THEMETRA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

THEMETRA

Ch. Picard

Oggi Chott Maria, a 15 km a N-O di Sousse (Hadrumetum), in Tunisia. L'identificazione di Chott Maria con Th. è stata proposta da L. Poinssot; senza essere assolutamente certa, essa pare molto verisimile. Th. è di fondazione fenicia; una dedica del tempo di Antonino Pio dimostra che essa era ancora governata da Sufeti sotto il regno di questo imperatore.

All'infuori di alcuni scarsi resti di case, dove L. Foucher ha raccolto documenti interessanti della vita economica dell'agglomerato (magazzini di raccolta, con enormi giare; ceramica di La Graufesenque, che attesta un commercio con la Gallia, piuttosto eccezionale nella Proconsolare), il solo monumento importante della città è un edificio termale; doveva appartenere ad una delle curie della città, chiamata Arria, in onore della famiglia di Antonino Pio; una dedica alla Fortuna di questa curia è stata effettivamente scoperta in una nicchia nel muro del frigidarium (L. Foucher interpreta diversamente questo testo).

Le terme, la cui pianta si riallaccia ad un tipo assai usato nella Byzacena, presentano due fasi costruttive: la prima è testimoniata solo da un mosaico nero e bianco, apparentato ad un tipo ad "ornamento multiplo": potrebbe essere datato ad età antonina, che sarebbe anche quella della costruzione. La seconda fase è severiana: è rappresentata in particolare da un grande mosaico figurato policromo che copre il pavimento del frigidarium e rappresenta scene marine attorno ad una gigantesca testa di Oceano. Un riquadro rappresenta Eracle ed Auge, (soggetto identico a quello di un mosaico contemporaneo della Casa di Virgilio a Sousse, inesattamente interpretato come Enea e Didone), ed è circondato da un racemo di vite con figure. La maggior parte dei pavimenti non figurati appartengono alla fase severiana dello "stile fiorito".

Bibl.: L. Poinssot, in Revue Tunisienne, 1942, p. 134; L. Foucher, Thermes Romains des environs d'Hadrumète, Tunisi 1958, p. 16-33; Mél. Ecol. Franç. Rome, 1957, pp. 151-161; G. Ch. Picard, in Revue Arch., 1960, 2, pp. 25-38.

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