ROUSSEAU, Théodore

Enciclopedia Italiana (1936)

ROUSSEAU, Théodore

Pierre Lavedan

Pittore, nato a Parigi il 15 aprile 1812, morto a Barbizon il 22 dicembre 1867. Dopo aver fatto gli studî secondarî ed aver pensato per un istante a entrare al politecnico, il R., che fino da bambino s'era appassionato al disegno, imparò a dipingere in qualche studio classico che subito abbandonò. E se ne andò così, solitario, a piantare il suo cavalletto nei dintorni di Parigi, preoccupandosi solamente di riprodurre con esattezza ciò che vedeva. Nel 1830 passò l'estate nell'Alvernia; nel 1832 in Normandia e cominciò a esporre al Salon del 1833. Quando nel 1835 il suo quadro Descente des vaches des hauts plateaux du Jura (L'Aia, Museo Mesdag) fu rifiutato al Salon e trattato come "cosa mostruosa", R. se ne andò a Barbizon, allora piccolo villaggio al limite della foresta di Fontainebleau, dove si era già riunita una colonia di artisti; ma, di natura aspra, egli non si unisce agli altri, e se ne parte di buon mattino per gli angoli più selvaggi della foresta, fra cui le gole di Âpremont. Da allora - ed è ciò che costituirà la sua gloria - diventa il pittore degli alberi. In un viaggio in Vandea, fatto nel 1837, dipinge L'allée des châtaigniers (Louvre) che la giuria del Salon rifiuta, ma che H. Périer acquista per 2000 franchi. Dal 1840, legato d'amicizia al Dupré, fa con lui parecchi viaggi, specialmente nella Creuse e nelle Lande (1844, Marais des Landes, al Louvre); si reca anche all'ŷle-Adam a trovare il Dupré e dipinge parecchie località della valle dell'Oise.

Quando nel 1848 la seconda repubblica tolse all'Institut il diritto di ammissione al Salon, il R. poté presentarvi un grande numero di lavori.

Ricevette anche dallo stato l'ordinazione della Sortie de forêt à Fontainebleau (Louvre). All'esposizione del 1855 gli fu riservata un'intera sala con il Decamps, ciò che gli valse una vera apoteosi. Ma il successo non lo inebriò; sempre meno attirato dal mondo e da Parigi, nel 1849 si ritirò definitivamente con la moglie e i figli a Barbizon, dove ritrovò i suoi vicini e l'amicizia del Millet. Un attacco di emiplegia lo tolse al suo lavoro all'età di 56 anni.

Il R. è il capo di quella scuola francese di paesaggio che, alla metà del sec. XIX, oppone la natura all'uomo e cerca nelle foreste una emozione pura e quasi religiosa. Le sue lettere esprimono perfettamente questo amore mistico per l'albero, al di là del quale egli ritrova Dio. Il suo allontanamento dai Salons lo porta a non sacrificare in nulla il suo ideale. Egli rifugge dai facili accomodamenti, concepisce sempre il quadro come un complesso, e trascura, quando è necessario, il particolare. Il suo disegno è un'architettura alla quale dànno vita colore e tocco costantemente variati.

Bibl.: A. Sensier, Souvenirs sur Th. R., Parigi 1872; id., Études et croquis de Th. R., ivi 1876; Ph. Burty, Maîtres et petits-maîtres, ivi 1877; J. W. Mollet, The Painters of Barbizon, Londra 1890; E. Michel, Les maîtres du paysage, Parigi 1906; P. Dorbec, Th. R., ivi s. a. (1910); H. Focillon, La Peinture au XIXe siècle, I, ivi 1927; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).