BORGOGNONI, Ugo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 12 (1971)

BORGOGNONI, Ugo

Augusto Vasina

Nacque a Lucca in un anno imprecisato da individuarsi presumibilmente negli ultimi decenni del sec. XII. Le origini, il periodo di formazione del B., l'identità e le condizioni stesse della sua famiglia ci restano del tutto ignote. L'attribuzione del cognome, di sicura derivazione patronimica, è seriore: non è riscontrabile infatti nelle fonti documentarie che menzionano il B., mentre è presente nella tradizione manoscritta dei trattati di medicina e chirurgia del figlio Teodorico.

La prima testimonianza sicura lo segnala a Bologna il 5 ott. 1214, in coincidenza con la presenza in questa città, nella veste di podestà, del conte Rodolfo Borgognoni, che si è voluto indicare come appartenente alla stessa famiglia del B. (Coturri). È presumibile che questi, già formatosi in patria nell'arte medico-chirurgica, si fosse trasferito a Bologna al seguito di Rodolfo. Tale circostanza troverebbe fra l'altro conferma nel fatto che il B. esercitò la professione medica quasi senza soluzione di continuità al servizio del Comune bolognese. È quindi perlomeno, sospetta quella tradizione che lo indica come teorico e pratico dell'arte medico-chirurgica già affermato in patria e che sulla base di questa fama attribuisce la venuta del B. a Bologna ad un invito ufficiale rivoltogli da questa comunità.

Anche la tradizione che lo vuole come uno dei primi maestri di medicina e chirurgia allo Studio bolognese va ridimensionata, pure tenuto conto del fatto che già nella prima metà del sec. XIII il contributo di medici di provenienza lucchese fu tutt'altro che trascurabile nel travaglio formativo dell'insegnamento medico-chirurgico presso l'università felsinea. In realtà l'attribuzione a volte documentata del titolo di magister al B. potrebbe riferirsi semplicemente al fatto che egli, unitamente alla pratica medico-chirurgica, studiasse, leggesse e commentasse i testi classici di medicina, non in una facoltà delle arti già costituita come tale nello Studio bolognese, ma in forma privata o tutt'al più presso una scuola allestita dal Comune, presso cioè una sorta di istituzione embrionale di quello che sarebbe stato in seguito il vero e proprio insegnamento universitario medico-chirurgico.

Parrebbe assodato che il B. sia stato assunto dal Comune bolognese per un compenso annuo di 600 lire di bolognini sin dai primi tempi del suo arrivo in città, a condizione però che esercitasse la professione medica, per almeno otto mesi all'anno, a disposizione della comunità e del podestà.

Infatti, se ben poco si conosce del B. teorico e maestro dell'arte medica, qualcosa di più è dato sapere circa l'esercizio professionale che dovette svolgere come medico condotto o ufficiale sanitario del Comune e forse in stretta connessione col suo magistero. In tale veste il B. era tenuto a prestare fra l'altro assistenza medica all'esercito comunale in caso di guerra; servizio che prestò nel 1218, in occasione di una spedizione di crociati bolognesi in Terrasanta che si concluse con l'assedio e la presa di Damietta. A tale riguardo assai significativa è una testimonianza documentaria relativa alla sua presenza, nella città da poco conquistata, alla spartizione del bottino fra crociati bolognesi e lucchesi.

Rientrato a Bologna (1221), il B. riprese, sempre al servizio della cittadinanza bolognese, la sua normale attività professionale. Essa però ci è espressamente documentata dalle fonti superstiti solo dopo un lungo intervallo: infatti dal 1249 egli ricompare nella veste di medico legale richiesto dal Comune di accertare l'entità di ogni ferita subita in circostanze criminose da qualsiasi individuo nell'ambito del distretto bolognese. In tali funzioni il B. è menzionato fino al 1258 negli Statuti di Bologna del sec. XIII.

Il B. è ricordato in vita per l'ultima volta nel 1259 in una rubrica statutaria con cui gli si faceva divieto di alienare le terre acquistate con denaro ricevuto dal Comune bolognese. Tale deliberazione restrittiva potrebbe aver prevenuto di poco il B. nell'atto di dettare le sue ultime volontà.

Il B. ebbe quattro figli che si formarono e vissero prevalentemente in ambiente bolognese: Teodorico, Uberto che divenne in Bologna "frate gaudente", entrando a far parte dell'Ordine religioso-cavalleresco di S. Maria Gloriosa, Veltro e Francesco, i quali abbracciarono la professione medica, facendo almeno in parte tesoro dell'esperienza paterna e trasmettendola ai loro discendenti. Si tramandò così, nel mentre si andava consolidando socialmente, una tradizione familiare e professionale che influì in misura non indifferente nella vita e nella cultura bolognesi dei secoli XIII e XIV.

Poiché del B. non ci è pervenuto alcun trattato e scritto medico, si deve interrogare la più remota tradizione medicofamiliare dei Borgognoni, attraverso gli scritti del figlio Teodorico, fedele continuatore della scuola paterna, per cogliere qualche aspetto della sua personalità didattico-scientifica e il significato del suo tirocinio professionale.

Perdute le tracce del trattato Magistri Hugonis ars calvarie de vulneribus di cui il Haenel disse di aver scoperto un manoscritto a Basilea - si tratta probabilmente dell'unico manoscritto finora segnalato dalla tradizione come sicuramente attribuibile al B. -, si deve far capo alla Chirurgia Magna di Teodorico, opera considerata come una sorta di suo testamento scientifico. Da essa risulterebbe che il B. fu essenzialmente un empirico, che mutuò però nella sua pratica medico-chirurgica influssi derivanti in parte dalla scuola araba di Avicenna, in parte dalla scuola salernitana. È presumibile che sia stata proprio la sua esperienza di medico legale a indurlo a riformare - fatto questo che contraddistinse la sua opera - la terapia delle ferite da taglio: infatti alla tradizionale pratica della suppurazione sostituì la disinfezione con vino col procedimento della Spongiasomnifera. Inoltre elaborò e applicò speciali apparecchi terapeutici di fratture e lussazioni alle estremità. Non sarebbe stato, infine, neppure digiuno di sicure conoscenze chimiche, riuscendo ad applicare il mercurio nella cura di varie malattie della pelle e anche a trasmettere al figlio Teodorico la tecnica della sublimazione dell'arsenico.

Il B. avrebbe avuto fra i suoi discepoli anche Guglielmo da Saliceto, insigne maestro di arte medica nello Studio bolognese.

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