TURMS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

TURMS (talvolta Turmś; Turmus)

N. F. Parise

Nome etrusco di Hermes, che ricorre su numerosi specchi accanto alle rappresentazioni del dio, che son tutte ispirate all'arte ed alla mitologia greca.

Il dio è quasi sempre raffigurato imberbe e d'aspetto decisamente giovanile, con la clamide addosso e gli stessi attributi che sono riconosciuti ad Hermes. Il petaso ed i calzari sono per lo più alati. Il caduceo, in generale volto verso la nuca, appare talvolta assolutamente privo di forma ed è spesso ridotto ad una semplice verga, se non addirittura sostituito da una lancia, una spada o una mazza.

Il ricco materiale iconografico di cui si dispone, oltre che dagli specchi, è costituito da statuette di bronzo, sarcofagi, statue e rilievi di terracotta, gemme e monete, e non si può nettamente separare da quello riguardante Mercurio (v.), divinità parallela e sostanzialmente identica a T., introdotto a Roma sotto gli influssi dell'Etruria

Sugli specchi T. è presente in episodî mitologici come il giudizio di Paride, la consegna a Leda dell'uovo dal quale nascerà Elena, l'uccisione di Medusa, la consegna di Phuphluns (Dioniso) bambino; oppure compare accanto ad Eracle e ad altre divinità.

Sulle gemme T. figura, invece, come psicopompo o in relazione col mondo dei morti, come su una stele arcaica di Bologna e su un sarcofago di terracotta di Tarquinia.

T. colpetaso alato ricorre su monete d'argento di Populonia del IV sec. e su monete di Peithesa e di Populonia del III secolo. Su monete della serie dell'aes grave di Volterra della prima metà del III sec. compare una testa giovanile bifronte con petaso, quasi certamente da intendere come Mercurio. Il tipo di Mercurio col petaso alato ricorre sul rovescio di assi librali campani che presentano sul dritto una figura giovanile bifronte fornita di copricapo o diadema (?), uguale in pratica a quella di Giano imberbe e laureato dei quadrigati romano-campani. Sulla base di queste rappresentazioni e di questi accostamenti fra il tipo di Giano e quello di Mercurio, T.-Mercurio è stato da ultimo riconosciuto nella statuetta bifronte del dio Culśanś, rinvenuta e conservata a Cortona e datata più o meno concordemente al sec. V. Questo collegamento di Giano e di T.-Mercurio è senz'altro possibile, ma non risolve né il problema di queste raffigurazioni giovanili bifronti né quello dei rapporti fra Culśanś e T.-Mercurio. Culśanś è con sicurezza una specie di guardiano o custode qual'era Giano, benché non sia del tutto certo se esso rappresenti il preciso corrispondente del dio romano, che in etrusco ha peraltro il nome di Ani. Giano ha in origine il carattere di divinità solare e si rivela come un dio del tempo e dell'inizio, mentre la sua specificazione come dio del ianus e della porta è chiaramente secondaria. Il collegamento con Mercurio è, perciò, anch'esso secondario e risale a quando Giano passò ad esprimere il concetto della totalità e divenne nume tutelare del commercio esterno; mentre i tipi delle teste giovanili bifronti delle monete etrusche e di zecca campana possono essere indipendentemente derivati da raffigurazioni greche, in cui ricorre frequentemente il motivo della bicefalia.

Bibl.: C. Pauli, in Roscher, V, 1916-24, c. 1291 ss., s. v.; E. Vetter, in Pauly-Wissowa, VII A, 1948, c. 1394 ss., s. v. Per le rappresentazioni giovanili bifronti e la statuetta di Cortona, cfr. G. Devoto, Nomi di divinità etrusche, II, in St. Etr., VII, 1933, p. 259 ss.; A. B. Cook, Zeus, II, i, Cambridge 1925, p. 331 ss.; J. Marcadé, Hermès doubles, in Bull. Corr. Hell., LXXVI, 1952, p. 596 ss.; R. Pettazzoni, Per l'iconografia di Giano, in St. Etr., XXIV, 1955-6, p. 79 ss.; K. Latte, Römische Religionsgeschichte (Handb. d. Altertumswiss., V, 4), Monaco 1960, p. 135, n. 4.