Adórno, Theodor Wiesengrund

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Giuseppe Bedeschi

Filosofo tedesco (Francoforte sul Meno 1903 - Visp, Vallese, 1969). Fu uno dei principali esponenti della scuola di Francoforte. Nel suo pensiero - caratterizzato dalla critica all'Illuminismo e alla scienza moderna - si intrecciano influenze diverse, come quelle di Hegel,  Marx, Husserl e Freud.

Vita

Fin dalla giovinezza studiò filosofia e musica, che rimasero i suoi interessi dominanti. Suoi maestri per la musica furono B. Sekles, E. Steuermann e A. Berg; ma la personalità che esercitò su di lui l'influsso più profondo e durevole fu Schönberg, col quale A. entrò in contatto a Vienna. Laureatosi in filosofia nel 1924, nel 1931 fu nominato libero docente di filosofia all'università di Francoforte. Nel 1930 A. aveva iniziato a collaborare con l'Institut für Sozialforschung, di cui Horkheimer era divenuto direttore e di cui erano membri alcuni giovani studiosi che avrebbero avuto una parte eminente nella cultura europea (Marcuse, Benjamin, Fromm, Wittfogel, ecc.). Nel 1933 l'avvento del nazismo costrinse Adorno (di origine ebraica) a emigrare a Parigi dove, insieme ad Horkheimer, ricostituì l'Institut für Sozialforschung, di cui divenne condirettore nel 1936. Dopo alcuni anni di insegnamento nell'università di Oxford (1935-37), nel 1938 si trasferì negli USA, prima a New York e poi a Los Angeles, insieme agli altri esponenti dell'Institut. In America A. continuò gli studi musicologici (ebbe fra l'altro una parte molto importante, per gli aspetti musicali, nella stesura del Doktor Faustus di Thomas Mann, al quale era legato da un profondo rapporto intellettuale) e gli studi filosofici e sociologici. Nel 1950 rientrò in Germania, dove ricostituì a Francoforte, insieme a Horkheimer, l'Institut für Sozialforschung.

Opere e pensiero

Molto ampia è la produzione letteraria di A.; le opere più importanti e significative sono: Kierkegaard. Konstruktion des Aesthetischen (1933; trad. it. 1962); Die Dialektik der Aufklärung (in collab. con Horkheimer, 1947; trad. it. 1966), Philosophie der neuen Musik (1949, trad. it. 1959); The authoritarian personality (in collab. con altri, 1950; trad. it. 1973); Minima Moralia (1951; trad. it. 1954); Versuch über Wagner (1952; trad. it. 1966); Zur Metakritik der Erkenntnistheorie. Studien über Husserl und die phänomenologischen Antinomien (1956; trad. it. 1964); Dissonanzen. Musik in der verwalteten Welt (1956; trad. it. 1959), Soziologische Exkurse (in collab. con Horkheimer, 1956; trad. it. 1966); Noten zur Literatur (1958-65); Mahler. Eine musikalische Physiognomik (1960; trad. it. 1966); Einleitung in die Musiksoziologie (1962; trad. it. 1971); Drei Studien zu Hegel (1963; trad. it. 1971); Negative Dialektik (1966, trad. it. 1970); Ästhetische Theorie (1970, trad. it. 1975). Hegel, Marx, Husserl e Freud sono i pensatori che più hanno influenzato la complessa opera di Adorno. Fin dalla giovinezza A. si proclama marxista: si tratta di un marxismo, però, prevalentemente filosofico, recepito attraverso le opere del primo Lukács e di Korsch, e mai approfondito sul piano dell'analisi economica. Del marxismo ad A. interessa soprattutto il metodo dialettico. Pur esprimendo un'adesione di fondo al materialismo storico, A. (come Horkheimer) si impegna al tempo stesso in campi di indagine e applica metodi molto lontani dal marxismo ortodosso. Basti pensare all'influsso che Freud e la psicanalisi esercitano su di lui, influsso percepibile in molti suoi lavori sociologici, soprattutto in The authoritarian personality, dove l'autoritarismo, il razzismo e il fascismo sono esaminati e spiegati attraverso un metodo psicologico e sociale a un tempo. Profondo studioso di Husserl, A. ne condivide l'atteggiamento critico verso la scienza moderna, verso il naturalismo e lo psicologismo, nonché verso il formalismo della logica contemporanea, anche se poi A. ritiene che Husserl non abbia saputo soddisfare le valide esigenze da lui sollevate. Nonostante i suoi meriti, infatti, Husserl è caduto in una forma di descrittivismo fenomenologico, che diventa spesso una mera accettazione dell'esistente e dunque, di nuovo, una forma di positivismo. La concezione filosofica di A. è in realtà profondamente influenzata da Hegel, secondo tre aspetti principali: egli ritiene che il reale abbia un significato e possa essere compreso mediante gli strumenti della ragione; che il reale consista nella sua processualità storico-dialettica; che soggetto e oggetto non costituiscano due sfere eterogenee e autonome (a questo proposito A. sottoscrive tutta la critica di Hegel a Kant). Tale ispirazione hegeliana del pensiero di A. costituisce l'immediato presupposto della sua polemica contro vari aspetti della riflessione filosofica contemporanea, in primo luogo contro l'esistenzialismo heideggeriano, contro la teorizzazione dell'assurdità, dell'opacità e dell'insensatezza dell'esistente, contro l'irrazionalismo, ecc. La filosofia di Hegel (in particolare la sua critica dell'intelletto) influisce non poco anche sulla critica di A. all'illuminismo e alla scienza: tanto l'uno che l'altra si basano sul principio della razionalità analitica, accettano positivisticamente il reale così com'è e mirano soltanto a inserirlo o a riprodurlo all'interno di operazioni tecnico-pratiche, le quali però mostrano sempre che il dominio dell'uomo sulla natura implica il dominio dell'uomo sull'uomo, che la razionalità della scienza è astratta e oppressiva, perché tratta gli uomini come oggetti, esprimendo in ciò le tendenze più profonde della società borghese. La stessa ispirazione negativa e antipositivistica caratterizza gli studi musicologici di A., per il quale la musica, in quanto esprime le contraddizioni della società, nega la situazione esistente, prospetta la necessità di un suo superamento e indica il passaggio a una condizione interamente nuova.

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