TRANI

Enciclopedia dell' Arte Medievale (2000)

TRANI

G. Bertelli Buquicchio

(lat. Turenum)

Cittadina pugliese sulla costa adriatica a N-O di Bari, fondata, secondo una leggenda, da Tirreno, figlio di Diomede, e ricostruita, secondo la tradizione, dall'imperatore Traiano (98-117).

Nella Tabula Peutingeriana (sec. 4°; Vienna, Öst. Nat. Bibl., 324) T. viene ricordata come una piccola stazione sulla via Litoranea. Essa si sviluppò, probabilmente, a partire solo dai secc. 3°-4° come vicus attorno a un approdo marittimo. Le fonti riguardanti T. sono costituite da pergamene conservate all'Arch. del Capitolo metropolitano e all'Arch. Diocesano, dal sec. 9° al periodo angioino (Beltrani, 1877; Prologo, 1877; Scarano, 1983); altri dati si desumono dalla Vita di s. Nicola Pellegrino, protettore della città (Cioffari, 1994) e dal De translationibus S. Leucii, della metà ca. del sec. 11° (AASS, Ianuarii, I, Venezia 1734, pp. 672-673). Significativa del ruolo commerciale rivestito da T. e del suo traffico marittimo è la redazione del 1063 degli Ordinamenta seu Consuetudo maris edita per consules civitatis Tranis (Coniglio, 1983).Le fonti iconografiche sono tarde. L'impianto della città risulta da un'incisione della fine del sec. 17° (Pacichelli, 1703); altre vedute realizzate tra il sec. 18° e il 19° riguardano la sola cattedrale (Ronchi, 1988). T. fu sede vescovile agli inizi del sec. 6° (Lanzoni, 1927). A età longobarda si fa risalire l'episcopato di Magno (Otranto, 1991, p. 250), cui fu dedicata una chiesa citata in un documento dell'834 (Prologo, 1877, doc. 1; Cagiano de Azevedo, 1977). Intorno al sec. 7° la città fu interessata dalla traslazione da Brindisi delle reliquie di s. Leucio, deposte in un sacello realizzato nella cattedrale. Dopo la presenza prima bizantina e poi longobarda, la città dagli inizi del sec. 10° rientrò a far parte del dominio bizantino, cui si sostituì dalla metà del sec. 11° quello normanno (Prologo, 1877). Ruggero II (1130-1154) vi fece costruire un castello, distrutto dai tranesi nel 1137 e ricostruito in età sveva assieme a una seconda cinta muraria, in sostituzione di una precedente del sec. 9°, che comprendeva solo il promontorio a O del porto (Prologo, 1883; Maffuccini, 1951; Ronchi, 1988). In essa si aprivano quattro porte: Vassalla, Aurea, Nova e Vetere; a N erano la cattedrale e la chiesa di S. Giovanni Evangelista. A O si trovavano il quartiere ebraico o Giudecca e una serie di edifici religiosi, attestati da documenti scritti (Prologo, 1877); nei pressi di porta Vassalla era la Ruga Ravellensium. La comunità ebraica di T. doveva essere numericamente importante, con quattro sinagoghe e un cimitero fuori della cinta (Ronchi, 1984, p. 41).Le indagini archeologiche del 1970 e 1971 all'interno della cattedrale romanica hanno evidenziato elementi relativi a due precedenti edifici (Mola, 1972): al più antico appartengono muri e un frammento di affresco con un'Adorazione dei Magi del secondo quarto del sec. 5° (Korol, 1996); al secondo, dedicato a Maria, come attesta il documento dell'834, vanno ricondotti strutture murarie e resti di un pavimento musivo (Moreno Cassano, 1976). Si trattava di una basilica, eretta tra la fine del sec. 5° e gli inizi del 6°, monoabsidata, a tre navate, divise da coppie di colonne, secondo una tipologia che trova riscontri in esempi nordafricani. Intorno al sec. 7° vennero deposte in un sacello, scavato nel sottosuolo della chiesa, le reliquie di s. Leucio. Contemporanee sono alcune tombe insediatesi entro la chiesa; da una di queste provengono dei reperti conservati al Mus. Diocesano: una lastra in calcare locale, della metà del sec. 7° ca., decorata con motivi diversi (Cassano, Carletti, 1992), e una crocetta in lamina d'oro in relazione con la produzione orafa longobarda, come pure altre due crocette in lamina argentea dello stesso museo (D'Angela, 1978; 1992b). Della decorazione relativa all'impianto paleocristiano e altomedievale sopravvivono vari elementi (Pensabene, 1996); tra questi un sarcofago del sec. 6°, con croce (cattedrale, atrio), simile ad altri rinvenuti in Puglia, opera di botteghe attive a Salona e sull'isola di Brazza, in Dalmazia (Salvatore, 1976; D'Angela, 1984, p. 352; 1992a, p. 890).A età altomedievale va ascritta la chiesa di S. Martino, sulla via omonima, citata in documenti a iniziare dal 1075. All'interno si sono individuate sepolture, databili tra il sec. 6° e il 7° (Giuliani, 1994), due sarcofagi, simili a quello rinvenuto in cattedrale, e una lastra frammentaria con una croce monogrammatica a otto bracci, della fine del sec. 5° (Bertelli, in corso di stampa).Alla fine del sec. 11° la cattedrale venne abbattuta e al suo posto, per poter ospitare le reliquie di s. Nicola Pellegrino, morto a T. nel 1094, fu realizzato l'edificio ancora oggi esistente. La costruzione, voluta dall'arcivecovo Bisanzio (1063-1099), iniziò dal transetto con la demolizione dell'abside della chiesa precedente; questa, però, rimase in uso fino a quando non fu ultimata la cripta, ove furono riposte le reliquie del santo. In seguito, la vecchia cattedrale venne sostituita da un nuovo edificio, come il precedente intitolato a Maria. Il corpo longitudinale della chiesa superiore, a tre navate con colonne binate, forse non previste in origine (Krautheimer, 1934), venne realizzato quando fu terminata la costruzione della chiesa sottostante. Del pieno sec. 13° sono le decorazioni dei semicapitelli sulle semicolonne lungo i muri perimetrali, come pure i matronei e la parte inferiore del campanile. Quest'ultimo, di tipo aperto, opera di Nicolaus sacerdos et magister, come attesta un'iscrizione sotto il cornicione marcapiano, fu terminato alla metà del sec. 14° per volere dell'arcivescovo Jacopo Tura Scottini. Il modello icnografico della chiesa era quello dell'abbaziale di Montecassino (Belli D'Elia, 1980b; 1987); nel corso dei lavori, decisivi interventi portarono alla creazione di un organismo nuovo che fece proprie soluzioni già sperimentate nella basilica nicolaiana di Bari come i matronei e le arcate cieche lungo i muri esterni (Calò Mariani, 1984a, p. 12; Belli D'Elia, 1987, p. 278) e ne realizzò altre del tutto nuove come le tre altissime absidi (Belli D'Elia, 1987, p. 277). La facciata, con balconata, doppia gradinata e arcatelle cieche per un portico, fu terminata verso la fine del sec. 12° dal protomagister Bernardo (Calò Mariani, 1984a, p. 12) o nel pieno Duecento (Belli D'Elia, 1987, p. 278). L'interno fu arricchito da un pavimento musivo, ispirato a quello della cattedrale di Otranto, di cui rimangono brani nella zona presbiteriale (Adamo ed Eva ai lati dell'albero, il Volo di Alessandro Magno, elementi decorativi; Carrino, 1995).Agli inizi del sec. 12° venne fondata la chiesa di Ognissanti, legata all'Ordine dei Templari (Ronchi, 1983b), a tre navate, triabsidata, a colonne con capitelli in parte di spoglio, in parte medievali. In essa si sono riconosciute tre fasi costruttive che vedrebbero, agli inizi del sec. 12°, un edificio a tre navate, privo di decorazioni, poi la costruzione del porticato articolato in due navate coperte da crociere, quindi l'ultima trasformazione alla fine del sec. 13°, sulla scia di quanto si stava facendo nella cattedrale (Calò Mariani, 1984a, p. 18; Belli D'Elia, 1987, pp. 312-314). Altra parte della critica (Pistilli, 1995) vede nell'edificio una costruzione realizzata sul finire del sec. 12° in relazione ai lavori della cattedrale, con altre significative aggiunte strutturali compiute agli inizi del secolo seguente.Agli inizi del sec. 12° fu realizzata la prima costruzione della chiesa della SS. Trinità (od. S. Francesco), documentata nel 1121 (Lorusso Romito, 1981, p. 293). Probabilmente l'edificio fu ricostruito nel sec. 13° (Belli D'Elia, 1987, p. 446) con tre cupole sulla navata centrale e coperture a semibotte sulle laterali. Sulla facciata e lungo i muri perimetrali sono presenti ammorsature di arcate relative a un portico forse solo progettato (Ionescu, 1935; Lorusso Romito, 1981).La chiesa di S. Andrea fu eretta nei primi decenni del sec. 12°; è a croce inscritta con quattro bracci voltati a botte e cupoletta. L'icnografia, di derivazione greca, è stata messa in relazione con l'originaria dedica a s. Basilio, santo orientale (Belli D'Elia, 1987, p. 448). Va ricordata inoltre la chiesa di S. Maria de Russis o de Urso (od. S. Giacomo), documentata nel 1285, sulla cui facciata sono distribuite mensolette aggettanti con raffigurazioni eterogenee (Ronchi, 1988, pp. 169-173).Fuori del circuito murario medievale era il monastero di S. Maria di Colonna, sede della comunità benedettina, esistente già nel 1104. La chiesa presenta una semplice facciata a salienti, decorata solo sulla sommità da leggeri archetti pensili, con un portale in cui vennero riutilizzati elementi di spoglio di età romana. La copertura dell'interno, a crociera sulla navata centrale e volte a mezza botte sulle laterali, ha fatto ipotizzare che in origine fosse prevista una struttura a cupole in asse, secondo una tipologia molto diffusa in Puglia (Abbattista, 1981).Ubicato a O del nucleo più antico e al di fuori della cinta muraria medievale, il castello fu ristrutturato nel 1233 (Pasquale, 1995). L'impianto è quadrangolare con torri quadrate agli angoli e cortile centrale; autori della recinzione fortificata, compiuta nel 1249, furono Filippo Cinardo (progettista) e il tranese Stefano di Romualdo Caraberese.Nelle immediate vicinanze della città, in contrada Monumento, è la cripta di S. Geffa, a tre navate, triabsidata, con pilastri cruciformi da attribuire al sec. 11° (Calò Mariani, 1976). Dell'edilizia civile del sec. 13° sono rimaste solo due testimonianze: nel 1268 venne costruita una casa da parte del giudice Samaro, come attesta un'iscrizione su via S. Martino; nel 1283 venne edificata la casa di Nicola Lombardo in via Ognissanti, la cui facciata è ancora in gran parte leggibile (Ronchi, 1988, p. 178).L'attività scultorea ha lasciato tracce ancora ben individuabili. I numerosi capitelli, ascrivibili ai secc. 5° e 6°, reimpiegati in cattedrale nella cripta di S. Nicola Pellegrino, la gran quantità di frammenti scultorei provenienti dalla cattedrale paleocristiana (oggi al Mus. Diocesano), la fronte di un sarcofago con figure angeliche ai lati di una croce (reimpiegato in via Ognissanti al nr. 38; Pasi, 1984; D'Angela, 1992a), testimoniano tutti gli stretti legami con la produzione greca e costantinopolitana, presenti ancora in età più tarda, come attestano i frammenti di stipiti e architravi inseriti nella quadrifora della testata meridionale del transetto della cattedrale (Milella Lovecchio, 1981) o quelli riutilizzati sulle due porticine di accesso alla cripta di S. Nicola. Altri frammenti ancora dalla cattedrale (un archivolto di ciborio, lastre con animali affrontati, teste di rapaci, ecc., oggi al Mus. Diocesano) e nella chiesa di S. Maria di Dioniso (Alle sorgenti del Romanico, 19872, p. 71) evidenziano la vitalità del centro cittadino nel corso dell'11° secolo.Tra il sec. 12° e il 13° venne realizzato l'apparato decorativo della cattedrale. Verso gli anni ottanta del sec. 12° fu compiuta la decorazione del portale - pensato assieme alla porta di bronzo (v. Barisano da Trani) - da attribuire ai maestri Bernardo ed Eustasio. Sulla cornice interna (episodi dal Vecchio Testamento) sono stati individuati apporti della scultura della Francia occidentale (Calò Mariani, 1984a, p. 14), in cui si riflettono esperienze di maestranze a conoscenza dei modi scultorei di Terra Santa e Sicilia (Belli D'Elia, 1987, p. 298). La cornice più esterna (maglie circolari, animali fantastici e figure umane) rimanda, invece, al mondo anglonormanno (Calò Mariani, 1984a, p. 15; Belli D'Elia, 1987, p. 299). Nel corso del sec. 13° furono completati l'apparato decorativo esterno del transetto e il cornicione a mensole, da attribuire a maestranze pugliesi in contatto con cantieri oltramontani (Belli D'Elia, 1987, p. 297).La decorazione scultorea del portico e del portale d'ingresso della chiesa di Ognissanti fu realizzata verso la fine del sec. 12°, mentre nel secolo seguente venne eseguita quella del finestrone absidale (Belli D'Elia, 1987). A età federiciana vanno ricondotte alcune mensole nel castello con temi consueti della plastica dell'epoca (Pasquale, 1995).Scarsi sono i cicli affrescati rimasti; in cattedrale, nella navata sinistra della cripta di S. Maria della Scala, sono ancora visibili resti di un S. Teodoro a cavallo e di una Madonna con il Bambino del 14° secolo.Al sec. 13° viene datata l'icona della Madonna della Fonte (nella chiesa di S. Maria del Carmine), legata stilisticamente all'area cipriota e dalmata (Milella Lovecchio, 1988, p. 109). Alla fine del secolo o ai primi del seguente è attribuita la tavola con S. Nicola Pellegrino e le Storie della sua vita (Mus. Diocesano), in cui sono presenti influenze stilistiche di area bizantino-adriatica, opera probabilmente dello stesso maestro che realizzò l'icona della Vergine nella chiesa di S. Margherita a Bisceglie (Milella Lovecchio, 1988, p. 124).Nel Mus. Diocesano è conservato un piccolo altare in avorio con la Vergine e il Bambino, santi ed episodi della Vita della Madonna, ascritto a un intagliatore francese attivo nel 1270 ca. (Leone de' Castris, 1986a, p. 160). Risalente alla metà del sec. 14° è un messale conservato in cattedrale, legato al mondo napoletano (Leone de Castris, 1986b, p. 494).

Bibl.:

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