TEOFANIA

Enciclopedia Italiana (1937)

TEOFANIA (gr. ϑεοζάνεια "manifestazione della divinità")

Nicola Turchi

Tutte le religioni conoscono manifestazioni della divinità o in forma sensibile, qual è narrata dai varî miti religiosi, o sotto forma di sogni, di estasi e di visioni. In senso più lato si può chiamar teofania anche l'ostensione del simulacro della divinità o dentro il santuario o portato processionalmente in mezzo al popolo. In Erodoto (I, 51) è chiamata teofania (ϑεοϕάξια) una festa primaverile (7 Bysios) di Apollo a Delfi, nella quale era commemorata la nascita del dio, mentre con il nome di "epifania" è ricordato piuttosto l'annuale ritorno di Apollo-Sole dalla regione degl'iperborei.

Ma il nome di teofania si trova anche adoperato ad esprimere le manifestazioni e apparizioni varie di Jahvè al popolo d'Israele.

Queste manifestazioni avvengono nell'Antico Testamento o in forma umana come nei primi capitoli del Genesi, nell'Esodo (XXIV, 10 segg.), quando Mosè e Aronne lo videro sul Sinai (cfr. anche Es., XXXIII, 17; Numeri, XII, 6-8), nei quali casi tuttavia Jahvè non appare in tutto lo splendore della sua gloria, che gli uomini non potrebbero sostenere; o in forme varie: dell'"Angelo di Jahvè" (Gen., XXII, 11; Num., XXII, 32-35; Giudici, II,1-5, VI, 11-24); della "gloria di Jahvè", della faccia o nome di Jahvè; di fuoco (roveto ardente, Es., III); di colonna di fuoco (Es., XIII, 21) o di nuvola; o sotto forma di visione ai varî profeti (Isaia, VI; Ezechiele, I; Daniele, VI).

Nel Nuovo Testamento non vi sono teofanie del genere di quelle dell'Antico; vi sono invece apparizioni di angeli. Nei Padri greci è chiamata teofania la nascita di Cristo (Basilio, Gregorio Nazianzeno, Gregorio Nisseno). La liturgia bizantina chiama teofania la festa dell'epifania (v.), in cui commemora quella solenne manifestazione di Gesù al mondo che avvenne con il battesimo nel Giordano.

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