Totemismo

Enciclopedia on line

totemismo In etnologia, complesso di credenze, usi, norme sociali, obblighi e divieti, diffuso in numerose società e fondato sulla concezione di una stretta relazione o di un particolare rapporto di parentela e di reciproca protezione tra un individuo o gruppo umano e il totem, essere o categoria di esseri, per es., una specie di animali o, meno spesso, di piante o fenomeni naturali.

Tipologie

Nella varietà di forme del t. si possono distinguere due tipi fondamentali. Il primo è il t. individuale: ne è alla base la protezione offerta da un animale a un individuo umano che, in cambio, non uccide e non mangia gli animali di quella specie. Altrove, il totem conferisce facoltà speciali all’individuo: in questi casi si ha anche una fusione tra t. individuale e sciamanismo; lo sciamano riceve i propri doni soprannaturali dal totem. Il secondo tipo è il t. di gruppo (o sociale), che può essere: t. di famiglie o gruppi locali; t. di clan; t. di fratria, inserito in tutto un sistema dualistico in cui le due metà sono in rapporto con le più varie coppie antitetiche di fenomeni (per es., giorno-notte, cielo-terra ecc.); t. tribale, in cui tutta la tribù ha un solo totem, caso piuttosto raro.

Caratteristiche

Il t. comporta quasi sempre qualche sistema di tabu (➔); così, anzitutto, l’uomo non deve uccidere il proprio animale (o pianta) totem, né deve mangiarne: norma che tuttavia subisce in diverse società una solenne deroga periodica in occasione di certe feste (per es., l’Intichiuma degli Aborigeni australiani), al cui centro sta, appunto, un pasto a carattere sacrale, cioè il gruppo consuma una limitata quantità del proprio totem. Un altro tabu, ugualmente importante, è quello dei matrimoni all’interno del gruppo totemico; molti studiosi consideravano in effetti l’esogamia e il t. come due aspetti del medesimo fenomeno.

Sul piano del mito, il t. si manifesta in cicli di racconti sull’antenato totemico che di solito partecipa sia della natura umana sia di quella dell’animale-totem; il gruppo e la specie animale tra cui esiste il rapporto totemico discendono, secondo i miti, da un comune antenato; in altri casi si parla, invece, di un antenato interamente umano che era legato da amicizia all’antenato della specie animale.

Interpretazioni

Il t. ha avuto a lungo una grande importanza nello studio delle religioni, essendo apparso come una delle manifestazioni religiose più primitive (J.F. McLennan, W. Robertson Smith, E.B. Tylor) e, insieme, il fondamento simbolico della coesione dei gruppi (É. Durkheim). Il concetto di t., originario della lingua dei nativi americani Ojibwa (o Chippewa), fu adottato nella lingua inglese da J. Long (1791). Le prime teorie sistematiche sul t. cominciarono a svilupparsi nell’ultimo terzo del 19° sec.: McLennan volle risolvere il fenomeno del t. nel concetto della zoolatria; H. Spencer nel culto degli antenati (l’aspetto teriomorfo dell’antenato totemico deriverebbe da nomignoli dati agli antenati); Tylor cercava alle radici del t. la credenza nella trasmigrazione delle anime (da animali in uomini), mentre J.G. Frazer lo faceva derivare dal concetto animistico dell’«anima esterna», per poi vedere la sua essenza, insieme con Spencer e F.J. Gillen che l’avevano studiato in Australia, nei riti diretti a incrementare la specie animale o vegetale rappresentata dal totem. In generale, per gli evoluzionisti il t. era fenomeno universale, tipico di una determinata fase del progresso culturale umano: per Durkheim e la scuola sociologica francese diventò addirittura la religione originaria di tutta l’umanità, la religione in cui, più che in tutte le altre, l’unità del gruppo stava al centro di ogni preoccupazione e trovava la sua espressione nella venerazione del totem comune. Per S. Freud e la sua scuola il t. troverebbe la sua radice nel complesso edipico, e l’animale-totem simboleggerebbe la figura del padre. Al principio del 20° sec. la liquidazione degli schemi evoluzionistici ha permesso un’osservazione più critica dei fatti: si è cominciato a mettere in dubbio (E. Reuterskiöld) l’origine unica di tutti i fenomeni compresi nel concetto del t. e, soprattutto, a negare la sua universalità. La scuola storico-culturale (F. Graebner, W. Schmidt e seguaci) cercava di determinare il posto del t. in un particolare ‘ciclo culturale’ (detto patriarcale-totemistico) caratterizzato da una forma superiore della caccia, dall’uso di armi bianche, dalle classi d’età, dal culto del sole ecc. Studi successivi hanno dimostrato tuttavia che questo complesso di caratteri culturali si riscontra anche nella completa assenza del totemismo.

Dall’esame panoramico della fenomenologia presa in rassegna emerge la sistematica deroga ai collegamenti tra il t. e i fatti che di volta in volta sono chiamati a darne una definizione intrinsecamente esaustiva (il carattere sfuggente del fenomeno era stato segnalato già nel 1910 da A.A. Goldenweiser); su questa base ha preso sempre maggiore consistenza un riesame critico del concetto stesso, fino alla sua radicale eliminazione come espressione di un fenomeno originale e unitario. C. Lévi-Strauss (1962) ha infatti dimostrato come l’intera categoria del t. fosse una proiezione degli studiosi sui materiali non europei, derivata dal non aver compreso la natura sistematica e classificatoria delle operazioni totemiche. Il t., visto in quest’ottica, diviene una delle molteplici modalità di organizzazione e manipolazione logico-simbolica del mondo, a disposizione di quella parte del pensiero umano chiamata appunto da Lévi-Strauss pensiero selvaggio.

CATEGORIE
TAG

Trasmigrazione delle anime

Culto degli antenati

Sistema dualistico

Nativi americani

Lingua inglese