Tinnito

Dizionario di Medicina (2010)

tinnito


Suono che si genera nell’orecchio e che costituisce uno dei più frequenti disturbi dell’udito; è detto anche acufene. Il t. non è solamente di qualità tintinnante, ma si può manifestare come fischio o ronzio. I t. vengono classificati come tonali o non tonali; possono essere mono- o bilaterali. I t. tonali derivano da un danno dell’orecchio medio o interno e spesso sono associati a ipoacusia di grado variabile; il t. tonale viene descritto come un suono musicale, o come tintinnio di campanella e, se legato a patologie dell’orecchio medio, è più costante di quello derivante da malattie neurosensoriali (della coclea e del nervo acustico). Il t. non tonale è di origine meccanica e origina dalle strutture non nervose dell’orecchio e dei tessuti adiacenti (muscoli della tuba uditiva, muscolo tensore del timpano, muscoli faringei, vasi arteriosi); è percepito dal soggetto come pulsatile e asimmetrico, come se originasse da un punto del cranio. Il meccanismo patogenetico del t. non è chiaro, ma si è data negli ultimi anni molta importanza alle connessioni fra la corteccia uditiva e il sistema limbico. Nel caso del t., uno sbilanciamento dell’attività neurale nel sistema uditivo, più frequentemente correlato a un danno dell’orecchio interno, è captato dai recettori uditivi periferici e, essendo un segnale nuovo, è amplificato dai centri subcorticali, trasferito alla corteccia uditiva, e successivamente valutato: se ciò aumenta la risposta emotiva avversa del sistema limbico con paura o ansia, il t. diventa sempre più fastidioso. L’unica terapia che finora ha dimostrato una reale efficacia nella riduzione o nella scomparsa del t. è la TRT (Tinnitus Retraining Therapy), il cui scopo è di sopprimere, o almeno attenuare – basandosi su particolari procedure di condizionamento uditivo dei centri cerebrali a ciò preposti – la connessione tra il sistema uditivo, il sistema limbico e quello nervoso autonomo, così da ridurre l’entità soggettiva del t. percepito.