TURINGIA

Enciclopedia Italiana (1937)

TURINGIA (ted. Thüringen, A. T., 53-54-55)

Arrigo LORENZI
Karl JORDAN

Stato costituito nel 1918 e dal 1933 Land della Germania, dell'area di 11.763 kmq. con 1 milione e 660 mila abitanti (141 per kmq.) in massima parte di religione evangelica, il cui centro politico è Weimar. Di solito si comprendono nella Turingia tre regioni naturali: la montagna, cioè le due Selve di Turingia e di Franconia formate da zolle tabulari sollevate, e due regioni antistanti costituite da zolle tettoniche affondate che sono gli alti bacini del Meno e della Werra da una parte e dall'altra il territorio della Saale, cioè il bacino di Turingia fino al piede meridionale del Harz. A ponente si può assumere come limite la pendice degradante sulla Werra e la Leine, a levante una linea che dalle sorgenti della Saale si dirige all'Elster e da questo ritorna alla Saale presso Halle.

Come la Turingia non forma affatto un'unità morfologica, così non è neppure un'unità idrografica, né etnografica.

La montagna separa il bacino idrografico dell'Elba da quello della Weser e del Reno. Dei territorî a essa antistanti, quello a S. è attraversato dall'Itz e dalla Werra, quello settentrionale dalla Saale e dall'Unstrut e affluenti. La Saale riceve la maggior parte delle acque della Turingia, benché le sorgenti si trovino fuori dei confini di quest'ultima, nel Fichtelgebirge. Sotto il riguardo etnografico, la parte a SO. della montagna è abitata da Franchi, la parte a NE. da Turingi.

Come già si è accennato, sotto il riguardo geologico la Turingia è un frammento della vasta regione a zolle tabulari della media Germania, formatasi dopo una sommersione, al posto del sistema varisco paleozoico.

La Selva di Turingia, in senso lato, forma una montagna di zolle tabulari sollevate, lunga oltre 150 km., disposta nella direzione erciniana (v. germania, XVI, p. 672) e della quale la parte meridionale prende il nome particolare di Selva di Franconia. L'uso popolare non ammette un'unica linea divisoria tra quest'ultima e la Selva di Turingia in senso stretto. Se questa linea si conduce lungo le valli di Haszlach e di Lognitz, si lascia a SO. la montagna scistosa col nome di Selva di Franconia, a NE. la Selva di Turingia formata prevalentemente di arenarie rosse permiche. Nella prima prevalgono le forme di pianoro della media altezza di seicento metri, su cui si elevano cime (Dobraberg, Wetzstein) che non arrivano agli 800 m. Del tutto diversa è la Selva di Turingia propriamente detta. Molto varia è la composizione delle rocce, poiché se le arenarie e i conglomerati permiani prevalgono, vi sono anche graniti, porfidi; tutte rocce di varia resistenza e meno resistenti di quelle che formano la Selva di Franconia. Perciò la Selva di Turingia è più articolata di quella di Franconia, tanto in senso verticale quanto in quello orizzontale. L'aspetto delle parti prominenti assomiglia alquanto a quello delle montagne a catena e la sua linea di vetta (Beerberg 983 m., Schneekopf 976 m,, Inselberg 916 m.) non si supera facilmente. Fino dove il clima non ne rende o troppo scarsi o troppo incerti i prodotti, solo poche piante (patata, orzo, avena) si possono coltivare con qualche profitto. Per questa ragione, oltre il 65% della superficie del suolo è occupato da boschi (pini, abeti, faggi); le industrie cui il legname fornisce la materia prima o il combustibile e quelle domestiche formano il principale mezzo di sussistenza della popolazione che qui si addensa (100-150 per kmq.) nella montagna come in nessun'altra regione della media Germania.

Centro industriale importante è Hof (40 mila abitanti) sulla Saale, in buona situazione per le comunicazioni; alquanto più piccola è Münchberg (6600 abitanti).

Particolarità degna di nota dell'alta Selva di Turingia è la via che ne percorre la parte culminante, detta Rennstieg, o Rennsteig, dalla Saale presso Blankenstein alla foce del Horsel nella Werra e che s'interpretò come un confine politico o una via limitanea.

A mezzogiorno della montagna, il terreno scende a ripiani, mentre variano anche le condizioni litologiche: allo Zechstein succedono le arenarie variegate e i calcari conchigliari i cui ripiani ondulati posti davanti alla montagna, ne formano come uno sgabello, il quale si eleva abbastanza aspro sulle colline delle marne iridate che a loro volta sono, si può dire, il vestibolo alle terrazze franconi. In complesso, il paese posto a S. della Selva di Turingia consta di dolci colline, allineate secondo la direzione della montagna.

Il commercio vi è favorito dall'importante via cui affluiscono le comunicazioni dalla Boemia, dall'Alto Palatinato e dal bacino della Regnitz, dai monti dell'Assia. Lungo questa via commerciale si allineano molte città, quali Coburgo, Hildburgshausen, Meiningen. Politicamente, la prima non appartiene alla Turingia, ma alla Baviera.

Passando al lato NE. della montagna, fra la Selva di Turingia, il Harz e i ripiani dell'Unstrut, dell'Ilm e della Saale che la separano dal cosiddetto "Golfo" di Lipsia, si adagia la regione collinosa detta "Bacino" di Turingia, ripiano frastagliato da larghe valli, che si presenta come una grande conca formata da strati del trias, disposti presso a poco concentricamente: un anello di arenarie variegate coperto di selve nel contorno, una zona più interna di calcari conchigliari portante principalmente i terreni coltivati e nel centro, più in basso, le marne iridate. Ivi sorge Erfurt, la storica metropoli della Turingia.

Le colline sono disposte in serie parallele nella direzione erciniana: si uniscono tutte sul lato NE. del bacino, nell'Eichsfeld, che a sua volta verso SE., continua nel Hainich e con la serie di dossi montuosi accompagnano la Selva di Turingia. Necessariamente anche le valli seguono in prevalenza la direzione erciniana e perciò sono longitudinali rispetto all'asse delle colline. Larghe e assai poco profonde, sono tra loro congiunte da valli trasversali anguste e brevi che intagliano profondamente le alture: tra queste la chiusa che separa la Hainlaite dallo Schmücke detta "Porta di Sassonia".

Al bacino di Turingia, cinto da montagne abbastanza elevate, è tolto in gran parte l'influsso dei venti di ponente: perciò è poco piovoso (550 mm.). Essendo aperto a levante, d'inverno è esposto all'aria fredda dell'Europa orientale. Ma se le minime invernali sono talvolta alquanto basse (a Erfurt anche 30° sotto zero), le temperature estive sono alquanto elevate e perciò, data anche la fertilità del terreno, è possibile una fiorente agricoltura. La superficie agraria occupa il 60% del suolo, la quale estensione ha riscontro nel fatto che in gran parte del Bacino di Turingia l'occupazione principale è l'agricoltura (cereali e patate, tabacco e alberi da frutta, in qualche valle la vite) e carattere strettamente agricolo hanno finora conservato alcune plaghe interne del bacino (lungo l'Unstrut), le quali con le loro piccole città "rurali" ci dànno l'immagine di ciò che era tutta la Germania ancora nel sec. XVII.

L'agricoltura fornisce materia prima ad alcune industrie (molini, zuccherifici, fabbriche di birra e di alcool); si fabbricano anche macchine agricole. Le energie di cui le industrie si valgono sono quelle meccaniche dell'acqua e del vento; anche la lignite oligocenica di cui esistono cave, ha importanza come fonte di energia, e come materia prima di alcuni prodotti. Nel sottosuolo del Bacino di Turingia non mancano poi i sali negli strati dello Zechstein (salgemma, sali potassici).

Ma la Turingia è anche sede d'industrie la cui materia prima viene importata; senza dubbio l'attività industriale nel Bacino di Turingia è stimolata e favorita dalla posizione rispetto al traffico. La chiusa dell'Eichsfeld e quella di Eisenach sono le vie naturali d'ingresso nella regione e di transito nella direzione da ponente a levante. Al presente sono percorse da importanti ferrovie. Pure notevole importanza ha la ferrovia da Eisenach a Gotha, Erfurt, Weimar, donde poi per Halle e per Lipsia. Lungo le vie di comunicazione si succedono i centri urbani, alcuni di formazione recente come città, ma in una regione così fatta non vi è spazio per città veramente grandi. Le maggiori, Lipsia e Halle, sono fuori del Bacino di Turingia e della stessa Turingia. Nel centro del bacino, dove s'incrociano le vie che attraversano la regione da N. a S. e da O. a E., sorge la città più importante, Erfurt (145 mila abitanti). Al luogo dove la Selva di Turingia può facilmente essere superata dalla via che ha risalito la valle della Werra, sorge Eisenach (45 mila abitanti) e, a oriente di questa città, Gotha (58 mila) e, lungo la stessa via, Weimar (49 mila). Altre città. notevoli sono Altenburg (44.000 abitanti), Arnstadt (22.000), Gera (84.000), Jena (58.000). Apolda (28.000), Greiz (40.000).

Se si confronta una carta fisica con una carta politica della Turingia, è facile notare che il territorio compreso nello stato formatosi nel 1918, non corrisponde che in parte a quello delle tre regioni naturali che abbiamo considerate. Derivato dall'unione dei minuscoli staterelli esistenti fino a quell'anno e che confini molto complicati separavano, formando ritagli territoriali discontinui e incastrati variamente gli uni tra gli altri, non solo il suo contorno irregolare è l'espressione di tale origine, ma anche, nonostante l'unione, esistono ancora inclusi enclaves prussiani, come Smalcalda, appartenente all'Assia Cassel; Suhl, Ziegebück e altri minori appartenenti alla provincia di Sassonia, nel territorio della quale poi stanno due enclaves turingi notevolmente ampî. Tra le assurdità di questa ripartizione politica è che Erfurt, che nominammo quale centro naturale della Turingia, non appartiene politicamente a quest'ultima, bensì alla provincia prussiana di Sassonia.

Bibl.: G. Braun, Deutschland, Berlino 1929, fasc. 2°, p. 171; F. Regel, Thüringen ein geographisches Handbuch, III, Jena 1892-95; W. Ule, Das Deutsche Reich, 2a ed., Lipsia 1925, con bibliografia.

Storia. - I Turingi vengono menzionati per la prima volta circa il 400 da Publio Vegezio. Non sono una stirpe di nuova formazione, ma bensì, sotto un'altra designazione, l'antica stirpe germanica degli Ermunduri; pare che a base di entrambi i nomi stia la radicale tur. I Turingi costituirono a partire dal 400 circa un regno che si estendeva oltre i confini dell'attuale Turingia, giungendo a settentrione sino alla regione di Magdeburgo, a sud sino al Meno, a oriente fino all'Elba e alla Mulda. Sotto re Irminfredo il regno soccombette al concorde attacco dei Sassoni e dei Franchi (531), perdendo la sua autonomia; le regioni a nord della Unstrut divennero sassoni: il nome di Gau della Turingia settentrionale, venuto posteriormente in uso, per indicare la regione tra Ohre e Bode, ricordava ancora l'estensione avuta già dal regno di Turingia. La parte più ampia dell'antico regno divenne una provincia franca retta da duchi provenienti dall'aristocrazia locale. Con il sec. VIII vi fu introdotta, in luogo dell'antico ducato, l'amministrazione comitale franca; contemporaneamente il paese veniva cristianizzato. Ecclesiasticamente, i territorî a sinistra della Saale dipendevano dall'arcivescovato di Magonza; i monasteri di Fulda e di Hersfeld acquistarono in Turingia ampî possedimenti. Circa il 1050 acquistò potenza, accanto alle famiglie d'origine locale e ai dignitarî della Chiesa la casata dei Ludovingi, provenienti dal medio Meno. Il capostipite è Ludovico il Barbuto (morto nel 1056); suo figlio Ludovico il Saltatore (morto nel 1123) ampliò i possedimenti della casa, costrusse la Wartburg e divenne prevosto del monastero di Reinhardsbrunn. Grande importanza ebbe il fatto che il di lui figlio, Ludovico I (morto nel 1140), ricevette nel 1130 il titolo di langravio e con esso l'esercizio della giustizia in gran parte del paese. Nel 1180 i Ludovingi ottennero anche la dignità palatina sassone. Riuscì loro attraverso numerose lotte di conquistare l'effettiva sovranità sul paese. L'ultimo rappresentante della famiglia fu il langravio Enrico Raspe, eletto nel 1246 a re di Germania, competitore di Federico II, che morì però già nel 1247 senza eredi maschi. La dignità di langravio insieme con gli altri feudi fu reclamata in virtù di relazioni di parentela dal margravio Enrico l'Illustre di Meissen, della casa vettina, che riuscì a imporsi nella cosiddetta lotta per la successione di Turingia (1247-64) contro le pretese degli eredi ludovingi della casa di Brabante e dell'aristocrazia locale. I decennî seguenti furono occupati dalle lotte familiari dei Vettini. Alberto il Degenere vendette la dignità di langravio, in caso di morte, a re Alberto di Nassau; re Alberto sostenne questa pretesa, ma Federico, figlio di Alberto il Degenere, vinse Alberto di Nassau nel 1307, riuscendo ad assicurare definitivamente alla sua casa il dominio sulla Turingia. Nel 1310 egli fu riconosciuto da re Enrico VII. Sotto i suoi discendenti la sovranità dei Vettini si andò sempre più estendendo; suo figlio, Federico il Serio (1324-1349) acquistò attraverso la lotta dei conti (1342-1345) autorità sulle famiglie comitalì. Si moltiplicarono in seguito le spartizioni territoriali tra i Vettini, i quali acquistarono nel 1423 la dignità elettorale in Sassonia. I territorî vettini furono definitivamente spartiti nel 1485. La parte settentrionale della Turingia toccò agli Albertini, la parte meridionale e più ampia, che sola conservò poi il nome di Turingia, toccò alla linea ernestina, che possedette sino al 1547 anche l'elettorato sassone con Wittenberg. Dopo la capitolazione di Wittenberg (1547) gli Ernestini conservarono come duchi di Sassonia i soli territorî turingi. Qui sorsero gradatamente i ducati sassoni ernestini (Sassonia-Altemburgo, Sassonia-Coburgo e Gotha, Sassonia-Meiningen, Sassonia-Hildburgshausen, Sassonia-Weimar-Eisenach). Solo dopo la rivoluzione del 1918 questi ducati e gli altri piccoli principati ancora autonomi della Turingia furono fusi (1920) in modo da costituire un solo stato omogeneo.

Bibl.: Regesta diplomatica necnon epistolaria historiae Thuringiae, voll. 1-4 sino al 1279, Jena 1895-1935, a cura di O. Dobenecker; Th. Knochenhauer, Geeschichte Th.s in karolingischer u. sächsicher Zeit, Gotha 1863; id., Geschichte Th.s zur Zeit des ersten Landgrafenhauses, ivi 1871, ed. a cura di K. Menzel; Bau- u. Kunstdenkmäler Th.s, ed. da P. Lehfeldt e H. Voss, 1888-1928; F. Schneider e A. Tille, Einführung in die thüringische Geschichte, Jena 1931 (con ampia bibl.); H. Eberhardt, Die Anfänge des Territorialfürstentums in Nordthüringen, ivi 1932; v. inoltre in Zeitschrift des Vereins f. thüringische Geschichte u. Altertumskunde, 1852 segg.

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