TEOFANE il Greco

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

TEOFANE il Greco

H. Faensen

Pittore bizantino attivo in Russia tra la fine del sec. 14° e gli inizi del successivo.

Le opere di T. accertate su base documentaria sono gli affreschi della chiesa della Trasfigurazione nella strada di Elia a Novgorod, di cui riferisce la Terza cronaca di Novgorod nel 1378 (Polnoe, 1846-1965, III, p. 231) e le icone dell'iconostasi della cattedrale dell'Annunciazione nel Cremlino di Mosca, citate dalla Cronaca della Trinità (Troickaja letopis ᾽) nel 1405.Un'importante fonte letteraria su T. è costituita da una lettera di Epifanio Premudryj, biografo e forse monaco del monastero della Trinità e di S. Sergio, inviata nel 1415 a Cirillo, abate del monastero del Salvatore e di S. Atanasio a Tver', che lo aveva pregato di fornirgli notizie circa una riproduzione della Santa Sofia costantinopolitana. Nella sua risposta, Epifanio afferma che nel periodo della sua residenza moscovita ebbe modo di conoscere T., greco di nascita, noto per essere saggio, intelligentissimo filosofo, famoso miniatore e pittore di icone, che aveva decorato oltre quaranta chiese in muratura nelle città di Costantinopoli, Calcedonia, Galata, Caffa e Novgorod. A Mosca T. avrebbe dipinto la chiesa dell'Annunciazione, quella di S. Michele e una terza che Epifanio non precisa. Oltre alle tre moscovite, Epifanio non cita però nessuna delle chiese in muratura, ma si sofferma a descrivere i dipinti murali dell'albero di Iesse e dell'Apocalisse nella cattedrale dell'Annunciazione di Mosca, che non si sono conservati. Egli passa poi a narrare dello straordinario modo di lavorare del maestro, che nessuno aveva mai visto copiare da un modello, come normalmente facevano i pittori di icone, ma che soleva dipingere rapidamente sulla parete mentre era impegnato in sapienti discussioni o in sagge meditazioni (Grabar, 1922; 1923).Riguardo la questione dell'origine del pittore, Lazarev (1968), come Ainalov (1917) e Alpatov (1979), ritiene che T. provenga dalla scuola costantinopolitana, respingendo quindi le ipotesi di una sua appartenenza alla scuola cretese o a quella macedone. D'altra parte, il pittore non si sarebbe orientato verso l'asciutta e rigida arte tardopaleologa, ma piuttosto si sarebbe richiamato alle libere tradizioni pittoriche dello stile protopaleologo del primo terzo del sec. 14°, che determinò la fioritura di numerose scuole locali e nazionali e per molto tempo influenzò l'arte della Serbia, della Georgia e della Russia.Secondo Lazarev (1968), T. prese come modello delle pitture murali di Novgorod, gli affreschi del parekklésion e i mosaici della cupola meridionale del nartece interno della chiesa del Salvatore di Chora (Kariye Cami) a Istanbul. Il legame con lo stile protopaleologo di Costantinopoli inoltre, indipendentemente dal confronto diretto, sarebbe già riconoscibile da segni di carattere generale quali un 'teso psicologismo', la 'acutezza delle caratterizzazioni individuali', la 'libertà dinamica', il 'carattere pittorico della struttura compositiva', il 'raffinato colore tonale' e un 'particolare senso del monumentale'. La spiritualità e l'espressività delle figure mostrerebbero che T. si sarebbe confrontato anche con la mistica della luce dell'esicasmo.All'epoca in cui il pittore lavorò a Galata, insediamento mercantile dei Genovesi sulla riva del Corno d'Oro, venne a contatto anche con il primo Rinascimento italiano. Nella colonia genovese di Caffa, che intratteneva vivaci rapporti commerciali con Novgorod, egli ottenne presumibilmente il primo incarico da parte dei Russi (Lazarev, 1968, pp. 24-34).La fonte più importante per l'analisi stilistica dell'opera di T. sono gli affreschi, più volte restaurati, della chiesa della Trasfigurazione nella strada di Elia a Novgorod, commissionati nel 1378 dal patrizio Vasili Danilovič e dalla comunità della strada di Elia. Gravemente danneggiati dagli eventi bellici, di essi si conservano: nella cupola il Cristo Pantocratore, circondato da quattro serafini e da quattro arcangeli, nonché figure di patriarchi e di profeti nella zona delle finestre del tamburo; nell'abside alcune teste che facevano parte di una Comunione degli apostoli e frammenti delle teorie di vescovi; nel diaconico alcune figure di dottori della Chiesa, tra cui Giovanni Crisostomo; nella parte alta del naós frammenti del ciclo delle Dodici feste liturgiche, tra cui le scene della Natività e della Crocifissione, mentre in basso si trovano tracce di figure di santi. Gli affreschi corrono lungo le pareti, disposti su registri sovrapposti. Nella cappella d'angolo della tribuna settentrionale, coperta da una volta a semibotte e destinata alla devozione privata della famiglia Danilovič, sono leggibili, in stato frammentario, alcune immagini significative dal punto di vista iconografico: sulla parete orientale si trovano frammenti di un Melismo e, al di sopra, una Trinità angelica; sulla parete meridionale compare una Vergine Znamenie (la Blacherniótissa bizantina) con l'arcangelo Gabriele e al di sopra cinque stiliti. Il tema intertrinitario viene ripreso in modo nuovo e drammatico nell'apertura a semicerchio delle ali dell'angelo mediano della Trinità, più grande degli altri, che forse simboleggia Cristo; l'impostazione semicircolare si ripete nel raggruppamento degli altri due angeli e nel bordo della mensa d'altare con l'Agnus Dei.Gli affreschi di T. si distinguono per l'ampia pennellata, rapida ma sicura - dal tratto esteso o spezzato -, per le macchie di luce disseminate anche nelle parti in ombra del volto, per il panneggio delle vesti reso in uno stile spezzato (Zackenstil), per il disegno interno delle figure reso attraverso linee scure, per i contorni imprecisi e asimmetrici, per le forme espressive, per la composizione libera e dinamica, per la scala cromatica attenuata, sui toni rosso-bruno e argento-blu.T. non fu il primo bizantino a introdurre a Novgorod le innovazioni della pittura paleologa. La Prima cronaca di Novgorod parla di un pittore greco, Isaia, che già nel 1338 avrebbe dipinto, insieme ad altri, la chiesa dell'Entrata a Gerusalemme (Polnoe, 1846-1965, III, p. 78). Anche per T. si è pensato all'esistenza di collaboratori, alcuni portati da Costantinopoli, altri che si unirono a lui in Russia: alla sua scuola è stata attribuita una serie di opere a Novgorod o negli immediati dintorni, come le pitture murali della chiesa di S. Teodoro Stratilate, quelle della chiesa dell'Assunta di Volotovo, e in parte anche quelle della chiesa della Trasfigurazione di Cristo a Kovalevo. La successiva pittura di Novgorod ritornò comunque nuovamente allo stile lineare arcaizzante.Alla bottega di Novgorod appartiene presumibilmente anche l'icona della Vergine del Don (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.), la quale, come l'icona della Vergine di Vladimir, della prima metà del sec. 12° (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.), appartiene al tipo della Eleúsa. Posta sullo stendardo del granduca Dimitri Donskoj, avrebbe determinato la sua vittoria nella grande battaglia di Kulikovo (1380) contro i Tartari, stando almeno a una leggenda messa in discussione da Vzdornov (1983), che data l'icona soltanto al 1492. Muratov (1927), Antonova (1958) e Onasch (1961), contrariamente a Lazarev (1968, p. 67), l'attribuiscono al maestro stesso, sulla base di confronti stilistici con l'arte paleologa.Sul lato posteriore della stessa icona si trova la raffigurazione della Dormizione della Vergine. L'iconografia, normalmente ricca e articolata, è qui fortemente semplificata e ridotta alle due figure principali, Maria posta nella bara e Cristo che tiene in mano la sua anima e, su ciascun lato, sei apostoli e un vescovo; mancano le nuvole con gli angeli, che in genere si trovano al di sopra degli apostoli. Suggestiva è l'aureola a tre fasce concentriche blu, con il serafino rosso, che deve essere interpretato come immaginario spazio all'interno di una rappresentazione della mistica della luce esicastica.Probabilmente legata all'influenza di T. è infine l'esecuzione del Salterio di Ivan il Terribile, realizzato a Novgorod negli anni ottanta del sec. 14° (Mosca, Gosudarstvennaja ordena Lenina bibl., M. 8662).Per ciò che riguarda il soggiorno di T. a Novgorod, le fonti non offrono altre notizie oltre quelle fornite da Epifanio; secondo Lazarev (1977, p. 14), comunque, intorno al 1395 T. giunse a Mosca come figura centrale di una 'seconda ondata bizantina', caratterizzata dall'arrivo di maestri greci e dall'importazione di icone bizantine. Secondo la Cronaca della Trinità nel 1405 egli lavorò insieme a Procoro di Gorodec, definito 'allievo del Greco', e ad Andrej Rublev alla decorazione della cattedrale dell'Annunciazione nel Cremlino, dove si sono conservate alcune icone dell'iconostasi e in particolare la serie della Deésis e delle Feste liturgiche, anche se, a causa del loro reimpiego nell'edificio successivo, nel 1484, e dei numerosi incendi, interventi, integrazioni e ridipinture, restano aperte numerose questioni relative al loro reale aspetto originario. Il restauro dell'iconostasi, operato a partire dal 1918, era legato anche al tentativo di distinguere le mani dei tre maestri: secondo studi recenti, a T. vengono attribuite nove icone, e precisamente le tre della Deésis - Salvatore, Vergine, S. Giovanni Battista - e quelle degli arcangeli Michele e Gabriele, degli apostoli Pietro e Paolo, di Basilio il Grande e di Giovanni Crisostomo (Vzdornov, 1983, pp. 81-84).Le dimensioni delle icone (cm 210 ca.103/121) sono straordinariamente grandi e contravvengono a ogni tradizione bizantina: formatosi alla scuola dell'affresco, T. fondò la pittura monumentale russa su legno, trasferendo le dimensioni della pittura parietale alla pittura da cavalletto.Le figure intere prevedono un'altezza del corpo pari a otto o nove moduli della testa, che appare quindi piuttosto piccola. L'inclinatio, cioè l'inclinazione del capo nel gesto dell'intercessione, ottiene l'effetto di raccordare visivamente le figure laterali con l'asse centrale della composizione, dove compare il Cristo nella mandorla. Ancora una volta colpiscono la caratterizzazione individuale del movimento drammatico dell'animo umano, la spinta al movimento, il modellato ottenuto attraverso forti luci e scuri segni interni.I riferimenti di Epifanio alla miniatura hanno portato l'attenzione sui manoscritti moscoviti che potrebbero essere stati prodotti nella bottega di T., in particolare sull'Evangeliario di Koška (Mosca, Gosudarstvennaja ordena Lenina bibl., M. 8654), che contiene due frontespizi miniati e un gran numero di iniziali che, nella rappresentazione dei girali vegetali e delle figure animali, si distinguono in modo così deciso dalla coeva miniatura russa da potere essere considerate una sintesi originale di miniatura occidentale, bizantina e russa.Più discusse sono le miniature dell'Evangeliario di Chitrovo (Mosca, Gosudarstvennaja ordena Lenina bibl., M. 8657), il più importante codice russo della fine del sec. 14°, in cui molte miniature - numerose iniziali, riccamente ornate con colori delicati; cinque campi decorati in uno sfarzoso stile bizantino, sia pure semplificato; quattro eleganti immagini di evangelisti, di complessa costruzione spaziale; i simboli degli evangelisti - mostrano le consuete cifre stilistiche di T., per es. nel colorito argento-blu e nei riflessi di luce nell'incarnato.Il nome di T. viene messo in relazione anche con altre icone di Mosca, per es. con le grandi tavole degli apostoli Pietro e Paolo nella cattedrale della Dormizione nel Cremlino, con un'icona quadripartita (S. Giovanni Battista nel deserto, Vergine in trono con il Bambino e gli arcangeli, 'cori apostolici', profeti e vescovi e 'cori' di martiri e di personaggi venerabili; Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.) e in particolare con l'icona della Trasfigurazione di Cristo (Mosca, Gosudarstvennaja Tretjakovskaja Gal.), proveniente da Pereslavl'Zalesskij, demanio privato dei granduchi di Mosca. In quest'ultima icona, corredata da iscrizioni in russo, risultano esaltati alcuni motivi chiave dell'esicasmo, con particolare sottolineatura dell'effetto dell'energia divina nella luce del monte Tabor, attraverso la scelta dei colori: argento-bianco per i due cerchi esterni dell'aureola di Cristo, un colore scuro 'sovrailluminato' per l'aureola interna, un bianco splendente per le sei punte, che si fondono con il colore delle vesti. Tre raggi colpiscono i tre giovani apostoli, i quali abbagliati cadono a terra in un paesaggio roccioso, articolato in tre vette.

Bibl.:

Fonti. - Troickaja letopis᾽ [Testo ricostruito della Cronaca della Trinità], a cura di M. Priselkov, Moskva-Leningrad 1950, pp. 445, 450, 459; Polnoe sobranie russkich letopisej [Raccolta completa delle cronache russe], 30 voll., St. Petersburg-Moskva 1846-1965; M. Karger, K voprosu ob istoricnikach letopisnych zapisej o dejatel᾽ nosti zodcego Petra i Feofana Greka [Sulla questione delle fonti delle annotazioni di cronaca dell'attività dell'architetto Pietro e T.], Trudy otdela drevnerusskoj literatury Instituta russkoj literatury Akademii Nauk SSSR 12, 1956, p. 567ss.

Letteratura critica. - D. Ainalov, Bizantijskaja živopis' XIV stoletija [Pittura bizantina del sec. 14°], St. Petersburg 1917; I.E. Grabar, Feofan Grek, Očerk iz ictorii drevnerusskoj živopisi [Teofane il Greco. Studio per la storia dell'antica pittura russa], Kazań 1922; id., Theophanes der Grieche. Abriss aus der Geschichte der altrussischen Malerei, in Byzantinisch-neugriechische Jahrbücher, Berlin 1923, IV, 1-2, pp. 153-158; P.P. Muratov, Les icônes russes, Paris 1927, pp. 119-147; V.I. Antonova, O Feofane Greke v Kolomne, Pereslavle Zaleskom i Serpuchove [A proposito di T. a Kolomna, Pereslavl᾽ Zaleskij e Serpuchov], in Gos. Tret᾽jakovskaja Galereja. Materialy i issledovanija [Galleria statale Tretiakov. Materiali e ricerche], II, Moskva 1958, pp. 10-26: 22; K. Onasch, Ikonen, Berlin 1961, p. 384ss.; D. Lichatschow, Die Kultur Russlands während der osteuropäischen Frührenaissance, Dresden 1962, pp. 120-157; K. Onasch, Theophane der Grieche, ein Maler der Frührenaissance in Russland, in Renaissance und Humanismus in Mittel-und Osteuropa, I, Berlin 1962 pp. 371-386; V. Lazarev, Theophanes der Grieche und seine Schule, Dresden 1968 (con bibl.); G.I. Vzdornov, Freski Feofana Greka v cerkvi Spasa Preobraženija v Novgorode [Gli affreschi di T. nella chiesa della Trasfigurazione di Cristo a Novgorod], Moskva 1976; V. Lazarev, Ikonen der Moskauer Schule, Berlin 1977; M. Alpatov, Feofan Grek, Moskva 1979; G.I. Vzdornov, Feofan Grek, Tvorčeskoe Nasledie [T., eredità creativa], Moskva 1983 (con bibl.) H. Faensen

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