirmium per l'Impero d'Oriente. Dopo l'uccisione di Graziano e l'usurpazione di Mario Massimo, protesse Valentiniano II, conducendo un'aspra politica antipagana. Nel 388 vinceva Massimo ad Aquileia, e, pur dividendo nominalmente l'impero con il figlio Arcadio (nominato nel 383) e con Valentiniano II, governava come solo imperatore. Sino al 391 rimase a Milano, in rapporti talvolta tempestosi con il grande vescovo Ambrogio (Natale del 390). Tornato in Oriente, al suo programma antipagano si contrappose, in occidente, la sollevazione neo-pagana di Eugenio, sostenuto da Arbogaste e da Vibio Nicomaco Flaviano (392-393). Nel 394 Teodosio sconfiggeva gli avversari. La sua vittoria segnò la definitiva sconfitta del risorgente paganesimo.

Da Teodosio ha il nome uno dei periodi più interessanti dell'arte della tarda antichità, il cosiddetto "rinascimento teodosiano" (v. romana, arte), che fissa il modello ai momenti più intensamente classicisti dell'arte bizantina. Teodosio ebbe una parte diretta nel promuovere quel movimento, sia nelle grandiose opere pubbliche da lui ispirate (v. costantinopoli; milano), sia nelle opere che più strettamente documentano la sua iconografia.

Mentre le monete presentano scarsa originalità, riprendendo ora il tipo di Costanzo II, ora di altri (nel territorio di Massimo vi sono monete con l'effigie di questo, ma l'iscrizione di T.), un documento iconografico importante è il missorium dell'Academia de la Historia di Madrid (vol. i, fig. 805), eseguito per i decennalia del 388. Teodosio siede in trono, dinanzi a un tribunal sormontato da timpani triangolari e aperto in un arco al di sopra della figura imperiale. Ai suoi lati sono Valentiniano II ed Arcadio. Egli guarda fisso davanti a sé e con la destra consegna i codicilla a un funzionario. Le proporzioni di tutte le figure seguono un ordine gerarchico e di conseguenza la figura di T. è notevolmente maggiore delle altre.

Nella zona inferiore del disco è raffigurata la Terra, sdraiata, con cornucopia; tre amorini recano frutti; il volto di T. con diadema, circondato dal nimbo, è straordinariamente giovanile, secondo gli ideali tipici della rinascita teodosiana; ma una fisionomia è, malgrado tutto, ancora riconoscibile nel suo ovale magro e nervoso. Non è sicuro che il piatto sia di provenienza costantinopolitana, ed è stata suggerita un'attribuzione all'occidente (Milano?). Il più grande monumento iconografico di T. era la oggi distrutta colonna coclide istoriata da lui eretta nel Forum Tauri a Costantinopoli (v. colonna coclide, 3), con evidente ispirazione a Traiano (i panegirici vantavano le comuni origini iberiche dei due imperatori). Essa era sormontata da una statua stante di T., rivestita d'argento, con un globo nella destra. Di fronte alla colonna sorgeva una statua equestre, tentativamente identificata dalla Ph. Williams Lehinann in un disegno del XV sec. a Budapest, che ella suppone tratto da una medaglia di T.; il Becatti nota che l'iscrizione che esisteva sulla base (Anth. Pal., xvi, 65, Dübner, ii, 539), che accenna all'Oceano e alla Terra ai piedi del cavaliere, fa pensare a un'iconografia del tipo dell'avorio Barberini (vol. iii, fig. 179). Sulla base dell'obelisco dell'ippodromo di Costantinopoli, tuttora in situ, la cui datazione al 390 appare accertata, si ha certamente, sui lati N e S, la raffigurazione di T. nella loggia insieme a Valentiniano II, Arcadio giovinetto e Onorio fanciullo; ma la consunzione della scultura non consente nessuna precisazione iconografica. Nessun ritratto statuario è stato identificato.

Un medaglione antico di T., coniato forse ad Aquileia nel 388, lo rappresenta come restitutor rei publicae, che nella sinistra stringe il labaro col monogramma e con la destra aiuta la personificazione di res publica a sollevarsi.

Bibl.: Storia: O. Seeck, Geschichte des Untergans der antiken Welt, V, Berlino 1913; E. Stein, Geschichte des spätrömischen Reiches, L, Vienna 1928, p. 295 ss.; H. von Campenhausen, Ambrosius von Mailand als Kirchenpolitiker, Berlino-Lipsia 1929, pp. 222 ss.; J. R. Palanque, Saint Ambroise et l'empire romain, Parigi 1933; A. H. M. Jones, The Later Roman Empire, Oxford 1964. - Arte: O. Wulff, Altchrisltiche Kunst, Potsdam 1936; G. Rodenwaldt, Berliner Winckelmann-Progr., 76, 1919, p. 15 ss.; H. P. L'Orange, Studien z. Gesch. d. Spätant. Portr., Oslo 1933, p. 66 ss.; R. Delbrück, Spätantike Kaiserporträts, Berlino 1933; G. Bruns, Der Obelisk u. seine basis auf d. Hippodrodom in Kpl, Istanbul 1935; J. Kollwitz, Oström. Plastik d. Theodosianischen Zeit, Berlino 1941; Ph. Williams Lehmann, Theodosius or Justinian? A Renaissance Drawing of a Byzantine Rider, in Art Bulletin, 1959, pp. 39-57; G. Becatti, La colonna coclide istoriata, Roma 1960, pp. 83-150.