TOCCATA

Enciclopedia Italiana (1937)

TOCCATA

Gastone ROSSI-DORIA

. Nella terminologia musicale a questa voce corrisponde una sorta di composizione strumentale le cui origini risalgono all'ultimo sec. XVI. Come il termine Sonata deriva dal verbo suonare, usato storicamente per il suonare strumenti ad arco o a fiato, così il termine Toccata si collega al toccare i tasti di strumenti come il clavicembalo, il clavicordo e l'organo. Sotto questo riguardo non si è data una separazione netta tra questa sorta di composizione e la Fantasia, il Capriccio e le altre che anche su tali strumenti venivano eseguite durante le prime emersioni della musica strumentale autonoma. Alcune caratteristiche però non sono mancate alla Toccata in confronto con queste aure forme. La più costante è data dalla prevalenza, nella Toccata, d'un discorso musicale più fluido e generalmente in movimento lento e in tono meditativo (v., per es., alcune Toccate di G. Frescobaldi: quella per l'Elevazione, ecc.) e insistente sopra disegni a note d'ugual valore, spesso su nota ribattute (v., per es., la Toccata di D. Scarlatti, oggi ripubblicata nell'edizione completa a cura di Cr. Longo).

Così anche sono caratteristici nella Toccata: l'impianto su motivi assai liberi e vaghi, non raddensati in rigorosi disegni tematici; il carattere improvvisatorio che - in armonia con siffatta sorta d'impianti - circola per l'intera composizione, non astretta quindi a particolari schemi formali e - per es. - accessibile all'intervento di motivi nuovi nel discorso; cosa che riavvicina la Toccata, più e meglio che alla Sonata, proprio alla Fantasia e al Capriccio coi quali ha in comune l'origine e il primo periodo della sua diffusione nelle scuole italiane d'organo e di cembalo.

I primi autori di Toccate sono infatti quegli stessi che lavorano anche a tali altre forme: anzitutto i maestri di S. Marco, e cioè Andrea e Giovanni Gabrieli, seguiti da Claudio Merulo. Più elaborata e severa, e più stretta a valori di pensiero, la toccata di G. Gabrieli; più libera, ardita la toccata del Merulo nel suo focoso slanciarsi in passi virtuosistici e brillanti, dove la Toccata serve di piano su cui raggiungere strumentalmente quella ricchezza, quello splendore di effetti sonori che i Veneziani e in genere i nord-italiani del tempo sempre desiderano raggiungere in ogni sorta di musica, dalla strumentale alla vocale, dalla profana alla più rigorosamente liturgica.

G. Frescobaldi, M. A. Rossi e altri sviluppano la Toccata verso valori più varî e il primo (anche più spesso che non il Gabrieli) verso valori di "pensiero", quantunque proprio il Frescobaldi dia ottima misura, nella sua vasta produzione, della distinzione che si può fare tra stile di Toccata e stile di Canzone, di Ricercare, ecc., serbando a queste due ultime forme di composizione un carattere più raccolto, austero e una scrittura più densa di polifonia e di analisi, mentre alla prima egli affida l'espressione d'un lirismo più fantasioso e inebriato di rapidi escorsi, di passaggi imprevisti, di alternanze tra affetti lieti e tristi, ecc.

La fioritura secentesca della Toccata è così al suo maggiore rigoglio nell'opera del maestro ferrarese e in quella del suo allievo Michelangelo Rossi. Questi musicisti portano infatti tale composizione a una larga efflorescenza musicale e a una solidità di proporzioni tali che possono imprimerle la capacità di varcare i limiti del secolo, avviandosi verso la sua seconda fioritura: quella cui nel 1700 lavorerà, tra gli altri delle scuole tedesche, specie centromeridionali (bavaresi, sassoni, austriache, ancora ispirate alle direttive frescobaldiane), lo stesso J. S. Bach.

Nella vastissima produzione di questo grande compositore si trova gran copia di Toccate, specialmente per organo, ma anche per clavicembalo o per clavicordo. Cfr., per es., i numeri 12, 15, 27 nel vol. V delle opere organistiche, e i 2, 8, 17, 25, 28 nel vol. III e i 4, 5, 8, 18 nel IV delle opere per clavicembalo. Nella Toccata di Bach si possono distinguere varie forme più costanti, abbastanza diverse da quelle praticate nell'Italia seicentesca e in gran parte anche nella primo-settecentesca: anzitutto il Bach dà alla Toccata per organo un'ampiezza veramente grandissima, mentre a quella per cembalo conferisce una maggiore snellezza, come del resto avviene in quasi tutta la produzione strumentale. Dopo di lui, la toccata discende, per così dire, nell'ombra, durante quel periodo che dal 1780 circa giunge al primo 1900, in conseguenza dell'egemonia esercitata nella musica strumentale dalle varie forme di Sonata.

Importanti, comunque, dopo quelle di M. Clementi, sono le Toccate di F. Schubert, di R. Schumann, e - nei nostri tempi - quelle di F. Busoni, di M. Ravel, di A. Casella.