Terramagnino da Pisa

Enciclopedia Dantesca (1970)

Terramagnino da Pisa

Fabrizio Beggiato

Autore della Doctrina d'acort, rifacimento in versi provenzali delle Raoz de trobar di Raimon Vidal.

F. Redi, nelle note al Bacco in Toscana, menziona due volte " Geronimo Terramagnino da Pisa " fra gli autori italiani di sonetti doppi (di tipo guittoniano, così detti per avere quattro settenari nelle terzine) riferendosi a un sonetto, Poi dal mastro Guitton latte tenete, indirizzato a un anonimo guittoniano (forse Meo Abbracciavacca), conservatoci dal codice Laurenziano Rediano 9. Il primo verso del sonetto di risposta, Geronimo, com' credo voi sapete, è stato erroneamente interpretato da diversi studiosi che, dopo il Redi, hanno voluto vedere in " Geronimo " un vocativo da unirsi, quindi, a Terramagnino, mentre l'autore della risposta intendeva citare s. Girolamo (cfr. Contini, Poeti I 327-330). T., invece, è il termine con cui in Sardegna venivano indicati gli abitanti del continente; questo, e il fatto che ai vv. 91-92 della Doctrina venga citato, presumibilmente come vivente, Ugolino giudice di Gallura, ossia Nino Visconti (morto nel 1294, termine ante quem per la composizione della Doctrina), hanno fatto pensare che l'autore della Doctrina fosse un pisano residente in Sardegna.

L'opera di T. si differenzia dalle Razos de Trobar essenzialmente per essere indirizzata a lettori italiani e non, come l'opera di Raimon Vidal, a un pubblico catalano che già aveva dimestichezza con la lingua d'oc. Pertanto in T. non appare l'intenzione critica mostrata dall'autore delle Razos nelle discussioni circa le regole di composizione usate dai trovatori da lui presi a esempio; in accordo col suo fine esclusivamente didattico, egli si sofferma, più di quanto faccia Raimon Vidal nel suo trattato, sulla grammatica e la morfologia, in particolare sul verbo e sulla declinazione dei sostantivi. Originale, rispetto a quella delle Razos, ci appare la scelta degli esempi da liriche trobadoriche operata da T.: solo in tre casi essa corrisponde a quella del modello, ma anche questi fanno pensare che il Pisano abbia fatto uso di manoscritti appartenenti a tradizione diversa da quella delle fonti utilizzate da Raimon Vidal per i suoi esempi. Ciò escluderebbe l'ipotesi del Santangelo secondo il quale la Doctrina si sarebbe modellata su di una redazione delle Razos più ampia di quella pervenutaci.

Non si può escludere che D. abbia avuto la possibilità di conoscere la Doctrina d'acort, ma in quest'opera è assente la concezione programmatica e approfondita del problema del volgare d'arte che, invece, informa di sé il De vulg. Eloquentia. L'opera di D., semmai, sembra mostrare qualche somiglianza d'intendimenti con il modello della Doctrina, le Razos de trobar, anche esso manuale destinato all'uso pratico ma meno limitato e scolastico del trattato di Terramagnino.

Bibl. - Il trattato di T. è edito in P. Meyer, Doctrina de Cort, in " Romania " VIII (1879) 181-210; e in A. Ruffinatto, T. da Pisa, Doctrina d'acort, Roma 1968. Si vedano inoltre: A. Solmi, Cagliari pisana, Cagliari 1904; S. Santangelo, D. e i trovatori provenali, Catania 1959², 84 ss.; G. Bertoni, Noterelle provenzali, in " Revue Langues Romanes " s. 6, VI (1913) 413; ID., I trovatori d'Italia, Modena 1915, 120; G. Zaccagnini-A. Parducci, Rimatori siculo-toscani del Dugento, Bari 1915.

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