Tre pensier aggio onde mi vien pensare

Enciclopedia Dantesca (1970)

Tre pensier aggio onde mi vien pensare

Eugenio Ragni

Sonetto (Rime dubbie XX; schema abab abab; cdc dcd) col quale si apre una piccola tenzone su argomento d'amore tra Chiaro Davanzati (che compone i sonetti Per vera esperienza di parlare e Se credi per beltate o per sapere, Rime dubbie XXI e XXIII) e un poeta designato come " Dante " (il quale replica alla prima risposta di Chiaro con il sonetto Già non m'agenza, Chiaro, il dimandare, XXII).

La tradizione manoscritta è rappresentata praticamente dal solo Marciano ital. IX 191, essendo l'altro testimone, il Magliabechiano ital. IX 191, un derivato del primo. Le rubriche apposte ai sonetti XX e XXII (" Dante a Chiaro di Avanzati ", " Dante a Chiaro ") assegnano i due componimenti a un poeta che per alcuni studiosi (Bertacchi, Pellegrini; con riserva Contini, Mattalia, Menichetti, Bettarini) è il Maianese, per altri (Palmieri, Pézard) l'Alighieri.

Nel sonetto - il cui " stile è, senza soffio d'originalità, provenzaleggiante e cortese " (Contini) - l'autore chiede a Chiaro consiglio su Tre pensieri, ciascuno dei quali gli dà penare e che uniti lo fanno morere (v. 4; da notare la rima guittoniana): amare la donna a cui donato aggio volere (v. 6), richiederla d'amore ‛ coraggiosamente ', o infine richiederla con cherir dubitoso (v. 12).

Chiaro risponderà (v. PER VERA ESPERIENZA DI PARLARE) suggerendo la scelta del secondo partito.

Bibl. - D. da Maiano, a c. di G. Bertacchi, Bergamo 1896, 43; R. Palmieri, La poesia politica di Chiaro Davanzali, Ravenna 1913 (recens. di F. Pellegrini, in " Rass. Bibl. Letter. Ital. " XXIII [1915] 5; ID., Studi di Lirica toscana anteriore a D., Firenze 1915; Barbi, Studi 51-52; D.A., Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943; Contini, Rime 219-221; C. Davanzati, Rime, a c. di A. Menichetti, Bologna 1965, 372; A. Pézard, La rotta gonna, I, Firenze-Parigi 1967, 111-112; Dante da Maiano, Rime, a c. di R. Bettarini, Firenze 1969, 212-213; Barbi-Pernicone, Rime 692-693.