TURISMO

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

TURISMO (XXXIV, p. 556; App. II, 11, p. 1050; III, 11, p. 1001)

Franco Fuscà

Con l'istituzione del ministero del T. e dello Spettacolo (1959) e il riordinamento degli enti e degl'istituti preposti al t. in Italia (1960) non si raggiunse, per varie cause, quell'assetto del settore che era lecito sperare. Nel corso degli anni Sessanta dovevano rivelarsi, infatti, numerosi elementi di frizione e d'insoddisfazione, dovuti in buona parte alle deficienze di una direzione politica e di un'amministrazione non sempre adeguata alla crescente espansione del fenomeno nonché all'eccessiva pluralità di centri decisori, formalmente dotati di autonomia, ma in effetti mancanti di un coordinamento efficiente nelle varie iniziative e manifestazioni, a causa della persistenza del sistema a piramide di attribuzioni e funzioni e per la totale assenza di un piano razionale e organico di sviluppo.

Nell'organizzazione turistica italiana era affiorata da tempo l'esigenza del decentramento di funzioni e servizi dall'organo centrale di governo agli enti periferici (Enti provinciali per il t. e Aziende autonome di cura soggiorno e t.) di cui i decreti delegati del 1960 (dd.P.R. 1044 e 1042) hanno ribadito l'autonomia amministrativa e la personalità giuridica di diritto pubblico pur sottoponendoli alla vigilanza del ministero del Turismo. Tale esigenza era posta in relazione al rapido incremento del t. e delle attività ad esso afferenti in Italia come negli altri paesi. Pertanto, il d.P.R. 28 giugno 1955, n. 630, trasferiva, sin d'allora, dal commissariato per il t. agli EE. p. T. attribuzioni e funzioni in materia di agenzie di viaggi e turismo.

L'adempimento del precetto costituzionale (artt. 117, 118 seg. della Costituzione) che assegna alle Regioni competenza primaria in materia di t. e industria alberghiera è all'origine di una riforma di strutturazione e di organizzazione tuttora in atto, col trasferimento a tutte le Regioni delle funzioni amministrative statali in materia di t. e industria alberghiera. Le prime norme relative al trasferimento sono state emanate col d.P.R. 14 genn. 1972, n. 6 (sono passate alla competenza delle Regioni la promozione, lo sviluppo e l'incentivazione del t. delle manifestazioni turistiche, la disciplina amministrativa degli enti periferici, ecc.). Restano alla competenza statale i rapporti internazionali in materia di t., l'istituzione e gestione di uffici di rappresentanza, d'informazione e di promozione turistica all'estero, gli uffici turistici stranieri e di frontiera. La promozione all'estero a favore del t. nazionale è esercitata dall'ENIT (Ente Nazionale Italiano Turismo) che gestisce le delegazioni e gli uffici di rappresentanza del t. italiano all'estero. Sono conservate altresì allo stato (in attesa di riordinamento) le funzioni di vigilanza già esercitate sull'ENIT, sull'Automobile Club d'Italia (ACI), sul Club Alpino Italiano (CAI).

Il nuovo rapporto istituzionale determinatosi col passaggio di attribuzioni e funzioni dallo stato alle Regioni ha già provocato trasformazioni importanti non solo delle strutture e degli enti ma anche dei sistemi e dei criteri amministrativi in materia di turismo. È stato necessario modificare la composizione del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo dell'ENIT, inserendovi i rappresentanti di tutte le Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano, potenziare e razionalizzare la promozione all'estero con la predisposizione e attuazione di piani di attività promozionale e pubblicitaria concernente anche il t. giovanile (l. 2 ag. 1974, n. 365).

Altre modifiche radicali sono state apportate con l'emanazione del d.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, in attuazione della delega di cui all'art. i della l. 22 luglio 1975, n. 382, sull'ordinamento regionale e sull'organizzazione della Pubblica Amministrazione. Nel d.P.R. veniva precisato che le funzioni amministrative relative alla materia "turismo e industria alberghiera" concernono tutti i servizi, le strutture e le attività pubbliche e private riguardanti l'organizzazione e lo sviluppo del t. regionale, anche nei connessi aspetti ricreativi e dell'industria alberghiera, nonché gli enti e le aziende pubbliche operanti nel settore sul piano locale. Pertanto erano estese alle Regioni anche la promozione di attività sportive e ricreative e dei relativi impianti, la vigilanza sulle attività svolte e sui servizi gestiti, nel territorio regionale, per quanto riguarda le attività turistico-ricreative, degli Automobile Club provinciali. Per l'ENIT, precisato che per la propaganda all'estero delle iniziative turistico-alberghiere proprie di ciascuna regione, le Regioni "si avvalgono dell'Ente nazionale italiano per il turismo, per l'istituzione e gestione di uffici di rappresentanza, d'informazione e di promozione turistica all'estero", è stato integrato il consiglio di amministrazione dell'Ente con 4 rappresentanti dell'ANCI (Associazione Nazionale Comuni d'Italia), 2 rappresentanti dell'UPI (Unione Provincie Italiane) e 1 rappresentante dell'UNCEM (Unione Nazionale Comunità Enti Montani). Inoltre, sono state delegate alle Regioni le funzioni amministrative sul litorale marittimo, sulle aree demaniali immediatamente prospicienti, sulle aree del demanio lacuale e fluviale quando l'utilizzazione prevista abbia finalità turistiche e ricreative. Ai sensi dell'art. 118 della Costituzione sono attribuite ai comuni le funzioni amministrative in materia di promozione di attività ricreative e sportive, di gestione d'impianti e servizi complementari alle attività turistiche, di rifugi alpini, campeggi e altri esercizi ricettivi extra alberghieri.

Dal 1960 ebbe pieno sviluppo quell'evoluzione del fenomeno turistico in Italia e nel mondo, vigorosamente iniziata negli anni del dopoguerra. Dimessi i caratteri prevalentemente individuali ed edonistici che erano stati del t. dell'Ottocento e del primo Novecento, il nuovo t. andava assumendo sempre più chiaramente i lineamenti di un fenomeno di massa, legato a fattori ed esigenze collettive e sociali sì che presto si teorizzò sul t. come di un bisogno importante dell'uomo d'oggi, da soddisfare sia per motivi personali di cultura, di svago, di salute, che per esercitare un diritto sociale, inteso a esaltare, col migliore impiego del tempo libero, la qualità della vita.

L'espansione del fenomeno turistico è dovuta in massima parte ai progressi compiuti dalle comunicazioni e dai trasporti; in particolare dall'uso generalizzato dell'automobile e, per i viaggi medi e lunghi all'interno e all'estero, del mezzo aereo. Il rapido progresso dei più moderni mezzi di trasporto ha determinato la creazione in ogni parte del mondo di nuovi e diversi tipi di strutture e impianti ricettivi più aperti alle esigenze del turista d'oggi e anche più accessibili alle categorie di turisti meno abbienti. Nuovi e meglio dotati aeroporti sono stati realizzati in Italia e all'estero, è stata completata l'autostrada del Sole, sono state costruite molte altre autostrade, superstrade, tangenziali, anelli e raccordi di circumvallazione urbana, è stata rammodernata e rettificata la rete ferroviaria. Per quel che concerne i trasporti marittimi, gli anni Sessanta e Settanta hanno segnato un'importante evoluzione: prevalso quasi dovunque l'uso dell'aereo per il trasporto dei passeggeri sulle grandi distanze transoceaniche, il naviglio marittimo di medio e piccolo tonnellaggio ha trovato una parziale utilizzazione nelle crociere tipicamente turistiche. Inoltre si è andata sviluppando la nautica da diporto, costituita da agili imbarcazioni di ogni tipo e classe, e sulle medie e piccole distanze è invalso l'uso di nuovi mezzi come l'aliscafo. La diffusione della nautica da diporto ha richiesto l'impianto di nuovi porti e punti d'imbarco: un'estesa rete di porti turistici è in funzione sulle coste del Mediterraneo, specialmente della Francia, ma anche dell'Italia e della Iugoslavia.

Lo sviluppo del mezzo aereo sulle grandi e medie distanze ha determinato la fortuna dei voli charter, ossia dei voli noleggiati dagli operatori turistici e dalle agenzie di viaggi, da associazioni culturali, sodalizi, gruppi di turisti, per compiervi voli collettivi a destinazione prefissata. Diverse combinazioni sono state adottate tra viaggio e utenza turistica come, per es., l'inclusive tour.

Con la diffusione del t., la tipologia ricettiva, alberghiera ed extra-alberghiera, ha subìto notevoli cambiamenti e arricchimenti. La classificazione degli alberghi, pensioni e locande in diverse categorie, caratterizzate dal maggiore o minor grado di comfort, pare ormai superata dopo l'affermazione di nuovi tipi di ricettività come gli alberghi sulle strade (gli autostelli, i motel, gli alberghi de carretera in Spagna, ecc.) o sulle sponde dei laghi e dei fiumi, quasi sempre collegati a un complesso di servizi per il turista automobilista e, per lunghi soggiorni in località di particolare bellezza, i villaggi turistici e i centri vacanze sempre forniti d'impianti, servizi e attrazioni per il turista che voglia trascorrere una vacanza di riposo e di evasione dall'abituale ambiente di lavoro. Appartengono alle attrezzature extra-alberghiere i campeggi e i parchi di roulottes (caravanning), gli ostelli per la gioventù, le case per ferie e i pensionati studenteschi, oltre ai rifugi alpini e altri. Dal 1960 a oggi è affiorata una più chiara presa di coscienza dell'importanza del ruolo assunto dal t. nei rapporti internazionali. Nel 1963, proclamato dall'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) l'"anno del t. e dei viaggi internazionali", si tenne a Roma, dal 21 agosto al 5 settembre, per iniziativa dell'ONU e con la presidenza del ministro italiano del T. on. Folchi, una Conferenza internazionale sul t. e i viaggi, cui parteciparono le delegazioni di 87 stati e i rappresentanti di cinque istituzioni specializzate, di sette organizzazioni intergovernative e di 14 organizzazioni non governative.

La diffusione della pratica del t. in più larghi strati della popolazione ha determinato lo sviluppo del cosiddetto t. sociale e giovanile, quasi dovunque organizzato e assistito dalle organizzazioni dei lavoratori, da enti, associazioni e comunità professionali, scolastiche, parascolastiche, religiose, ecc.; e sostenuto dallo stato e dalle Regioni. Lo sviluppo del t. sociale ha incoraggiato, a sua volta, l'affermazione di speciali tipi di t. come, per es., l'agriturismo o t. rurale, bene organizzato e diffuso in Francia e da qualche tempo in Italia, il t. delle associazioni e gruppi finalizzati con visite a complessi industriali, a fattorie, a campi di battaglia, a cimiteri di guerra; quello religioso, che è il più antico, dei pellegrinaggi nei luoghi santi, città e località più celebrate, basiliche, santuari, abbazie; quello sportivo (comprese le varie forme di t. all'aria aperta, i safari, le gite e i viaggi per manifestazioni sportive), quello congressuale e di affari; e inoltre i viaggi di studio, le gare musicali, le vacanze-lavoro dei giovani, all'estero e all'interno.

In Italia la mancata o non adeguata soluzione di taluni problemi, pur chiaramente prospettati, la scarsezza dei mezzi finanziari per una più efficace attività promozionale, l'insoddisfazione di esigenze considerate essenziali per il migliore impiego delle risorse turistiche e la maggiore affermazione delle attività del settore hanno impedito l'avvento di una politica producente, capace di eliminare le difformità e di colmare le lacune da tempo lamentate. Tuttavia varie iniziative sono state realizzate per richiamare l'attenzione delle forze politiche e sociali e impegnarle maggiormente allo sviluppo turistico del paese. Tale era lo scopo della 1ª Conferenza nazionale del t., tenuta a Roma dal 16 al 19 maggio 1966. Sin dai primi anni del dopoguerra, per agevolare la ricostituzione del patrimonio turistico ricettivo in gran parte distrutto, erano state disposte e attuate varie provvidenze: dal 1946 al 1968, l'intervento dello stato a sostegno della ricettività alberghiera e turistica assunse proporzioni sempre più rilevanti in correlazione alle crescenti dimensioni economiche e sociali del settore. Alle leggi sull'intervento ordinario dello Stato, estese a tutto il territorio nazionale, si aggiunsero quelle sull'intervento straordinario, concernenti il Mezzogiorno e i territori depressi e montani dell'Italia settentrionale e centrale, la zona dell'Appennino settentrionale e centrale; e quindi le leggi delle Regioni a statuto speciale, già operanti prima dell'instaurazione dell'ordinamento regionale in tutto il paese.

Una valutazione in lire del patrimonio alberghiero in Italia, fatta nel 1965, dava, per un totale di 1.076.541 posti-letto, investimenti per complessivi 2746 miliardi e 32 milioni di lire calcolando in 2.551.000 di lire il costo unitario per posto-letto. Tredici anni dopo, alla fine del 1978, la consistenza alberghiera in Italia era così espressa: 42.030 esercizi alberghieri; 1.535.425 letti; 871.264 camere; 629.056 bagni. Accanto a quella alberghiera si è andata largamente sviluppando la ricettività extra-alberghiera che, pur presentando una limitata offerta di servizi, si è rivelata particolarmente adatta a soddisfare la domanda turistica moderna sia per l'economicità delle tariffe e dei prezzi, sia per la possibilità di una migliore ubicazione in luoghi ameni e di grande bellezza naturale e ambientale. Al 31 dicembre 1978 la ricettività extra-alberghiera in Italia consisteva in 75 ostelli per la gioventù con 7653 letti; 1695 campeggi con 792.034 posti-letto; 1.675.791 letti in alloggi privati; 348.796 letti in altri esercizi (case per ferie, rifugi alpini, pensionati, istituti religiosi, ecc.), per un totale complessivo di 2.824.274 letti.

Nel 1978 si è registrato in Italia, rispetto all'anno precedente, un aumento del 4,3% degli arrivi e del 5,1% delle presenze dei turisti italiani e stranieri negli esercizi alberghieri e in quelli extra-alberghieri (l'incremento degli stranieri è stato del 3,3% negli arrivi e dell'8,0% nelle presenze).

Per quanto attiene al movimento turistico mondiale, secondo le valutazioni dell'Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), l'organismo che dall'ottobre 1975 è succeduto all'Union Internationale des Organismes Officiels de Tourisme (UIOOT), 263 milioni di turisti hanno varcato i confini del proprio paese, mentre nei paesi sviluppati o in via di sviluppo si calcola che il t. sia praticato da oltre un miliardo di persone (BIT, Bureau International du Travail).

Gl'introiti derivati dal movimento turistico internazionale sono stati calcolati intorno ai 63 miliardi di dollari.

In Italia, alla fine del 1978, la bilancia turistica ha segnato, rispetto al 1977, un aumento dell'attivo (entrate) del 27% con valori pari a 5334 miliardi e 78 milioni di lire e un aumento del passivo (esborsi per viaggi degl'italiani all'estero) del 29,9% con valori corrispondenti a 1023 miliardi e 563 milioni di lire. Il saldo è stato di 4310 miliardi e 515 milioni di lire e ha segnato un incremento del 26,3% riguardo all'anno precedente.

Nel 1978 gl'italiani in vacanza, secondo la più recente indagine dell'Istituto Centrale di Statistica (ISTAT), hanno raggiunto la percentuale del 37,8% sull'intera popolazione con 21.263.000 unità per complessive 434.176.000 giornate di vacanza. La media delle giornate di vacanza per persona è stata di 20,4 gioni. Anche se la proporzione tra il numero degl'italiani che hanno fruito di vacanze turistiche e il totale della popolazione non pare ancora molto soddisfacente, è da rilevare il progresso conseguito dal 1959 (anno della prima indagine ISTAT) al 1978. Nel 1959, infatti, il numero degl'italiani in vacanza aveva toccato appena il 13,2% dell'intera popolazione; nel 1965 era salito al 21%; nel 1968, al 26,3%; nel 1972, al 31,2%; nel 1975, al 35,4%

Dei problemi da risolvere per lo sviluppo del t. in Italia il più importante è certamente quello della stagionalità che è strettamente legato a quelli dell'occupazione e della qualificazione del personale impiegato nelle attività turistiche e alberghiere. Il t. italiano - e in genere, mediterraneo - è caratterizzato infatti dal prevalente movimento di italiani e stranieri durante la stagione estiva con punte massime di afluenza nei mesi di luglio e agosto, che nel 1978 hanno assorbito il 52,8% delle presenze dell'intero anno (23,8% in luglio e 29,0% in agosto).

Da oltre un decennio il movimento turistico invernale in Italia si va sviluppando, ma le sue proporzioni sono ancora modeste in confronto alla grande stagione delle vacanze turistiche. Tuttavia, i risultati raggiunti negli ultimi anni sono promettenti. Una più vasta e meglio diretta azione di propaganda delle attrattive dell'Italia d'inverno potrà giovare all'affermazione della stagione turistica invernale anche in alternativa alla stagione estiva.

Merita, infine, di essere considerato un aspetto dello sviluppo del fenomeno turistico in Italia come negli altri paesi: l'occupazione degli addetti ai servizi e alle attività turistiche, dai lavoratori alberghieri al personale delle agenzie di viaggi e dei trasporti, dagli addetti alle molteplici attività ausiliarie e congiunte agl'impiegati degli enti vari e delle aziende di soggiorno e di cura. Purtroppo il t. ha carattere preminentemente stagionale (i problemi relativi alla concentrazione delle ferie, allo scaglionamento delle vacanze e al cosiddetto allungamento delle stagioni restano ancora insoluti) e può accadere che a un alto livello di occupazione faccia seguito nella stagione morta un aumento della disoccupazione sul livello precedentemente toccato. Diversamente dagli altri settori, le statistiche sulla situazione occupazionale derivante dal movimento turistico non sono molto precise. Ai dipendenti delle aziende ricettive tradizionali (alberghi, pensioni, ecc.) sono da aggiungere gli addetti agli esercizi para-ricettivi o extra-alberghieri in fase di progressivo aumento. Dal 1965 al 1969 l'aumento dei lavoratori occupati nel settore è stato costante (da 497.900 nel 1965 a 545.700 nel 1969), ma nel 1970 si è verificato un calo dell'occupazione che si è aggravato nell'anno seguente (nel 1970 i lavoratori occupati erano 526.100 e nel 1971 erano 519.600). Nel 1972 si è registrata però una ripresa (537.500), fattasi più netta nel 1973 (546.300), e nel 1974 e 1975 si sono guadagnate le posizioni perdute (549.800 lavoratori nel 1974; e 553.200 lavoratori occupati negli alberghi e nei pubblici esercizi nel 1975). Nel 1976 i lavoratori occupati sono stati, complessivamente, 551.200; nel 1977, 556.300; nel 1978, 562.700.

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