Ubaldini

Enciclopedia Dantesca (1970)

Ubaldini

Renato Piattoli

Famiglia feudale tosco-romagnola le cui origini si fanno risalire, senza però alcun fondamento storico, all'epoca longobarda. Anche i vari privilegi che sarebbero stati concessi agli U. da Carlomagno, Ottone II e Federico Barbarossa, il quale nel 1184 avrebbe investito la famiglia di molte terre e castelli nell'Appennino, si son rivelati inesistenti. Già nel sec. XI, tuttavia, gli U. godevano di larga potenza e vasti beni che si estendevano dall'alta valle della Sieve - da qui furono denominati U. di Mugello - sino al crinale dell'Appennino tosco-emiliano, nonché sul versante bolognese fino a Monghidoro. Come i conti Alberti, inoltre, con ogni probabilità trassero vantaggio dall'estinzione della stirpe dei Cadolingi (1113), nonché dalla morte della contessa Matilde (1115) di cui erano stati fedeli vassalli.

Per la loro origine feudale, gli U. aderirono alla causa imperiale, come la maggior parte delle casate di uguale provenienza (Tarlati, della Faggiuola, Aldobrandeschi), e furono fieramente ghibellini ottenendo in premio per la loro fedeltà dai vari imperatori diplomi di conferma dei loro diritti e possessi, continuamente minacciati dall'azione accentratrice di Firenze da una parte e di Bologna dall'altra. Un privilegio di Federico II del 25 novembre 1220, indirizzato a Ugolino di Albizzo della Pila e ai suoi nipoti Ugolino e Albizzo confermava un diploma di Enrico VI andato perduto.

Già nel sec. XIII gli U. si erano divisi in vari rami che si denominavano dal castello di provenienza o che costituiva il nucleo centrale dei loro beni: si ebbero così gli U. di Senne, della Pila, di Gagliano, di Feliccione, della Carda e altri.

Il ramo della famiglia che fu più legato al mondo di D. fu quello degli U. della Pila che, sulla scorta di accurate ricerche del Piattoli, si può così ricostruire. Capostipite fu un Albizzo figlio di un Ubaldino, documentato nel 1145 e 1200 (in questo atto appare già morto); suoi figli furono Azzo per il quale si ha testimonianza nel 1187 e nel 1200 come già morto; e Ugolino documentato nel 1145, 1187, 1200 e 1220; da questo avevano sortito i natali il cardinale Ottaviano (If X 120; v.), Ubaldino (Pg XXIV 29; v.) e Azzo della Pila (documentato dal 1217 al 1249, anno in cui risulta già morto). Figlio di questo fu un Ugolino da Senne (documentato nel 1280, 1289, 1299, data in cui era già morto), identificato da alcuni nell'Ugolin d'Azzo (v.) di Pg XIV 105, mentre secondo altri studiosi tale personaggio è da ritrovare in un Ugolino figlio di Azzo, figlio a sua volta di Albizzo di Ubaldino, del quale si ha una sola testimonianza per l'anno 1220. Da Ubaldino della Pila ebbero i natali l'arcivescovo Ruggieri (v.; If XXXIII 14), Ottaviano vescovo di Bologna dal 1260 al 1295, Schiatta, anch'egli vescovo di Bologna, sul quale si possiede soltanto una notizia del 1278, Cavernello, che sembra sia stato podestà di Prato nel settennio tra le battaglie di Montaperti e Benevento (conosciuto da un documento del 1280), e un Ugolino donde derivò il ramo di Feliccione. Questo Ugolino rappresentò tutta la sua casata agli accordi stipulati con i Bianchi fuorusciti fiorentini, fra cui D., durante il convegno tenuto a San Godenzo (v.) l'8 giugno 1302. Fu ancora figlio di Ubaldino, Paganello della Pila cui toccò il compito di tramandare quel ramo della famiglia: ebbe infatti tre figli maschi tra i quali un Ubaldino o Baldino che visse a lungo a Pisa presso lo zio Ruggieri, da cui fu beneficato, e che s'intromise attivamente nelle vicende politiche della città. Infine è necessario porre nel novero dei figli di messer Ubaldino una femmina di cui si può dire soltanto che andò in moglie al conte Bonifazio di Panico. Dal loro matrimonio nacque un altro Ubaldino o Baldino, che visse pur egli per un certo tempo a Pisa presso lo zio, il quale l'intromise nelle faccende politiche nel torbido periodo successivo alla caduta di Ugolino (v.) della Gherardesca, conte di Donoratico.

Fieri ghibellini, gli U. furono in perenne contrasto con Firenze per questioni ideologiche, ma soprattutto perché con i loro possessi ostacolavano le comunicazioni della città con la Romagna. Gli U. furono sconfitti una prima volta dai Fiorentini nel 1251, presso il castello di Montaccianico, e nuovamenle lì nel 1258; in quell'occasione il castello venne distrutto (Villani VI 47, 81), e fu poi ricostruito dal cardinale Ottaviano che vi ospitò per un certo periodo papa Gregorio X. Nel 1260, dopo la sconfitta di Montaperti, gli U. furono fra i più accesi fautori della distruzione di Firenze e a loro si oppose Farinata degli Uberti (cfr. If X 91-93); ancora nel 1277 troviamo il castello di Montaccianico base dei fuorusciti ghibellini che combattevano in Romagna. Infine, nel 1302, gli U. furono coinvolti nelle lotte dei Bianchi e ghibellini fuorusciti contro Firenze: base delle operazioni fu nuovamente il castello di Montaccianico che fu espugnato e smantellato dai Fiorentini solo nel 1306; nel novembre 1308 gli U. vennero a un accordo con la potente rivale che mano a mano s'impadronì e distrusse gran parte dei loro castelli: questo fatto segnò la fine della potenza politica della casata. Gli U. stanziatisi in Firenze dalla fine del Duecento furono ascritti fra i Magnati. La famiglia si estinse il 7 novembre 1804 con un Giuseppe, sopravvivendo però nei rami collaterali: in particolare a Urbino, ci sono ancora i discendenti degli U. della Carda. Il patrimonio degli U. è passato a un'istituzione benefica mentre l'archivio, compreso l'antico fondo U., è stato assorbito dall'archivio di Stato di Firenze.

Bibl. - G. Ubaldini, Istoria della Casa degli U., Firenze 1588; Delizie degli eruditi toscani, a c. di I. di San Luigi, X, ibid. 1178 (tutto dedicato a documenti degli U.); P. Rajna, L'iscrizione degli U. e il suo autore, in " Arch. Stor. Ital. " s. 5, XXXI (1903) 3-70; Piattoli, Codice 92.

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