TOGO

Enciclopedia Italiana (1937)

TOGO (A. T., 109-110-111)

Riccardo RICCARDI
Francesco LEMMI
Riccardo RICCARDI
Walter HIRSCHBERG

Territorio dell'Africa occidentale, già colonia germanica. È una striscia di territorio che dalla costa del Golfo di Guinea si spinge nell'interno per 550 km. con una larghezza media di 175 km. Confina a O. con la britannica Costa d'Oro, a N. e ad E. con l'Africa Occidentale Francese (Dahomey, Colonia del Niger e Costa d'Avorio). La superficie è di 89.941 kmq. (come il Portogallo). Il Togo comprende una piccola sezione (50 km.) della Costa degli Schiavi, bassa, sabbiosa, orlata di lagune, senza comunicazione visibile col mare, chiusa da formazioni di mangrovie. Alle spalle delle lagune si ha una terrazza costiera di 70-80 m. di altezza, formata da argille e sabbie rosse lateritiche, coperta da steppa, e, dopo questa, una zona depressa sublitoranea, paludosa ma fertile, dove si coltivano il taro, la manioca, il mais, il banano e la palma da olio. Verso nord il territorio va poi man mano innalzandosi, finché si raggiungono quasi i 1000 m. nel Monte Agu, punto culminante di un complesso di montagne formate da scisti cristallini, quarziti, graniti, gabbri e arenarie paleozoiche e cretaciche. Procedendo ancora verso nord il terreno ridiscende, e l'estrema parte settentrionale del Togo è prevalentemente bassa e pianeggiante.

Il Volta, al confine con la Costa d'Oro, il suo affluente Oti e il Mono, che nel suo corso inferiore segna il confine col Dahomey, sono i maggiori corsi d'acqua del Togo.

Il clima è caldo e umido nella regione costiera, con due stagioni piovose (marzo-giugno, con massimo in giugno, e settembre-novembre) e due secche (dicembre-febbraio e luglio-agosto). Nell'interno si verificano una sola netta stagione secca e una piovosa (aprile-ottobre). Nel complesso le piogge vanno aumentando da sud (700-800 mm.) a nord, fino alla regione montuosa centrale, dove ne cadono anche 1650 mm.; poi vanno nuovamente diminuendo.

Il Togo aveva nel 1935 una popolazione di 1.082.000 abitanti (12 per kmq.), formata da varie stirpi negre, pagane a sud e musulmane a nord. Primeggia, fra le prime, quella degli Ewe; al nord si rientra nel dominio dei popoli pastori, Fulbè e Haussa.

Nel giugno 1884 il celebre viaggiatore tedesco Gustavo Nachtigal, incaricato dal suo governo di riconoscere, a scopo commerciale, la costa sud-ovest dell'Africa, raggiunse una regione, tra la colonia inglese della Costa d'Oro e quella francese del Dahomey, sulla quale proclamò, d'accordo con i capi indigeni, che conservarono il loro potere e le loro terre, il protettorato germanico. Così ebbe origine la colonia del Togo, le cui frontiere furono fissate, d'accordo con la Francia e con l'Inghilterra, nel 1889. Vent'anni più tardi il paese già bastava a se stesso, cioè era il solo possedimento germanico in Africa che non richiedesse un sussidio annuale dalla madrepatria. Nel 1914, scoppiata appena la guerra in Europa, gli alleati penetrarono da diverse parti nel Togo, mentre le deboli forze tedesche si ritiravano verso Kamina. Quivi, il 27 agosto, esse si arresero senza condizioni. Il territorio fu sottoposto a mandato dal Consiglio supremo interalleato (maggio 1919). Il 20 luglio 1922 la colonia fu affidata, dalla Società delle nazioni, sotto forma di mandato, alla Francia e all'Inghilterra e divisa, in base all'accordo avvenuto tra queste due potenze il 10 luglio 1929, secondo una linea che parte dal punto sul fiume Volta ove s'incontravano i tre confini del Togo, della Costa d'Oro e della soppressa colonia dell'Alto Volta e che prosegue in direzione generale di sud-est e di sud terminando a breve distanza dal porto di Lomé, ma in guisa che nessun punto della porzione assegnata all'Inghilterra si trova sul mare.

La parte francese ha una superficie di 56.169 kmq. e una popolazione di 762.000 ab. (dei quali poco più di 500 Bianchi); ne è capoluogo Lomé (6500 ab.). Il prodotto principale è il cacao, il cui valore rappresenta solitamente più della metà di quello totale delle esportazioni; seguono, a distanza, le noci di palma (la palma da olio prospera soprattutto nella bassa valle del Mono e nella regione d'Agu), il cotone (coltivato nella regione di Atakpamé), pesce, olio di palma e mais. In tutto il Togo centrale hanno dato buoni frutti le colture del caffè e del sisal; nella parte settentrionale si coltivano con profitto, oltre al cotone, il tabacco, il kapok, l'arachide e il ricino. La regione costiera esporta pure noci di cocco e copra. Nel Togo settentrionale è notevole l'allevamento (35.000 bovini, 120.000 ovini, poi caprini e suini). Negli ultimi anni il commercio ha subito una fortissima contrazione, scendendo il valore delle importazioni (metalli e merci di metallo, cotonate, bevande, benzina e petrolio) dai 100,9 milioni di franchi del 1931 ai 41,6 del 1933, e quello delle esportazioni rispettivamente dagli 83,2 ai 27,3 milioni di franchi. Il Togo francese possiede 428 km. di ferrovie (Lomé-Atakpamé-Blita 275 km., Lomé-Anécho 43 km., Lomé-Palimé 110 km.) e numerosi servizî automobilistici. A Lomé, unico porto del Togo bene attrezzato, fanno scalo annualmente 350-400 navi per oltre un milione di tonn. di stazza. Un discreto movimento ha inoltre Anécho. Il Togo francese è amministrato da un commissario della repubblica che è assistito da un consiglio d'amministrazione e da un consiglio economico.

Il Togo britannico, annesso amministrativamente alla Costa d'Oro, comprende 33.772 kmq. e 320.000 ab. (1933), dei quali soltanto una quarantina Bianchi. Ne è capoluogo Ho (3400 ab.). Vi si coltivano cacao, palme da olio e cotone; il valore del cacao esportato corrisponde press'a poco ai 9/10 di quello totale delle esportazioni, che nel 1929 fu di 191.100 sterline, e nel 1933 di 96.100 sterline. Il valore delle importazioni fu rispettivamente di 55.500 e 10.400 sterline.

Nei commerci del Togo partecipa tuttora largamente la Germania.

Etnologia. - La popolazione indigena si compone prevalentemente di Negri (Sudanesi) e di una minoranza di rappresentanti di razze camite (Fulbè e Haussa). Con gli Haussa maomettani, diffusi in tutto il Togo, dove esercitano il commercio, ci troviamo di fronte a una popolazione accentuatamente mista. I Fulbè nomadi oecupano le regioni nordiche del Togo. Delle numerose tribù negre vanno ricordate come le più importanti gli Ewe (popolazioni costiere dal Volta al Dahomey) e gli Ascianti (Togo centrale occidentale e Costa d'Oro); formano gruppi importanti anche i Guang, i Tim, i Dagomba, i Mosri, i Gurma e i Yoruba. Caratteri arcaici hanno conservato le numerose piccole tribù che si trovano nel Togo centrale e meridionale, ad es., gli Adele, Akpafu, Akposso, Awatime, ecc.

La maggior parte della popolazione indigena vive dei prodotti dell'agricoltura alla zappa; nel Togo settentrionale si pratica anche l'allevamento del bestiame. I primitivi agricoltori prediligono i piccoli villaggi; la popolazione dedita al commercio e all'artigianato si raccoglie in popolose città. Capanne rotonde d'argilla, rettangolari con tetti a spioventi sulla costa, capanne ad alveare dei nomadi Fulbè del nord, fortilizî provvisti di fossati e di cinte d'argilla, dell'altezza di un piano dei Caburi e Tamberma del Togo settentrionale sono testimonî dalla varietà delle culture esistenti. Materiali preferiti sono il legno e l'argilla (si può sinanche parlare di una vera e propria architettura dell'argilla), che trovano anche applicazione nella preparazione degli arredi domestici (rialzi di argilla per dormire, sedie lignee per i capi, scultura in legno, varî sistemi di focolare, ecc.). L'arte vasaria, esercitata dalle donne, ha raggiunto un alto grado di perfezione; altrettanto perfette le figure d'argilla di feticci e gl'intagli lignei, a cui si dedicano gli uomini, specialmente della regione del Volta. Le stoffe tessute su mezzi telai verticali o a maniglia, o su telai orizzontali a pedale servono a confezionare le ampie vesti (tobi) di cotone o di lana; i celebri lavori di cuoio degli Haussa non temono il confronto con quelli dei Mandingo. La lavorazione dei metalli è particolarmente sviluppata nel medio Togo. Celebre è l'oreficeria in oro e in argento della zona costiera. Tra gli strumenti musicali sono da ricordare le diverse varietà di tamburi dì legno, pelle e argilla, strumenti simili a cetre e ad arpe e raganelle di zucca. Talvolta i tamburi sono ornati di cranî e ossa umani, uso ispirato a concezioni preanimistiche e maniste. La sovrapposizione di varî strati culturali si rivela anche nelle forme sociali: risalgono indubbiamente a un'alta antichità le organizzazioni totemiste, formate generalmente da famiglie di tipo patriarcale ed esogamico, che si trovano tra le piccole tribù ma anche tra gli Ewe, gli Ascianti, i Mossi, i Fulbè e gli Haussa. Esistono però tuttora in alcuni luoghi organizzazioni prevalentemente matriarcali, come presso gli Ewe e gli Ascianti, la cui storia ci consente di risalire alla fondazione di potenti imperi di un notevole grado di civiltà. La religione delle popolazioni negre del Togo è un musaico di credenze magiche preanimiste, di rappresentazioni animiste e maniste, a cui si aggiunge la fede in varie divinità protettrici celesti, terrene e personali. A tutte queste divinità vengono sacrificati animali e prodotti dei campi. Un tempo venivano compiuti anche sacrifici umani (Ascianti). Oracoli magici e giudizi di Dio (con il veleno) sono all'ordine del giorno nel Togo. Anche l'adorazione di animali, specialmente di serpenti, è molto diffusa. Notevole la credenza nella rinascita dell'anima degli antenati, che si è potuta riscontrare presso i Mossi, gli Ewe, gli Yoruba e altre tribù.

Bibl.: S. Passarge, Togo, in Meyer, Das deutsche Kolonialreich, Lipsia-Vienna 1910; Togoland Handbook, Londra 1920; Guide de la colonisation au Togo, parigi 1926; H. H. Johnston, Storia della colonizzazione dell'Africa, Torino 1925 (traduz. aggiornata del gen. U. Cavallero); J. G. Christaller, A Dictionary of the Asante and Fante Language, Basilea 1881; A. B. Ellis, The Tshispeaking peoples, Londra 1887; id., The Ewe-speaking peoples of the Slave Cost of Westafrica, ivi 1890; R. Plehn, Beitrag zur Völkerkunde des Togogebietes, Halle 1898; H. Klose, Togo, Berlino 1899; D. Westermann, Wörterbuch der Ewe-Sprache, ivi 1905-6; id., Grammatik der Ewe-Sprache, ivi 1907; J. Spieth, Die Ewe Stämme, ivi 1906; id., Die Religion der Eweer in Süd-Togo, Lipsia 1911; L. Frobenius, Auf dem Wege nach Atlantis, Berlino 1911; id., Volksdichtungen aus Oberguinea. I. Fabuleien dreier Völker, in Atlantis, XI, Jena 1924; R. S. Rattray, Ashanti, Oxford 1923; id., Religion and Art in Ashanti, ivi 1927; id., The Tribes of the Ashanti Hinterland, ivi 1932.