TEOFRASTO di Ereso

Enciclopedia Italiana (1937)

TEOFRASTO (Θεόϕραστος, Theophrastus) di Ereso

Guido CALOGERO
Fabrizio CORTESI

Filosofo greco, scolaro e successore di Aristotele nella direzione del peripato, che tenne dal 322-21, anno della morte del maestro, fino al 288-87 o 287-86, anno della sua morte. Sotto il suo scolarcato la scuola s'ingrandì materialmente (egli l'accrebbe di nuovi edificî), e proseguì, dal punto di vista scientifico, in quell'indirizzo di ricerca naturalistica ed erudita che era venuta assumendo nell'ultima fase dell'attività aristotelica.

Principalmente nota è, a questo proposito, l'opera svolta da T. nel campo della botanica, superstiti essendo due sue opere di tale argomento, la Περὶ ϕυτῶν ἱστορίας (Historia plantarum) e il Περὶ ϕυτῶν αἱτῶν (De plantarum causis), pubblicate sia nelle edizioni complessive degli scritti di T. (ed. J. G. Schneider, Lipsia 1818-1821; ed. F. Wimmer, Breslavia 1842, Lipsia 1854, Parigi 1866) sia a sé (per l'Historia plantarium, v. l'ed. di A. Hort, con vers. inglese, voll. 2, Londra 1916 e la trad. ital. di F. Ferri Mancini, Roma 1901). Nella prima T. classifica le piante secondo il loro portamento in: albero (δένδρον), frutice (ϑάμνος), suffrutice ϕρύγανον), erba (πόα) e in ognuno di questi gruppi distingue generi, specie e varietà considerando le forme domestiche e le selvatiche. Nomina anche alcune famiglie come le Graminacee, le Leguminose, le Conifere, le Palme: parla di piante maschili e femminili senza però avere idea dell'organizzazione fiorale; considera le foglie come organi di nutrizione e dice che ricevono il loro alimento attraverso le nervature. Ritiene che i polipi coralligeni siano erbe pietrificate; forma un gruppo a sé delle piante acquatiche e se ne intrattiene lungamente; riconosce nei semi la presenza di 1 e di 2 cotiledoni; osserva la struttura particolare del tronco delle palme e nota che tutti gli alberi muoiono se si scortecciano profondamente. Inoltre ci dà molte notizie su varie piante utili (nomina nella Historia circa 455 piante) e su pratiche agrarie come, ad es., sulla caprificazione. L'altra opera De plantarum causis contiene le principali teorie: ammette la generazione spontanea, specialmente per i vegetali inferiori, ritiene che la vegetazione dipenda da cause esterne, come il caldo, il freddo, l'umidità, la siccità; parla della coltura di piante agrarie (cereali, vite, legumi), dell'aratura e delle concimazioni, delle malattie delle piante, dei loro odori e sapori.

Ma anche notevolissima fu l'opera che T. svolse nella ricerca e nella ricostruzione delle antiche dottrine filosofico-naturalistiche: i 18 libri di Φυσικῶν δόξαι (Physicorum placita) in cui egli raccolse i risultati di tali indagini esercitarono infatti enorme influsso su tutta la dossografia posteriore, in quanto essa continuò a proporsi, secondo lo schema teofrasteo, il problema storico-filosofico come quello dell'accertamento delle "risposte" che gli antichi avessero dato a certe determinate questioni (per la ricostruzione di questa fortuna dell'opera teofrastea, e anche per i suoi frammenti, v. la sottocitata opera del Diels). Molto interessanti sono poi gli 'Ηϑικοὶ χαρακτῆρες Caratteri morali" (ed. Düfner, Parigi 1840; ed. della Società filolog. di Lipsia, con vers. tedesca, Lipsia 1897; ed. J. M. Fraenkel e P. Groeneboom, Groninga 1901; ed. J.M. Edmonds e G. E. Austen, Londra 1904; ed. H. Diels, Oxford 1909; ed. G. Pasquali, con trad. ital., Firenze 1919; ed. O. Navarre, con trad. francese, Parigi 1920), superstiti in una redazione alquanto divergente dall'originaria, e raffiguranti una serie di tipi umani, caratterizzati ciascuno da un certo difetto morale. Lo scritto si ricollega evidentemente all'indirizzo dell'etica peripatetica, diretta a specificare sempre più minutamente, attraverso l'osservazione empirica della vita, gli schemi delle "virtù" e dei "vizî" già dedotti speculativamente da Platone e ripresi e approfonditi da Aristotele. Per gli altri e minori resti di scritti teofrastei e per le loro edizioni, v. il sottocitato Ueberweg-Praechter, p. 401, 2.

Bibl.: La bibliografia su T. è assai vasta: un buon elenco in Ueberweg-Praechter, Grundr. d. Gesch. d. Philos., I, 12a ed., Berlino 1926, p. 122-23 dell'appendice. Indichiamo qui solo alcuni scritti più notevoli: H. Usener, in Kleine Schriften, I, pp. 50-116; H. Diels, Theophrastea, Berlino 1883; E. Zeller, in Kleine Schriften, I, pp. 166-74 e 215-25; H. Bretzl, Botanische Forschungen des Alexanderzuges, Lipsia 1903; G. Pasquali, Sui caratteri di T., in Rass. ital. di lingue e letterature classiche, I (1918), fasc. 1-3. Per le Φυσικῶν δόξαι e la dipendenza della letteratura dossografica da esse, v. specialmente H. Diels, Doxographi Graeci, Berlino 1879, p. 102 segg.

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