Darwiniane, teorie

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

darwiniane, teorie


Studi basati sull’idea che il processo di sviluppo economico sia caratterizzato da fenomeni di mutazione e selezione, simili a quelli riscontrabili nella sfera biologica. In termini generali, l’interpretazione degli eventi economici come processi evolutivi è basata sull’ipotesi che i mercati agiscano come veri e propri meccanismi di selezione, in modo simile a quanto accade all’ambiente in campo biologico. Tali teorie hanno sempre esercitato un notevole fascino all’interno delle scienze economiche. È possibile rilevare questo tipo di suggestione negli scritti di K. Marx, di A. Marshall e, soprattutto, di J. A. Schumpeter. La trattazione più articolata e approfondita sui vantaggi offerti dall’utilizzo di un approccio evolutivo nel campo delle scienze economiche è data dal libro di R. Nelson e S. Winter, An evolutionary theory of economic change, pubblicato nel 1982.

L’economia evolutiva

La maggior parte dei sostenitori dell’economia evolutiva riconosce che esistono importanti differenze tra i processi di selezione che si verificano in biologia e quelli tipici del sistema economico. In biologia, secondo le teorie d., un organismo non può trasmettere gli adattamenti acquisiti nel corso del tempo ai propri ‘discendenti’ e le uniche mutazioni trasmissibili sono quelle ereditate in modo genetico. Al contrario, in campo economico, si riconosce, generalmente, che le mutazioni possano essere di tipo ‘lamarckiano’, ossia trasmissibili. L’approccio evolutivo può essere applicato a diversi livelli di analisi, a seconda dell’unità d’indagine considerata. I livelli micro sono focalizzati sulla selezione di singole tecnologie, singoli prodotti o routine organizzative. Si passa, poi, a studi basati sull’evoluzione della quota di mercato delle imprese in un’industria. Infine, a livello macro, si considera la competizione internazionale tra interi Paesi.

Darwinismo universale

All’interno dell’economia evolutiva, esistono anche alcune posizioni che sottoscrivono il programma di ricerca del ‘darwinismo universale’. Questo approccio sostiene che la teoria del darwinismo possa essere generalizzata ed estesa, senza particolari mediazioni, ad altri campi d’indagine, inclusi i fenomeni sociali. Tale estensione è basata sulla ricerca di una formulazione generale dei processi di mutazione, selezione e ritenzione, in modo da consentire l’applicazione diretta delle teorie d. a diverse discipline. È una posizione sicuramente più estrema di quella della maggior parte degli economisti evolutivi. In genere, essi si limitano a riconoscere una possibile analogia, anziché un isomorfismo completo, tra i processi di selezione biologica e quelli economici, ritenendo che la teoria d. possa necessitare di molti adattamenti e modificazioni prima di essere applicata ai fenomeni sociali.

Darwinismo sociale

Occorre, infine, distinguere l’applicazione scientifica delle teorie d. all’analisi dei fenomeni economici appena descritti, dalle posizioni teoriche del cosiddetto darwinismo sociale. Anche queste ultime partono dall’idea che nella sfera sociale e politica siano all’opera meccanismi di selezione analoghi a quelli biologici. La differenza principale sta nel fatto che i sostenitori del darwinismo sociale ritengono che i processi fondamentali di selezione in campo sociale si verifichino a livello dei singoli individui e che abbiano una tendenza intrinseca a favorire il progressivo miglioramento della società. Di qui le implicazioni politiche a favore di un intervento minimo dello Stato nel sistema economico, cosicché i processi di selezione sociale possano dispiegarsi in modo compiuto.

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