FIORILLI, Tiberio

Enciclopedia Italiana (1932)

FIORILLI, Tiberio

Alberto MANZI

Comico, nato a Napoli il 9 novembre 1608 e morto a Parigi il 7 dicembre 1694. Era figlio di un capitano di cavalleria; abbandonato a sé stesso, visse di espedienti fino a quando, a Fano, riuscì a farsi accogliere in una compagnia di comici. Esordì con pieno successo nel Convitato di pietra, prendendo il nome di Scaramuccia, maschera nota specialmente a Napoli e della quale il F. modificò un poco l'abito. Il successo si rinnovò a Mantova, a Bologna, e nuovamente a Napoli, dove il F. lasciò la vecchia compagnia, in cerca di maggior fortuna: correva così nuove e pericolose avventure a Malta e a Palermo. Quivi sposò Lorenza Elisabetta del Campo, che egli stesso educò alla scena, con il nome di Marinetta. Il suo nuovo e corretto modo di vivere gli procurò la stima generale, tanto che fu invitato a Vienna dall'imperatore e a Parigi dal Mazzarino.

Si decise per Parigi (1640), acquistandosi le simpatie del piccolo Delfino (poi Luigi XIV) e del pubblico. Scaramuccia non porta la maschera: egli ha la pancetta, e una spalla più alta dell'altra, ma le sue mosse sono così aggraziate che la figura appare elegante; mirabile è la sua agilità e stupendo il suo spirito d'improvvisatore. Nel 1645 fa parte della Compagnia dei comici italiani diretta dal Bianchi, che recita nella sala del Petit-Bourbon; ma alla fine del 1647 o ai primi del 1648, per i torbidi della Fronda i comici italiani sono costretti a lasciare la Francia.

Nel carnevale del 1652 il F. recita a Roma, ma l'anno dopo è di nuovo a Parigi sulle scene del Petit-Bourbon: il successo si rinnova fino al 1659, anno in cui il F. torna in Italia coi suoi comici. Due anni dopo ricompare, festeggiatissimo, a Fontainebleau; e più tardi (1662) a Parigi, nella sala del Palais-Royal, dove recita la compagnia diretta da Molière. È in questo periodo che Luigi XIV mostra la sua viva predilezione per il comico e gli assegna una dotazione di 15 mila lire l'anno. Ed è in questo periodo che Molière vive nell'intimità dei comici italiani e specie del F., studiandone il repertorio dal quale trarrà poi largo profitto e quel "giuoco" vivo e spontaneo che propone come modello ai suoi commedianti. Nel 1666-67 il F. percorre l'Italia (si vuole con l'incarico del re di scegliere e inviare a Parigi i migliori commedianti); a Firenze incontra per l'ultima volta la moglie, che aveva lasciato Parigi fin dal 1664, disgustata dagli scandalosi amori del marito. Nel 1669 il F. recita a Roma sui teatri pubblici e in quello privato della regina di Svezia; e nel 1670 ricompare a Parigi. Nel 1688 sposa l'amante Maria Roberta Duval, che ha 30 anni meno di lui, e lo rende ridicolo e infelice. Rimane al servizio del re di Francia fino al 1689, conservando inalterate le sue doti di attore comico.

Bibl.: A. Costantini, Vie de Scaramouche, Parigi 1695 (qualche volta romanzesca); E. Gonzales, Les Caravanes de Scaramouche (con prefazione storico-critica di P. Lacroix), Parigi 1831; L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1894 segg. pp. 888-912. L'iconografia del F. è ricchissima.

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