CASINI, Tommaso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 21 (1978)

CASINI, Tommaso

Felice Del Beccaro

Nacque a Pragatto, frazione di Crespellano (Bologna), il 27 febbr. 1859 da Giuseppe e da Ester Zanasi. Dopo i primi studi a Bazzano, dove il padre, farmacista, si era trasferito, fece il ginnasio e la prima classe liceale a Bologna e le seguenti poi a Modena dove conseguì la maturità nel 1877.

Ancora studente di ginnasio, nel 1873, aveva conosciuto l'archeologo G. Gozzadini, presidente della Deputazione di storia patria di Bologna e poi un altro archeologo, A. Crespellani, modenese, e si interessò ai loro studi, in special modo quando il Crespellani iniziò degli scavi intorno a Bazzano. Così l'estate del '73 il C. con un amico, M. Minelli, costituì una piccola società per riportare alla luce un pozzo romano. Dall'iniziativa nacque una Società archeologica. bazzanese, che visse alcuni anni pervenendo a scoperte di notevole importanza e permettendo la fondazione del Museo archeologico di Bazzano. Il C. illustrò alcune delle scoperte nel Bullettino di palemologia italiana e nelle Notizie degli scavi dell'Accademia dei Lincei. Si dedicava anche a ricerche di archivio e sempre nel 1873 ricopiò, per conto del Gozzadini, antichi documenti conservati negli archivi bolognesi, informando il Crespellani di quanto quelle medesime ricerche potevano interessarlo. Nel 1874 prese ad occuparsi del cronista medievale Giovanni da Bazzano, argomento che rimase fra i suoi prediletti.

Iscrittosi alla facoltà di lettere dell'ateneo bolognese, fu notato da G. Carducci che allora teneva corsi sulla poesia italiana antica, seguiti con particolare attenzione dal C. che ebbe fra gli altri a compagni di studi L. Biadene, U. Brilli, S. Ferrari, G. Mazzoni, G. Pascoli, A. Restori e C. Ricci.

Durante i primi corsi di magistero, nel 1878, scrisse un saggio su La morfologia e le vicende della ballata dei secoli XIII e XIV, su cui ritornerà negli ultimi anni di vita senza peraltro concluderlo. Invitato da F. Zambrini a collaborare a Il Propugnatore, vi pubblicò, negli anni 1879 e '80, studi sulle rime di A. Tassoni e sul trovatore bolognese Rambertino Buvalelli, argomenti di cui continuò ad occuparsi. blicò pure documenti dell'antico dialetto bolognese conservati nell'archivio dei comune di Bazzano.

Le rime del Tassoni "raccolte su i codici e le stampe" le riunì in un volume (Bologna 1880) della collana "Scelta di curiosità letterarie inedite o rare" diretta dallo Zambrini. Del Buvalelli dette alle stampe la traduzione delle nove canzoni provenzali nell'opuscolo per nozze Casini-Venturi: Le rime provenzali di Rambertino Buvalelli trovatore bolognese del sec. XIII.

Dopo i primi tre anni universitari a Bologna il C. si trasferì a Firenze per frequentarvi i corsi che A. Bartoli teneva all'Istituto di studi superiori, dove ebbe a docenti D. Comparetti, A. Conti, G. B. Giuliani, F. Tocco, G. Trezza e P. Villari.

Il Bartoli nutrì per il C. stima ed affettuosa amicizia. Quando progettò la descrizione dei manoscritti italiani della Biblioteca nazionale di Firenze a partire dai codici magliabechiani, lavoro che peraltro non fu condotto a termine, chiamò a collaborarvi, per i due primi volumi, tra i suoi migliori allievi il C., che volle pure collaboratore nella pubblicazione diplomatica del Canzoniere palatino 418 conservato in quella biblioteca (vedi Il Propugnatore degli anni 1881-1888, dove apparve l'edizione, realizzata contemporaneamente in volume, Bologna 1881-88). Secondo la testimonianza di G. Canevazzi la pubblicazione venne curata interamente dal C. che ne avrebbe scritto anche la prefazione firmata però dal Bartoli. Questi lavori procurarono al C. la scoperta di documenti in codici mai prima esplorati; ebbe infatti modo di rendere pubbliche, precedute da un saggio illustrativo. Le Rime dei poeti bolognesi del secolo XIII in un volume della collana "Scelta di curiosità" (Bologna 1881).

Nel 1881 si laureava brillantemente a Firenze con una tesi su La coltura bolognese nei secoli XII e XIII. La parte introduttiva costituì il saggio di apertura del primo fascicolo (Torino 1883) del Giornale storico della letteratura italiana (pp. 1-32) diretto da A. Graf, F. Novati e R. Renier.

La carriera scolastica del C. iniziò con la nomina a insegnante reggente di letteratura italiana nel liceo di Arpino. Se venne costretto a ridurre il lavoro scientifico almeno in un primo tempo, il C. tuttavia non interruppe la collaborazione al Giornale storico, e curò sempre nella collana "Scelta di curiosità" i Testi inediti di antiche rime volgari (Bologna 1883) contemporaneamente alla prima parte del Canzoniere laurenziano-rediano 9, che pubblicò poi per intero su invito del Carducci nella "Collezione di opere inedite o rare"diretta dallo stesso (Bologna 1900). Nel 1884 venne trasferito al liceo di Pisa, dove preferì rimanere, per ragioni di studio, anche dopo aver-vinto il concorso a titolare nel liceo A. Manzoni di Milano.

Al lavoro scientifico il C. appaiò, iniziato l'insegnamento, la cura di libri scolastici, a principiare da Le forme metriche italiane (Firenze 1884; 2 ediz. rifatta, ibid. 1890) dove esaminava, per primo, le strutture della "poesia barbara".

Sempre nel 1884, a Firenze, fondò, unitamente a S. Morpurgo e ad A. Zenatti, la Rivista critica della letteratura italiana, il cui programma comportava un rigoroso impegno di giudizio critico. Della direzione entrò a far parte, in seguito, G. Mazzoni. I collaboratori più in vista furono G. Carducci, G. Chiarini, A. D'Ancona, E. Panzacchi, E. Teza e F. Torraca.

Il C. continuò a collaborare anche al Propugnatore, nel quale pubblicò un saggio su I trovatori nella Marca Trivigiana (XVIII [1885], 1, pp. 149-187) curando al tempo stesso le opere volgari del Poliziano per la "Piccola biblioteca italiana" del Sansoni (Firenze 1885). Nel medesimo anno pubblicò, con un commento, il codice chigiano L, VIII, 305 (sec. XIV) della Vita Nuova di Dante (Firenze 1885), che poi il Carducci volle riedito come primo volume della "Biblioteca scolastica di classici italiani" del Sansoni dopo che, morto l'editore, la collana venne affidata alle sue cure.

L'assiduo studio della letteratura italiana dei primi secoli servì al C. come preparazione all'esegesi dell'opera dantesca. L'idea di un commento alla Divina Commedia gli nacque dal Manuale di letteratura italiana ad uso dei licei (I, Firenze 1886) che aveva preso a scrivere valendosi, oltre che di una solida preparazione storico-critica, di una vasta ed apertaesperienza didattica. Il manuale era stato strutturato in base ai nuovi programmi scolastici del 23 ott. 1884, vale a dire secondo uno schema che prevedeva, nell'ordine, la trattazione storica della biografia di uno scrittore di primo piano, quella delle sue principali opere ed infine un panorama della letteratura italiana del periodo osservata nel suo svolgimento. Il manuale incontrò subito un vivo successo. Nel II volume avrebbero dovuto trovar posto canti scelti del poema dantesco adeguatamente commentati e collegati mediante i riassunti dei canti omessi. Il volume era già alla stampa allorché il C. venne consigliato di curare il commento dell'intero poema. Condusse il lavoro sull'edizione critica di K. Witte (1862) e poté pubblicame la prima parte (Inferno e Purgatorio)nel 1889 e la seconda (Paradiso)nel '91, costituendo così il Il volume del manuale, preceduto, nella pubblicazione, dal III (1887) e da un'appendice del I (1889). L'intero commento comparvecome opera a sé in terza edizione nel 1892 (ma con la data del 1893) ed entrò a far parte della "Biblioteca scolastica di classici italiani" del Carducci. Nel 1895 seguì una quarta edizione riveduta e nel 1903 una quinta completamente rinnovata, nella quale fu tenuto conto degli studi danteschi di F. Angelitti, F. D'Ovidio, E. Moore, E. G. Parodi, F. Torraca e G. Vandelli. Il desiderio del C. di un nuovo aggiornamento venne realizzato, dopo la sua scomparsa, da S. A. Barbi (Firenze 1921), il quale rivide pure il testo del poema uniformandolo all'edizione critica del Vandelli.

Gli studi danteschi del C., in particolare l'edizione della Vita Nuova e il commento alla Divina Commedia, rivestono un'innegabile importanza e un decisivo rilievo storico. Dopo le felici intuizioni del Foscolo, da riallacciarsi alle meditazioni del Vico, la critica romantica, in fimzione soprattutto antivolteriana, aveva trovato in A. W. Schlegel, a prescindere da prevalenti atteggiamenti antistorici (Dante inteso come maggior poeta romantico), una ricerca di equilibrio, evidente per esempio nell'articolo polemico Dante, Pétrarque et Boccace, in Revue des Deux Mondes, 15 agosto 1836, pp. 400-418, contro le illazioni di G. Rossetti, di un Dante quasi eretico (1832), che avevano già avuto un severo censore in E. J. Delécluze: (1834). In Italia, alle pagine del Foscolo erano seguite le annotazioni di N. Tommaseo e di V. Gioberti, le esemplari analisi di F. De Sanctis, poi gli studi del Carducci e gli altri della generazione prossima e contemporanea al C., cioè di A. Bartoli ed A. D'Ancona, N. Caix, I. Del Lungo, E. Monaci e P. Rajna. Ma quanto di nuovo si manifestava nella critica dantesca non compare nei coevi commenti alla Divina Commedia sino intorno alla metà del secolo, commenti più o meno noti e diffusi come quelli di P. Costa (1830), di P. Fraticelli (1852), di B. Bianchi (1844, rifacimento di quello del Costa per le prime quattro edizioni, e lavoro in proprio dalla quinta, 1854) e di R. Andreoli (1856), che continuarono a trovare accoglienza fino almeno ad E. Camerini (1894). Si trattava in sostanza di commenti più che altro affidati all'analisi linguistica entro la prospèttiva di un rigido purismo (quello, per intenderci, sostenuto da B. Puoti ed A. Cesari), che assumeva a maestri i tre grandi scrittori del Trecento. L'interesse per Dante nei paesi germanici segnava invece, fra l'altro, la pubblicazione di un commento nettamente differenziato dagli altri, quello dello svizzero G. A. Scartazzini (I-IV, Lipsia 1874-1890), che peraltro era di difficile utilizzazione nelle scuole per il prezzo elevato.

Il commento del C. incontrò così, a prescindere dal suo valore notevolmente superiore a quello riconosciutogli dalla sua destinazione scolastica, un rapido e vasto favore. Nell'illustrare i criteri seguiti, il C. dichiarò, con modestia, nella prefazione alla terza edizione (1892), che non si trattava di un lavoro originale ma compiuto per "sostituire nelle scuole nostre i commenti un po' invecchiati del Costa, del Fraticelli, del Bianchi e dell'Andreoli con una esposizione che tenesse conto, più che quelli non fecero (né potevano perché mancava per gran parte la materia), dell'esegesi antica assommata neì commenti del Lane, dell'Ottimo, del Rambaldi, del Buti e del Landino, e degli studi storici, filologici e filosofici che all'illustrazione del poema sacro dettero gli eruditi italiani e stranieri negli ultimi trent'anni".

In effetti il lavoro del C. fu accolto, e giustamente, dalla critica, a principiare da quella del Carducci, come una vera e propria novità, come il frutto cioè di uno studioso formatosi alla "scuola storica" in clima positivistico ma per la prima volta consapevole della necessità dì una ricerca dei valori estetici qualì asserivano i postulati della nuova critica neoidealistica, con in più un concetto sociologico del fenomeno artistico. In tal senso il richiamo più autorevole veniva dalle pagine del De Sanctis, come lo dimostravano le chiose agli episodi di Francesca da Rimini, di Farinata e di Ugolino; una via, questa, che il Torraca non molto più tardi avrebbe percorso con maggiore sensibilità e risoluzione. Si aggiunga la profonda simpatia che il C. nutriva per Dante uomo (alle figlie aveva dato nomi danteschi: Bice e Matelda), esempio di virtù morali e civili, assertore e prototipo di un'alta coscienza nazionale, tutte valutazioni che rinverdivano motivi romantici nel fervore di un rinnovamento degli studi danteschi, anche fuori d'Italia, cui contribuì l'attività della Società dantesca fondata nel 1888 e del cui comitato centrale il C. fece parte.

La ricostruzione dell'ambiente storico è nitida e precisa, sicché il panorama della cultura dell'età di Dante ne risulta particolarmente mosso e ricco nei particolari senza eccesso di quella pedanteria che fu spesso remora al metodo positivistico. La fortuna del commento danneggiò indubbiamente lo Scartazzini che, per difendersi, arrivò ad accusare il C. di plagio pretendendo di essere risarcito (Scritti di polemica dantesca, I, Contro un Plagiario, Seengen 1892);ma la rispostadel C. fu ferma e convincente (Agli amici della verità, Pesaro 1892).

Degli altri scritti danteschi del C., a prescindere dalla prefazione alla Vita Nuova (l'edizione fu riveduta e ampliata a due riprese, nel 1922 e nel '32, da L. Pietrobono), in cui C. Segre nota semmai la mancanza del riconoscimento dei valori prosastici, si ricordano: Dante e la Romagna, in Giornale dantesco, I (1894), 1, pp. 19-27, 112-124, 303-313; IV (1897), pp. 43-57; XIV (1907), pp. 43-57; Aneddoti e studiidanteschi, Città di Castello 1895; Ricordi danteschi di Sardegna, apparso prima in Nuova Antologia, 10 luglio 1895, pp. 75-93; e 15 luglio 1895, pp. 259-279, poi in Studii danteschi, Città di Castello 1913. Curò pure la ristampa delle Tavole dantesche del Bartoli (Firenze 1895) ad uso scolastico; lesse e commentò in Orsanmichele a Firenze il 2 maggio 1901 il canto XIV del Purgatorio e il 18 maggio 1906 il canto I dell'Inferno;tenne a Modena. il 14 giugno 1900, una conferenza su Dante e la patria italiana pubblicata a Modena (1900) e poi entrata con gli altri contributi nei citati Studii danteschi. Sempre su argomenti attinenti all'Alighieri collaborò alla Riv. critica della letteratura ita,.. liana, alla Rassegna bibliografica, al Bullettino della Società dantesca italiana, alla Collezione di opuscoli danteschi inediti e rari diretta da G. L. Passerini.

L'adempimento scupoleso del suo lavoro di docente e poi di pubblico funzionario (nel 1888 era trasferito da Pisa al liceo E. Q. Visconti di Roma, e nel 1890 nominato per merito provveditore agli studi a Pesaro) non limitò la sua attività di. studioso.

Nella "Piccola biblioteca italiana" del Sansoni pubblicò, riprendendo un filone di precedenti studi, La secchia rapita del Tassoni con uno studio sulla biografia e l'opera del poeta modenese (Firenze 1887) - Allorché Il Propugnatore, nel 1888, riprese le pubblicazioni, interrotte per la morte dello Zambrini, il C. fece parte della redazione unitamente ad A. Bacchi della Lega, G. Mazzoni, S. Morpurgo e A. ed O. Zenatti, sotto la direzione del Carducci, e vi pubblicò vari lavori, oltre alla conclusione del Canzoniere palatino 418, quali i Nuovi documenti su Cino da Pistoia (n. s., 1, fasc. 2-1, maggio-giugno 1888, pp. 166-185); Notizie e documenti per la storia della poesia italiana nei secoli XIII e XIV. Tre nuovi rimatori del Trecento (Paolo di Bernardo, Pier Paolo Vergerio e Giorgio Anselmi: fasc. 4, luglio-agosto 1888, pp. 99-116, 313-366); Sonetti del secolo XIII (ibid., pp. 413-418), tutti riediti poi in Studii di poesia antica (Città di Castello 1913).

Dopo che il D'Ancona e il Comparetti, rinnovando gli studi filologici, ebbero pubblicato i due primi volumi (1875 e 1881) delle Antiche rime volgari del codice Vaticano 3793 (sec. XIII), l'incarico della pubblicazione dei tre volumi successivi fu dato al C., che vi lavorò alacremente in modo da farli uscire nei tempi previsti (1884, 1886, 1888). Il suo nome però compare soltanto nel terzo volume, sia come curatore che come autore delle circa duecento pagine di Annotazioni critiche. Pubblicò poi, nella Nuova Antologia, il saggio Un poeta umorista del secolo decimoterzo (Rustico di Filippo)(1° febbr. 1890, pp. 225-58). Del periodo pesarese sono l'articolo Rossini in patria (ibid., 1° marzo 1892, pp. 109-27) e lo studio storico Terenzio Mamiani in esilio (Da carteggi e documenti inediti)(1° ott. 1892-, pp. 489-511; 16 nov. 1892, pp. 254-274) che poi ripubblicò col titolo La giovinezza e l'esilio di Terenzio Mamiani, Firenze 1896. Trasferito al provveditorato agli studi di Perugia, fiel 1893 fu chiamato all'ispettorato generale del ministero della Pubblica Istruzione, poi nel gennaio del '95 venne inviato provveditore a Cagliari, e pochi mesi dopo a Ravenna. Il suo desiderio era però quello di tornare all'insegnamento, e perciò nel '95 prese parte al concorso per la cattedra di letteratura italiana dell'università di Messina entrando nella terna con F. Flamini e V. Cian. Promosso di classe, in riconoscimento dei suoi meriti alla fine del '96 fu inviato provveditore a Modena e appena un mese più tardi fu di nuovo comandato al ministero per poi ritornare, ai primi del '99, ancora a Modena dove rimase per nove anni, fino al 1908. A Modena lavorò come sempre intensamente facendo ricerche negli archivi e nelle biblioteche, e fondò l'Archivio emiliano, del Risorgimento nazionale, che si pubblicò dal 1907 al 1909. Intanto era uscita la traduzione in tedesco del suo manuale di letteratura italiana a cura di H. Schneegans nel Grundriss der romanischen Philologie (II, 3, Strassburg 1901). E, sempre in ambito letterario, fu incaricato di curare la bibliografia della letteratura italiana nella Rivista d'Italia, fondata a Roma e diretta per un certo periodo da D. Gnoli, e in seguito passata sotto la direzione di G. Chiarini.

Nel 1908 il C. lasciava le funzioni di provveditore agli studi per quelle di ispettore ministeriale. Nell'amministrazione scolastica cercò sempre di riordinare, alleggerire e snellire la burocrazia, e di risolvere non pochi altri urgenti problemi. Questa alacrità innovatrice, fondata su un'esperienza di ricca cultura e di lunga pratica, gli valse l'ufficio di capo gabinetto di T. Galimberti e di A. Vicini sottosegretari alla Pubblica Istruzione, ed incarichi di fiducia dai ministri F. Martini e L. Rava. Nel 1913 si dimise da capo di gabinetto per partecipare al concorso per la cattedra di letteratura italiana nelle facoltà di lettere di Bologna, Padova e Pavia. Vinse e Yenne destinato a Padova. L'anno successivo videro la luce i suoi Ritratti e studii moderni (Milano-Roma 1914), l'ultima sua pubblicazione contenente pagine di argomento letterario. Ma non tenne per molto tempo la cattedra patavina. L'enorme lavoro sostenuto per parecchi anni e la morte della figlia primogenita incisero fatalmente sulla sua salute. Dopo alcuni periodi di congedo per malattia, chiese di essere collocato a riposo, ciò che ottenne con . decreto del 26 ag. 1915. Continuò a dedicarsi agli studi fino all'ultimo, tornando con nostalgia alle predilezioni giovanili.

Morì a Bazzano (Bologna) il 16 aprile del 1917.

Non meno importante di quella letteraria fu l'attività di storico del C., attività che divenne intensa a partire dal 1890 e che riguardò soprattutto gli studi sul Risorgimento specialmente per il periodo tra il 1796 e il 1814, studi animati spesso da un vivo sentimento patriottico. Né trascurò di occuparsi di quella storia locale alla quale si era dedicato negli anni della giovinezza.

In questo settore di studi si segnalano: Giovanni Vicini, Ricordi autobiografici di un patriota italiano, Bologna 1891; Pesaro nella Repubblica Cisalpina (estratti dal diario di Domenico Bonamini, 1796-1799), Pesaro 1891; 2 ediz. accresciuta, ibid. 1892; Memorie giacobine, in La Nuova Rassegna (Roma), 26 nov. 1891, pp. 673-75; 21 genn. 1894, pp. 65-67; 15 apr. 1894, pp. 456-58; Atti del Congresso per la Federazione- Cispadana tenuto il 16-17-18 ott. 1796 (editi in collaborazione con V. Fiorini), Bologna 1895; Antonio Codronchi alla Consulta di Lione, in Rivista storica del Risorgimento italiano (Torino), I (1896), pp. 721-39; La Rivoluzione di Milano nell'aprile 1814. Relazioni storiche di Leopoldo Armaroli e Carlo Verri senatori del Regno Italico, Roma-Milano 1897; I deputati cispadani al Congresso di Reggio, 27 dic. 1796-9 genn. 1797, Bologna 1897; Memorie di un vecchio carbonaro ravegnano (Primo Uccellini), Roma-Milano 1898; Bazzano in Repubblica (1796-1799), Bologna 1901; Ministri, prefetti e diplomatici italiani di Napoleone I, in Revue Napoléonienne (Roma), II (1902), 1, pp. 267-315, poi accresciuto in Ritratti e studii moderni; Le fonti per la storia della Consulta di Lione, in Mem. della R. Accad. di scienze, lettere ed arti di Modena, s. 3, V (1905), pp. 3-218 (limitato alla sola prima parte); Garibaldi nell'Emilia, in Archivio emiliano del Risorgimento, I (1907), pp. 161-228, 233-357; Per la biografia di Luigi Carlo Farini, in Archivio storico italiano, s. 5, XLVIII (1911), pp. 331-377, Poi in Ritratti e studi moderni; Il Senato del Regno italico, in Rivista d'Italia, aprile 1915, pp. 485-513; La prima sessione del Collegio elettorale dei Dotti in Bologna nel 1802, in L'Archiginnasio, IX (1914), pp. 281-96, 361379; X (1915), pp. 28-46; Note di topografia storica bolognese, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le prov. di Romagna, s. 4, V (1915), pp. 333-418; I candidati al Senato del Regno italico, in Rassegna storica del Risorgimento, III (1916), pp. 9-55; Il Parlamento della Repubblica Romana del 1796-1799, ibid., pp. 515-572; Francesco Cialdini, Memorie. Contributo alla storia delle cospirazioni, postumo, a cura di G. Canevazzi, Roma 1924.

II C. fece anche, a sussidio dei suoi studi sulla lingua e la letteratura delle origini, una vasta raccolta di epigrali medievali pubblicata solo in parte, relativamente a Pesaro, Rimini, Sardegna, Torino e altri luoghi del Piemonte, Salernitano, Modena, Teramo, Atri e Penne.

Negli ultimi anni si occupò di studi Sulla costituzione ecclesiastica del Bolognese, in Atti e mem. della R. Deputaz. di storia patria per le provincie di Romagna, s. 4, VI (1916), pp. 94-134, 361-402; VII (1917), pp. 62-100 (quest'ultima parte, postuma, a cura di R. Della Casa); su Diocesi, pievi e vicariati foranei nel territ. bolognese, in L'Archiginnasio, XI (1916), pp. 217-228; XII (1917), pp. 144-154, 188-203, e di altri studi locali, che sono rimasti per lo più inediti. Ma la maggior cura egli la dedicò al cronista Giovanni da Bazzano (secoli XIII-XIV), la cui cronaca modenese era già stata pubblicata, con omissioni, da L. A. Muratori e poi, diplomaticamente, da L. Vischi, T. Sandonnini e O. Raselli unitamente alla cronaca di Bonifazio Moralio nei Monumenti di storia patria (Modena 1888). Il C. preparò infatti con amorevole cura nel corso di vari anni (l'argomento lo aveva attirato fin dalla giovinezza) un'edizione criticamente rigorosa, dotandola di un ricco apparato e di un'ampia introduzione in cui viene discussa tutta la problematica delle cronache medievali modenesi e individuata, per quanto possibile, la personalità di Giovanni da Bazzano. Il C. morì quando l'opera era pressoché pronta per la stampa, poi curata da A. Sorbelli e dall'amico V. Fiorini il quale, già insieme con il Carducci, dirigeva la nuova edizione riveduta e coiretta dei Rerum Italicarum Scriptores, nella quale appunto il Chronicon Mutinense curato dal C. comparve nella parte IV del tomo XV (Bologna 1917).

Il C. fondò anche, con V. Fiorini, nel gennaio 1897. la collana "Biblioteca storica del Risorgimento" presso la Società editrice Dante Afighieri, collana che durò circa vent'anni e che si arricchì di oltre cento volumi. Inoltre, chiamatovi da G. Finali, fece parte del consiglio dì presidenza del Comitato nazionale per la storia del Risorgimento di cui fu pure segretario generale.

Di convinzioni sinceramente democratiche, il C. ebbe un vivo interesse anche per i problemi sociali ed economici. La sua lunga avversione agli indirizzi antipopolari dei governi di F. Crispi, di L. Pelloux. e a certi aspetti dei governi di G. Giolitti, lo portò nel 1913 a iscriversi al partito socialista riformista. Fu consigliere comunale di Bazzano, e dal 10 ag. 1914 fino alla morte fece parte del Consiglio provinciale di Bologna, del quale aprì i lavori con un forte discorso di illustrazione del programma che terminava con un caloroso elogio del proletariato.

Fonti e Bibl.: Necrol., in Giorn. stor. della lett. ital., XXXV (1917), 2, pp. 361 s.; G. Vandelli, in Bull. della Soc. dantesca ital. n. s., XXIV (1917), p. 200; F. Flamini, in La Rassegna, XXVI (1918), p. 397; Cfr. inoltre: F. Torraca, in Nuova Antol., 1° dic. 1888, pp. 552-560; C. Pasqualigo, in L'Alighieri, 1° apr. 1889, pp. 21-23; U. Cosmo, in Giornale dantesco, I (1894), pp. 576-79; G. Carducci, A proposito di un codice diplomatico dantesco, in Nuova Antol., 15 ag. 1895, pp. 601-11; P. Boselli, Comm. di G. Pitrè, T. C. , Roma 1918; G Canevazzi, T. C., Modena 1918 (poi in Raccolta di scritti su T. C., 1859-1959, Bologna 1959, pp. 1-26); G. Bertoni, T. C. filologo, in Studi e documenti, IV, 4, Modena 1940, pp. 190-194 (poi in Racc. di scritti..., pp. 27-33; e in I critici. Storia monografica della critica moderna in Italia, I, Milano 1969, pp. 733-37); A. Sorbelli, T. C. storico ed erudito, ibid., pp. 195-204 (poi in Racc. di scritti..., pp. 79-90); M. Parenti, G. C. Sansoni editore in Firenze, Firenze 1956, pp. 73 s., 80 ss., 93 s., 100 s. e passim;F. Mazzoni, T. C. e l'esegesi della "Divina Commedia", presentazione della ristampa del commento del C. al poema di Dante, Firenze 1957 (poi con pochi mutamenti e aggiunte in Raccolta di scritti..., pp. 59-78; e in I critici. Storia monograf. , pp. 737-50); A; Vallone, La critica dantesca dell'Ottocento, Firenze 1958, pp. 199-201; S. Alvisi, Per il centenario della nascita del prof. T. C., Bologna 1959; G. Fanti, Le carte di T. C., in L'Archiginnasio, LV (1960-61), pp. 151 ss.; C. Segre, presentaz. della ristampa del commento del C. alla Vita Nuova di Dante, Firenze 1962; G. Mazzoni, L'Ottocento, II, Milano 1964, p. 535; L. Martinelli, T. C., in Encicl. Dantesca, I, Roma 1970, pp. 860 s. La Raccolta di scritti su T. C., cit., oltre ai contributi già citati contiene: T. Sorbelli, T. C. filologo e letterato;G. Cavazzuti, Ricordo del dantista C.;A. Morselli, T. C. e la storia del Risorgimento;S. Alvisi, T. C. pubblico amministratore;G. Canevazzi, Bibliogr. di T. C.

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