GOBBI, Tito

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GOBBI, Tito

Raoul Meloncelli

Nacque a Bassano del Grappa il 24 ott. 1913 da Giovanni Battista ed Enrica Weiss. Frequentò la facoltà di giurisprudenza all'Università di Padova; dotato di una bella voce baritonale, intraprese a Roma lo studio del canto con Giulio Crimi, mantenendosi, date le scarse possibilità economiche della famiglia, grazie alla vendita di quadretti da lui stesso dipinti.

Il suo debutto ebbe luogo a Gubbio (1935) con una compagnia di giovani, in un ruolo di basso (Rodolfo) ne La sonnambula di V. Bellini; l'esordio fu però alquanto deludente, e il G. riprese gli studi con il Crimi. Frattanto aveva conosciuto Matilde De Rensis, figlia del musicologo Raffaello, sua accompagnatrice al pianoforte e futura moglie, che lo introdusse nell'ambiente musicale romano e lo presentò al grande direttore d'orchestra G. Marinuzzi. Questi gli procurò nel 1935 una borsa di studio di 1000 lire al mese presso il teatro alla Scala di Milano, con l'obbligo di studiare con i maestri preparatori e seguire le prove degli spettacoli. Qui ebbe improvvisamente l'occasione di mettersi in luce nel piccolo ruolo dell'Araldo nell'Orseolo di I. Pizzetti, nonostante l'uscita in scena fuori tempo.

Tornò quindi a Roma, e nel giugno 1936 partecipò a Vienna a un concorso di canto che vinse su molti concorrenti. Particolarmente fotogenico, allo stesso periodo risale la sua partecipazione al film I condottieri, diretto da L. Trenker, che gli valse una buona notorietà anche in Germania. Il 10 apr. 1937 sposò la De Rensis, avendo come testimone E. Wolf-Ferrari, che dopo breve tempo lo volle quale interprete per la prima esecuzione del suo Canzoniere. In quell'anno arrivò finalmente l'occasione tanto attesa: gli venne affidato il ruolo di Germont ne Latraviata di G. Verdi al teatro Adriano di Roma, direttore A. Votto. Il successo riportato gli valse una scrittura al teatro dell'Opera di Roma, procuratagli da T. Serafin, che lo guidò nella formazione del repertorio.

Esordì nel teatro romano nel 1937 nel ruolo di Lelio ne Le donne curiose di Wolf-Ferrari; l'anno seguente fu particolarmente apprezzato nel ruolo di Marcello ne La bohème di G. Puccini, accanto a Maria Caniglia e G. Lauri Volpi, cui fece seguito L'Arlesiana di F. Cilea, con T. Schipa e Gianna Pederzini; nel 1939 cantò in Madama Butterfly di Puccini, ne Il finto Arlecchino di G.F. Malipiero, ne La traviata, in una memorabile Carmen di G. Bizet con Gabriella Besanzoni, e apparve alle Terme di Caracalla in brevi ruoli in opere di R. Wagner (Lohengrin, Il crepuscolo degli dei, Tristano e Isotta, I maestri cantori di Norimberga), Puccini (Turandot), E. Humperdinck (Hänsel und Gretel).

Diede quindi inizio a un'intensa carriera anche in teatri di provincia, affrontando ruoli tra i più disparati; fu nuovamente Sharpless in Madama Butterfly (1939) al teatro Flavio Vespasiano di Rieti, ove esordì anche nel ruolo di Scarpia nella Tosca, personaggio da lui interpretato oltre 900 volte. Da questo momento approfondì l'interpretazione dei personaggi dedicando grande cura ai costumi, che volle sempre storicamente attendibili, al pari del trucco, sempre adeguato alla psicologia del personaggio.

Nel 1940, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò in tournée a Berlino, apparendo in un ruolo secondario alla Staatsoper nel Falstaff di Verdi, accanto a M. Stabile e alla Caniglia. Quello stesso anno gli venne offerta dalla Metro-Goldwyn-Mayer l'opportunità di girare un film a Hollywood, ma lo scoppio della guerra mondiale troncò sul nascere il progetto.

Nel 1941, nuovamente a Roma, fu invitato da Serafin ad affrontare il ruolo del Marchese di Posa nel Don Carlo di Verdi, personaggio che interpretò assai realisticamente, anche sul piano dell'adeguamento fisico, al fine d'una verosimile interpretazione drammatica; fu poi Renato in Un ballo in maschera e protagonista in Simon Boccanegra, di Verdi, chiamato a sostituire B. Franci. Sempre con la compagnia dell'Opera di Roma si recò nuovamente in Germania per alcune recite del Falstaff (Ford). Nello stesso anno fu Idraote nell'Armida di Ch.W. Gluck, diretta da V. Gui, al Maggio musicale fiorentino, e al politeama Garibaldi di Palermo fu Tonio ne I pagliacci di R. Leoncavallo. L'anno seguente, al Comunale di Bologna cantò ne La bohème pucciniana (direttore G. Gavazzeni), e incise il suo primo disco con brani tratti da opere di W.A. Mozart (Don Giovanni), Leoncavallo (Zazà) e Cilea (L'Arlesiana), per la Voce del padrone.

Il 3 nov. 1942 affrontò il ruolo di Wozzeck nell'omonima opera di A. Berg, nella prima italiana all'Opera di Roma sotto la direzione di Serafin, ottenendo un grandissimo successo; la critica, in quell'occasione, sottolineò le sue particolari doti di interprete in un ruolo tanto impegnativo in cui emerse anche la sua grande personalità di attore. Quell'anno a Roma si era esibito anche in Cecilia di L. Refice (Tiburzio; febbraio 1942) e nella Cassandra di V. Gnecchi (Egisto; marzo 1942), oltre che ne I pagliacci e La vestale di G. Spontini.

Non meno intensa fu la sua attività presso il teatro alla Scala di Milano, ove, tra il 1941 e il 1943, apparve in Fedora di U. Giordano (direttore F. Ghione, 29 marzo 1941), L'elisir d'amore (dir. G. Marinuzzi, 13 apr. 1942) e Falstaff (dir. V. De Sabata, 26 dic. 1942). Terminata la guerra, la sua carriera si fece sempre più intensa e, in breve tempo, divenne uno dei baritoni più richiesti in campo internazionale. Dal 1944 al 1946 fu al teatro S. Carlo di Napoli in opere del suo abituale repertorio, tra cui Tosca, La bohème, Il barbiere di Siviglia, Pagliacci; apparve inoltre in Un ballo in maschera e nell'Otello di Verdi (marzo 1945), ove per la prima volta fu interprete del ruolo di Jago, uno dei suoi cavalli di battaglia, in Adriana Lecouvreur di Cilea, accanto a B. Gigli, ne L'amico Fritz di Mascagni e in Andrea Chénier di Giordano, accanto alla Caniglia e a Gigli.

Frattanto, il cinema tornò a interessarsi di lui, e partecipò al primo film d'opera dedicato al Barbiere di Siviglia, insieme con F. Tagliavini e I. Tajo, cui fece seguito tutta una serie di opere filmate che contribuirono alla sua popolarità anche fuori d'Italia. Nel 1947 fu chiamato a interpretare, su invito di T. Serafin, il ruolo di Mefistofele ne La dannazione di Faust di H. Berlioz, al teatro alla Scala; quello stesso anno fu ospite del teatro Reale di Stoccolma, ove apparve in Rigoletto e in Tosca, sotto la direzione di A. Guarnieri.

Nel 1948, affrontò al teatro alla Scala il ruolo di Jokanahan in Salomè di R. Strauss, sotto la direzione di J. Perlea. In quell'anno, dopo un ciclo di concerti a Londra e in Scozia, fece il suo debutto americano, cantando nel Barbiere rossiniano a San Francisco, insieme con Tagliavini e Tajo, sotto la direzione di I. Dobrowen.

Nella stagione 1948-49 fu interprete acclamatissimo all'Opera di Roma nel Simon Boccanegra; nel 1950, con il complesso della Scala, si recò in tournée in Inghilterra per recite de L'elisir d'amore e Falstaff; al teatro Municipale di Reggio Emilia cantò in David di A. Zanchetta, quindi fu invitato a Salisburgo per un Don Giovanni diretto da W. Furtwängler, con una straordinaria compagnia di canto di cui facevano parte Irmgard Seefried, Elisabeth Schwarzkopf, Ljuba Welitsch, A. Dermota e J. Greindl. L'anno seguente, su invito di Serafin, affrontò per la sua prima volta, al Maggio musicale fiorentino, il ruolo di protagonista nel Falstaff; quindi, con la compagnia del teatro dell'Opera di Roma, si recò a Wiesbaden ancora per Simon Boccanegra, opera che porterà in giro per il mondo sempre con rinnovato successo. Tornò quindi alla Scala per un memorabile Wozzeck, diretto da D. Mitropoulos (giugno 1952).

Ormai richiesto da tutti i teatri del mondo, nel 1953 fu al teatro Comunale di Bologna quale protagonista di Gianni Schicchi di Puccini. Nel 1954, per la prima volta al Lyric theater di Chicago nella Norma di V. Bellini con Maria Callas, fu ammirato nel Barbiere rossiniano accanto a Giulietta Simionato; quindi ancora ne La traviata con la Callas, Tosca con Eleanor Steber e G. Di Stefano, e in Un ballo in maschera straordinario, accanto ad Anita Cerquetti, allora esordiente.

In quel periodo arricchì la lista delle sue interpretazioni con i ruoli pucciniani di Michele ne Il tabarro (Roma, teatro dell'Opera, gennaio 1955; Milano, teatro alla Scala, gennaio 1962) e di Jack Rance ne La fanciulla del West di Puccini (teatro alla Scala, aprile 1956 e marzo 1957), ruoli particolarmente versatili che gli consentirono di mettere in luce le sue doti di cantante-attore.

Tra il 1954 e il 1955 fu al Maggio musicale fiorentino per alcune recite di Tosca, di Nabucco di Verdi con la Cerquetti, di Otello con Renata Tebaldi e M. Del Monaco, e di Falstaff con la Tebaldi e Fedora Barbieri. Nel gennaio 1956, all'Opera di Roma, interpretò il ruolo del protagonista nel Macbeth di Verdi, personaggio da lui affrontato dopo un lungo periodo di studio, che riconfermò le sue qualità d'interprete scrupoloso e che gli valse i riconoscimenti unanimi della critica. Sempre nello stesso periodo esordì al Metropolitan di New York nel ruolo di Scarpia, accanto a Zinka Milanov, sotto la direzione di D. Mitropoulos.

Ospite abituale del teatro alla Scala, fu accanto a Maria Callas e poi a Victoria de Los Angeles in un memorabile Barbiere di Siviglia (1956), diretto da C.M. Giulini, cui fecero seguito recite di Falstaff (marzo 1957, dir. H. von Karajan), Gianni Schicchi (aprile 1959), Tosca (con la Tebaldi e Di Stefano, dicembre 1959), e Don Carlos di Verdi (dicembre 1960) con N. Ghiaurov e B. Christoff. Nel 1958, al Covent Garden di Londra, partecipò a un'altra memorabile rappresentazione del Don Carlos, diretto da Giulini e con la regia di L. Visconti; nel dicembre di quell'anno interpretò, sempre con successo, Simon Boccanegra, al S. Carlo di Napoli, accanto a Leyla Gencer. Fu quindi a Tokio, per Otello, con Del Monaco, a Vienna e a Zagabria, e nel 1959 a Chicago. Nel 1960, dopo il debutto come protagonista nel Don Giovanni mozartiano all'Opera di Roma, fu nuovamente a Londra per Macbeth e a Venezia per Otello, rappresentato nella suggestiva cornice di palazzo ducale; quindi, dopo una serie di recite a Los Angeles, nuovamente al Covent Garden in opere di repertorio e ne Le nozze di Figaro e Don Giovanni di Mozart, diretto da J. Krips.

Si esibì più volte con la Callas in Tosca, che portò con successo nei maggiori teatri del mondo, dal Covent Garden di Londra alla Scala, e nel 1964 a Parigi, ove fu Renato in Un ballo in maschera. Nella stagione 1961-62 fu al teatro La Fenice di Venezia, protagonista in Guglielmo Tell di Rossini, quindi in Falstaff al S. Carlo di Napoli (dicembre 1962); nel 1964 inaugurò la stagione del teatro Petruzzelli di Bari, ancora nel ruolo di Jago nell'Otello verdiano, accanto a Onelia Fineschi. Fu poi in tournée in Sudamerica, ospite dei teatri di Rio de Janeiro, São Paulo e Montevideo, e successivamente in varie città del Sud Africa tra cui Johannesburg, Pretoria, Durban, Port Elizabeth, insieme con Gigli. Con la compagnia del Covent Garden fu a Londra, ancora in Tosca, con la Tebaldi, e Aida di Verdi, con Antonietta Stella ed Ebe Stignani. Fu poi la volta di Chicago, per alcune fortunate recite di Rigoletto e Un ballo in maschera, con la Cerquetti e J. Björling, quindi Caracas, ove portò il pubblico al delirio ancora in Rigoletto, Tosca e Pagliacci.

Nel 1965, al Covent Garden di Londra, apparve ne Il tabarro e in Gianni Schicchi, e curò la regia del Simon Boccanegra, che portò poi a Chicago e a San Francisco. Dopo una tournée in varie città della Germania, e alla Staatsoper di Vienna per Nabucco di Verdi, nel 1966 fu alla Lyric Opera di Chicago, ancora con Simon Boccanegra, Los Angeles, Parigi e Montreal, ove, dopo Jago in Otello con la Tebaldi e Del Monaco, fu Michonnet in Adriana Lecouvreur, ancora con la Tebaldi. Fu poi al Cairo (1967), a Melbourne (1968) e nel 1969 a Copenaghen, Berlino, Montecarlo, Edimburgo (con la compagnia del teatro Comunale di Firenze) per Gianni Schicchi, diretto da Giulini, quindi a Monaco, ove apparve in Fedora. Dopo altre rappresentazioni di Tosca a Johannesburg con Marie Collier, e a Chicago con P. Domingo e Grace Bumbry, fu acclamato quale impareggiabile Figaro nel Barbiere rossiniano, accanto a Marilyn Horne. Nel 1971, nella villa Schifanoia di Firenze, organizzò un opera workshop frequentato da studenti di tutto il mondo; in seguito tenne delle masterclasses al London Opera Centre. Fu poi a Cardiff per Falstaff, quindi nel 1973 a Bucarest, e nel 1974 a Londra, ove fu nominato accademico della Royal Academy of music.

Abbandonate le scene (cantò ancora ne L'oracolo di F. Leoni nel 1978), si dedicò alla regia e all'insegnamento. Nel 1979 pubblicò a Londra la sua autobiografia, My life, poi tradotta in italiano (La mia vita, Milano 1985).

Particolarmente fotogenico interpretò sia come cantante sia come attore alcuni film, tra cui si ricordano: O sole mio (regia di G. Gentilomo, 1946); Musica proibita (C. Campogalliani, 1943); Il barbiere di Siviglia (M. Costa, 1946); Davanti a lui tremava tutta Roma (C. Gallone, 1946); L'eco della gloria (Th. Pathé, Italia-Francia 1947); L'elisir d'amore (A. Palermi, 1947); Rigoletto (C. Gallone, 1947); Follie per l'opera (M. Costa, 1948); Pagliacci. Amore tragico (M. Costa, 1949); La forza del destino (C. Gallone, 1950); The glass mountain (in Italia La montagna di cristallo, H. Cass, Gran Bretagna 1950); Eldfågeln (in Italia L'uccello di fuoco, H. Ekman, Svezia 1952); Giuseppe Verdi (R. Matarazzo, 1953); Casa Ricordi (C. Gallone, 1954); Canzoni a due voci (G. Vernuccio, 1954); Figaro, barbiere di Siviglia (C. Mastrocinque, 1955).

Partecipò, tra l'altro a molte prime rappresentazioni, creando i ruoli di Tepurlov in Monte Ivnor di L. Rocca (Roma, teatro dell'Opera, 1939), Ulisse in Ecuba di G.F. Malipiero (Roma, teatro dell'Opera, 1941), il Conte di Albafiorita ne La locandiera di M. Persico (Roma, teatro dell'Opera, 1941), Ahmed in Le nozze di Haura di A. Lualdi (Roma, teatro dell'Opera, 1943); Lord Inferno e Paradiso ne L'ipocrita felice di G.F. Ghedini (Milano, Piccola Scala, 1956); il Cantastorie ne Il tesoro di J. Napoli (Roma 1958). Nel 1962 aveva frattanto iniziato a curare la regia di alcune opere in America e in Europa, esordendo a Newark (NJ) con la regia di Madama Butterfly, cui fecero seguito, tra le altre, quelle di Gianni Schicchi (Maggio musicale fiorentino, 1969), Tosca e Il barbiere di Siviglia (Chicago 1970), Simon Boccanegra (Londra, Covent Garden, 1971 e Roma, teatro dell'Opera, stagione 1978-79).

Morì a Roma il 5 marzo 1984.

Interprete colto e raffinato, dotato di sensibilità e musicalità rarissime, seppe utilizzare la sua voce, peraltro non ampia, con grande intelligenza, tanto da essere in breve tempo considerato uno dei più grandi baritoni della sua generazione. Come sottolinea G. Lauri Volpi, il G. "stava per seguire le orme di Titta Ruffo e Gino Bechi e divenire pedissequo imitatore dei predecessori", ma presto "ha trovato se stesso, la sua personalità, la sua tecnica che da un'esigua voce ha tratto impensate sonorità e risoluzioni temerarie, ma conquistatrici dell'applauso e della popolarità" (Lauri Volpi, 1955, p. 180). Come giustamente osserva L. Arruga, il G. è "artista nato nell'ambito d'una civiltà dove l'opera […] era popolarmente un fatto di costume, attore cinematografico, portatore d'una mentalità ancora legata al teatro artigianale glorioso dove l'attore va cercando nei dettagli (fino al trucco) i segreti dei personaggi da interpretare" (Arruga, p. 238). Grande interprete di ruoli verdiani, in cui riversò tutti i doni della sua sensibilità drammatica, fu altrettanto efficace in personaggi ove poteva dar libero sfogo alla sua esuberanza di carattere comico; a tale riguardo resta esemplare il suo Figaro, quanto ammirevoli furono i prediletti ruoli di Gianni Schicchi o di Falstaff, sostenuti peraltro anche da studiate ed efficaci truccature. Non meno geniale e appropriata la sua interpretazione di personaggi dell'opera verista, tra cui va ricordato il suo Scarpia, inimitabile modello per gli interpreti della generazione successiva e, secondo Celletti, la più riuscita "incarnazione della perfidia baritonale".

Fonti e Bibl.: G. Lauri Volpi, Voci parallele, Milano 1955, pp. 179 s.; D. De Paoli, T. G., in Opera, VI (1955), pp. 619-622; A. Natan, G. T., in "Primo uomo": grosse Sänger der Oper, Basel 1963 (con discografia); R. Celletti, Le grandi voci, Roma 1964, coll. 350-353 (con discografia a cura di R. Vegeto); C. Gatti, Il teatro alla Scala nella storia e nell'arte (1778-1963), II, Cronologia, a cura di G. Tintori, Milano 1964, pp. 107-110, 116 s., 123, 126, 132 ss., 137-141, 216; Due secoli di vita musicale. Storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, II, Bologna 1966, pp. 188, 213, 218; L. Pinzauti, Il Maggio musicale fiorentino, Firenze 1967, ad indicem; G. Lauri Volpi, Un grande artista, un amico reale, in Musica e dischi, XXIV (1968), pp. 49 ss.; J.W. Freeman, T. G. talks, in Opera News, XXXVI (1972), pp. 14-16; L. Arruga, La Scala, Milano 1975, pp. 216, 238; A. Blyth, G.: the singer and the man, in British Music Yearbook, 1975 (con discografia completa a cura di J.B Steane), pp. 3-21; Teatro municipale di Reggio Emilia, Opere in musica 1857-1976, III, a cura di G. Degani - M. Grotti, Reggio Emilia 1976, p. 319; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, IV, Roma 1978, pp. 175 s., 178-180, 182 s., 185, 188, 190 s., 194, 201, 209, 213, 215 s., 222, 224, 226, 232, 235 s., 239 s., 243, 252 s., 257 s., 261; Teatro Regio - Città di Parma, Cronologia degli spettacoli lirici 1929-1979, a cura di V. Cervetti - C. Del Monte, Parma 1979, pp. 92, 143; A. Giovine, Il teatro Petruzzelli di Bari, Bari 1983, p. 122; H. Rosenthal, T. G. 1913-1984, in Opera, XXXV (1984), pp. 476-484; D. Rubboli, Ridi pagliaccio. R. Leoncavallo: un musicista raccontato per la prima volta, Lucca 1985, pp. 150 s., 162; E. Leoni, Un medico e un teatro. Mezzo secolo all'Opera di Roma, Roma 1987, ad indicem; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia 1737-1987, a cura di C. Marinelli-Roscioni, Napoli 1987, pp. 578, 582, 590 ss., 594, 619, 651, 696, 729; Il teatro La Fenice, cronologia degli spettacoli 1938-1991, a cura di M. Girardi - F. Rossi, Venezia 1992, ad indicem; L. Pinzauti, Storia del Maggio. Dalla nascita della "Stabile orchestrale fiorentina" (1928) al festival del 1993, Lucca 1994, pp. 64, 93, 112, 117 s., 123 s., 196; Enc. dello spettacolo, V, coll. 1390 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 242 s.; The New Grove Dict. of opera, II, p. 468; The New Grove Dict. of music and musicians (2ª ed., 2001), X, p. 66.

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