Sintagma, tipi di

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

sintagma, tipi di

Erling Strudsholm

Definizione

Nella frase, le singole parole si dispongono in sequenze linearmente ordinate, che formano unità dette sintagmi. Il sintagma (fr. syntagme, ingl. phrase) è una struttura linguistica costituita o da una sola parola o da una combinazione di (due o più) elementi che formano un’unità costruita intorno a un nucleo (denominato testa del sintagma) e dotata di comportamento sintattico unitario.

Ad es., un sintagma nominale è un nome a cui sono aggiunti altri elementi, come in (1):

(1) hai letto un libro molto difficile (LIP: FC6)

dove al nome libro sono aggiunti elementi posti sia prima che dopo: prima l’articolo un; dopo l’avverbio molto e l’aggettivo difficile. Insieme, queste quattro parole formano un sintagma nominale, con il nome libro come testa. A sua volta, l’aggettivo difficile è testa nel sintagma aggettivale molto difficile.

Il concetto di sintagma ha origine nella linguistica strutturale. Etimologicamente, il termine, coniato da Saussure (19864: 149; dal gr. sýntagma «unione»), è appropriato perché indica che le parole di un enunciato si raggruppano fra loro attraverso relazioni a più livelli, semantiche per quanto riguarda il significato, fonologiche in quanto le parole sono pronunciate insieme, e sintattiche giacché possono essere spostate insieme.

Criteri di identificazione

Il sintagma è un costituente che si trova a un livello intermedio fra la parola e la frase. Come si vedrà sotto, i sintagmi hanno diversa estensione, e da un certo punto di vista la frase stessa può essere considerata come il sintagma di massima estensione (➔ frasi nucleari), dato che la combinazione di frasi costituisce un’unità di livello superiore, cioè un testo (➔ testo, tipi di).

Le parole si raggruppano in un certo modo e non in un altro, quindi non tutte le sequenze formano sintagmi. Esistono vari criteri per determinare se una successione di parole costituisce un sintagma o no. Salvi & Vanelli (2004: 18-19) ne propongono quattro (cfr. anche Graffi 1994: 77-81).

(a) Spostabilità. Che un sintagma formi un gruppo coerente di parole si vede anche dal fatto che se l’ordine degli elementi in una frase viene cambiato, interi sintagmi si spostano insieme. Non è possibile spostare le singole parole, ma una sequenza di parole che formano un sintagma si può spostare all’interno della frase. Nel seguente es., in cui le singole parole sono raggruppate in quattro sintagmi (ciascuno tra parentesi quadre):

(2) [Di queste cose] [io e lei] [abbiamo parlato] [anche ieri] (Maggiani 1995: 249)

i singoli sintagmi si possono spostare senza rompere la struttura della frase:

a. io e lei abbiamo parlato di queste cose anche ieri

b. anche ieri io e lei abbiamo parlato di queste cose

c. abbiamo parlato io e lei di queste cose anche ieri

mentre non sarebbe possibile spostare liberamente le singole parole.

Una sequenza di parole che si possono spostare insieme all’interno della frase formano un sintagma (cfr. anche § 7).

(b) Sostituibilità. Se una parola o una sequenza di parole può essere pronominalizzata, cioè sostituta da un pronome personale o altra proforma (➔ pronomi), essa costituisce un sintagma. In:

(3) i giovani non conoscono la storia, ma noi vecchi la conosciamo (Silone 1974: 15)

la storia si può sostituire, ad es., con la verità, e nella frase seguente la vediamo sostituita da una proforma, il pronome la (cfr. anche § 5.7). Una parola o una sequenza di parole che non può essere sostituita da una proforma, non forma un sintagma.

(c) Enunciabilità in isolamento. Una parola (o una sequenza di parole) che forma un enunciato e che si può enunciare in isolamento, costituisce un sintagma. In:

(4) «Finalmente stiamo vincendo!» Finalmente (Vassalli 2010: 184)

la parola finalmente può essere enunciata in isolamento, il che non varrebbe per stiamo. Se riprendiamo l’es. (2), vediamo che i quattro singoli sintagmi possono tutti essere enunciati in isolamento, il che non sarebbe il caso per sequenze di parole (come, ad es., cose io e lei abbiamo) che non rispecchiano le strutture sintagmatiche.

(d) Coordinabilità. Parole o sequenze di parole che costituiscono i membri di una struttura coordinata (➔ coordinative, congiunzioni; ➔ paratassi) sono sintagmi, come nel seguente esempio:

(5) Una casa è fatta di mattoni e di calce, e può crollare (Ginzburg 1974: 70)

ove le due parti della struttura coordinata (di mattoni e di calce) formano ognuna un sintagma per conto suo. I due sintagmi coordinati formano insieme quel che taluni chiamano paratagma.

Struttura del sintagma

La testa, cioè la parola che impone all’intero sintagma il proprio comportamento sintattico, è l’elemento che dà nome al singolo tipo di sintagma. I tipi più importanti sono: sintagmi nominali (di solito abbreviati SN), sintagmi verbali (SV), sintagmi preposizionali (SPrep), sintagmi aggettivali (SAgg), sintagmi avverbiali (SAvv).

La testa del sintagma è decisiva per le funzioni sintattiche del sintagma nella frase. Ad es., un sintagma nominale come il signore può occupare il posto di ➔ soggetto o di ➔ oggetto diretto, mentre un sintagma aggettivale come molto vecchio può avere funzione attributiva (➔ attributo) in un SN o funzionare da complemento predicativo del soggetto (➔ predicativo, complemento). In molto vecchio la testa è l’aggettivo vecchio, che a sua volta è modificato dall’avverbio molto. Spesso l’➔accordo di ➔ genere e di ➔ numero serve a mostrare la dipendenza fra i singoli elementi del SN.

Oltre alla testa, il sintagma può anche comprendere modificatori della testa aggiunti mediante accordo e ➔ reggenza, modificatori talvolta distinti in specificatori e complementi.

In italiano l’ordine degli elementi del singolo sintagma è di norma lineare, ma non è obbligatorio che parole che formano un sintagma siano immediatamente successive. In alcuni casi possono essere separate da altre parole o addirittura sintagmi: in tal caso si parla di sintagmi discontinui. Negli esempi (6) e (7) l’avverbio subito interrompe il sintagma verbale:

(6) io cerco di entrare [subito] nel vivo dell’argomento (LIP: FD5)

(7) però è stato [subito] soppresso dalla cavalleria russa (LIP: MC7)

Troviamo anche esempi di SPrep con l’inserimento di un elemento fra preposizione e reggenza: si veda nell’es. (8) diciamo in funzione di segnale discorsivo (➔ segnali discorsivi; ➔ incidentali, frasi):

(8) qual è la cosa migliore che posso comprare con, diciamo, 150 euro? (www.sonicbands.it)

Come risulta da molti degli esempi citati, esiste una certa dipendenza sintattica tra i sintagmi di un enunciato. Spesso sintagmi complessi comprendono più sintagmi semplici, l’uno incassato nell’altro: il sintagma è infatti «un’unità a cannocchiale» (Simone 200819: 193), cioè da un lato può comprendere altri sintagmi meno estesi, dall’altro può essere compreso in un sintagma ancor più esteso. Nel seguente esempio:

(9) Ai piedi della collina, all’ultima svolta che precede la via nazionale, vedemmo la processione dei camion improvvisamente arrestarsi (Silone 1974: 140)

i singoli sintagmi sono come ‘scatole cinesi’, una all’interno dell’altra. Da una parte troviamo sintagmi estesi che contengono altri sintagmi: nel SPrep ai piedi della collina troviamo il SN i piedi della collina, che contiene il SPrep della collina, che a sua volta contiene il SN la collina:

SPrep                                                           ai piedi della collina

prep. + SN                                                    a + i piedi della collina

prep. + SN + SPrep                                      a + i piedi + della collina

prep. + SN + prep. + SN                               a + i piedi + di + la collina

Dall’altra parte, il SN la via nazionale è compreso nel SV più esteso che precede la via nazionale, che fa parte del SN l’ultima svolta che precede la via nazionale, che a sua volta è compreso nel SPrep ancora più esteso, all’ultima svolta che precede la via nazionale:

SN                                                                 la via nazionale

SV (frase rel.)                                                che precede la via nazionale

SN                                                                 l’ultima svolta che precede la via nazionale

SPrep                                                            all’ultima svolta che precede la via nazionale

Sintagmi endocentrici ed esocentrici

In alcuni casi il sintagma si può ridurre alla sua testa; in altri ciò non è possibile. Nell’esempio:

(10) La vecchia Maria Rosa era arrivata fin alla soglia della chiesa (Silone 1974: 140)

il SN la vecchia Maria Rosa si può ridurre a Maria Rosa senza disturbo per la comprensione della frase, cioè il sintagma esteso e il sintagma ridotto alla testa hanno la stessa funzione nella frase; e così anche la soglia della chiesa e la soglia.

Invece il sintagma alla soglia della chiesa non si può ridurre né alla preposizione a né alla reggenza la soglia della chiesa senza rompere la grammaticalità della frase. Allo stesso modo nell’es.:

(11) Ho scritto dunque dei brevi racconti per un certo periodo, un periodo che è durato circa sei anni (Ginzburg 1974: 79)

i due SN, dei brevi racconti e circa sei anni si possono ridurre a racconti e rispettivamente anni, mentre il SPrep per un certo periodo non si può ridurre né alla preposizione per né alla reggenza un certo periodo senza che la struttura del sintagma si rompa.

A seconda che esista o meno questa possibilità, i sintagmi si possono distinguere in due tipi fondamentali: (a) sintagmi endocentrici; (b) sintagmi esocentrici.

La distinzione fra i due tipi di sintagmi è stata proposta da Bloomfield (1970: 194) e corrisponde a una distinzione fra le sottocategorie chiamate da taluni ipotagmi e catatagmi. I sintagmi endocentrici sono ipotagmi (SN, SV, SAgg, SAvv) con subordinazione di un elemento all’altro, mentre i sintagmi esocentrici (SPrep, la frase soggetto + predicato e il costrutto assoluto; ➔ assolute, strutture) sono catatagmi.

Tipi di sintagmi

In questo paragrafo saranno brevemente esaminati i principali tipi di sintagmi, cioè il SN, il SV, il SPrep, il SAgg e il SAvv. I tipi presentati sono tutti inferiori al livello della frase. Più avanti (§ 5.6) seguono brevi accenni ad altri tipi di sintagma.

Sintagma nominale

Il ➔ sintagma nominale (SN) è un gruppo che ha come testa un nome (➔ nomi); di solito la testa è modificata da elementi attributivi, che possono essere aggiunti sia prima che dopo come modificatori prenominali e postnominali, come nei seguenti esempi:

(12) I lunghi giorni soleggiati sulle colline basse e riarse (Ginzburg 1974: 13)

(13) La nostalgia cresceva in noi ogni giorno (Ginzburg 1974: 15)

(14) La prima cosa seria che ho scritto è stato un racconto (Ginzburg 1974: 77)

(15) Torna la settimana prossima (Vassalli 2010: 221)

Prima della testa si trovano gli articoli determinativi e indeterminativi e altri elementi funzionanti da determinante (dimostrativi, numerali, ecc.). Gli ➔ aggettivi si trovano prima o dopo la testa, secondo il loro significato, mentre SPrep e differenti tipi di frasi, tipicamente le relative (➔ relative, frasi), occorrono dopo.

Le funzioni sintattiche del SN sono tipicamente quelle di soggetto, oggetto diretto e complemento predicativo, ma i SN possono anche fare parte di un sintagma più esteso come complemento di una forma verbale o come elemento retto di una preposizione (cfr. § 3). In:

(16) Una gallina devota andava in chiesa ogni domenica e si univa al coro con i suoi coccodè (Malerba 1980: 6)

troviamo SN con differenti funzioni: una gallina devota è soggetto delle frase, chiesa è l’elemento retto di una preposizione, ogni domenica avverbiale circostanziale e il coro e i suoi coccodè ancora reggenze di preposizioni.

Sintagma verbale

Nella frase dalla struttura Soggetto + Predicato il ➔ sintagma verbale (SV) svolge la parte del predicato, presentandosi come una singola forma verbale (17) o un gruppo verbale (18):

(17) La sveglia suonava (Ginzburg 1974: 76)

(18) Quando piove, gli stessi discorsi si fanno all’Osteria del Ponte (Vassalli 2010: 219)

Può anche essere rappresentato da una forma verbale con aggiunta di ➔ argomenti e/o elementi avverbiali: così, in (19), un complemento diretto e in (20) complemento diretto e complemento indiretto:

(19) Ho scritto un racconto lungo (Ginzburg 1974: 84)

(20) Ho scritto una lunga lettera ad Azena (Maggiani 1995: 135).

Sintagma aggettivale

Il sintagma aggettivale (SAgg) è un sintagma endocentrico che ha un aggettivo come testa. Può essere formato solo dall’aggettivo, come deserta e chiara in (21), o da un aggettivo modificato da un avverbio, come grande in (21), privo in (23) e caldo in (24), o da eventuali complementi come sonora in (21), convinta in (22) e privo (in 23):

(21) La nostra città, d’estate, è deserta e sembra molto grande, chiara e sonora come una piazza (Ginzburg 1974: 31)

(22) Una gallina umbra era convinta di avere il profilo etrusco (Malerba 1980: 4)

(23) Gl’inglesi sono un popolo totalmente privo di cinismo (Ginzburg 1974: 40)

(24) D’estate, quando è veramente caldo ... (Ginzburg 1974: 53)

Nell’esempio seguente sono presentate varie funzioni sintattiche del SAgg:

(25) Quando vennero a sapere che la terra è rotonda come una palla e gira velocissima nello spazio, le galline incominciarono a preoccuparsi e furono prese da forti capogiri (Malerba 1980: 3)

dove il primo SAgg (rotonda come una palla) è usato in funzione predicativa, il secondo (velocissima) in funzione avverbiale, e l’ultimo (forti) in funzione attributiva. In funzione attributiva il SAgg rientra in un SN come modificatore del nome. In questa funzione il SAgg può essere sia prima (premodificatore) che dopo (postmodificatore) la testa del SN, anche con tutte e due le possibilità nello stesso sintagma, ma solo il SAgg postnominale o predicativo può avere un complemento.

Sintagma preposizionale

Il ➔ sintagma preposizionale (SPrep) è una costruzione con due elementi che si presuppongono a vicenda; in italiano in posizione iniziale la preposizione, e dopo il costituente retto un sintagma nominale, come nel seguente esempio:

(26) Una gallina pensierosa si metteva in un angolo del pollaio e si grattava la testa con la zampa (Malerba 1980: 3)

in cui le preposizioni in e con reggono sintagmi nominali, rispettivamente un angolo del pollaio e la zampa. Tutti e due i SPrep funzionano come modificatori di verbi, il primo come complemento di luogo, il secondo come complemento di mezzo.

La funzione sintattica può anche essere quella di avverbiali di predicato e avverbiali di frase (➔ avverbi). Nell’esempio:

(27) Poi ci distacchiamo dal nostro amico, a poco a poco (Ginzburg 1974: 110)

dal nostro amico fa parte di un SV come argomento del verbo distaccare, mentre a poco a poco ha la funzione di avverbio di frase.

Spesso c’è una relazione fra preposizione e funzione sintattica: ad es., di solito il SPrep introdotto da a fa da complemento indiretto (dativo), mentre da introduce un SPrep con la funzione di complemento d’agente.

Come risulta dal SPrep a preoccuparsi in (28), l’elemento retto non è necessariamente un SN, ma può anche essere un ➔ infinito:

(28) Le galline incominciarono a preoccuparsi e furono prese da forti capogiri (Malerba 1980: 3)

Qui, e anche in (29) e (30), come avviene spesso con un infinito come elemento retto, le preposizioni non hanno una funzione sintattica particolare ma operano come introduttore dell’infinito col verbo fraseologico (➔ fraseologici, verbi):

(29) Ha iniziato a leggere (Maggiani 1995: 249)

(30) Quando abbiamo finito di lavorare io vi volevo fare due cose (LIP: RA3)

I SPrep possono anche avere la funzione di modificatori postnominali di nomi, cioè fare parte di un SN:

(31) hanno accettato la proposta degli studenti di tenere conto delle ore di lezione e dei tirocini (LIP: MC4).

Sintagma avverbiale

Il sintagma avverbiale (SAvv) è endocentrico e può consistere di un avverbio solo, come in (32) e (33):

(32) ve lo spiego lentamente (LIP: FD17)

(33) io la domenica non mi sveglio volentieri alle dieci e mezzo (LIP: NA1)

oppure di un avverbio modificato da un altro avverbio, come in (34-36):

(34) I loro pericoli erano irrisori e le loro case crollavano assai raramente (Ginzburg 1974: 72)

(35) Mi muovo in un elemento che mi par di conoscere straordinariamente bene (Ginzburg 1974: 3)

(36) parla molto lentamente (LIP: MA1)

La testa di un SAvv può essere modificata solo da altri avverbi, sempre posti all’inizio del SAvv: si tratta di avverbi di grado (➔ intensificatori) e di quantità (➔ quantità, avverbi di) o avverbi focalizzanti (➔ focalizzazioni). Inoltre il SAvv può esser parte di un altro sintagma, come modificatore della testa di un SAgg, a sua volta facente parte di un SN:

(37) È un paese altamente civile (Ginzburg 1974: 35)

(38) Era una donna piuttosto insignificante (Maggiani 1995: 69)

o di un SN:

(39) Era la moglie, ancora legalmente moglie, di un italiano (Maggiani 1995: 69)

Generalmente gli avverbi non reggono complementi, salvo un piccolo gruppo che ha questa possibilità: diversamente, contrariamente e fortunatamente possono infatti essere modificati da SPrep (Salvi & Vanelli 2004: 184):

(40) perché dico di questa assemblea che non ha carattere unitario contrariamente a quello che di solito si usa qui (LIP: FC4)

(41) ecco pone la sua vita il suo modo di pensare il suo modo di agire diversamente da quello che comunemente il mondo fa (LIP: RD16)

Come risulta dagli esempi citati, i SAvv svolgono varie funzioni sintattiche nella frase: al livello sintagmatico sono modificatori di SN, SAgg e SV; al livello di frase sono avverbiali, come in (42) e (43):

(42) no perché la musica la disturba probabilmente (LIP: FE15)

(43) purtroppo non ce l’ho (LIP: FE6).

Altri usi della nozione di sintagma

La nozione di sintagma è utilizzata in altri contesti, da quello fonologico a quello pragmatico. Negli studi fonologici (Nespor 1993: 197) si trovano sintagmi fonologici e sintagmi intonativi (➔ prosodia; ➔ pronuncia) come costituenti dell’organizzazione della fonologia di frase, come unità prosodiche superiori alla parola e rispecchianti la struttura sintattica della frase.

Al livello del lessico, si parla di sintagmi cristallizzati, sequenze (di vario tipo e natura) consolidate nell’uso come polirematiche (➔ polirematiche, parole): ad es. a piene mani, viaggio di nozze e prendere tempo. Al livello della frase si parla di sintagmi interrogativi e sintagmi esclamativi (Salvi & Vanelli 2004: 209) come unità utilizzate per compiere atti linguistici di domanda o di esclamazione.

Prosintagmi

Non tutte le classi di parole possono espandersi mediante modificatori costituendo sintagmi (cfr. Salvi & Vanelli 2004: 125). Ad es., non si trovano sintagmi che abbiano come testa una congiunzione, un articolo o un pronome. Anche se non si parla di sintagmi pronominali, i pronomi personali costituiscono un caso particolare. Non troviamo sintagmi che abbiano pronomi personali come testa: questi invece vanno considerati piuttosto prosintagmi, nel senso che non sostituiscono solo un nome, ma la combinazione Nome + Modificatori, cioè interi sintagmi.

I pronomi ➔ clitici, per es., sono obbligatoriamente parte di un SV, e allo stesso tempo svolgono il ruolo di prosintagma, in quanto pronominalizzano un sintagma intero, e non solo un nome. Nell’esempio seguente:

(44) E se ci incontriamo e parliamo della nostra città, ne parliamo senza rammarico d’averla lasciata, e diciamo che ora non potremmo più viverci. Ma quando vi ritorniamo … (Ginzburg 1974: 25)

il clitico la è prosintagma per il SN la nostra città, ne prosintagma per il SPrep della nostra città, ci prosintagma per il SPrep nella nostra città, e infine vi prosintagma che sostituisce il SPrep alla nostra città.

Allo stesso modo le occorrenze di lo nel seguente esempio sostituiscono l’intero sintagma tutto ciò che gli viene detto:

(45) Studia e medita su tutto ciò che gli viene detto e poi anche lo scrive e lo riscrive (Vassalli 2010: 221)

Il pronome clitico lo può inoltre sostituire una frase intera:

(46) Non c’era niente di eccitante in tutto questo, ve lo posso garantire (Maggiani 1995: 70).

Coordinazione di sintagmi: paratagmi

Un sintagma può consistere di due o più sintagmi coordinati: tale coordinazione costituisce quel che alcuni chiamano paratagma, cioè una combinazione di due sintagmi di cui uno solo basterebbe per costruire una frase grammaticalmente accettabile.

Tutti i tipi di sintagmi si possono coordinare in paratagmi, che contengono una congiunzione coordinante: e, ma, o (➔ coordinative, congiunzioni). In:

(47) E le donne portarono fronde di mirto e di ulivo e pezze di canapa e lino e lumi di sego e di cera, e gli uomini recarono forme di formaggio e otri di vino e pani di frumento e di avena, così che presso il recinto comiziale fu innalzato un trofeo e un altare e presentata una dote augurale (Maggiani 1995: 230)

si trovano più paratagmi. A titolo d’esempio, si riconoscono la coordinazione di due SPrep: di mirto e di ulivo, la coordinazione di più SN: forme di formaggio e otri di vino e pani di frumento e di avena, e la coordinazione di due SV: innalzato un trofeo e un altare e presentata una dote augurale.

Altri esempi di paratagmi composti da due SN:

(48) Divenne un impiegato meticoloso e un lavoratore infaticabile (Ginzburg 1974: 27)

(49) In più si sono aggiunte altre complicazioni, come la nausea e il vomito (Vassalli 2010: 163)

Altri paratagmi possono avere diversa composizione. Ecco alcuni casi:

(a) paratagmi composti da due SV:

(50) Gesticola e parla anche quando è solo (Vassalli 2010: 222)

(51) Lei non ha detto una parola, ma mi ha sottratto con delicatezza il pacco e si è messa seduta sul bordo del letto (Maggiani 1995: 249)

(b) paratagmi composti da due SPprep:

(52) lo ascolto parlare con persone vestite da cardinali e da re (Ginzburg 1974: 54)

(53) Parlano di donne e di streghe (Vassalli 2010: 160)

(c) paratagmi composti da due SAgg:

(54) Lui ama i viaggi, le città straniere e sconosciute (Ginzburg 1974: 53)

(55) La sua mano era tiepida e leggera (Maggiani 1995: 249)

(d) paratagmi composti da due SAvv:

(56) Non lavoravo male, ma neanche bene (Ginzburg 1974: 59)

(57) Gli zombie si stanno avvicinando, lentamente ma inesorabilmente (www.scaruffi.com)

Quando in un paratagma ci sono più di due elementi coordinati in un’➔enumerazione, di solito la congiunzione si ha soltanto fra i due ultimi:

(58) Seguono la data, il timbro e la firma del dottore (Vassalli 2010: 164)

Come risulta dagli esempi citati, in generale gli elementi di una coordinazione sono della stessa categoria; nondimeno, anche sintagmi di diverso tipo si possono coordinare, purché abbiano la stessa funzione sintattica nella frase. In (59) si trova la coordinazione di un SN e un SAgg, tutti e due con la stessa funzione di complemento predicativo del soggetto:

(59) In un anno era stata resa madre di un maschio e più italiana di lui (Maggiani 1995: 69)

Ecco altri casi di coordinazione di sintagmi di diversa natura:

(a) coordinazione di SN e SPrep:

(60) Da lì, cioè dall’albergo, la mattina del giorno successivo e sotto un cielo grigio che preannuncia altra neve, scende a Pianebasse per rivedere la Mariaccia (Vassalli 2010: 188)

(61) La domenica e nei giorni festivi, il nuovo prete tiene in movimento i bambini fino a sera (Vassalli 2010: 222)

(b) coordinazione di un SAgg e un SPrep:

(62) La gallina dalle uova d’oro stava lì impettita e in silenzio a godersi il trionfo (Malerba 1980: 64)

(c) coordinazione di un SAvv e un SPrep con la stessa funzione sintattica:

(63) Il mio mestiere è quello di scrivere e io lo so bene e da molto tempo (Ginzburg 1974: 73)

(64) Vestita castamente e in un modo piuttosto andante (Maggiani 1995: 69)

(d) coordinazione di un SPrep e una frase relativa, entrambi con funzione attributiva:

(65) il regalo è però accompagnato dalla severa raccomandazione di non sciupare, di non prestare a nessuno un oggetto così di lusso, e che è costato tanto denaro (Ginzburg 1974: 127).

Considerazioni diacroniche

Nel passaggio dal latino alle lingue romanze (➔ latino e italiano; ➔ lingue romanze e italiano) si ebbero importanti cambiamenti sia per quanto riguarda la posizione dei singoli elementi nel sintagma che la posizione dei sintagmi nella frase (➔ ordine degli elementi).

Il sistema di casi del latino è un mezzo efficiente sia per marcare gli elementi che appartengono a uno stesso sintagma nominale, sia per indicare la funzione sintattica del sintagma nella frase. In latino, grazie al sistema dei casi, che permetteva una posizione molto più libera dei singoli elementi, esistevano più possibilità nella collocazione non solo dei sintagmi nella frase, ma anche dei singoli elementi in un sintagma, e conseguentemente più possibilità di sintagmi discontinui. L’ordine di parole libero in latino ammette una grande distanza fra i singoli elementi di un sintagma. Elementi appartenenti allo stesso sintagma nominale sono segnalati tutti dallo stesso caso.

Anche se con la perdita del sistema dei casi in italiano le possibilità di spostamento sono state modificate e anche ridotte, in italiano si può osservare una notevole mobilità rispetto alle lingue germaniche, il che è da considerare un’eredità latina (Simone 1993: 76).

Nel passaggio dal latino alle lingue romanze le ➔ preposizioni sostituiscono il sistema di casi latino. Aumentano dunque le costruzioni analitiche: ad es. il genitivo latino è in genere sostituito da un SPrep introdotto da di, il dativo latino da a per indicare un complemento di termine, ecc. Cfr. i seguenti esempi (citati da Patota 2002: 211):

(66) filium ancillae video > vedo il figlio della serva

(67) praemium ancillae do > do una ricompensa alla serva

Anche per quanto riguarda la formazione di nuove parole (➔ neologismi) i differenti tipi di sintagma giocano un ruolo importante. Nel ➔ lessico italiano molte parole composte (cfr. D’Achille 2003: 134-136) hanno come origine un sintagma: parole come portacenere e lavapiatti sono composte da una forma verbale + un complemento diretto, cioè un SN; parole come dopoguerra e senzatetto da una preposizione seguita da elemento retto, cioè un SPrep.

Fonti

Ginzburg, Natalia (1974), Le piccole virtù, Torino, Einaudi (1a ed. 1962).

LIP (1993) = De Mauro, Tullio et al. (a cura di), Lessico di frequenza dell’italiano parlato, Milano, ETAS libri (http://badip.uni-graz.at/).

Maggiani, Maurizio (1995), Il coraggio del pettirosso, Milano, Feltrinelli.

Malerba, Luigi (1980), Le galline pensierose, Torino, Einaudi.

Silone, Ignazio (1974), Fontamara, Milano, Mondadori (1a ed. 1933).

Vassalli, Sebastiano (2010), Le due chiese, Torino, Einaudi.

Studi

Bloomfield, Leonard (1970), Language, London, George Allen & Unwin (1a ed. 1933; trad. it. Il linguaggio, Milano, Il Saggiatore, 1974).

D’Achille, Paolo (2003), L’italiano contemporaneo, Bologna, il Mulino.

Graffi, Giorgio (1994), Sintassi, Bologna, il Mulino.

Nespor, Marina (1993), Fonologia, Bologna, il Mulino.

Patota, Giuseppe (2002), Nuovi lineamenti di grammatica storica dell’italiano, Bologna, il Mulino.

Salvi, Giampaolo & Vanelli, Laura (2004), Nuova grammatica italiana, Bologna, il Mulino.

Saussure, Ferdinand de (19864), Corso di linguistica generale, introduzione, traduzione e commento di T. De Mauro, Roma - Bari, Laterza (1a ed. 1967; ed. orig. Cours de linguistique générale, Lausanne - Paris, Payot, 1916).

Simone, Raffaele (1993), Stabilità e instabilità nei caratteri originali dell’italiano, in Introduzione all’italiano contemporaneo, a cura di A.A. Sobrero, Roma - Bari, Laterza, 2 voll., vol. 1º (Le strutture), pp. 41-100.

Simone, Raffaele (200819), Fondamenti di linguistica, Roma - Bari, Laterza (1a ed. 1990).

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Linguistica strutturale

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