ACQUAVIVA D'ARAGONA, Troiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ACQUAVIVA D'ARAGONA, Troiano

Fausto Nicolini

Nato ad Atri il 24 febbr. 1694 da Giovan Girolamo e da Eleonora Spinelli, nel 1708 seguì il padre a Roma, ove, sotto la protezione del cardinale Francesco, fratello del padre, si avviò alla carriera ecclesiastica. Nel 1712 Clemente XI lo inviava a Madrid a portare la berretta rossa all'arcivescovo di Siviglia Emmanuel Arias y Porres (1637-1717). Dal marzo all'agosto 1721 fu vicelegato pontificio a Bologna. Nel medesimo anno Innocenzo XIII gli conferì il governo di Ancona, dal quale fu richiamato nel 1725 da Benedetto XIII, che lo volle in Roma suo maggiordomo: carica in cui, nel 1730, fu confermato da Clemente XII. Il 1 ott. 1732 quest'ultimo gli conferiva il titolo di cardinale prete di Santa Cecilia, della quale l'A. faceva costruire l'atrio.

Sin dal 1732, da Firenze, poi da Parma, il futuro re di Napoli Carlo di Borbone prese ad avvalersi di lui come di suo, sia pure non ufficiale, rappresentante presso la Santa Sede. E principalmente a lui fu dovuto il consenso, elargito da Clemente XII a Carlo, ad attraversare i domini pontifici per muovere armata manu alla conquista del Regno di Napoli. A conquista avvenuta, nel 1734, la nuova corte napoletana, nell'officiare quella pontificia a mandare un legato a latere per assistere alla cerimonia dell'incoronazione, lo designava quale persona maggiormente gradita. Poco dopo l'A. partiva per Madrid, donde nell'aprile 1735 tornava a Roma con la cedola reale che gli conferiva la legazione spagnola. Trasferiva allora la sua residenza nel palazzo di Spagna, ove, pur senza avere ancora veste ufficiale di ambasciatore, continuava ad attendere agli interessi del re di Napoli. La rottura diplomatica determinata tra Roma e Madrid a causa dei moti antispagnoli, scoppiati a Roma nel marzo del 1736, lo costrinse a trasferirsi qualche mese dopo a Napoli, salvo, nel marzo 1737, compostasi la vertenza, a rientrare a Roma e ad attendervi, insieme con monsignor Celestino Galiani, alle trattative miranti alla stipulazione d'un duplice concordato: con la Spagna, firmato il 26 sett. 1737, e col Regno di Napoli, non giunto, al contrario, a perfezione se non il 2 giugno 1741.

Nel frattempo, otteneva da Clemente XII un breve (1 dic. 1737), che concedeva a Maria Amalia di Sassonia, quantunque tredicenne, di passare a nozze con Carlo di Borbone, e una bolla (10 maggio 1738) con cui lo stesso Carlo era finalmente investito del Regno di Napoli: indi si recava a Rovigo, donde accompagnava sino a Gaeta (18 giugno 1738) la giovanissima regina; per ultimo predisponeva in Roma feste sontuosissime per la presentazione della chinea (29 giugno). Il 1 luglio 1738 il re Carlo gli conferiva, insieme col titolo di "protettore" delle Sicilie nel Sacro Collegio, la rappresentanza anche ufficiale della corte di Napoli presso la Santa Sede, includendolo altresì nella promozione dell'allora istituito ordine cavalleresco di San Gennaro, ritenuto a Napoli pari, per dignità, al Toson d'Oro. Dal canto suo Filippo V, oltre che conferirgli in Spagna benefici ecclesiastici raggiungenti un reddito annuo di 20.000 ducati, costringeva la Santa Sede a concedergli l'arcivescovato di Monreale, che rendeva quasi il doppio. Influentissirno in Roma, l'A. si diede a condurre vita sontuosissima e non poco galante, alla quale ultima parteciperà per un momento anche Giacomo Casanova. E la sua autorità crebbe ancora dopo che si dovette proprio a lui se il lungo e dibattutissimo conclave del 1740 si concluse con l'elezione di Benedetto XIV. Segnalatissimi i servigi resi poi da lui, specie nel 1744, a Carlo di Borbone e, in genere, alla causa franco-spagnola durante la guerra di successione austriaca. Nel 1745 diveniva intermediario nei rapporti epistolari corsi, con non poco scandalo di alcuni membri del Sacro Collegio, tra Benedetto XIV e il Voltaire. Nel 1746 riusciva a far congedare il primo ministro napoletano Montealegre e a fargli sostituire il suo protetto Giovanni Fogliani. Senonché in quello stesso anno, dopo aver già perduto un occhio, s'ammalava gravemente.

Morì il 21 marzo 1747 a Roma, ove fu sepolto nel pavimento della sua chiesa titolare di Santa Cecilia. A lui Giambattista Vico morente aveva dedicato (10 genn. 1744) la redazione definitiva della Scienza nuova.

Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital., Acquaviva, tav. VI; B. Storace, Istoria della famiglia Acquaviva reale d'Aragona, Roma 1738, pp. 104-119; M. Schipa, Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone, I, Napoli 1923, pp. 185 e 191 s.; F. Nicolini, Uomini di spada di chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, pp. 48-90, 429-434; F. Nicolini, Giacomo Casanova e il cardinale A. d'Aragona, in Aretusa, I (1944), nn. 5-6, pp. 60-72; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica..., V, Patavii 1952, p. 314; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., I, colI. 362-363.

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