TITANUS

Enciclopedia del Cinema (2004)

Titanus

Gaia Marotta

Casa di produzione italiana, nata a Roma nel 1928 per volere dell'imprenditore napoletano Gustavo Lombardo. Uomo colto e dotato di spiccato senso imprenditoriale, Lombardo, dopo essersi iscritto alla facoltà di Giurisprudenza per volere della famiglia, non proseguì gli studi per dedicarsi alla produzione e alla distribuzione di film. Nel 1905 fondò la Lombardo Film a Napoli e nel 1908 decise di finanziare la rivista mensile di cinema "Lux", attraverso la quale espose il suo progetto cinematografico che, prima con la Lombardo Film a Napoli e successivamente con la T. a Roma, aveva come obiettivo la realizzazione di film di genere popolare destinati al largo consumo.

Alla fine degli anni Venti una serie di circostanze sfavorevoli, tra cui l'avvento del sonoro e l'esasperazione del clima politico (la censura verso quei film che non rispondevano a criteri in linea con l'ideologia dominante) indussero Lombardo a chiudere a Napoli la sua attività, che trasferì a Roma dove dapprima prese in affitto gli stabilimenti nati in quegli stessi anni intorno alla Farnesina, poi si dedicò all'attività di noleggio degli stessi e infine, con il ricavo, fondò una società anonima, chiamata Titanus, il cui compito era quello di svolgere ogni attività, produttiva e distributiva, nell'ambito dell'industria cinematografica. L'atto costitutivo fu firmato il 12 giugno 1928 da nove soci, tra cui il maggior azionista Corrado Capuano, oltre ad altri fedeli collaboratori di Lombardo come Raffaele Mazza, l'avvocato Francesco Graus, l'imprenditore di spettacoli Lorenzo Schioppa e Giuseppe Di Luggo. La sede fu stabilita a Napoli ma ne ebbe subito anche una romana in via Fontanella Borghese 48, poi dal 1932 in Largo Goldoni 44. Retta da un consiglio d'amministrazione che contava soltanto cinque membri, presieduto da Alfonso Corsi, e con un capitale sociale molto basso, la T. si caratterizzò per le sue dimensioni esigue. Nei primi anni di produzione infatti la T. romana restò sostanzialmente legata alla precedente casa di produzione napoletana, come dimostrano i suoi primi film usciti nel 1929, Rondine e La signorina Chicchiricchì, entrambi di Eugenio Perego, distribuiti dal diretto concorrente Stefano Pittaluga.

Gli anni Trenta videro l'uscita di soli tre film, di cui due Fermo con le mani! (1937) di Gero Zambuto e Animali pazzi (1939) di Carlo Ludovico Bragaglia, sebbene assai modesti, ebbero il merito di lanciare un nuovo straordinario attore ancora sconosciuto, Totò. I primi anni a Roma furono assai difficili per la società, i soldi erano pochi per la produzione e Lombardo ebbe l'idea di subaffittare i suoi stabilimenti della Farnesina anche per poter poi riutilizzare quegli allestimenti per i suoi film. Grazie ai buoni rapporti con il regime, furono girati alla Farnesina lavori importanti come Vecchia guardia (1935) di Alessandro Blasetti o come il kolossal Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone. In questo stesso decennio anche l'attività di distribuzione stentò a decollare, limitandosi a sporadici film europei minori, finché non venne acquistato un altro grande stabilimento, precedentemente della Metro Goldwyn Mayer, destinato al doppiaggio di lavori statunitensi, situato in via Margutta, il che permise alla T., già dai primi anni Quaranta, sebbene con pochi film e pochi soldi, di vantare un apparato organizzativo e una struttura d'impianti molto avanzati rispetto agli standard del tempo.Intanto le iniziative prese dal governo fascista per tutelare e promuovere il cinema italiano a scapito di quello statunitense (la creazione nel settembre 1938 di un Ente statale con il monopolio dell'acquisto dei film stranieri e l'erogazione di premi automatici in base agli incassi di botteghino ad alcune società italiane, in particolare alla Lux di Riccardo Gualino e alla T. di Lombardo) segnarono un importate incremento della produttività del cinema nazionale (anche se prevalentemente di film commerciali). Se tra il 1941-42, in periodo di guerra, la T. si appoggiò a una nuova casa di distribuzione, la Odit, nei suoi stabilimenti vennero girati film importanti come Maddalena zero in condotta (1940) di Vittorio De Sica, Nozze di sangue (1941) di Goffredo Alessandrini e Dagli Appennini alle Ande (1943) di Flavio Calzavara.Nell'immediato dopoguerra la T. era quindi ancora una casa di produzione solida e piena di risorse, capace sia di confrontarsi e di saper interpretare i bisogni di un Paese reduce da un conflitto mondiale sia di rilanciare la sua attività senza lasciarsi schiacciare dalle inevitabili difficoltà insorte, prima tra tutte quella di un ritorno forte della cinematografia statunitense.Se già nel 1945 uscì Il ratto delle Sabine di Mario Bonnard, e l'anno successivo videro la luce Malía di Giuseppe Amato, e Uno tra la folla di Ennio Cerlesi e Piero Tellini, con Eduardo e Titina De Filippo, tuttavia tra il 1946 e il 1949 l'attività produttiva della T. restò sostanzialmente ferma. Fu con l'avvento degli anni Cinquanta che la situazione riprese e che si assistette a svolte importanti: innanzitutto l'incontro con Raffaello Matarazzo che aveva costituito con Tito Pirri una piccola casa di produzione, la Labor Film, specializzata nel genere melodrammatico. Fu da questo incontro e dall'opportunità di dividere i rischi produttivi con la Labor che la T. riprese la realizzazione di film. Il genere melodrammatico, le commedie di evasione e d'intrattenimento rappresentarono i film ideali per un pubblico che, dopo gli anni di guerra, aveva solo voglia di divertirsi e di distrarsi. Uscirono così i primi feuilletons sentimentali di Matarazzo, interpretati da Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, come Catene (1949), Tormento (1950) e I figli di nessu-no (1951), che riscossero un inaspettato successo d'incassi, portando in auge la Titanus. Intanto nel marzo 1951 Gustavo Lombardo scomparve, lasciando la società nelle mani del figlio Goffredo (per la cui attività v. la voce). Questi riuscì con abilità e indubbie doti imprenditoriali, ma sempre seguendo gli insegnamenti e l'opera del padre, a caratterizzare la sua attività tentando per tutto il decennio di portare avanti una duplice strategia produttiva: quella più commerciale, del cosiddetto neorealismo popolare, che portava sicuri guadagni, e quella che mirava a un cinema di qualità, più ambizioso ma anche più rischioso. Al primo filone sentimentale e melodrammatico appartenevano i numerosi film di Matarazzo, che rimase una figura chiave della società, interpretati sempre dalla coppia Nazzaro-Sanson. A lui si affiancarono altri due registi specializzati nello stesso genere, Ubaldo Maria Del Colle (Menzogna, 1952) e Guido Brignone (Bufere e Noi peccatori, entrambi del 1953). Altro regista che lavorò assiduamente per la T. e che si specializzò nel portare sullo schermo spettacoli di varietà e di rivista fu Valerio Mastrocinque. Ma largo spazio all'interno della T. trovarono anche altri generi, come quello dialettale con le commedie di Eduardo De Filippo e quello comico con attori quali Totò, Tino Scotti, Nino Taranto e in seguito Alberto Sordi. Intorno al 1953 tuttavia Lombardo, che non aveva perso interesse per film considerati qualitativamente di maggior valore anche se più rischiosi, appartenenti al cosiddetto neorealismo rosa (per es. Due soldi di speranza, 1952, di Renato Castellani), decise di non abbandonare questa strada e creò un gruppo di lavoro formato dallo sceneggiatore Ettore Margadonna, Luigi Comencini, ancora poco conosciuto, e attori quali Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida, insieme a caratteristi noti come Tina Pica, Memmo Carotenuto e altri. Il risultato fu straordinario, come dimostrano lavori quali Pane, amore e fantasia (1953), Pane, amore e gelosia (1954), entrambi diretti da Comencini e Pane, amore e…(1955), quest'ultimo con la giovanissima Sophia Loren e diretto da Dino Risi, destinato a rappresentare un'altra figura determinante all'interno della società. Fu lui, insieme allo sceneggiatore Pasquale Festa Campanile, a spostare l'ambientazione del film successivo dal Sud popolare alle borgate romane con Poveri, ma belli (1957), primo di una serie, che ebbe però minor successo. Nei primi anni del decennio successivo si inaugurò una duplice politica produttiva: da una parte quella di lanciare i giovani autori, puntando su nuove promesse del cinema italiano; dall'altro di continuare la collaborazione con case straniere, in particolare con la Pathé Consortium Cinéma e con la Metro Goldwyn Mayer, con cui venne costituita una nuova società (51% T. e 49% MGM) della quale Lombardo assunse la presidenza, così da offrire una possibilità anche ad alcuni film italiani di essere conosciuti all'estero. Se infatti nella metà degli anni Cinquanta Lombardo aveva voluto concentrarsi sul consolidamento della T. perché avesse solide basi su cui lavorare successivamente e quindi aveva puntato su film commerciali interpretati da attori conosciuti (solo occasionalmente su film di qualità come Il cappotto, 1952, di Alberto Lattuada e Il bidone, 1955, di Federico Fellini), nel decennio successivo la situazione si andò trasformando, i gusti del pubblico si affinarono con un più attento interesse per il cinema autoriale. In questa ottica Lombardo decise di produrre alcuni film destinati a diventare capolavori assoluti come Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti, La ciociara (1960) di Vittorio De Sica, Il posto (1961) di Ermanno Olmi, Banditi a Orgosolo (1961) di Vittorio De Seta, La ragazza con la valigia (1961) e Cronaca familiare (1962) entrambi diretti da Valerio Zurlini, Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanny Loy, investendo anche sulle potenzialità intraviste in registi e interpreti all'epoca esordienti. Il 1963 fu però un anno difficile per la T., la cui situazione cominciò a precipitare sino a costringere Lombardo stesso a ritirarsi dall'attività produttiva e dall'esercizio per circa due anni e a smembrare il suo patrimonio immobiliare. Dopo l'insuccesso finanziario di Sodom and Gomorrah (1962; Sodoma e Gomorra) di Robert Aldrich, che coinvolse oltre alla T. anche la Columbia, la Pathé Cinéma e la 20th Century-Fox, Lombardo dovette affrontare un altro ingente sforzo producendo e distribuendo Il Gattopardo (1963) di Visconti, che, malgrado l'enorme successo sia di critica sia di pubblico, non riuscì tuttavia a salvare la società dall'inevitabile crisi.Pur colpita nella produzione e nell'esercizio, dalla seconda metà degli anni Sessanta la T. ha continuato a ricoprire un ruolo di rilievo nel settore della di-stribuzione, almeno fino al 1985 quando Lombardo ha ripreso gradualmente a produrre soprattutto per la televisione con la denominazione di Titanus Produzione.

Bibliografia

Sotto il segno della Titanus: gli anni '50 in 11 film, a cura di G. Lusetti, Reggio Emilia 1981; A. Bernardini, V. Martinelli, Titanus: la storia e tutti i film di una grande casa di produzione, Milano 1986.

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