CODIGNOLA, Tristano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

CODIGNOLA, Tristano

Giuseppe Sircana

Nacque ad Assisi il 23 ott. 1913 da Ernesto e da Anna Maria Melli. Il padre, pedagogista ed organizzatore della casa editrice fiorentina La Nuova Italia, e l'ambiente che questi frequentava ebbero grande influenza sulla sua formazione culturale e politica. Un'altra personalità che esercitò un notevole influsso sull'orientamento ideale del giovane C. fu Piero Calamandrei, che egli ebbe come maestro all'università di Firenze, dove nel 1935 si laureo in giurisprudenza con una tesi di storia del diritto romano con Francesco Calasso.

Già negli anni di studio il C. partecipò ad alcune manifestazioni antifasciste, aderì quindi, divenendone presto uno dei protagonisti, al movimento liberalsocialista di Guido Calogero ed Aldo Capitini. Assistente universitario, lavorò intensamente nella casa editrice paterna, della quale fu uno dei dirigenti. Il 27 genn. 19421 principali esponenti del movimento liberalsocialista attivi nella zona di Firenze, tra cui il Calogero, Enzo Enriques Agnoletti, Raffaello Ramat e lo stesso C., vennero arrestati. Dopo aver trascorso sei mesi nel carcere fiorentino delle Murate, il 3 giugno 1942 egli fu condannato a tre anni di confino. Venne assegnato a Lanciano, in provincia di Chieti, dove rimase fino al 20 novembre, allorché fu prosciolto per sopraggiunta amnistia. Ritornato a Firenze, benché sorvegliato dalla polizia, il C. riprese i contatti con il movimento antifascista. All'inizio del 1943 aderì al Partito d'azione, che in Toscana si era costituito soprattutto ad iniziativa del gruppo liberalsocialista e nel quale erano confluiti il gruppo di Giustizia e Libertà e altri minori e, dopo il 25 luglio, fu eletto nel comitato esecutivo clandestino. Il C. fu molto attivo anche nell'organizzazione della Resistenza: presso la sede della Nuova Italia egli prese parte, con altri esponenti azionisti, ad incontri con alcuni ufficiali superiori dell'esercito nel tentativo di impegnare settori delle forze armate nella lotta antifascista. Dopo l'8 settembre fu tra i protagonisti della Resistenza fiorentina e collaborò al giornale clandestino La Libertà con numerosi articoli di carattere ideologico: va ricordata anche la sua condanna dell'uccisione del filosofo Giovanni Gentile.

Dopo la Liberazione il C. emerse come una delle figure di spicco del Partito d'azione, di cui era divenuto segretario a Firenze; il dibattito sviluppatosi in seno ad esso tra le varie correnti ideali e politiche che vi erano confluite durante la lotta clandestina ebbe in lui uno dei protagonisti.

Al congresso svoltosi a Roma dal 4 all'8 febbr. 1946, egli rivendicò al liberalsocialismo un ruolo centrale, sostenendo la necessità dell'autonomia del partito sia dalle sinistre sia dallo schieramento conservatore, aggiungendo tuttavia che "le due autonomie [dovevano] essere sostanzialmente differenti", poiché, a suo giudizio, mentre non esisteva un "pericolo comunista", c'era "un reale e formidabile pericolo conservatore" (Tartaglia, p. 319). A nome della corrente liberalsocialista il C. presentò una mozione, poi - dopo il rifiuto di F. Parri, che con U. La Malfa e C. Ragghianti uscì dal partito - fusa con quella della corrente socialista di Emilio Lussu e Francesco De Martino, che ottenne la maggioranza dei consensi. Ma la convergenza tra queste due correnti appariva allo stesso C. occasionale, mentre egli ricercava un accordo politico con le posizioni intermedie di Riccardo Lombardi.

Appena pochi giorni dopo la conclusione del congresso il C. e Lombardi affiancarono Schiavetti nella segreteria del partito. Nel 1946 egli fu tra i sette deputati azionisti eletti all'Assemblea costituente, dove svolse importanti interventi soprattutto sui problemi della scuola e votò contro l'inclusione dei Patti lateranensi nella Costituzione. Osteggiando l'ipotesi di confluenza del Partito d'azione nel Partito socialista italiano, il C. si batteva intanto per la nomina di Lombardi a segretario del partito. Nel comitato centrale del 29 giugno 1946 egli presentò, insieme con Pasquale Schiano e con Riccardo Levi, una mozione in cui s'impegnava il partito a proseguire nella linea di "unificazione e autonomia dei socialismo" (Tartaglia, p. 06), alla quale aderì il segretario Lombardi; ma poiché tale documento non ottenne la maggioranza questi rassegnò le dimissioni, sanzionando un'insanabile spaccatura del partito. In questa situazione il C. insisteva, da posizioni minoritarie, per una politica alternativa al Partito comunista italiano, non ritenendo peraltro possibile avviare un rapporto esclusivo con il PSI, a causa del suo totale allineamento con la politica del PCI. Dopo la scissione socialdemocratica il C. cercò di instaurare stretti legami con il Partito socialista dei lavoratori italiani (PSLI) di Giuseppe Saragat e con il gruppo di Europa socialista di Ignazio SiIone, mentre il nuovo segretario ad interim Cianca gestiva l'inevitabile processo verso la fusione del Partito dazione col PSI.

Da questa linea il C. si dissociò sempre più nettamente tentando di rinvigorire il ruolo azionista come punto di raccordo tra PSLI, PSI, Partito repubblicano italiano e altre formazioni minori su una piattaforma di autonomia. Al consiglio nazionale del Partito d'azione si fronteggiarono due posizioni nettamente contrapposte: una, sostenuta dal segretario Cianca e da Lombardi, favorevole allo scioglimento del partito e alla sua confluenza nel PSI e l'altra, sostenuta, oltre che dal C., da E. Rossi, A. Garosci, P. Calamandrei, P. Schiano e R. Levi, contraria a questa ipotesi. A larga maggioranza fu sanzionata la fine dei Partito d'azione, mentre il C. ed altri esponenti della minoranza insistevano invano nel tentativo di contrastare la fusione a livello delle strutture periferiche. Dopo lo scioglimento del partito il gruppo parlamentare azionista confluì in quello socialista ad eccezione del Calamandrei, di L. Valiani e del C., che rimasero indipendenti.

Insieme con altri esponenti della minoranza questi diede quindi vita ai gruppi di Azione socialista Giustizia e Libertà e poi alla Unione dei socialisti. In occasione delle elezioni del 18 apr. 1948 questo gruppo confluì insieme con altri movimenti socialisti minori nella lista di Unità socialista, da cui il C. fu presentato candidato nella circoscrizione di Firenze-Pistoia; riportò 1852 Voti, ma non riuscì eletto. Dopo la consultazione elettorale che rappresentò una sconfitta della politica frontista dei PSI, egli, ancora più convinto della necessità di creare un polo socialista autonomo, costituì insieme con Silone e G. Romita il Partito socialista unitario. Questo partito ebbe vita breve, dal dicembre 1949 al gennaio ig.51, allorché si fuse col PSLI dando vita al Partito socialista democratico italiano (PSDI).

In seno a questo il C. si collocò sulle posizioni della sinistra interna, fautrice di un riavvicinamento al PSI, di cui si augurava lo sganciamento dai comunisti. Prevaleva invece tra i socialdemocratici la linea, sostenuta da Saragat, di stretti rapporti con la Democrazia cristiana. Al congresso di Bologna del 1951, il C. riusci ad ottenere la maggioranza su un ordine dei giorno che respingeva ogni ipotesi di apparentamento elettorale, ma appena un anno dopo, al congresso straordinario di Genova, Saragat riuscì a rovesciare la maggioranza e poté quindi assicurare l'appoggio del PSDI alla proposta di legge elettorale maggioritaria. La sinistra socialdemocratica, guidata da P. Calamandrei e dal C., contraria a quel progetto di legge, si schierò in Parlamento a fianco delle opposizioni. Per questo ál C. venne espulso dal PSDI, mentre altri dissidenti, sospesi, si dimisero dal partito.

Insieme con Ferruccio Parri, uscito dal PRI per le medesime ragioni di dissenso e ad altri esponenti dell'area laica e socialista (molti erano ex azionisti) i fuorusciti dal PSDI diedero vita, all'inizio del 1953, al Movimento di unità popolare. Presentatosi alle elezioni del 7 giugno 1953, le liste di questo non riuscirono ad ottenere alcun parlamentare, ma gli oltre 170.000 voti sottratti ai partiti di centro risultarono decisivi per non far scattare la legge maggioritaria. Dopo le elezioni e fino al 1957 il piccolo movimento, che per molti versi si ricollegava alla tradizione azionista, rappresentò una presenza significativa sulla scena politica italiana. La fine dei centrismo degasperiano aveva determinato una situazione nuova, incoraggiando il processo di autonomia dei PSI. In questa fase il C. svolse un ruolo di sollecitazione alle spinte autonomistiche presenti nel partito socialista. Al XXXII congresso di questo partito, svoltosi a Venezia nel febbraio 1957, egli intervenne a nome di Unità popolare auspicando l'assunzione da parte dei socialisti della direzione del movimento democratico italiano. Valutando positivamente le conclusioni dei congresso, Unità popolare stabilì un legame sempre più stretto con il PSI in vista di una prossima confluenza in esso, che si realizzò alla fine del 1957. L'anno successivo il C. fu eletto alla Camera dei deputati nelle liste socialiste per la circoscrizione di Firenze-Pistoia, dove fu confermato anche nelle successive elezioni del 1963. Nel 1968 fu eletto al Senato per il collegio di Firenze III.

Tra gli esponenti di spicco della corrente di sinistra guidata da R. Lombardi, il C. fu membro del comitato centrale, della direzione e quindi, dal 1970 al 1972, vicesegretario nazionale dei PSI. Egli caratterizzò la propria attività parlamentare e politica con un costante impegno sui problemi della scuola. Notevole fu il suo contributo alla definizione delle linee di politica scolastica dei governi di centrpsinistra nel corso degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta. In particolare il C. sostenne in modo decisivo l'istituzione della scuola media unica, della scuola materna statale e s'impegnò per le' riforme della scuola secondaria superiore e dell'università.

Egli mantenne una collocazione di sinistra interna nelle alterne vicende che caratterizzarono la politica del PSI fino all'avvento, nel 1976, della segreteria di Bettino Craxi. Il suo dissenso nel confronti dell'indirizzo impresso dal nuovo segretario al partito si accentuò, mentre veniva perdendo consistenza e vigore la sinistra lombardiana. Il 3 ott. 1981 il C. fu il primo firmatario di un "appello ai socialisti", in cui si denunciavano la mancanza di democrazia interna e l'insensibilità del partito di fronte alla "questione morale". Dopoché la segreteria del PSI ebbe reagito decretando l'espulsione del C., egli, insieme con altri firmatari dell'appello, tra cui E. Enriques Agnoletti, F. Bassanini, G. Ferrara e G. Luzzatto, diede vita alla Lega dei socialisti, fautrice di una politica di unità a sinistra per l'alternativa alla Democrazia cristiana.

Il C. morì improvvisamente il 12 dic. 1981 a Bologna, dove si trovava per una riunione della Lega.

Tra i suoi scritti si ricordano: Lotta per la libertà, Firenze 1945; Problemi della scuola, Roma 1964; Saluto ai compagni partigiani, in Il Ponte, XXXVIII (1982), pp. 16-18; La difesa della scuola di Stato alla Costituente, ibid., pp. 26-45; Lettere a compagni, ibid., pp. 1127-1136; Scritti politici. 1943-1981, a cura di N. Tranfaglia-T. Borgogni, Firenze 1987; Per una scuola di libertà. Scritti di politica educativa (1947-1981), ibid. 1987.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Casellario politico centrale, b. 1392, fasc. 66896; Atti parlamentari, Assemblea costituente, Discussioni, ad Indicem; Camera, legislature III-IV, Discussioni, ad Indices; Senato, legislature V-VI, Discussioni, ad Indices; Una lotta nel suo corso, a cura di S. Contini Bonacossi-L. Ragghianti Collobi, Venezia 1954, ad Indicem; C. L. Ragghianti, Disegno della liberazione italiana, Pisa 1954, ad Indicem; G. Bocca, Storia dell'Italia partigiana, settembre 1943-maggio 1945, Bari 1966, ad Indicem; E. Lussu, Sul Partito d'azione e gli altri, Milano 1968, ad Indicem; L. Valiani-G. Bianchi-E. Ragionieri, Azionisti, cattolici e comunisti nella Resistenza, Milano 1971, ad Indicem; O. Barbieri, Ponti sull'Arno. La Resistenza a Firenze, Roma 1975, ad Indicem; C. Francovich, La Resistenza a Firenze, Firenze 1975, ad Indicem; P. Bonetti, "Il Mondo" 1949/66. Ragione e illusione borghese, Bari 1975, ad Indicem; L. Mercuri, La crisi dei Partito d'azione: febbraio 1946, Roma 1977, ad Indicem; Id., Il movimento di Unità popolare, Roma 1978, ad Indicem; AA. VV., Giustizia e Libertà nella lotta antifascista e nella storia d'Italia, Firenze 1978, ad Indicem; La ricostruzione in Toscana dal CLN ai partiti, a cura di E. Rotelli, I-II, Bologna 198081, ad Indices; R. Cantagalli, Cronache fiorentine del ventennio fascista, Roma 1981, pp. 218-219, 252; E. Enriques Agnoletti, Un saluto e non un addio, in Il Ponte, XXXVIII (1982), pp. 3-9; F. De Martino, Un compagno e un amico, ibid., pp. 10-12; A. Giolitti, L'itinerario politico di T. C., ibid., pp. 1117-1126; G. De Luna, Storia del Partito d'azione. La rivoluzione democratica (1942-1947), Milano 1982, ad Indicem; E. Garin, Per T. C., in Il Ponte, XXXIX (1983), pp. 139-141; M. Delle Piane, Sulla costituzione dei dei Pd'A in Toscana, in Italia contemporanea, 1983, n. 151-152, pp. 165-167; F. De Martino, Un'epoca del socialismo, Firenze 1983, ad Indicem; A. Dal Pont-S. Carolini, L'Italia al confino 1926-1943, III, Milano 1983, p. 1092; S. Giusti, Una casa editrice negli anni del fascismo, "La Nuova Italia" (1926-1943), Firenze 1983, ad Indicem; G. Tartaglia, I congressi del Partito d'azione 1944/1946/1947, Roma 1984, ad Indicem; T. Borgogni, L'Archivio di T. C., in Informazione, III (1984), n. 5, pp. 37-39; AA. VV., T. C. e la politica scolastica italiana 1947-1981, Roma 1984; G. De Luna-P. Camilla-D. Cappelli-S. Vitali, Le formazioni GL nella Resistenza. Documenti, Milano 1985, ad Indicem; Una casa editrice tra società cultura e scuola. La Nuova Italia 1926-1986, a cura di A. Piccioni, Firenze 1986, ad Indicem; A. Galante Garrone, Calamandrei, Milano 1987, ad Indicem. Vedi inoltre: I deputati e senatori del terzo Parlamento repubblicano, Roma 1958, ad vocem; I deputati e senatori del quinto Parlamento repubblicano, Roma 1968, ad vocem.

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