TRIPODE

Enciclopedia Italiana (1937)

TRIPODE (τρίπους, tripus)

Paolino MINGAZZINI
Angelo SEGRE

Come dice la stessa parola (da τρεῖς "tre" e πούς "piede") il tripode era un sostegno a tre piedi. Usato fino dalle età più antiche dai popoli d'Oriente, solo presso i Greci assunse forme svariatissime, di una bellezza costantemente perfetta e armoniosa. I tripodi erano generalmente di bronzo, ma si sa, benché pochi esemplari ce ne siano pervenuti, che ve n'erano di marmo, di rame, d'oro, d'argento, di legno e persino di terracotta.

Spesso i Greci diedero ai loro tripodi piedi umani o zampe ferine o di toro; altre volte foggiarono i sostegni a forma di figura umana. Oltre ai tripodi di uso pratico, che servivano per sorreggere un bacile, ora fisso ora mobile, nel quale si scaldava l'acqua o si cuocevano le carni, ovvero per sostenere un recipiente per mescere il vino, gli antichi usarono largamente i tripodi come premî, ad esempio per le gare sportive: e spesso sui vasi e sui bassorilievi si vedono raffigurati i tripodi presso la meta cui tendono le quadrighe in corsa o dinnanzi a coppie di pugilatori che si battono, ovvero per le gare musicali e soprattutto per le coregie. Sappiamo infatti che annualmente, per le feste dionisiache, le dieci tribù attiche concorrevano per l'allestimento del migliore coro e che il corega vincitore consacrava a Dioniso il tripode che riceveva in premio (v. coregia). In tal modo esso restava come monumento e come ricordo della vittoria riportata. Monumento bellissimo è quello innalzato da Lisicrate, il corega premiato nel 344 a. C., nella via che dai tripodi dei coreghi vincitori prendeva appunto il nome. Su un tripode (o, meglio, sul coperchio di un recipiente di bronzo poggiato su un tripode) siedeva la Pizia che, ispirata da Apollo, rendeva gli oracoli a Delfi. Infine troviamo il tripode presso i Romani adoperato, benché di rado, in qualche culto e persino nel rito funebre, come si deduce dalla sua presenza su rilievi tombali.

Il tripode compare come utensile moneta in Omero insieme con le asce e i lebeti (v. lebete). Scompare come tutte le altre monete utensili con l'introduzione delle monete d'argento. I tripodi si trovano menzionati ancora, probabilmente alla metà del sec. V a. C., in una tavola di Gortina insieme con i lebeti. È molto probabile che i tripodi di grandezze determinate al momento in cui s'introdusse la moneta d'argento fossero quotati secondo rapporti fissi in stateri, ma questo rapporto fisso fra gli oggetti tipici e la moneta d'argento vale solo per un breve periodo di transizione perché alla moneta utensile si sostituisce rapidamente la moneta vera e propria.

Bibl.: A. Segrè, Metrologia, Bologna 1928, p. 199 segg.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Terracotta

Quadrighe

Dioniso

Gortina

Stateri