SENECA, Tommaso

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SENECA, Tommaso

Claudia Corfiati

SENECA, Tommaso. – Nacque a Camerino intorno al 1390 da Giacomo.

Sembra che abbia studiato a Napoli (Sabbadini, 1906, p. 36); risulta comunque attivo come praeceptor fin dagli anni Venti del Quattrocento: ad Ancona Ciriaco de’ Pizzicolli si rivolse a lui, tra il 1421 e il 1423, per ricevere i primi rudimenti di letteratura latina. Fu a Perugia tra il 1422 e il 1423, a Iesi nel 1425, nel 1428 ancora a Perugia, forse a Firenze nel 1429 (in concorrenza con Francesco Filelfo), quindi a Lucca e a Imola, nel 1430 a Pavia e l’anno successivo prima a Milano, poi a Bologna, dove fu oggetto di una dura invettiva (anonima in Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., I.33 inf., cc. 108r-110r, e parzialmente edita in Sabbadini, 1906). Insegnò a Brescia nel 1433 e negli ultimi mesi del 1434 a Prato, da dove spedì al suo amico Giovanni da Rimini un codice di Tibullo, da lui curato con la collaborazione di alcuni amici fiorentini (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 2794 e Milano, Biblioteca Trivulziana, 787). Un documento del 25 gennaio 1440, citato da Angelo Battaglini (1794), ce lo segnala a Rimini impiegato nella cancelleria dei Malatesta. Tra il 1447 e il 1448 pare abbia insegnato a Catania (Sabbadini, 1898, p. 14). Aurelio Trebanio lo inserì, insieme con Lauro Balbo e Marco Flavio, tra gli interlocutori del dialogo De felicitate, scritto in occasione del soggiorno di Eleonora di Portogallo a Venezia (1452).

A metà degli anni Cinquanta, ancora a Rimini, partecipò all’accesa disputa tra Basinio da Parma e Porcelio Pandone sull’importanza della conoscenza della lingua greca per una solida preparazione umanistica: si schierò dalla parte di Pandone, suscitando le ire di Basinio e un’aspra censura nei confronti dei suoi versi, testimoniata, oltre che dalla Satira del parmense, anche da una lettera a Roberto Orsi (27 ottobre 1455). Così Seneca lasciò nuovamente Rimini per Bologna, dove risulta lettore di retorica e poesia dal 1458 al 1462: conobbe allora Galeazzo Marescotti, che aveva scritto in volgare una cronaca sulla liberazione di Annibale Bentivoglio dal castello di Varano (1442), da lui tradotta in esametri latini con il titolo Historia Bononiensis.

Sappiamo per certo che si sposò ultrasettantenne, proprio in quell’anno 1462, perché il suo amico Francesco Filelfo (2015, XVI 36) gli scriveva, rimproverandolo in maniera faceta per la tarda ma provvida iniziativa, e prendendolo poi in giro per il fatto che si lamentava di una probabile infedeltà della giovane sposa. Sempre nel 1462 Filelfo – con il quale Seneca fu (come testimoniano sei lettere) in contatto sicuramente sin dal 1433 quando Francesco era a Firenze e lui a Prato – invitò il nostro, desideroso di «cambiar aria», a Milano. Da queste epistole ricaviamo anche notizie sul suo carattere schivo (l’amico si lamenta della eccessiva laconicità delle sue lettere), e sui fitti scambi di favori, informazioni e libri che caratterizzarono la sua intensa vita di maestro.

Secondo Battaglini (1794) tornò poi a Rimini. Un epigramma inedito di Roberto Orsi, conservato in un codice compulsato da Giovanni Francesco Lancellotti (Ludovici Lazzarelli Bombyx..., 1765, p. 96) nella biblioteca del cardinale Domenico Passionei, racconta di come, perduta la vista, egli continuasse a esercitare i suoi studia con l’aiuto di una strenua memoria.

Morì probabilmente a Rimini dopo il 1472: un documento del 19 dicembre di quell’anno, segnalato da Battaglini, lo designa come donatario di alcuni beni immobili al nipote Pietro Giovanni Batilano.

A parte la Historia Bononiensis, edita nel 1902 (E. Spadolini, Un poema inedito di Tommaso Seneca da Camerino, in Le Marche illustrate nella storia, nelle lettere, nelle arti, II (1902), pp. 65-87) e poi nel 1932 (T. Seneca, Historia Bononiensis qualiter Galeatius Marescottus eques extraxit Hannibalem Bentevolum de Carceribus et reliqua per utrunque gesta, carmen epicum, a cura di I. Fogel, Lipsiae 1932) la sua produzione oggi è difficilmente valutabile: buona parte degli scritti a lui attribuiti risultano inediti o perduti, di molti possediamo trascrizioni sette-ottocentesche. Si fornisce qui una rassegna, dubitativamente cronologica, dei titoli recuperati allo stato attuale della recensio.

Edita nel IX volume dei Carmina illustrium poetarum Italorum è una elegia Ad virum omnium praestantissimum Cosimum Medicem spem et refugium suum, ristampata poi da Lancellotti (Ludovici Lazzarelli Bombyx..., 1765, pp. 98 s.), forse databile agli anni del suo soggiorno a Prato, come le sue rime in volgare, a quanto pare, numerose. Giovan Mario Crescimbeni (1730), che pubblica un sonetto di Seneca, lo definisce «tra i buoni Rimatori seguaci del Petrarca». Un capitolo in terza rima sull’amore, segnalato all’epoca nella biblioteca dell’abate Niccolò Bargiacchi, è ancora inedito (Firenze, Biblioteca Riccardiana, 1126, cc. 91r-92r). I versi composti per attaccare Basinio da Parma, indirizzati a Sigismondo Malatesta (In Basinum Parmensem insulsum et vanum Thomas Seneca lacessitus) si leggono in Ferri, 1920, pp. 48-53. Si conoscono quattro testimoni di questa satira: Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Latini 252, cc. 111r-114v; Paris, Bibliothèque nationale, NAL 472, cc. 45r-49v; Milano, Trivulziana, 632, cc. 42r-46v, e un codice appartenuto al marchese Ercole Bevilacqua (cfr. Andrés, 1797, p. 45). Sul finire degli anni Cinquanta, a Bologna, scrisse il carme Gratheis, una sorta di genealogia encomiastica della famiglia Grati di Bologna (Modena, Biblioteca Estense, Campori App., 239): Giovanni Battista Soprani ne pubblicò una traduzione a più mani nel 1714 (La Grateide poema in lode dell’antichissima, e nobilissima famiglia de’ signori Grati di Bologna..., Bologna), indirizzata a un discendente. Un carme latino In Aeneam puerum fu trascritto da Immanuel G. Huschke da uno dei testimoni da lui recensiti per l’edizione di Tibullo (Leipzig, Universitätsbibliothek, Rep. I 85). Un carme intitolato «ad Matthiam Grammaticum Invitatio ad mutuos usus ineunde caritatis», sottoscritto «ex Perusia XVI Kal. Iulias 1428. Thomas Seneca», si conserva in un manoscritto delle tragedie di Seneca (London, British Library, Harley 2486), seguito da un altro carme anepigrafo, forse da attribuire allo stesso Seneca (incipit: «Si quis ad excelsam mediis remearet ab Euris»). Lancellotti riferisce di un’opera intitolata Monita Rhetoricae presente in un manoscritto datato «Aesii 1422» conservato allora nella biblioteca del cardinale Fortunato Tamburini; a questa si potrebbero accostare gli Exordia (probabilmente esercitazioni) conservati in Padova, Biblioteca Antoniana, 90, cc. 47r-70v. In un manoscritto miscellaneo della Biblioteca Capilupi di Mantova (n. XX) Giovanni Andrés segnalava «un poemetto in lode del marchese Gian Francesco Gonzaga», datato «non. aprilis 1433». Un carme Ad invictum Mediolani ducem ut pacandae Europae studeat et in Turcas Italiae imminentes arma moveat, recensito in Edizione nazionale dei testi della storiografia umanistica (ENSU, www.ilritornodeiclassici.it/ensu) resta inedito in cinque testimoni. I suoi spostamenti e le sue continue difficoltà sono testimoniate anche da quello che resta della corrispondenza: due epistole indirizzate ad Antonio Beccadelli (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3372, c. 99rv) furono recensite da Gianvito Resta (1954; la prima è stata trascritta in Sabbadini, 1891, pp. 229 s.), quella a Giorgio da Rimini fu pubblicata da Ernesto Spadolini (1898, pp. 9 s.).

Fonti e Bibl.: G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori forestieri che in Bologna hanno letto teologia, filosofia, medicina, et arti liberali, Bologna 1623, p. 78; G.M. Crescimbeni, Comentari intorno alla sua Istoria della volgar poesia, II, Parte seconda, III, Venezia 1730, p. 214; Ludovici Lazzarelli Bombyx [...], Joanne Francisco Lancillottio auctore, Aesii 1765, pp. 95-99; Anecdota litteraria ex mss. codicibus eruta, II, Romae 1773, pp. 300-312; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VI, 2, Roma 1784, p. 229; A. Battaglini, Della corte letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta, in Basini Opera praestantiora nunc primum edita, II, Rimini 1794, pp. 91-93, 150; G. Andrés, Catalogo de’ codici manoscritti della famiglia Capilupi di Mantova, Mantova 1797, pp. 44-47; C. Rosmini, Idea dell’ottimo precettore nella vita e disciplina di Vittorino da Feltre e de’ suoi discepoli, Bassano 1801, pp. 466 s.; Catalogue of the Harleian Manuscripts in the British Museum, II, London 1808, p. 695; Albi Tibulli Carmina, ex recensione et cum animadvertionibus I.G. Huschkii, Leipzig 1819, pp. LXXXV-LXXXVII; R. Vandini, Appendice prima al Catalogo dei codici e manoscritti posseduti dal Marchese Giuseppe Campori, Modena 1886, pp. 91 s.; G. Voigt, Il risorgimento dell’antichità classica, Firenze 1888, pp. 578 s.; R. Sabbadini, Briciole umanistiche, in Giornale storico della letteratura italiana, 1891, vol. 18, pp. 228-230; Id., Storia documentata della Università di Catania. Parte prima. L’Università di Catania nel secolo XV, Catania 1898, pp. 14, 72-74; E. Spadolini, T. S., Ancona 1898; R. Sabbadini, T. S., in Giornale storico della letteratura italiana, 1906, vol. 47, pp. 35 s.; F. Ferri, Una contesa di tre umanisti. Basinio, Porcellio e S. Contributo alla storia degli studi greci nel Quattrocento in Italia, Pavia 1920; G. Resta, L’epistolario del Panormita. Studi per un’edizione critica, Messina 1954, p. 237; R.M. Borraccini Verducci, La scuola pubblica a Recanati nel secolo XV, in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia. Università di Macerata, VIII (1975), p. 133; I lettori di retorica e humanae litterae allo studio di Bologna nei secoli XV-XVI, a cura di L. Chines, Bologna 1991, p. 64; F. Scalamonti, Vita viri clarissimi et famosissimi Kyriaci Anconitani, a cura di Ch. Mitchell - E.W. Bodnar, Philadelphia 1996, pp. 45 s.; L. Chines, La parola degli antichi. Umanesimo emiliano tra scuola e poesia, Roma 1998, p. 87, n. 70; Biondo Flavio’s Italia illustrata, a cura di C.J. Castner, I, Northern Italy, Binghamton (N.Y.) 2005, pp. 50-51; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, X, Fontes: Rh-Sz, Romae 2005, p. 329; F. Filelfo, Collected Letters. Epistolarum libri XLVIII, a cura di J. De Keyser, Alessandria 2015, lettere II 39, VI 8, XIV 49, XV 2 e 3, XVI 36, XVIII 26.

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