THINIS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

THINIS (This)

S. Donadoni

Città d'Alto Egitto (nel-l'VIII nomo presso Abido). Ne derivano, secondo Manetone, le due prime dinastie, e suole perciò convenzionalmente dar nome al periodo più antico della civiltà egiziana. La documentazione archeologica di tale periodo è fondamentalmente legata ai complessi funerarî, e perciò certo assai limitata e incompleta.

Le tombe stesse cominciano in questa epoca a differenziare energicamente il tipo regale, che tende ormai al monumentale, da quello privato; non senza una chiara ragione politica. L'uso del mattone (crudo) è connesso con le più antiche forme delle sovrastrutture: i muri non sono lisci, ma presentano serie di scanalature a nicchioni verticali, ottenuti disponendo i mattoni stessi secondo ingegnose combinazioni. Le infrastrutture delle tombe ampliano di molto la vecchia e modesta fossa protetta, e sviluppano un complesso sistema di magazzini sotterranei, con camere talvolta in fila, talvolta raggruppate secondo piani di diverso tipo attorno a un vano centrale. L'Alto ed il Basso Egitto non hanno forme costruttive del tutto simili; nettamente diversa è l'attrezzatura funeraria. L'Alto Egitto del periodo tinita ha restituito dalla necropoli di Abido un vasto numero di stele. Alcune portano nomi regali e sono di dimensioni notevoli (la più bella, quella del "Re Serpente" al Louvre è alta m 2,50); in basso una parte è anepigrafe, mentre i due terzi superiori portano geroglifici monumentali. Il sommo della stele è più o meno arcuato. L'uso di tali monumenti è dubbio; in alcuni casi sembra che fossero a coppia, e allora è lecito immaginarli affiancati alla porta della cappella funeraria. Ma tettonicamente hanno caratteristiche che li fanno immaginare drizzati a solo, come altre pietre di carattere sacro. Comunque, il tono di monumentalità, ottenuto con la mole ed i pochi segni grafici, manca del tutto alle piccole stele mal ritagliate in modestissimi blocchi di pietra sulle quali in modo assai casuale sono scolpiti i geroglifici e le figure dei privati. La frettolosa stilizzazione può in qualche caso raggiungere una certa vivacità; l'uso è ancora più incerto, ma è comunque esclusa la possibilità di un impiego indipendente di tali stele, che forse erano incastrate sulla parete esterna della tomba, a ricordare il nome del titolare. Il Basso Egitto (nelle necropoli di Haluan e di Saqqārah) produce una stele funeraria diversa, rettangolare, incastrata o sul soffitto della camera funeraria, o sul fondo della nicchia cultuale della facciata- ma comunque sempre con un netto interesse per la rappresentazione, ché vi è sempre figurata la scena del pasto del morto. La suppellettile delle tombe di quest'epoca offre vasi di terracotta- non più così significativi e curati come per l'epoca predinastica- e soprattutto vasi di pietra di forma cilindrica, piriforme, sferoidale, o piatti. In questa epoca tali vasi litici sono il vanto dell'artigianato egiziano. Tipici del tempo sono anche i graffiti su tavolette d'osso, d'avorio o d'altro materiale che si trovano nelle tombe e che, a fianco del geroglifico per "anno" portano scene di vario tipo mescolate con segni di scrittura di assai dubbia interpretazione. Sono certo modi di indicazione cronologica attraverso la descrizione pittografica dell'avvenimento eponimo. C'è una mescolanza di intenti compositivi formali e di pratiche espressionistico-narrative che rende assai interessanti anche come testimoni di una cultura figurativa questi documenti ovviamente assai notevoli dal punto di vista storico: ma di rado questo dualismo di intenti riesce a fondersi in felici soluzioni. All'epoca tinita risalgono anche i primi rilievi storici di un certo peso, che al Sinai raffigurano già il faraone che colpisce un asiatico, con una prima impostazione di un tema figurativo che resisterà all'usura dei secoli attraverso tutta l'arte egiziana.

Bibl.: J. Vandier, Manuel d'archéologie égyptienne, I, vol. II, Parigi 1952, pp. 613-863.